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SCHEDA ARTICOLO N. «00445»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: KAY LARSON
TITOLO: QUANDO UN BUDDHA SCEGLIE DI ESSERE DONNA
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TESTO ARTICOLO

QUANDO UN BUDDHA SCEGLIE DI ESSERE DONNA

(articolo di Kay Larson)

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(pubblicato sul New York Times del 7 Agosto 2005)

--
I Tibetani che - mille anni fa - viaggiavano a piedi fino a raggiungere le
grotte e le foreste dell'India, per trovare e ricevere gli insegnamenti
buddhisti, scoprirono che molte donne erano di fatto grandi maestre
tantriche; chiamate yogini, praticavano le discipline esoteriche seguite da
un gran numero di discepole. Dal carattere fiero, indipendente e rigoroso,
le yogini trasmettevano i loro segreti spirituali agli uomini che
desideravano essere iniziati, dando un grande impulso allo sviluppo del
Buddhismo tantrico. A un certo punto, queste donne straordinarie scomparvero
di vista.

Ma non scomparvero dalla mente dei praticanti. La loro corrispondente forma
"beatificata" danza nel cuore dei mandala di tutto il pantheon tibetano.

"Nel campo spirituale, l'energia femminile ha le stesse capacità e
possibilità di quella maschile", afferma Kyabje Gehlek Rinpoche, Lama
tibetano e insegnante buddhista ("Rinpoche" significa "il prezioso") inviato
in Occidente dai tutori del Dalai Lama. Gehlek Rinpoche, noto nei circuiti
spirituali per la sua vicinanza al poeta Allen Ginsberg (e per averlo
assistito spiritualmente al momento della sua morte), è il fondatore dei
Centri di Buddhismo tibetano di Ann Arbor (Michigan) e Soho.

Una mattina di alcuni giorni fa Gehlek Rinpoche era seduto di fronte alla
divinità Tara, raffigurata in un dipinto del diciottesimo secolo contenuto
in "Buddha femminili: donne di illuminazione nell'arte mistica tibetana",
mostra in corso di svolgimento al Rubin Museum of Arts di Chelsea. "Ciò di
cui c'è più bisogno in questa epoca è una presenza femminile", ha detto il
Lama.

Gehlek Rinpoche ha spiegato che Tara ha fatto voto di manifestarsi nel mondo
in forma femminile.

Tutti i Bodhisattva le avrebbero detto: "Tara, tu ora potresti essere tutto
ciò che desideri, potresti essere un uomo". Tara avrebbe risposto: "Vi
ringrazio, ma la mia risposta è no". "Tara ha scelto un corpo femminile per
illuminare la via di tutti gli esseri", ha detto Rinpoche; "La sua immagine
ci aiuta ad essere consapevoli del Buddha che esiste dentro ciascuno di noi;
ci aiuta a ricordarci che non siamo soltanto esseri fisici, materiali".

Nella pratica degli insegnamenti tantrici segreti, secondo l'attuale Dalai
Lama, le donne sono addirittura avvantaggiate; gli uomini invece tendono a
mettersi in evidenza nelle forme più "comuni" (non esoteriche) del Buddhismo
tibetano. Il Primo Dalai Lama (1391-1475) compose un canto mistico di
ventuno lodi a Tara, che si dice sia sorta dall'oceano di lacrime della
divinità principale tibetana: Avalokiteshvara, il Bodhisattva della
Compassione.

Tara, il cui nome significa "Stella" (forse con riferimento alla Stella
Polare, la cui luminosità ha il potere di guidare coloro che si sono
smarriti) è l'energia dell'illuminazione personificata. Tara è al tempo
stesso una madre appassionata, una protettrice irata, una soggiogatrice di
ostacoli veloce e senza paura. Con occhi dardeggianti come fulmini, batte i
piedi e semina il panico fra dei e demoni allo stesso modo, riparando i
torti e le ingiustizie e adempiendo alla sua promessa di donare al mondo le
divine energie femminili.

La sua intensa femminilità è tutto fuorché docile o sottomessa, come appare
con lampante evidenza nella mostra del Rubin Museum e in un'altra mostra
collegata (avente lo stesso nome) presso il Bruce Museum di Greenwich, Conn.
Tara e il suo seguito di yogini bevono il sangue degli avversari del Dharma,
danzano nude sui corpi dei nemici sconfitti e si abbracciano a consorti
maschili in un'appassionata unione sessuale. Sono liberatrici trascendenti,
che si ergono a difesa della "Natura illuminata" presente in ciascuno di
noi, quando ci rivolgiamo verso la nostra saggezza interiore.

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