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SCHEDA ARTICOLO N. «00289»

CLASSIFICAZIONE: 3
TIPOLOGIA: YOGA
AUTORE: AUROBINDO
TITOLO: IL SILENZIO MENTALE, SECONDO AUROBINDO
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TESTO ARTICOLO

>
> (di Satprem)
>
> Quando ci si siede, con gli occhi chiusi - per fare il silenzio mentale -
> si
> è immediatamente invasi da un torrente di pensieri che sorgono da tutte le
> parti, in maniera confusa e aggressiva. Non esiste un manuale con diversi
> metodi per venire a capo di questo baccano infernale; non c'è che da
> tentare
> e tentare ancora, pazientemente, ostinatamente. Soprattutto non c'è da
> commettere l'errore di lottare mentalmente contro la mente; bisogna
> spostare
> il centro.
>
> Ciascuno di noi possiede al di là della mente, o ancora più in profondità,
> un'aspirazione; quella stessa aspirazione che ci spinse verso il sentiero
> dello yoga. Un bisogno intimo dell'essere, come se fosse una parola
> d'ordine
> con virtù solamente per noi, per noi soli. Aggrappandoci a questa
> aspirazione, il lavoro riuscirà più facile giacché passeremo da
> un'attitudine
> negativa ad un'attitudine positiva. Più ripeteremo la nostra parola
> d'ordine,
> più essa acquisterà potenza. Ma si può ricorrere anche ad un'immagine,
> come
> per esempio: quella di un mare immenso, senza una sola increspatura, sul
> quale ci abbandoniamo galleggiando fino a divenire parte di quella
> tranquilla immensità. Ci si lascia andare, dolcemente, seguendo il moto
> ondoso fino a che, a poco a poco, si viene assorbiti da quella tranquilla
> pace.
> Avremo in tal modo non solo il silenzio, ma anche l'allargamento della
> coscienza.
>
> Ognuno deve trovare il metodo che più gli si addice e quanto più completo
> sarà l'abbandono, più presto si riuscirà.
>
> Si può cominciare con qualsiasi sistema - che normalmente richiederebbe un
> lungo lavoro - ed essere afferrati fin dal principio da un rapido
> intervento
> o da una manifestazione del silenzio, e ottenere effetti assolutamente
> sproporzionati ai mezzi utilizzati. S'incomincia con un metodo, ma il
> lavoro
> è preso in mano da una grazia proveniente dall'alto, da ciò a cui si
> aspira
> o dall'irruzione delle immensità dello Spirito. In questo modo io stesso
> ho
> trovato il silenzio assoluto della mente, inimmaginabile per me prima di
> aver avuto l'esperienza concreta (Sri Aurobindo, On Himself, 1953 pag.
> 135).
>
> Abbiamo toccato qui un punto di singolare importanza, giacché saremmo
> indubbiamente tentati di pensare che queste esperienze yogiche sono
> veramente belle e interessanti, ma che in fondo sono ben lontane dalla
> nostra umanità ordinaria. Com'è possibile che noi - così come siamo -
> possiamo arrivare fin là? L'errore consiste nel fatto che si giudica con
> un
> "sé attuale" delle possibilità che appartengono ad un altro "se stesso".
> Infatti, per il solo fatto di essersi messi in cammino, lo yoga sveglia
> automaticamente una gamma di facoltà latenti e di forze invisibili che
> vanno
> molto al di là delle possibilità esteriori del nostro essere e che possono
> fare per noi quello che normalmente saremmo incapaci di compiere.
>
> E' necessario chiarificare il passaggio tra mente esteriore ed essere
> interiore... perché la coscienza yogica e i suoi poteri sono già in voi
> (D.
> K. Roy, Sri Aurobindo Came to Me, 1952, pag.219) e il miglior sistema per
> "chiarificare" è quello di fare il silenzio mentale. Non sappiamo ancora
> chi
> siamo e nemmeno quello di cui siamo o non siamo capaci.
>
> Ma, gli esercizi di meditazione, a dire il vero, non sono la vera
> soluzione
> del problema - quantunque, al principio, la loro spinta sia necessaria per
> dare l'impulso - perché potremmo anche arrivare ad un relativo silenzio,
> ma... appena messo il piede fuori dalla nostra stanza o dal luogo di
> isolamento scelto per la meditazione, ricadremmo ancora una volta nella
> ressa abituale e continuerà l'eterna separazione del 'di dentro' dal 'di
> fuori', della 'vita interiore' dalla 'vita mondana'. Noi abbiamo bisogno
> di
> una vita completa, abbiamo bisogno di vivere la verità del nostro essere,
> tutti i giorni, in ogni momento, non solamente qualche volta oppure nella
> solitudine.
>
> Rischiamo di incrostarci nella nostra reclusione spirituale... e dopo,
> trovar difficile proiettarci al di fuori, vittoriosamente, per applicare
> alla vita quello che avremo conquistato nella Natura Superiore. Quando
> vorremo annettere questo regno dell'esterno alle nostre conquiste interne,
> ci troveremo troppo abituati ad un'attività puramente soggettiva e non
> potremo esercitare una pressione efficace sul piano materiale.
>
> Avremo gran difficoltà a trasformare la vita esteriore e il corpo. Oppure
> ci accorgeremo che la nostra azione non risponde alla luce che ci illumina
> interiormente, ma che obbedisce ancora ai vecchi imperfetti influssi; un
> abisso doloroso separerà ancora la Verità che è in noi, dal meccanismo
> ignorante della nostra natura esteriore... come se vivessimo in un altro
> mondo, più vasto e più sottile, ma senza presa divina, o può darsi senza
> presa di nessuna specie sull'esistenza materiale e terrestre (Sri
> Aurobindo,
> The Synthesis of Yoga, 1955 pag. 105).
>
> La sola possibile soluzione è quindi di praticare il silenzio mentale
> nell'ambiente
> e nel posto dove apparentemente sembra più difficile: in strada, in
> metropolitana, al lavoro e ovunque. Invece di passare quattro volte al
> giorno per il Boulevard Saint Michel come poveracci stanchi e obbligati a
> camminare svelti, si può passare le stesse quattro volte coscientemente,
> come ricercatori. Invece di vivere in un modo qualsiasi, sperduto in una
> moltitudine di pensieri - non solamente privi di interesse, ma che
> esauriscono sfibrando l'essere - si possono riunire i fili sparsi della
> coscienza e lavorare, lavorare su se stessi ad ogni istante. Allora la
> vita
> comincerà a prendere interesse, un interesse assolutamente inaspettato,
> perché le minime circostanze diventeranno l'occasione di una vittoria su
> se
> stessi. Avremo allora un orientamento, sapremo dove andare invece di
> camminare alla cieca.
>
> Lo yoga non è una maniera di fare, ma una maniera di essere.
>
> (Adattato da: Satprem. Sri Aurobindo. L'avventura della coscienza.
> Galeati.
> Imola. 1968 )

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