Lo Yogadarshana di Patanjali
(di Breccia, Lamberto)
"Yogas citta-vrtti-nirodhah "- "Tada drastuh svarupe 'vasthanam".-" Vrtti - sarupyam itaratra"-.
"Lo yoga è la soppressione delle modificazionidella mente - Allora il veggente è fondato nella sua natura essenziale efondamentale- Negli altri stati vi è assimilazione (del veggente) allemodificazioni(della mente)-"
.(Da la -Scienza dello Yoga- Commento agli Yogasutra di Patanjali di I.K.Taimni- ed. Ubaldini).
Cosi' si apre quell'opera monumentale che è lo Yogadarsana o Yogasutra codificato da Patanjali il grammatico, che visse probabilmente attorno alla meta' del II° sec. a.C.
Lo Yogasutra è uno dei sei punti di vista o "Darsana" appartenenti alla Tradizione vedico-upanishadica.
196 sutra dove l'autore ha esposto in maniera magistrale tutta la filosofia e le tecniche fondamentali dello Yoga.
Espose le sue concezioni dello Yoga in base alla metafisica Samkyia (altro dei sei Darsana Indu'. Patanjali si sforzò di coordinare il materiale filosofico -tratto dal Samkhyia - intorno alle norme tecniche della concentrazione, della meditazione e dell'estasi. Grazie a lui lo Yoga da tradizione mistica si è trasformato in sistema filosofico.
La differenza sostanziale comunque, sta nel fatto che questo sistema venne elaborato non come una filosofia prettamente teorica che mostrasse in modo scientifico la propria teoria riguardo al mondo e all'universo come lo è il Samkyia, ma seguendo un sistema veramente pratico che potesse portare ciascuno, da solo, alle scoperte delle reali verità della vita.
Per Patanjali la causa del dolore e della sofferenza nel mondo è l'ignoranza (Avidya).
L'avidya è prendere il noneterno, l'impuro, il dolore, il non Atman per l'eterno, per il puro, per lafelicita', eper l'Atman. (Yogasutra Sadhana pada3°sutra)
L'atto di ignoranza consiste quindi nello scambiare il falso con il vero, l'irreale con il reale, questa è la radice di tutti i Klesa termine sanscrito che sta ad indicare le afflizioni o le miserie della vita.
L'avidya fa si che la nostra coscienza o piu' precisamente il riflesso coscienziale purushico si identifichi sempre piu' con gli aspetti impermanenti ed illusori della vita. Ignoranza questa, che costringe a creare un falso senso d'individualita', un io separato (asmita) non fondato su se stesso, dimenticando cosi' ciò che realmente siamo, cioè Purusa, signori universali. Esseri autoluminosi.
Venendosi a creare questa rottura, la mente è obbligata ad un estroversione continua, nell'inutile tentativo di compensazione e di appagamento.
Tentativo inutile perchè nulla potra' mai sostituirsi alla pace che è propria della natura dell'Essere; Ananda o gioia senza oggetto.
Di qui' la nascita del desiderio. L' io nell'illusione di trovare appagamento fuori di sè è costretto alla ricerca di esperienze.
Si attacca (raga) cosi' verso tutto ciò che possa procurargli piacere e respinge (dvesa) automaticamente tutto quello che potrebbe causargli dolore.
Questo continuo altalenarsi tra piacere e dolore è la costante che caratterizza le nostre esistenze.
Da qui ha origine il senso di frustrazione e di nevrosi metafisica dell'uomo.
Unica via di uscita è quella di strapparsi a questo processo del divenire (Prakrti), e realizzarsi per quello che si è : Esseri-puri, Coscienza-pura, senza sovrapposizioni concettuali o mentali al di la' di ogni dualismo.( -Purusa-).
La prakrti in questo caso, rappresenta tutto ciò che è oggettuale, che è relativo, non eterno, in movimento, destinato al mutamento, tutto ciò che è soggetto a dualità, mentre il Purusa è colui che immobile osserva ciò', guarda il mondo senza esserne coinvolto.
Il Raja Yoga, è filosofico e pratico al tempo stesso, ci da infatti gli strumenti necessari per vincersi a questo vortice e permettere cosi' lo svelamento dell' essere. Il primo capitolo, Samadhi Pada, apre con il seguente sutra: -Lo Yoga è la sospensione delle modificazioni della mente-;
Per modificazioni della mente o Vrtti, Patanjali intende tutte le deformazioni, alterazioni che la Citta, intesa come totalita' del contenuto mentale, e luogo contenente i semi subconsci (samskara) subisce.
Ogni volta che la mente, sotto la pressione dei movimenti interni subconsci (samskara),o degli stimoli esterni, proietta un pensiero- emozione, si altera, si deforma,(vrtti), venendo cosi' a perdere la sua centralita', la sua luminosita', la sua purezza.
Pensiamo per un attimo ai vortici che abitano le nostre menti, e potremo subito capire a quale livello di alterazione, di squilibrio e di confusione possa risultare la nostra coscienza.
Lo Yoga sutra ci da tutti i mezzi operativi per rallentare, controllare, e infine sospendere o trascendere le vrtti, di modo che la coscienza riposi inalterata in se stessa. Questo stato, che non può essere descritto con le parole, e che quindi deve essere per forza realizzato, la cui natura è pienezza e beatitudine per lo Yoga equivale alla liberazione.
Quello che l'occhio non penetra, nè il discorso, nè il pensiero, che resta sconosciuto, e che noi non vediamo, come si potrebbe darcene informazione? (Kena Upanishad)
Non con il discorso, non con il pensiero, non con la vista puo' essere compreso, Egli è! Con questa parola lo si comprende, e non in altro modo (Kathaka Upanishad).
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