Un miracolo di Sai Baba
Tratto da: Lucia Bergamaschi "INCANTO D'AMORE AI PIEDI DI SAI BABA"
EDIZIONI MILESI
CAPITOLO VI
PIERA
Tre anni fa, quando mi recai per la prima volta in India, ebbi il grande privilegio di conoscere Venkamma, la sorella più anziana di Baba, che vive in una modesta stanzetta, dietro il (Mandir).
In quella occasione, Lella ed io, avendo bisogno di un'interprete, chiedemmo a Piera, una devota di Busto Arsizio che conosce l'inglese, di unirsi a noi per godere assieme questo incontro. In seguito rividi spesso Piera al darsha) e seppi che soffriva di una malattia molto dolorosa e invalidante: l'artrite reumatoide.
Trovai in lei un'accettazione del dolore interamente offerta a Swami, al quale chiedeva soltanto un aiuto per tirare avanti. Di aspetto e carattere gradevoli fui subito desiderosa di esserle amica e di starle accanto.
Lo scorso anno l'ho rivista a Prashanti e sono rimasta turbata dal cambiamento avvenuto nel suo fisico: pallida, emaciata e sofferente, combatteva questa volta una battaglia ancora più dura contro il male, confidando sempre nella grande compassione di Swami.
Si notava subito che qualcos'altro si era aggiunto all'artrite reumatoide e infatti una sciarpa le avvolgeva il collo fino all'altezza del viso. Mi spiegò che teneva protetto il gonfiore dolorante prodotto da un'infiammazione alle ghiandole che erano state aggredite da un male molto grave e disse che si trovava a Puttaparthi gi da un mese; aveva avuto un'intervista e Baba le aveva perentoriamente detto di non andarsene.
La sofferenza di Piera era evidente, come altrettanto palese era la sua determinazione a seguire i consigli dell'Amato Guru sperando in una guarigione miracolosa proprio là, accanto a Lui, com'era accaduto a tanti altri devoti sofferenti. Nutrivo grande compassione per questa sfortunata creatura ma non sapevo come avrei potuto aiutarla se non con qualche parola affettuosa.
Quando mi trovo in questi frangenti vorrei fuggire per non soffrire; il mistero del dolore mi appare nebuloso, anche se spesso il Maestro ne parla con dovizia di spiegazioni nei Suoi illuminati discorsi. Più tardi e in maniera inaspettata ed eclatante compresi tutto il disegno di Baba, come se io stessa ne fossi una pedina e quanto chiari fossero i Suoi insegnamenti in questa avventura. Ora, più rifletto su tutto ciò che avvenne e più mi convinco che, come noi abbiamo tanto bisogno di Lui, altrettanto Baba si serve della nostra opera guidandoci per sentieri che solo Lui conosce e determina.
Il devoto non dovrebbe limitarsi a lodare e glorificare il Signore quando tutto procede bene e muovergli delle critiche non appena qualcosa contrasta le sue aspettative... Il dolore non che una breccia fra due piaceri, se non ci fosse il dolore non ci sarebbe il piacere. Dio, quale madre amorosa, viene fra gli uomini per incoraggiarli e riversare su di loro la Sua tenerezza. Dal Suo altissimo livello Egli si porta a misura d'uomo per aiutare l'umanità sofferente. Ma gli uomini non tentano neppure di scoprire il segreto della Sua misteriosa discesa(Baba.
Alla mia partenza da Prashanti salutai Piera che era più che mai decisa a restare fino a quando Baba non le avesse detto di ripartire. Francamente, temevo che non l'avrei più rivista in questa vita, tanto il suo fisico appariva prostrato e debilitato dalla malattia. L'abbracciai con un nodo alla gola. Qualche mese più tardi, inaspettatamente, mi telefonò da Milano.
Piacevolmente sorpresa di riudire la sua voce, le chiesi subito come stava e lei per tutta risposta mi domandò se la potevo ospitare un paio di giorni, perchè sarebbe entrata in un ospedale di Bologna per fare una piccola operazione e che mi avrebbe raccontato ogni cosa quando ci saremmo riviste.
Sbalordita, cercavo di indovinare le ragioni che la inducevano a farsi ricoverare a Bologna, tanto lontana dalla sua famiglia, quando sapevo che a Milano ci sono ospedali specializzati di fama europea, ma ero certa che per ogni cosa che avviene sotto il sole, c'è un perchè, un disegno superiore che non sempre siamo in grado di recepire.
Molti progetti sono nel cuore dell'uomo, ma il disegno di Dio si realizza (Proverbi, 19-20).
Alcuni giorni dopo arrivò. Il piacere di riabbracciarla fu mitigato dalla dolorosa scoperta di vederle enormemente aumentato il gonfiore sul collo che ormai si estendeva fino alla guancia e che non era più della dimensione di un arancio, ma piuttosto di una noce di cocco: un'escrescenza di quella dimensione non l'avevo mai veduta su di un corpo umano. Il disagio del primo impatto fu presto superato dall'affetto che provavo per questa sventurata creatura e, come dice Baba:
("Servitevi dell'amore che la forza più grande della natura e abbattete ogni ostacolo perchè l'amore una chiave magica che apre tutte le porte").
Ero curiosa di apprendere il racconto delle sue vicissitudini, cosa le aveva detto Sai Baba, ma soprattutto perchè era venuta proprio a Bologna. Avevo avvertito l'amica Lella, che nel pomeriggio giunse desiderosa di riabbracciarla e di avere le ultime notizie di Puttaparthi.
Nel mio libro precedente raccontai che, durante l'interview che il gruppo di Bologna ebbe lo scorso anno, nell'uscire dal tempio, Lella aveva chiesto a Baba una Sua veste in regalo, mentre tutti sanno che gli abiti indossati da Lui vengono donati solo ai "Centri Sai Baba"; perciò, ci sorprendemmo quando, alla sua richiesta, rispose con divertita dolcezza: ("yes, yes").
Naturalmente, presso gli uffici preposti le fu risposto che non c'erano vesti disponibili.
Lella delusa si rassegnò, conservando nel cuore la promessa avuta da Sai, mentre io, memore di altri episodi riferiti al tempo ed allo spazio nella sconosciuta dimensione di Swami, la prendevo in giro facendo il verso a Baba: "yes, yes..."
Mentre Piera disfaceva le valigie, notammo un involto tenuto con cura particolare dalla nostra amica, la quale non era al corrente dell'episodio della Veste. Aprì con devozione il pacco e ne tolse una splendida Veste di seta color arancio, la porse a Lella, badate bene, non a me, e le disse:
"Ecco Lella, tieni sul cuore la Veste del nostro care Maestro e che la Sua energia divina t'investa e ti ricopra di Grazia. Tienila stretta per tutto il tempo che vuoi, poi la farò avere al "Centro" al quale destinata."
Lella ed io ci siamo guardate in viso sbalordite e sconcertate... ecco la promessa mantenuta! Ecco la Veste portata da Prashanti, la parola di Baba si era concretizzata, la mia amica aveva finalmente avuto la Veste. Commossa se l'appoggiò al petto in silenzio.
Con calma Piera ci raccontò la lunga e dolorosa storia della sua malattia.
"La notte seguente la prima intervista concessa da Swami, con tutto il trasporto della sua anima in pena e del suo corpo in preda alla sofferenza, pregò tanto e gli chiese un segno tangibile del Suo grande amore. Sul dietro del collo si era formato un secondo linfoma della grandezza di una nocciola ed era tanto ben radicato che sarebbe stato impossibile smuoverlo. Il mattino seguente al suo risveglio si accorse che il piccolo linfoma si era spostato sul davanti del collo.
Questo era il segno che Piera aspettava e da ciò comprese che Baba l'avrebbe aiutata. Questo episodio all'apparenza semplice, era a detta dei medici non solo straordinario, ma addirittura impossibile.
Da quella prima notte fu un susseguirsi di avvenimenti inconsueti, dai quali Piera comprese l'operazione d'amore che Baba stava eseguendo sul suo corpo martoriato. Ebbe una seconda intervista e Sai, con una dolcezza infinita, le materializzò una deliziosa scatoletta d'argento intarsiata, con un gesto della mano la riempì di Vibhuti, accompagnandolo con queste parole: ("Questa per la tua artrite").
In seguito Piera si rese conto che quando la scatoletta era quasi vuota, misteriosamente si riempiva, splendido "Lila" (gioco divino). Molti sono infatti i devoti ai quali la Vibhuti si riproduce, senza l'intervento diretto di Swami.
Il racconto di Piera continuò.
Molte notti quando ancora si trovava a Puttaparthi avvertì l'intervento di Swami a distanza. La Sua energia lavorava dentro il suo corpo, sradicando il terribile male che l'affliggeva. Spesso si svegliava durante il sonno tormentato avvertendo strane sensazioni, seguite da calore insopportabile, quasi che una febbre altissima la bruciasse.
A questa fiammata seguiva una sudorazione tanto abbondante che, nel togliersi il pigiama madido, sentiva goccioline di sudore uscire dalle ginocchia, tanto che vi furono notti in cui dovette togliersi più volte gli indumenti e metterne altri asciutti. La sofferenza era inenarrabile, il suo corpo era squassato da dolori lancinanti e da prostrazione tanto da riuscirle impossibile alzarsi, ma l'incredibile si verificava puntualmente al momento del darshan: lentamente i dolori sparivano per consentirle di reggersi in piedi; infatti Piera assicurò di non aver mai perduto un darshan.
Intuiva che Baba le chiedeva l'abbandono totale e la fiducia illimitata nel Suo grande Amore. Una notte si svegli di soprassalto con la sensazione che qualcuno le fosse accanto. Sedette sul letto, era in uno stato di dormiveglia. In un alone di luce scorse Baba seduto sul lettino vuoto accanto al suo.
Sorpresa gli chiese: "Baba, sei stanco?" ("Si, sono molto stanco."), e si sdraiò sul letto.
Poi, lentamente, si dileguò.
Dopo tre settimane di notti insonni, assistita dalla dottoressa del piccolo ospedale di Prashanti, ebbe il primo sospetto che le metastasi che ormai invadevano tutto il suo corpo fossero scomparse. In seguito la cosa fu confermata dai medici. Le chiesi come aveva potuto mantenersi per tanti mesi lontana da casa, sapendo che non era in condizioni finanziarie eccellenti.
"Non ci crederai" - mi rispose - "ogniqualvolta il denaro stava per finire, puntualmente persone sconosciute si rivolgevano a me per una traduzione d'inglese, o altro, e mi lasciavano denaro pi di quanto mi necessitasse".
Raccontò poi che, dopo sei mesi di dolorosa permanenza, Baba, in un'ultima intervista, le aveva detto di tornare in Italia, perchè era gi guarita. Per un attimo era rimasta delusa dall'atteggiamento strano di Swami, visto che il gonfiore era aumentato e i dolori pure; inoltre, aveva sperato che avrebbe risolto completamente il suo male, lì a Puttaparthi; comunque se ne tornò subito in Italia, e siccome Baba aveva aggiunto di recarsi subito in ospedale, era venuta a Bologna, perchè negli altri ospedali i medici avevano chiaramente manifestato perplessità sull'opportunità di un intervento; anzi, a Milano le era stata praticata una biopsia dalla quale era risultata affetta da "linfoma maligno ad elevato grado di malignità".
Piera, forte della grande fede in Baba, era decisa a rifiutare un intervento drastico e pericoloso. Queste erano le condizioni che Piera poneva, prima di mettersi nelle mani dei medici. E'proprio vero che la Fede muove le montagne. Logicamente, nessun ospedale accettava le sue pretese miracolistiche; i medici scettici, nonchè sbrigativi, si rifiutavano di ricoverarla, Baba o non Baba, se non si atteneva alle loro decisioni, cercasse pure altre strutture ed altre soluzioni.
Per strana combinazione, un rinomato chirurgo dell'ospedale Maggiore di Bologna era amico di un devoto di Baba e si offrì di ricoverarla. Il mattino seguente mio marito l'accompagnò all'ospedale, l'eminente clinico la visitò immediatamente, quindi, sconcertato, disse che il tumore era entrato nella fase terminale e confidò a mio marito che, se l'avesse operata, avrebbe dovuto "decapitarla".
Comunque, alcuni giorni dopo accettò di prenderla in cura.
Piera era sola in città, la sua famiglia eravamo diventati noi, il marito era rientrato a Busto Arsizio e i figlioli non si erano mossi per non assentarsi dalla scuole. Mio marito, commosso dalla sofferenza di questa povera creatura, si offrì di seguire giornalmente Piera, costretta a rimanere lontana dalla sua casa e dagli affetti più cari.
Dopo una settimana circa di degenza, durante la quale i medici si limitavano a medicare la piccola ferita prodotta dalla biopsia fatta a Milano, la piaga incominci ad espellere liquido in abbondanza e, dopo qualche giorno, ci si accorse che l'enorme escrescenza stava diminuendo di volume senza interventi esterni.finchè, giorno dopo giorno, mese dopo mese, non restò che una pallina della dimensione di una nocciola. I medici scuotevano il capo dubbiosi ed anche seccati per lo strano andamento della malattia che si andava risolvendo senza intervento, ascoltavano Piera parlare di Baba e dell'India e se ne andavano sconcertati.
E'risaputo che la scienza stenta ad accettare avvenimenti che sfuggono al suo controllo: cancro era, e, salvo casi rarissimi di remissione spontanea, cancro restava. In seguito fu sottoposta, suo malgrado, al trattamento chemioterapico al fine di distruggere cellule cancerogene ancora esistenti.
Fra alti e bassi, la degenza di Piera in ospedale si protrasse per sei mesi e mio marito raccontava che al capezzale della nostra amica vi erano sempre medici curiosi e stupefatti, anzi esterrefatti.
La medicina ancora una volta era stata messa in ginocchio dall'Amore!
Quando in seguito tornò a Bologna per una visita di controllo era irriconoscibile: i capelli, caduti per effetto della chemioterapia, erano ricresciuti folti e più belli di prima, le guance che ricordavo scarne e giallastre, erano rosee e paffute, decisamente era un'altra persona e non mi meraviglia che i medici dell'ospedale Maggiore le abbiano fatto le feste riabbracciandola come una "rediviva".
Questa, la bella storia di Piera, una meravigliosa storia d'Amore e di sofferenza, d'amicizia e di comprensione, una di quelle storie che fanno riflettere anche le persone più lontane dai miracoli dello spirito.
Di casi come questo chi stato a Puttaparthi ne ha visti accadere giornalmente, ma lo scettico, l'incredulo ad oltranza, troverà sempre altre strade per giustificare queste straordinarie guarigioni e, come dice il proverbio: "Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".
In seguito mi sono spesso chiesta perchè Piera sia venuta proprio nella mia casa, perchè proprio mio marito l'abbia seguita amorevolmente, visto che non è neppure un devoto di Baba.
Forse ha ragione Piera quando dice che mio marito non ha bisogno di andare in India perch fa già tutto ci che predica Baba!
(Chi cammina lungo la via morale, chi agisce come parla e parla secondo il suo punto di vista, chi si commuove alle sofferenze altrui e gioisce alla gioia di un altro... questi è un devoto, forse un devoto persino più grande.Baba)
Si', lo so Swami, le Tue strade sono imperscrutabili, i Tuoi disegni non sono i nostri, ogni cosa che avviene sotto il sole ha una sua ragione d'essere, tutto il resto maya, illusione. Ti prego, continua a condurre la nostra barca nel Tuo mare, i nostri pensieri anche i più nascosti nel Tuo cielo,le nostre azioni, anche le pi insignificanti, nella luce del Tuo infinito Amore e nulla di male pu accaderci.
Egli veglia dal principio alla fine del tempo, non c'è sorpresa alcuna al Suo cospetto. Non deve dirsi: "Cos'è questo?", "Cos'è quello?" Tutto è stato creato secondo il Suo scopo: la Sua benedizione ricopre come un fiume..Siracide (39,20)
(Non accade mai nulla senza una ragione, per quanto il fatto possa sembrare accidentale e misterioso le motivazioni sono profonde e invisibili.Baba)
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