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SCHEDA ARTICOLO N. «00329»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: ATHOS A. ALTOMONTE
TITOLO: I PERICOLI DEL DEVOZIONALISMO
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TESTO ARTICOLO

L'aspetto devozionale ha impedito a molti aspiranti di raggiungere
obbiettivi apprezzabile sulla via iniziatica.

Molte testi che vengono commercializzati e trasmessi non sono opera di
Maestri ma sono frutto della devozione di un Discepolo.

Ma da un Maestro la devozione non è considerata un pregio. Sappiamo quanta
confusione e danno ha causato l'eccesso di zelo. Si pensi alla devozione di
Giuda, che ha indicato il proprio Maestro ai sacerdoti del sinedrio, non per
tradirlo, ma perché lo amava e gli credeva in forma scriteriata. Per questo
voleva che reagisse all'oppressione teocratica collusa con l'imperialismo di
Roma.

Giuda era uno zelota, guerriero e ribelle, e voleva che il Figlio di Dio a
"facesse qualcosa" , un gesto rivoluzionario o qualcosa del genere: ma
sappiamo come finì.

Gli aspiranti discutono spesso d'amore e rinuncia e sacrificio. Ma spesso
non sono educati a riconoscerne i significati, che appartengono al mondo
materiale ma non a quello concreto.

Vedo di spiegarmi.

Per esempio, alla domanda: "... forse per sacrificio e rinuncia si intende
qualcosa di diverso dal dover abbandonare i propri cari, lasciare tutti i
propri averi etc.?" risponderei che, spostando il ragionamento dal piano
concreto su quello delle idee, si comprenderebbe che il significato
esoterico di "rinuncia" è diverso da quello di dover lasciare il proprio
lavoro, il televisore, gli amici, il fidanzatino o fidanzatina.

La rinuncia in realtà è il distacco, è rompere la dipendenza con le idee
materiali, non con oggetti o concetti utili.

Rompere la dipendenza con l'effimero è una questione mentale. E non essere
più coinvolti emotivamente nel "pos-sesso" di cose materiali non significa
rinunciare al loro uso, compassato, utile e necessario.

Essenzialità non significa punizione né masochismo tecnologico.
L'essenzialità (la grande sintesi dell'Iniziato) , nell'ignoranza delle
regole iniziatiche, è stata spesso confusa con la povertà. Ma essenzialità e
povertà sono concetti appartenenti a due piani diversi.

L'essenzialità è frutto di un livello intellettuale al confine con quello
spirituale. La povertà, invece, è un concetto materialista, sinonimo
d'indigenza e sofferenza, ma non di arricchimento spirituale Allora,
confondere la rinuncia col rinunciare alle "cose" utili e necessarie è
un'interpretazione "povera" , sì ma d'intelligenza.

La rinuncia è sacrificare a priori (quando non si è ancora consapevoli della
propria natura spirituale) i propri presupposti mondani in nome di un
ideale più alto, ma sostanzialmente ancora confuso. Rinunciare ad idee,
aspettative e significati che ci sono propri "disintegrando" i presupposti
su cui si poggiano: i modelli culturali inflitti dalla cultura profana.

La rinuncia ai modelli mondani non è, però, una perdita come parrebbe vista
al di qua del guado. Perché, osservata dall'altra parte del guado, il
"sacrificio" della propria parte profana comporta l'abbraccio con la
"cultura dell'anima", cercando di farsi infondere dalla sua (nostra)
intelligenza.

Ed è questo il significato di illuminazione, che non dipende
dallo sviluppo delle facoltà raziocinanti in "dotazione" alla personalità
fisica ma dall'integrazione tra i diversi "comparti di coscienza" che
compongono l'essenza umana, ad ogni livello, attributo e aspetto.
Per ottenere questo - primo risultato- ("integrazione", con l'anima
naturalmente), è necessario sviluppare la capacità d' "interiorizzarsi", e
la visualizzazione è uno strumento indispensabile per "scendere" in se
stessi e farvi ordine e luce. E tutto viene facilitato dall'unione con un
primo prezioso alleato: l'Ego superiore (quella che sentiamo "nel silenzio"
è la sua voce).

I ponti di coscienza che verranno a collegare la personalità all'Ego come
lui è collegato all'anima sono l'Antahkarana. Ma la sua edificazione non può
avvenire in presenza di una qualsiasi forma d'egocentrismo narcisistico. E
l'aspetto devozionale è un aspetto "personale ed egocentrico" con cui,
pensando di fare piacere ad un "maestro" (di proprio gradimento??) serve,
invece, a fare piacere solo a se stessi.

Il culto materiale (santini, immagini, profumi e talismani) e la devozione
personale verso una persona specifica, e non verso l'idea o l'insegnamento
che questa persona ha voluto rappresentare, sono gli aspetti di una stessa
forma di narcisismo. Una formula materialista, con cui il devoto vorrebbe
separare l'IDEA Archetipa (l'Insegnamento o il Maestro) dal contesto
sovramondano che gli compete, per portala in basso verso sé e tenersela
dappresso tutta per sè.

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