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SCHEDA ARTICOLO N. «00571»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: SISTER AJAHN THANASANTI
TITOLO: RISVEGLIARSI ALLA CONDIZIONE UMANA: IL SESSO E LA SPIRITUALITÀ (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Risvegliarsi alla condizione umana: il sesso e la spiritualità

di Sister Ajahn Thanasanti





Ass. Santacittarama, 2009. Tutti i diritti sono riservati.

SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.

Tradotto da Gabriella De Franchis



[Tratto dal libro "Freeing the heart", reperibile dal sito www.amaravati.org]






Il risveglio, in tutti i suoi aspetti, continua ad essere di grande
interesse. Col passare degli anni, se guardo alle esperienze che sono
riapparse in continuazione durante il mio viaggio e nel viaggio di
altri, vedo periodi di piacere intenso, di forte energia, di profondo
dolore, di sofferenza, di confusione, di grande paura, di gioia
trascendente e di quiete di un cuore in pace. Queste esperienze sono
state sia la porta d’ingresso per molto apprendimento che il suo
risultato. Visto che tutta questa serie di cose hanno fatto parte
della mia esperienza della sessualità, vorrei trattare questo
argomento. In particolare vorrei collegare l’esperienza della
sessualità da un lato con l’aggressività e dall’altro con la
gentilezza amorevole in quanto aspetti che, nello sforzo per il
risveglio a questa condizione pienamente umana, vanno compresi sia
dalle persone che hanno scelto il celibato che dagli altri.

Per più di venti anni i miei insegnanti di Dhamma sono stati per la
maggior parte uomini. In alcune occasioni ci sono stati alcuni
insegnanti di Dhamma molto aperti, dotati di buon intuito e molto
sensibili, che hanno parlato di sessualità con un linguaggio con il
quale ho potuto identificarmi e che sono stata in grado di
comprendere. Ho provato riconoscenza per il loro coraggio e per la
loro compassione nel portare luce e chiarezza in queste acque
profonde. Da laica ho anche sentito discorsi di Dhamma che
descrivevano il potere del predominio e il modo in cui il desiderio di
gratificazione porti all’oggettivazione e all’attrazione naturale
verso gli attributi fisici, tutti privi di amore e rispetto genuini,
con i quali non riuscivo ad identificarmi. L’espressione di sessualità
che conoscevo di più era accompagnata da tenerezza e attenzione, con
molto spazio, gioia e apertura del corpo e della mente come il senso
dell’io che si libera attraverso il dare e il condividere. Gli aspetti
più importanti erano la consapevolezza, la presenza mentale, i
cambiamenti della percezione e le esperienze personali. Sentire
descrivere la sessualità con enfasi sulla componente istintuale del
desiderio, sulla pulsione naturale per la gratificazione fisica che
coinvolge le dinamiche del potere e dell’aggressività, sembrava
umiliante e alieno. Tuttavia, dopo anni, mi sono resa conto che quello
che questi insegnanti descrivevano era del tutto possibile e, in quel
periodo, tutto dentro di me. Questo l’ho scoperto solo dopo che il
crogiolo di mente e corpo era diventato sufficientemente forte per
resistere al fuoco della trasformazione che viene dalla consapevolezza
delle cose così come sono.

Essendo cresciuta in California, con la sua mancanza di confini e di
regole culturali che riguardano il corteggiamento e la relazione
sessuale, c’è voluto un bel po’ di dottrina per scoprire quanta
attenzione è richiesta per assicurare alla relazione pace e benessere,
per scoprire l’incidenza dell’intimità sessuale e a che livello
vengono interiorizzati i pensieri, gli stati d’animo, i sentimenti e
le formazioni kammiche del proprio partner. Per questa ragione il
rispetto, la gentilezza, l’amore sincero, l’amicizia e l’impegno erano
indispensabili per proteggere l’ambiente necessario per aprirsi alla
complessità di ciò che avveniva dopo.

Quindi quando si tratta di relazioni, è importante essere pienamente
coscienti di ogni aspetto della relazione ed avere chiarezza riguardo
alle forze che entrano in gioco. E’ importante vedere la natura del
desiderio, la natura del piacere, il modo in cui ci si attacca,
l’afferrare, il volere di più e la paura del rifiuto o della perdita,
e gli effetti che questi hanno sulla mente e sul corpo. E’ importante
riconoscere che il desiderio d’amore, d’accettazione e d’appagamento
sono parte dell’esperienza umana e parte della danza della nostra
sessualità. Tutte queste cose devono essere viste e comprese.

Ricordo che dopo la mia decisione di venire al monastero e vivere da
monaca, alcune persone nel loro saluto di commiato mi dissero "Beh,
spero che andando al monastero incontri l’uomo dei tuoi sogni e te ne
innamori.". Ho capito quello che intendevano dire. Volevano che fossi
felice. Per loro andare in monastero era l’incarnazione di
un’esistenza che rifiuta la vita. Nella nostra cultura, la più alta
affermazione della vita è la consumazione di una relazione romantica.
Le strategie pubblicitarie e i film sono finalizzate al piacere e alla
felicità che derivano dall’innamoramento e dall’avere una relazione
romantica. E’ considerato il massimo della realizzazione.

Chiunque viva una relazione abbastanza sana sa certamente che c’è un
sacco di felicità e di piacere, così come c’è potenziale per
un’indagine e un apprendimento sani. Ma chiunque probabilmente sa
anche che nella relazione la storia non finisce lì. Non è sempre così
dolce. Possono esserci dei momenti in cui l’intimità può diventare
noiosa. Una delle più forti esperienze di solitudine si ha quando due
persone sono vicine fisicamente, ma distanti miglia, sotto qualsiasi
altro aspetto. A volte diventa molto brutto. Durante questo ritiro
abbiamo sentito la storia di una persona il cui amore non corrisposto
aveva portato alla persecuzione, a molti atti di vandalismo, al
tentativo di suicidio, seguito da aggressioni fisiche.

Così l’amore consumato porta piacere ma l’amore non appagato, dove
regnano desiderio, gelosia e potere, può diventare un incubo. Vediamo
che l’amore si trasforma facilmente in odio. Per me, questo tipo
d’amore è attaccamento, non è amore puro. L’attaccamento e l’afferrare
non possono dare soddisfazione. Sono causa di frustrazioni. Se non c’è
una visione profonda della frustrazione quando sorge, l’aggressività
che ne consegue è un tentativo di dare la colpa alla causa che la
scatena piuttosto che comprendere la risposta.

Dopo avere lavorato da laica sul terreno della pratica per dieci anni,
partii e andai in monastero. Mi ricordo che, non molto tempo dopo che
entrai in monastero, un monaco anziano molto amato e rispettato disse
che quando diventò monaco, la sua mente all’inizio era così frantumata
che gli ci vollero anni prima che potesse mettere insieme una sana
argomentazione sulla brama. Era molto sincero e aperto. L’ho
apprezzato molto. Negli anni seguenti vissuti da monaca avrei imparato
molto sull’argomento. E, nonostante i molti anni vissuti in monastero
e le molte esperienze di vita, fu una sorpresa scoprire il sesso a
lettere cubitali e sui grandi schermi.

Nello stile di vita monastico dedicato alla meditazione, alla ricerca
e all’indagine, dove viene coltivata la moderazione e dove ci sono
relativamente poche occasioni di distrazione, il sistema energetico di
un essere umano è potenziato. Ciò che conosciamo diventa più intenso.

Pensavo di conoscere un po’ di cose riguardo al mio corpo, le energie
e i cicli degli stati d’animo, delle emozioni e della sessualità.
Pensavo di capire gli uomini. Fui sorpresa nello scoprire che c’erano
molte cose che non sapevo sul modo in cui l’energia si muove nel corpo
e nella mente, su quello che fa alle varie parti del nostro organismo,
e sul modo diverso in cui gli uomini e le donne fanno esperienza della
cose.

Fu allora che incominciai ad avere comprensione di quello di cui
avevano parlato i monaci e gli insegnanti maschi del Dhamma – il nesso
tra sessualità e aggressività. Ero in grado di sentire il potere
implicato nell’attirare e nel mantenere l’attenzione di una persona.
Ero in grado di vedere chiaramente come cambiano gli stati d’animo e
come il desiderio sessuale è causato da una miriade di cose, non solo
da una espressione di apertura di cuore e di tenerezza. Potevo vedere
l’impulso del desiderio in azione e sentire il movimento della mente
verso il piacere e la gratificazione. Ero in grado di vedere come le
strategie impiegate per l’ottimizzazione del piacere sia per se stessi
che nelle relazioni con gli altri, siano spesso basate sul controllo,
sulla manipolazione, sulla competizione, sul definire il proprio
territorio e la propria oggettivazione. Fin quando, la mia esperienza
cosciente della sessualità, fu solo un’espressione di tenerezza e di
apertura del cuore, ciò che non avevo capito era il potenziale delle
sue capacità. Dopo mi sono chiesta come avevo fatto a perdermi alcuni
degli aspetti istintuali di base della sessualità e delle sue
pulsioni.

Mentre queste dinamiche diventavano più chiare, il nesso tra
sessualità e aggressività diventò più evidente. L’essere umano è fatto
di energia. Il pensiero, gli stati d’animo e i sentimenti sono tutte
manifestazioni dell’energia che cambia di colore e di tono secondo le
caratteristiche che assume, ma alla radice è solo energia. Spesso
siamo assorti in queste caratteristiche allo stesso modo in cui siamo
assorti negli oggetti della nostra esperienza. C’interessa molto
quello che pensiamo, sentiamo e sperimentiamo. Quando nel sistema c’è
una forte energia, questa può venire fuori in modi diversi. L’energia
sessuale, per esempio, si manifesta come desiderio, e se viene
controllata in modo improprio o stroncata, può causare confusione,
frustrazione, rabbia e può facilmente essere liberata sotto forma di
aggressività.

Lavorare con la rinuncia quindi richiede familiarità con l’esperienza
di queste sensazioni e con i mezzi abili che si possono sviluppare per
lavorarci. La chiave è la consapevolezza. Per prima cosa c’è bisogno
di permettere all’attenzione di posarsi sull’esperienza. Sentite
direttamente nel corpo le sensazioni fisiche: la costrizione, il
calore crescente, il cambiamento e la consistenza del respiro, la
tensione. Lasciate che la vostra attenzione si posi lì. Sentite
l’esperienza sgradevole. Sentite la mente che si contrae e accorgetevi
del desiderio di non fare esperienza di queste sensazioni. Quando si
possono vedere le cose nel momento in cui sorgono e si può lasciare
che l’attenzione resti lì, allora non c’è bisogno di essere schiavi
del proprio desiderio di appagamento o dell’avversione per ciò che è
spiacevole. Si può avere una consapevolezza diretta dell’esperienza
così come sorge, e osservarla mentre cambia e finisce spontaneamente o
mentre viene incanalata con abile sublimazione.

Quando c’è un’associazione di presenza mentale e di chiara
comprensione di ciò di cui si sta facendo esperienza, le alternative
si aprono. Con l’attenzione centrata sul corpo o sul respiro,
attraverso la consapevolezza, si può lasciare fluire l’energia. Non
deve essere bloccata o forzata. Portando consapevolezza e attenzione
al respiro, la liberazione viene con l’espirazione e la vitalità
dall’inspirazione. La contrazione può mutare. Poiché tutto il corpo è
tenuto nella mente, l’energia può fluire e diventare fonte di
vitalità, creatività e radiosità. L’energia può essere rilasciata o
sublimata con il respiro, il lavoro fisico, e le lunghe passeggiate o
le pratiche di devozione. E’ importante conoscere la differenza tra la
repressione, che non permette, e la sublimazione, che permette
attraverso abili incanalamenti.

E’ importante riconoscere quanta pazienza, gentilezza verso se stessi
e abilità sono necessarie per trovare la propria strada attraverso
questa difficile situazione umana. L’umorismo aiuta molto, ma a volte
le lacrime sono inevitabili.

Anche quando si sviluppano ulteriori abilità, che permettono
all’energia di fluire attraverso il nostro organismo, è importante
vedere che fondamentalmente quando c’è desiderio c’è sofferenza. C’è
l’"io" qui che vuole e qualcosa "là" fuori che dovrebbe soddisfarci.
E’ importante riconoscere se stiamo sublimando in modo abile e se
stiamo lavorando per trasformare il desiderio in qualcosa di utile.
Fin quando c’è un "io" qui e qualcosa "là" fuori che deve essere presa
o della quale dobbiamo sbarazzarci, c’è sofferenza.

Se siamo interessati ad aprire il campo delle nostre esperienze e a
fare i conti con quello che significa essere pienamente umani,
dobbiamo capire la sessualità, il modo in cui si fa esperienza
dell’aggressività e come viene espressa. E’ pauroso perché porta le
persone in un reame dove ci si sente senza controllo e dove si
affrontano aspetti di sé che non corrispondono a quello che ci si
aspettava.

Alcune persone pensano che la meditazione consista nello sviluppo
della chiarezza, della concentrazione e della gentilezza e che non
riguarda il fatto di accettare queste energie primitive. Comprendere
queste energie, vedere che cosa le scatena, che cosa le fa stare in
equilibrio, in che misura questo è parte integrante del fatto di avere
un corpo umano e come questo può essere usato una volta che il suo
potenziale si è trasformato, è importante per la nostra aspirazione
alla libertà. Rifiutare un aspetto del significato di essere vivi,
essere esseri umani, può risultare molto distruttivo e può influenzare
il modo in cui ci poniamo in relazione con gli altri e con noi stessi.
E’ in rapporto diretto col nostro benessere fisico e mentale.

Molte persone vengono ai ritiri e quando il ritiro termina il grosso
problema è come potere integrare le intuizioni e portare la pratica
spirituale nella vita di tutti i giorni. E’ molto triste pensare che
la pratica nel ritiro sia santa e sacra e che la pratica a casa sia
inferiore, complicata o impossibile. Non c’è separazione.

Per quanto riguarda il celibato, non si tratta di una repressione o di
negare di essere un essere sessuato, di una condanna della sessualità
o delle relazioni sessuali. Non è un’esperienza che nega la vita. Gli
standard di comportamento sono chiari. Il nostro sentiero è attraverso
l’intuizione e la comprensione, e per me, l’amore. Se vissuto al suo
massimo potenziale, il celibato è uno stile di vita indispensabile,
coinvolgente e creativo in cui si è consapevoli della sessualità e di
tutte le sue manifestazioni, consapevoli che questa può essere
trasformata in altri tipi di energia e consapevoli del modo in cui ci
si sente in pace con una vita da essere umano.

Per coloro i quali sono interessati alla comprensione della cessazione
della sofferenza, il Buddha ha raccomandato la capacità di vedere il
valore del celibato. Il celibato è uno strumento molto potente per la
comprensione del desiderio e per affrontare la natura
dell’attaccamento. Non è un sentiero facile, ma può essere molto
valido perché ci si deve coscientemente confrontare con i soliti
schemi di questa energia radicata in profondità.

Se a noi tutti interessa comprendere e liberare il cuore dalla
sofferenza, dobbiamo esaminare il nostro rapporto con la sessualità in
modo genuino e sincero, dobbiamo avere il coraggio di guardare
attentamente come il desiderio, l’attaccamento e il potere siano
insiti nella nostra esperienza; vedere da soli cosa è giusto fare e
come consapevolezza, comprensione e rinuncia possono essere
ulteriormente affinate. Chiedere a noi stessi se in questo campo c’è
spazio per una maggiore onestà e integrità.

Ognuno di noi ha ambiti che sono più difficili da risolvere rispetto
ad altri. Abbiamo bisogno di sapere che cosa sono. Io sono cresciuta
in un ambiente dove non era bene essere ostili ed aggressivi.
Affrontare questi aspetti di me stessa è stato difficile perché non
corrispondevano a come io mi vedevo: una persona amorevole, generosa e
attenta. Quando non c’è confidenza con l’energia per esempio della
rabbia, per prima cosa questa viene schermata da pensieri del tipo:
"Non la voglio vedere, non ne voglio sapere niente, non ci voglio
avere a che fare, non la voglio qui." A volte i pensieri non sono
coscienti. E così, finché non ci sono coraggio e forza mentale per
potere risvegliarci a questi aspetti dell’essere umano e accoglierli,
la forma di energia che non si può accettare si sopprime. Dunque,
quando la rabbia arriva, la riconosciamo. Si conosce. Si riconosce e
non terrorizza e non viene usata contro se stessi o contro gli altri.
Non deve entrare nella clandestinità.

Allora, cosa ha a che fare questo con la compassione e la gentilezza
amorevole? Il modo classico insegna che abbiamo prima bisogno di avere
gentilezza amorevole e compassione verso noi stessi per poi poterle
diffondere verso l’esterno. La consapevolezza ha una qualità che
abbraccia tutto. Qualsiasi sia l’esperienza, la consapevolezza può
abbracciarla, conoscerla e riceverla. Il giudizio non serve. La
resistenza non serve. Finché gli stati d’animo, i sentimenti, le
sensazioni corporee, le tensioni e le lotte, sono mantenute nella
consapevolezza, le qualità reattive di accettazione o rifiuto
dell’esperienza diminuiscono. La compassione viene se ci apriamo alla
sofferenza con la giusta prospettiva.

Non si tratta della vecchia gloriosa compassione che ci fa amare un
milione di persone in una terra molto lontana. Si tratta della nuda e
cruda compassione che ci fa essere a nostro agio con le cose di cui
facciamo esperienza, sia che incontrino o che non incontrino i nostri
gusti. La vera gentilezza amorevole non è ciò che un pensiero o un
sentimento costruisce. E’ la capacità di essere consapevolmente
presenti all’esperienza momento per momento. La gentilezza amorevole è
consapevolezza.

E’ importante vedere che all’interno di tutte le esperienze c’è un
sentiero che va dritto alla pace del cuore. Sia che si tratti di
confusione, rabbia o del più dannato desiderio per la gratificazione,
dentro ognuno di questi c’è un sentiero che porta alla pace del cuore.
Quando c’è sufficiente forza mentale per lasciare che la
consapevolezza abbracci il sentimento, senza rifiutarlo, senza
crederci, senza venirne assorbiti, avviene un profondo cambiamento.

L’identificazione che normalmente si ha con l’esperienza, si attenua.
La pace, l’appagamento e il riposo si trovano semplicemente restando
nella conoscenza dell’esperienza piuttosto che nel bisogno di ottenere
qualcosa, di liberarsi di qualcosa o di cambiare la propria esperienza
in un modo o in un altro.

Questo cuore tranquillo e amorevole non è una sbavatura rosa da
piccioncini, dolce e caramellosa che si spalma su tutto l’universo -
quel tipo di metta è appiccicoso. Questo cuore tranquillo e amorevole
è una realtà. E’ consono e appropriato. Ma è possibile solo se capiamo
quali azioni del corpo e della parola sono appropriate e se siamo a
nostro agio con tutti i vari aspetti dell’essere umano. Finché si
rimane fuori dalla sessualità o dall’aggressività, l’accesso al cuore
viene negato. Rimanere fuori non vuol dire essere incapaci di agire,
ma essere incapaci di sentire pienamente, di comprendere, di
riconoscere e di trasformare. A me sembra che la maturità spirituale
si ha quando, attraverso i veli del mondo, vediamo la miriade delle
esperienze umane e lasciamo che ogni cosa ci riporti alla calma del
cuore amorevole.

Secondo la mia esperienza, il cuore si apre davvero. L’energia che di
solito si esprimeva nella sessualità o che veniva rilasciata in una
risposta aggressiva, si manifesta attraverso il cuore, ma non è
colorata con il desiderio della gratificazione, del possesso o del
controllo. Il cuore è del tutto aperto. E’ permissivo, è ricettivo ed
è universale. Non è centrato su quello che "io" amo o quello che "mi"
fa piacere. E’ un po’ come amare l’intero universo piuttosto che una
singola persona, non è l’innamoramento che abbaglia e che rifiuta le
cose che non ci vanno bene. E’ dimorare nell’amore, un luogo calmo,
vivo, vitale, un luogo dove riposare.

C’è stata una monaca che ha trascorso un periodo di tempo ad
Amaravati. L’amavamo molto tutte. Ricordo che ha detto di sentirsi
molto più sessualmente libera da monaca che da laica. Capisco
pienamente ciò che intendeva dire. All’interno dei confini chiaramente
definiti della rinuncia, abbiamo incoraggiamento, insegnamenti e
sostegno per lasciare che il corpo sia com’è: per permettere alle
energie di essere come sono, per comprenderle, per essere in pace con
loro.

Non stiamo cercando di attirare l’attenzione. Non stiamo cercando il
dominio o il controllo. Non stiamo cercando di essere all’altezza
delle norme culturalmente condivise su ciò che dovrebbe essere un
uomo, o una donna. Veniamo incoraggiati a sapere che cosa significa
essere vivi, essere esseri umani, essere donna, essere uomo e a
saperlo pienamente e completamente. Non è per poterci identificare, ma
perché questa conoscenza ci porta alla pace di un cuore amorevole e
pacifico. Una delle tante benedizioni del celibato è che non è
necessario avvilirsi. Si può essere pienamente umani, estremamente
vivi ed essere in pace.

E’ un argomento molto vasto, sul quale continuo ad imparare cose. Non
so se sono riuscita a rendergli giustizia o a parlare alla vostra
esperienza. Decidete voi. La mia volontà di essere esplicita è
ampiamente motivata dalla sofferenza e dalle intuizioni che ho avuto
durante questi anni, dalla sofferenza degli altri e dal loro bisogno
di comprendere. Possiamo, celibi e non, portare consapevolezza, onestà
e gentilezza a questo aspetto delle nostre vite. Se in quello che ho
detto ci sono cose che trovate utili, usatele. Se no, lasciatele a me.
Auguro a ognuno di voi e a me stessa, che il frutto della pratica ci
faccia risvegliare alla piena condizione umana, permettendo la
cessazione della sofferenza e lasciando che la consapevolezza di tutto
ciò di cui facciamo esperienza sia il punto fermo dove possiamo
riposare con un cuore pieno di pace e di amore, la cui libertà è
incondizionata.

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