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SCHEDA ARTICOLO N. «00176»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: VIDYA BHARATA
TITOLO: CONTROLLARE LA MENTE
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TESTO ARTICOLO

Controllare la mente

- Vidya Bharata -

Una domanda che molti visitatori spesso ponevano era: «Qual e' il modo
migliore per controllare la mente?». La ponevano coloro che non conoscevano
i suoi insegnamenti, ma anche quelli che avevano letto i suoi libri. La sua
risposta, basata sull'auto-investigazione, era: «Chi vuole controllare la
mente? Chi e' che vuole controllare l'io? Chi e' a porre questa domanda? Se
lo scopri, tutto sarà risolto». Ma a tutti, quale che fosse il metodo che
seguivano, diceva: «Non esiste alcuna scorciatoia. C'e' solo una cosa da
fare, come dice la Gita, ogni volta che la mente si rivolge verso le cose
esterne, riportala all'interno e fissarla nel Se'. Non e' facile, ma occorre
farlo costantemente. E' attraverso una pratica costante che gradualmente si
diverra' padroni della mente».

(Tratto da "I miei ricordi di Sri Ramana Maharshi" di A. Devaraja Mudaliar)

--

Sono molti gli aspiranti che si confrontano con la propria mente. Questo
perché si ritiene il controllo una sorta di azione volitiva possibile, ma il
soggetto che è identificato con la propria mente come potrebbe mai
controllare ciò che in realtà è il controllore?

Leggiamo dei libri, dove viene detto che gli yogi hanno il controllo della
mente e che hanno raggiunto questo controllo attraverso una determinata
sadhana, spesso grazie allo yoga, o alla meditazione. Il fatto che uno yogi
attraverso una determinata sadhana abbia raggiunto una certa posizione
coscenziale che comporta determinate possibilità, non significa che quelle
possibilità siano state lo scopo della sadhana.

La meta di un aspirante in un percorso tradizionale è il raggiungimento
della propria natura prima e ultima, quella Realtà Assoluta o Brahman che la
tradizione ci insegna essere identico alla Pura Realtà o Essere o Atman. Per
questo fine all'aspirante vengono proposte diverse vie:

Via dell'Azione o karma yoga
Via dell'Amore o bhakti yoga
Via della Conoscenza o jnana yoga

Tutte queste vie possono riassumersi nella ricomposizione della scissura fra
soggetto e oggetto. Una persona, o ente, deve sciogliere l'individuazione
che lo rende proprio individuo, questa individuazione è l'avidya,
l'ignoranza che ricopre la Pura Realtà o Essere.

Un ente per prima cosa è. Solo dopo l'esistenza in sé, può dirsi persona,
uomo, donna, buono o cattivo. Per fare questo egli affronta un processo (che
può essere più o meno lungo), ove discrimina fra ciò che è reale e quanto è
non reale.

La discriminazione fra reale e non reale procede attraverso una serie di
passaggi. L'ente prima discrimina fra quegli eventi che hanno una
oggettività intrinseca e quelli che non la possiedono; ossia, distingue fra
quegli eventi di conoscenza che sono risultato diretto di una percezione da
quelli che sono invece il risultato di una inferenza.

Il dolore conseguente allo schiacciamento di un arto, o alla morte di un
congiunto, hanno una oggettività perché derivano da un evento oggettivo, che
pur appartenendo al mondo duale, va considerato in questa fase con un
livello di realtà superiore ad esempio della causa di un dolore non motivato
da un evento oggettivo.

Se soffro perché non sono buono, il mio non essere buono non è evento
oggettivo, ma piuttosto un'inferenza. Si tratta di una conoscenza indiretta
che nasce dall'avere definito determinate categorie non oggettive a causa
delle quali definisco me stesso come non buono.

Pur nella sua mancanza di oggettività, questo evento ha una sua causa
(spesso una precedente esperienza), e pertanto necessita una risoluzione o
integrazione.

Ne segue che l'ente via via affronta tutte quelle opinioni o credenze o
assoluti che costituiscono la sua personalità. Durante questo processo si
comprende che la mente non è altro che un organo interno che mantiene in
movimento queste convinzioni. E' l'insieme delle convinzioni che si
strutturano nella mente come una sorta di solchi ben delineati che chiamiamo
vasana e sono queste a determinare l'insorgenza dei pensieri. Esse ne sono
la causa.

Pertanto per controllare la mente occorre che queste vasana siano state
sciolte. Inoltre controllare la mente è una espressione infausta, infatti
sarebbe più opportuno dire distaccarsi dalla mente, perché parlando di
controllo si presuppone che ci sia qualcuno che decida di controllare e che
mantenga questa decisione, ma sia il processo decisionale che il
mantenimento dell'informazione (memoria) sono proprio facoltà della mente.

Per questo motivo è preferibile parlare di consapevolezza, è la meta non è
più il controllo della mente ma la consapevolezza costante e presente di non
essere la propria mente e quindi avere la capacità di poter vedere i
processi mentali nel pieno distacco da essi.

Una volta raggiunto questo stato, ci si chiederà chi sia il soggetto che
assiste ai processi mentali e allora si indagherà su cosa sia questo
soggetto che Sri Ramana chiama "io" e che possiamo definire come testimone.

Ecco come tutto il discorso ci ha portato comunque alle parole di Sri
Ramana: «Chi vuole controllare la mente? Chi e' che vuole controllare l'io?
Chi e' a porre questa domanda? Se lo scopri, tutto sarà risolto».

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