Buon giorno! oggi è Giovedì 18 Aprile 2024 ore 2 : 21 - Visite 1475004 -

BENVENUTI SUL SITO WWW.ECROS.IT
Logo di Ecros.it con scritta a fuoco
divisore giallo animato
TestataYoga-510x151.jpg
MENU NAVIGAZIONE
SPAZIATORE bianco
Lineablu

SEZIONE: « ARCHIVIO ARTICOLI »

Lineablu
SPAZIATORE bianco

SCHEDA ARTICOLO N. «00476»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: AUROBINDO
TITOLO: IL SILENZIO MENTALE, SECONDO AUROBINDO
SPAZIATORE bianco

TESTO ARTICOLO

Il silenzio mentale, secondo Aurobindo

(Adattato da: Satprem. Sri Aurobindo. L’avventura della coscienza.
Galeati. Imola)

Quando ci si siede, con gli occhi chiusi – per fare il silenzio
mentale – si è immediatamente invasi da un torrente di pensieri che
sorgono da tutte le parti, in maniera confusa e aggressiva.

Non esiste un manuale con diversi metodi per venire a capo di questo
baccano infernale; non c’è che da tentare e tentare ancora,
pazientemente, ostinatamente. Soprattutto non c’è da commettere
l’errore di lottare mentalmente contro la mente; bisogna spostare il
centro.

Ciascuno di noi possiede al di là della mente o ancora più in
profondità, un’aspirazione; quella stessa aspirazione che ci spinse
verso il sentiero dello yoga. Un bisogno intimo dell’essere, come se
fosse una parola d’ordine con virtù solamente per noi, per noi soli.

Aggrappandoci a questa aspirazione, il lavoro riuscirà più facile
giacché passeremo da un’attitudine negativa ad un’attitudine positiva.
Più ripeteremo la nostra parola d’ordine, più essa acquisterà potenza.
Ma si può ricorrere anche ad un’immagine, come per esempio: quella di
un mare immenso, senza una sola increspatura, sul quale ci
abbandoniamo galleggiando fino a divenire parte di quella tranquilla
immensità.

Ci si lascia andare, dolcemente, seguendo il moto ondoso fino a che, a
poco a poco, si viene assorbiti da quella tranquilla pace. Avremo in
tal modo non solo il silenzio, ma anche l’allargamento della
coscienza.

Ognuno deve trovare il metodo che più gli si addice e quanto più
completo sarà l’abbandono, più presto si riuscirà.

Si può cominciare con qualsiasi sistema – che normalmente
richiederebbe un lungo lavoro – ed essere afferrati fin dal principio
da un rapido intervento o da una manifestazione del silenzio, e
ottenere effetti assolutamente sproporzionati ai mezzi utilizzati.
S’incomincia con un metodo, ma il lavoro è preso in mano da una grazia
proveniente dall’alto, da ciò a cui si aspira o dall’irruzione delle
immensità dello Spirito. In questo modo io stesso ho trovato il
silenzio assoluto della mente, inimmaginabile per me prima di aver
avuto l’esperienza concreta (Sri Aurobindo, On Himself, 1953 pag.
135).

Abbiamo toccato qui un punto di singolare importanza, giacché saremmo
indubbiamente tentati di pensare che queste esperienze yogiche sono
veramente belle e interessanti, ma che in fondo sono ben lontane dalla
nostra umanità ordinaria. Com’è possibile che noi – così come siamo –
possiamo arrivare fin là? L’errore consiste nel fatto che si giudica
con un “sé attuale” delle possibilità che appartengono ad un altro “se
stesso”.

Infatti, per il solo fatto di essersi messi in cammino, lo yoga
sveglia automaticamente una gamma di facoltà latenti e di forze
invisibili che vanno molto al di là delle possibilità esteriori del
nostro essere e che possono fare per noi quello che normalmente
saremmo incapaci di compiere.

è necessario chiarificare il passaggio tra mente esteriore ed essere
interiore… perché la coscienza yogica e i suoi poteri sono già in voi
(D. K. Roy, Sri Aurobindo Came to Me, 1952, pag.219)

e il miglior sistema per “chiarificare” è quello di fare il silenzio
mentale. Non sappiamo ancora chi siamo e nemmeno quello di cui siamo o
non siamo capaci.

Ma gli esercizi di meditazione, a dire il vero, non sono la vera
soluzione del problema – quantunque, al principio, la loro spinta sia
necessaria per dare l’impulso – perché potremmo anche arrivare ad un
relativo silenzio, ma… appena messo il piede fuori dalla nostra stanza
o dal luogo di isolamento scelto per la meditazione, ricadremmo ancora
una volta nella ressa abituale e continuerà l’eterna separazione del
‘di dentro’ dal ‘di fuori’, della ‘vita interiore’ dalla ‘vita
mondana’.

Noi abbiamo bisogno di una vita completa, abbiamo bisogno di vivere la
verità del nostro essere, tutti i giorni, in ogni momento, non
solamente qualche volta oppure nella solitudine.

Rischiamo di incrostarci nella nostra reclusione spirituale… e dopo,
trovar difficile proiettarci al di fuori, vittoriosamente, per
applicare alla vita quello che avremo conquistato nella Natura
Superiore. Quando vorremo annettere questo regno dell’esterno alle
nostre conquiste interne, ci troveremo troppo abituati ad un’attività
puramente soggettiva e non potremo esercitare una pressione efficace
sul piano materiale. Avremo gran difficoltà a trasformare la vita
esteriore e il corpo. Oppure ci accorgeremo che la nostra azione non
risponde alla luce che ci illumina interiormente, ma che obbedisce
ancora ai vecchi imperfetti influssi; un abisso doloroso separerà
ancora la Verità che è in noi, dal meccanismo ignorante della nostra
natura esteriore… come se vivessimo in un altro mondo, più vasto e più
sottile, ma senza presa divina, o può darsi senza presa di nessuna
specie sull’esistenza materiale e terrestre (Sri Aurobindo, The
Synthesis of Yoga, 1955 pag. 105).

La sola possibile soluzione è quindi di praticare il silenzio mentale
nell’ambiente e nel posto dove apparentemente sembra più difficile: in
strada, in metropolitana, al lavoro e ovunque. Invece di passare
quattro volte al giorno per il Boulevard Saint Michel come poveracci
stanchi e obbligati a camminare svelti, si può passare le stesse
quattro volte coscientemente, come ricercatori.

Invece di vivere in un modo qualsiasi, sperduto in una moltitudine di
pensieri – non solamente privi di interesse, ma che esauriscono
sfibrando l’essere – si possono riunire i fili sparsi della coscienza
e lavorare, lavorare su se stessi ad ogni istante. Allora la vita
comincerà a prendere interesse, un interesse assolutamente
inaspettato, perché le minime circostanze diventeranno l’occasione di
una vittoria su se stessi.

Avremo allora un orientamento, sapremo dove andare invece di camminare
alla cieca. Lo yoga non è una maniera di fare, ma una maniera di
essere.

SPAZIATORE bianco

Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
Spaziatore