Smetti queste nenie...
Versi dal "Gitanjali" - di Rabindranath Tagore
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Smetti queste nenie, questi canti, questo parlar di corone! Per chi preghi solo in questo angolo scuro del tempio dalle porte chiuse? Apri gli occhi e guarda: il tuo Dio non ti e' dinnanzi. Egli e' dove il contadino sta arando la dura terra, lungo la strada dove e' lo spaccapietre. Sotto il sole o sotto la pioggia egli e' con loro e le sue vesti sono coperte di polvere. Levati quel manto sacro e scendi come lui sul terreno polveroso.
Liberazione? Dove si puo' trovare questa liberazione? Il nostro maestro lietamente si e' assunto i vincoli del creato; si e' legato per sempre a noi. Esci dalle tue meditazioni, lascia da parte i fiori e l'incenso! Che importa se le tue vesti diventano lacere e sudicie? Vagli incontro, e nel lavoro, col sudore sulla fronte, rimani accanto a Lui.
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O stolto, che cerchi di portar te stesso sulle tue spalle! O pitocco, che vieni a mendicare all'uscio di casa tua. Lascia le tue miserie nelle mani di Colui che tutto puo' sopportare, e non volgerti mai a rimpiangere il passato. La tua bramosia spegne la fiamma di ogni lume che tocca col tuo respiro. Essa e' impura, non accettar doni dalle sue mani impure. Accetta solo quello che e' offerto dall'amore sacro.
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Ecco qui il tuo sgabello: posa i tuoi piedi dove vivono i poveri, gli umili, e i perduti. Quanto vorrei inchinarmi dinanzi a Te, la mia riverenza non e' mai cosi' profonda da toccare la terra ove posano i tuoi piedi tra i poveri, gli umili e i perduti. La superbia non riesce nemmeno ad avvicinarsi la' dove, vestito di umilta', cammini tra i poveri, gli umili e i perduti. Il cuor mio non sa la strada per giungere la' dove stai in compagnia dei derelitti tra i poveri, gli umili e i perduti.
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