- Spegnere il Fuoco della Rabbia -
FONTE: LISTA Dharma
Carissimi Amici
Stasera sono stato ad un incontro davvero bello del Sangha di Thich Nhat Hanh ( www.esserepace.org ) di Barzanò (Lc).
Si parlava della Rabbia, e dei suoi meccanismi.
In particolare, si diceva che, quando una persona è arrabbiata, la prima cosa da fare è.... non fare nulla.
Può sembrare strano. Anche qualche sera fa sentivo, ad un incontro, che la rabbia porta, come prima cosa, all'azione. Si vuole agire, vendicarsi, fare delle cose.
Si vuole subito rispondere a ciò che ci ha fatto arrabbiare.
Si diceva che, se si aspetta solo un istante, distogliendo magari l'attenzione dall'evento stesso, allora le cose appaiono in modo completamente differente.
Allora, la situazione muta completamente.
Allora, vediamo che, quello che noi pensiamo sia esterno, è dentro di noi.
Infatti, quello che fa l'altra persona è soltanto quello di lanciare uno stimolo. Noi lo riceviamo, e lo decodifichiamo.
Lo stimolo è, se si vuole univoco. E' il nostro modo di decodificarlo che cambia completamente la cosa.
Supponiamo di avere un segnale che giunge ad un apparecchio ricevente. Se non si ha l'apparecchio giusto per riceverlo, il segnale non darà nessun effetto. Occorre un apparecchio corretto ricevente per vedere qualcosa.
Allo stesso modo, lo stimolo della rabbia non è in sé rabbia. Perché dia qualche frutto, deve toccare la persona predisposta a ricevere questo stimolo. Il quale, quando giunge, va ad interagire con qualcosa che è già presente in noi stessi.
Quindi, la rabbia, in relatà, è dentro di noi. E quello stimolo esterno serve soltanto a farla emergere. Ma, se non trova il terreno giusto, o meglio, qualcosa con cui interagire, quello stimolo non produrrà alcun effetto.
Quindi, come dice Thich Nhat Hanh, la Rabbia è dentro di noi. Noi sentiamo la sua causa come esterna. In realtà, quello che è esterno è soltanto un "Catalizzatore". Ma è soltanto un impulso che agisce su qualcosa che abbiamo dentro.
Se, in quel momento, cediamo al seme della rabbia, questa si rafforza. Altrimenti, se prendiamo quello stimolo come un'occasione di trasformazione profonda, allora quello stimolo sarà nostro alleato.
Questo è vero per praticamente tutte le sensazioni ed i sentimenti. Quando proviamo angoscia, o Paura, in realtà questa c'era, latente, nella "Coscienza Deposito". Noi la vediamo come esterna, ma in realtà è in noi. L'evento è soltanto un catalizzatore.
Ma dire che è l'evento che provoca quella reazione, è come confondere la luna con il dito che la punta.
Sono due cose diverse.
Quando noi vediamo una persona come l'oggetto della Rabbia, in realtà questa è soltanto un suo catalizzatore. Ma la rabbia era in noi già prima. Se non vi fosse stata allora non vi sarebbe stata alcuna reazione. Di nessun tipo.
La Rabbia, allora, è soltanto un'occasione per praticare la Consapevolezza.
In questo senso, mi rendo conto che sono davvero molto lontano da quello che si dice "Un Buddha". Un Essere che, senza paura, affrontò senza violenza il Bandito Aguimala, e ne fece, senza fuggire, ma con gli occhi della Compassione, uno dei suoi migliori Discepoli.
Un'Amica del Sangha faceva notare come nessuna azione Socio - Politica che abbia avuto come base la violenza, a medio o lungo termine, si è rivelata positiva.
Io facevo una battuta: tutti i rivoluzionari, una volta a potere, dovrebbero passare la mano. Altrimenti la loro opera distruttiva prosegue.
Anche perché un'azione violenta produce sempre aggressività, in un secondo tempo. E lascia sempre persone che, in qualche modo, covano un desiderio di vendetta, che prima o dopo si potrà realizzare.
Meglio la Compassione ed il Sorriso del Cuore.
Ma mi rendo conto che, per giungere a questo, è importante la Pratica. E lo scrive una persona che ha dedicato molto più tempo a studiare il Dharma che a praticarlo. A conoscere tutte le Scuole Buddhiste e le loro caratteristiche, piuttosto che a praticarne una.
Alcuni infatti mi definivano un "Erudito" più che un "Praticante".
Forse è vero. Anche se il termine vuol dire tutto e nulla nello stesso tempo.
Mi rendo conto che solo la Pratica è quella cosa che, quando serve, ti permette di fermarti ed affrontare la Situazione.
Ed, in questo senso, mi rendo conto dell'importanza dell'avere un Sangha di Pratica. Qualunque esso sia. Anche se in altre Tradizioni si chiamerà in modo diverso, ad esempio: "Satsang" (che è anche "Discorso Spirituale") nell'Induismo. Ma sono solo nomi.
Per tutti, il Sangha, citando la Definizione di Thich Nhat Hanh, è "La Comunità che vive in Armonia e Consapevolezza".
Nel Sangha del Buddha (o meglio, nei Sangha, perché i suoi seguaci erano davvero molti!) ognuno si rivolgeva ad un Praticante Esperto per consiglio e guida.
Credo che sia importante poterlo fare anche qui.
Io non sempre l'ho fatto. Quando mi sono rivolto alla nostra Responsabile, per problemi inerenti il Centro Tibetano "Giang Chub" di Paladina (www.jang-chub.it)(volevo sentire un suo parere sulla Situazione, anche se in una Tradizione Diversa), nel quale ho lasciato il Comitato Direttivo per disaccordi, mi sono sentito dare una risposta molto diversa da quella che mi aspettavo.
E che mi ha aiutato a fare luce su molti aspetti di me. E su certe modalità che ripetevo quasi all'infinito. Una sorta di circuito che l'amica Praticante mi ha aiutato a vedere con chiarezza.
Credo che questo sia importante. Potersi rivolgere a dei Praticanti, all'occorrenza, per chiedere consiglio e appoggio.
Se l'avessi fatto anche in altre circostanze, avrei evitato reazioni non positive e precipitose.
Thinh Nhat Hanh, quando si è arrabbiati, consiglia appunto di fermarsi. Non fare nulla. Qualsiasi azione potrebbe essere negativa.
Poi consiglia di osservare la sensazione. Come colui che ne è spettatore, senza giudicarla.
Poi comincia la fase di trasformazione. Che ci permette, in colui che ci fa arrabbiare e soffrire, di vedere in profondità e di poter vedere a sua volta la sua sofferenza.
Thich Nat Hanh fa presente che, chi è arrabbiato, soffre molto. Solo vedendo la sua sofferenza si può giungere alla gioia ed alla pienezza della consapevolezza di sé.
Solo andando in profondità nelle radici della sofferenza, si può arrivare alla gioia ed alla consapevolezza, alla pienezza vera della Vita.
Ed allora, il Nirvana può davvero essere qui. Come lo stesso Thich Nhat Hanh dice spesso.
Un saluto a tutti voi con simpatia ed un Oceano di Luce che vi doni Gioia ed Armonia in ogni momento della vostra vita, rendendolo speciale ed irripetibile.
Sergio.
PS: Vi consiglio due libri di Thich Nhat Hanh. Il primo è "Spegni il Fuoco della Rabbia". Il mio primo libro di Thich Nhat Hanh. Tratta tutti gli argomenti accennati in questo messaggio, e molto di più! Il secondo è, l'avevo già citato, "La Via della Trasformazione".
Entrambi sono editi da Mondadori (www.mondadori.it/libri/index.html).
__._,_.___
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. __,_._,___ Ricevo e vi trasmetto, dalla lista lista-dharma@yahoogroups.com , il seguente messaggio di Sergio Ragaini, come me iscritto ad essa.
Il messaggio - su un suo incontro con Thich Nhat Hanh - oltre che bello, è sicuramente utile e pragmatico...
Leggetelo!...
Farà molto bene a tanti!...
Felicissmo week-end!
Guido
- Spegnere il Fuoco della Rabbia -
(Inviato da: "Sergio Ragaini" soffiodipoesia@cheapnet.it )
Sab 27 Ott 2007 3:13 am
Carissimi Amici
Stasera sono stato ad un incontro davvero bello del Sangha di Thich Nhat Hanh ( www.esserepace.org ) di Barzanò (Lc).
Si parlava della Rabbia, e dei suoi meccanismi.
In particolare, si diceva che, quando una persona è arrabbiata, la prima cosa da fare è.... non fare nulla.
Può sembrare strano. Anche qualche sera fa sentivo, ad un incontro, che la rabbia porta, come prima cosa, all'azione. Si vuole agire, vendicarsi, fare delle cose.
Si vuole subito rispondere a ciò che ci ha fatto arrabbiare.
Si diceva che, se si aspetta solo un istante, distogliendo magari l'attenzione dall'evento stesso, allora le cose appaiono in modo completamente differente.
Allora, la situazione muta completamente.
Allora, vediamo che, quello che noi pensiamo sia esterno, è dentro di noi.
Infatti, quello che fa l'altra persona è soltanto quello di lanciare uno stimolo. Noi lo riceviamo, e lo decodifichiamo.
Lo stimolo è, se si vuole univoco. E' il nostro modo di decodificarlo che cambia completamente la cosa.
Supponiamo di avere un segnale che giunge ad un apparecchio ricevente. Se non si ha l'apparecchio giusto per riceverlo, il segnale non darà nessun effetto. Occorre un apparecchio corretto ricevente per vedere qualcosa.
Allo stesso modo, lo stimolo della rabbia non è in sé rabbia. Perché dia qualche frutto, deve toccare la persona predisposta a ricevere questo stimolo. Il quale, quando giunge, va ad interagire con qualcosa che è già presente in noi stessi.
Quindi, la rabbia, in relatà, è dentro di noi. E quello stimolo esterno serve soltanto a farla emergere. Ma, se non trova il terreno giusto, o meglio, qualcosa con cui interagire, quello stimolo non produrrà alcun effetto.
Quindi, come dice Thich Nhat Hanh, la Rabbia è dentro di noi. Noi sentiamo la sua causa come esterna. In realtà, quello che è esterno è soltanto un "Catalizzatore". Ma è soltanto un impulso che agisce su qualcosa che abbiamo dentro.
Se, in quel momento, cediamo al seme della rabbia, questa si rafforza. Altrimenti, se prendiamo quello stimolo come un'occasione di trasformazione profonda, allora quello stimolo sarà nostro alleato.
Questo è vero per praticamente tutte le sensazioni ed i sentimenti. Quando proviamo angoscia, o Paura, in realtà questa c'era, latente, nella "Coscienza Deposito". Noi la vediamo come esterna, ma in realtà è in noi. L'evento è soltanto un catalizzatore.
Ma dire che è l'evento che provoca quella reazione, è come confondere la luna con il dito che la punta.
Sono due cose diverse.
Quando noi vediamo una persona come l'oggetto della Rabbia, in realtà questa è soltanto un suo catalizzatore. Ma la rabbia era in noi già prima. Se non vi fosse stata allora non vi sarebbe stata alcuna reazione. Di nessun tipo.
La Rabbia, allora, è soltanto un'occasione per praticare la Consapevolezza.
In questo senso, mi rendo conto che sono davvero molto lontano da quello che si dice "Un Buddha". Un Essere che, senza paura, affrontò senza violenza il Bandito Aguimala, e ne fece, senza fuggire, ma con gli occhi della Compassione, uno dei suoi migliori Discepoli.
Un'Amica del Sangha faceva notare come nessuna azione Socio - Politica che abbia avuto come base la violenza, a medio o lungo termine, si è rivelata positiva.
Io facevo una battuta: tutti i rivoluzionari, una volta a potere, dovrebbero passare la mano. Altrimenti la loro opera distruttiva prosegue.
Anche perché un'azione violenta produce sempre aggressività, in un secondo tempo. E lascia sempre persone che, in qualche modo, covano un desiderio di vendetta, che prima o dopo si potrà realizzare.
Meglio la Compassione ed il Sorriso del Cuore.
Ma mi rendo conto che, per giungere a questo, è importante la Pratica. E lo scrive una persona che ha dedicato molto più tempo a studiare il Dharma che a praticarlo. A conoscere tutte le Scuole Buddhiste e le loro caratteristiche, piuttosto che a praticarne una.
Alcuni infatti mi definivano un "Erudito" più che un "Praticante".
Forse è vero. Anche se il termine vuol dire tutto e nulla nello stesso tempo.
Mi rendo conto che solo la Pratica è quella cosa che, quando serve, ti permette di fermarti ed affrontare la Situazione.
Ed, in questo senso, mi rendo conto dell'importanza dell'avere un Sangha di Pratica. Qualunque esso sia. Anche se in altre Tradizioni si chiamerà in modo diverso, ad esempio: "Satsang" (che è anche "Discorso Spirituale") nell'Induismo. Ma sono solo nomi.
Per tutti, il Sangha, citando la Definizione di Thich Nhat Hanh, è "La Comunità che vive in Armonia e Consapevolezza".
Nel Sangha del Buddha (o meglio, nei Sangha, perché i suoi seguaci erano davvero molti!) ognuno si rivolgeva ad un Praticante Esperto per consiglio e guida.
Credo che sia importante poterlo fare anche qui.
Io non sempre l'ho fatto. Quando mi sono rivolto alla nostra Responsabile, per problemi inerenti il Centro Tibetano "Giang Chub" di Paladina (www.jang-chub.it)(volevo sentire un suo parere sulla Situazione, anche se in una Tradizione Diversa), nel quale ho lasciato il Comitato Direttivo per disaccordi, mi sono sentito dare una risposta molto diversa da quella che mi aspettavo.
E che mi ha aiutato a fare luce su molti aspetti di me. E su certe modalità che ripetevo quasi all'infinito. Una sorta di circuito che l'amica Praticante mi ha aiutato a vedere con chiarezza.
Credo che questo sia importante. Potersi rivolgere a dei Praticanti, all'occorrenza, per chiedere consiglio e appoggio.
Se l'avessi fatto anche in altre circostanze, avrei evitato reazioni non positive e precipitose.
Thinh Nhat Hanh, quando si è arrabbiati, consiglia appunto di fermarsi. Non fare nulla. Qualsiasi azione potrebbe essere negativa.
Poi consiglia di osservare la sensazione. Come colui che ne è spettatore, senza giudicarla.
Poi comincia la fase di trasformazione. Che ci permette, in colui che ci fa arrabbiare e soffrire, di vedere in profondità e di poter vedere a sua volta la sua sofferenza.
Thich Nat Hanh fa presente che, chi è arrabbiato, soffre molto. Solo vedendo la sua sofferenza si può giungere alla gioia ed alla pienezza della consapevolezza di sé.
Solo andando in profondità nelle radici della sofferenza, si può arrivare alla gioia ed alla consapevolezza, alla pienezza vera della Vita.
Ed allora, il Nirvana può davvero essere qui. Come lo stesso Thich Nhat Hanh dice spesso.
Un saluto a tutti voi con simpatia ed un Oceano di Luce che vi doni Gioia ed Armonia in ogni momento della vostra vita, rendendolo speciale ed irripetibile.
Sergio.
PS: Vi consiglio due libri di Thich Nhat Hanh. Il primo è "Spegni il Fuoco della Rabbia". Il mio primo libro di Thich Nhat Hanh. Tratta tutti gli argomenti accennati in questo messaggio, e molto di più! Il secondo è, l'avevo già citato, "La Via della Trasformazione".
Entrambi sono editi da Mondadori (www.mondadori.it/libri/index.html).
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