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SCHEDA ARTICOLO N. «00145»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: UOMO
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TESTO ARTICOLO

UOMO.

Prima di essere uno degli esseri sessuati della creazione, l'uomo è per la "Genesi" come per le "Upanisad" un principio universale, cifra e chiave del mondo, l'Adamo primordiale, l'uomo universale, testimone della creazione e destinato a regnare su di essa, il Purusha, il modello protettore il cui smembramento da origine al mondo nell'"Aiatareya Upanisad" (1) In tutti i casi l'uomo è contemporaneo degli angeli (2), che "si prosternano davanti a lui" (3), perché egli possiede la scienza, a immagine di Dio. L'uomo appare così al contempo un polo teogonico, una tappa della manifestazione del Sacro e il paradigma delle cosmogonie.
Da qui le due figure antropologiche, del Padre, analogo su questo punto al Dio supremo, e del Figlio, attraverso cui la Creazione si dispiega.
In quanto Padre, egli è 'il vivente' dell'"Apocalisse", cioè l'Anziano il cui ruolo è quello di Maestro. Così il Figlio dell'Uomo non è che l'espressione di ciò che è al contempo il primo momento dell'espressione del Padre, ma che è anche il niente (En). Il Figlio mostra il Padre, e il Padre si rivela solo attraverso di lui. Tuttavia Brahman, 'l'antenato' o 'l'Anziano degli Anziani', 'la Grande Figura' costituiscono il polo essenziale dell'antropologia, perché la testa dell'Anziano contiene in sé tutti gli "ornamenti della piccola figura" (4), ciò che apre l'interiorità stessa dell'uomo archetipico al divino trascendentale.
L'uomo è analogo al Tutto in due sensi: in primo luogo perché è la vita (il vivente) del Tutto; poi perché ne esprime la Saggezza. In quanto logos, egli è la 'luce' prodotta dalla lampada dell'Anziano, "l'uomo di Luce" di cui parla Corbin (5), il 'Cristo solare' dei cabalisti cristiani, la potenza del Verbo si identifica così con Hochma, la seconda Sefirot dell'Albero della Vita. E' ancora Vishnu che protegge la creazione e invia i suoi "avatar" alla fine del ciclo.
L'uomo disinteressato, umile di cuore, dall'amore universale, è al tempo stesso la chiave del mondo. "Tutto il potere gli è stato dato sul Cielo e sulla Terra", perché egli è in relazione con il Padre all'inizio della creazione mediante l'espressione "Fiat" (6), alla fine dei tempi per il fatto di essere anche l'omega della parusia, che chiude così l'alfabeto del mondo.
Vita di principio, principio dell'essere, l'uomo è anche l'unità di due polarità che muovono i mondi. La perdita di questa unità è una delle ragioni del persistere dei miti della caduta, della discesa, che ricompaiono nelle antropogenesi insieme ai loro corrispettivi, i miti della redenzione e dell'ascensione. L'espulsione dall'Eden ha luogo dopo aver gustato il frutto proibito. Eva si è lasciata sedurre e ormai l'uomo e la donna sono destinati a fare l'esperienza della contraddizione, cioè della dualità in atto. I primi tre versetti della "Genesi" contengono dunque in filigrana l'indicazione dell'itinerario per la risalita (7). Si tratta di recuperare l'Albero della Vita attraverso un percorso che sarà più tardi tracciato dal Cristo sulla Terra.
L'unità perduta è infatti cominciata, sul piano dell'antropogenesi, con la polarizzazione voluta da Jehova dell'uomo universale.
In un primo tempo egli lo aveva creato a sua immagine e somiglianza. Il testo aggiunge "li creò uomo e donna" (8). Questa creazione è ancora sul piano dell'unità archetipica, perché è solo nel giardino dell'Eden che Jehova "dalla costola che aveva estratto dall'uomo... plasmò la donna" (9). Non appena creata la donna, però, la coppia vien chiamata all'esperienza del male, del peccato e dell'esilio. Il simbolo del serpente significa la necessità di ogni uomo di combattere contro le forze del serpente zodiacale, per ritrovare l'equilibrio del Sé, requisito indispensabile per ogni iniziazione. Ora, appare degno di nota, che è la donna nell'uomo che, a causa della discesa, è sempre la vittima del morso al tallone e deve dar inizio alla risalita.
Questa risalita è il processo di tutte le reintegrazioni dell'uomo nella sua regalità, di tutte le nozze tra lo sposo e la sposa, tra il re e la regina, tra il Principe e le vergini sagge. E' il ritrovamento della condizione di androgino, tappa capitale delle iniziazioni, la figura ultima dell'uomo universale prima della sua manifestazione fisica. E' anche una trasfigurazione dell'amore, l'unione cosmica della Chiesa con lo Sposo. L'uomo è allora sulla via della regalità spirituale. Le grandi figure teofaniche associano le alleanze al divino con la venuta del Regno di Dio, la nuova Gerusalemme, la Città divina (10), anche se è stato simultaneamente detto che "il Regno non è di questo mondo" e che "questa generazione non finirà prima che venga il Regno di Dio".
L'uomo rigenerato, solare, fa allora da intermediario tra il modello angelico, quello delle gerarchie celesti, e la terra degli uomini, che non è ancora una "terra di viventi".
Per questo occorre che l'uomo sia ridiventato il tempio stesso di Dio, che si tratti della Gerusalemme Celeste dalle dodici porte (11) o della Cittadella dalle undici porte della "Katha Upanisad" (12).

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