Una poesia a Dio, di Vittorio Gassmann
A DIO
Eri, come "La lettera smarrita" di Poe, nello spazio impensato perché scontato.
Eri e Sei - forse ora ho capito - fra le parole che ho tanto usato e osato; sempre ci sei stato, eri li, ci sei ancora e voglio decifrarti, stanarti usando sì le parole ma in modo diverso e in diverso modo la follia, il mestiere con cui la parola mi diventa grafia, mania, modo, vuoto suono ad effetto. E fola.
Solo quello so fare, solo lì c'è speranza che Tu adesso compaia perfetto, se vuoi in rima, rimando con te stesso, in un metro o in un altro. Tu puoi innalzare al cielo qualunque prosodia; purché Tu appaia, le fruste parole si fanno Parola, e col mio io sepolto finalmente parlerai, che mai è stato quel che era forse destinato ad essere, un io mancato, strangolato.
Parlami a perdifiato, Ti cedo ogni suono o silenzio; e già ti vedo emergere da quella pila di parole inutilmente sparse nel cassetto, cancellarne rime e rumore, facendone linguaggio perfetto.
Cancella anche me, cambiami, conducimi, ritraducimi, parla Tu per sempre, Signore.
Vittorio Gassman
fonte: lista Sadhana
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