Dipendere dalla comodità
(di Fabio Gabrielli)
Konrad Lorenz già nel 1973 individuava, ne "Gli otto peccati capitali della nostra civiltà", i disagi di cui soffre l'uomo moderno, fra i quali l'esasperato bisogno di comodità con tutte le sue nocive conseguenze.
Lorenz, premio Nobel per la medicina, ha saputo affrontare in modo esemplare alcuni dei problemi capitali dell'uomo tecnologico: sovrapopolazione, massificazione, armi nucleari, terrorismo ecologico, indifferenza affettiva ed emotiva.
La genesi di questi "peccati capitali" va ricercata in un esasperato atteggiamento di noncuranza e voracità nei confronti della vita.
Tra le dense riflessioni di Lorenz ci sembrano particolarmente interessanti quelle relative alla comodità - al comfort -, ormai così naturale "che non ci rendiamo più conto di quanto ne siamo dipendenti".
L'uomo moderno abita la comodità in modo inautentico, ne è strutturalmente dipendente, tanto da non essere più in grado di sopportare il minimo contrattempo, il più lieve disagio: "Quando alcuni anni fa, a causa di un improvviso guasto a un grande impianto, New York mancò per alcune ore della corrente elettrica, molti credettero seriamente che fosse giunta la fine del mondo".
Strettamente connessa alla comodità c'è, inoltre, l'esigenza quanto mai diffusa di soddisfare immediatamente ogni desiderio, senza dilazione alcuna, in un rapporto "cannibalistico" con il tempo: il presente non viene quasi mai vissuto nella sua interezza, è quasi "sbranato", perché siamo sempre protesi alla soddisfazione di nuovi desideri che mai sembrano saziarci.
Da qui una diffusa intolleranza al dolore e una decrescente sensibilità verso il piacere. Un punto questo di vitale importanza nell'argomentazione di Lorenz:
"L'intolleranza al dolore, fenomeno sempre più diffuso ai giorni nostri, trasforma i naturali alti e bassi della vita umana in una pianura artificiale, le onde grandiose del mare in vibrazioni appena percettibili, le luci e le ombre in un grigiore uniforme. Cioè crea la noia mortale. Sembra che questo "estinguersi delle emozioni" minacci in particolare quelle gioie e quei dolori che derivano necessariamente dai nostri rapporti sociali, dai nostri legami col coniuge, con i figli, con i genitori, i parenti e gli amici".
Lorenz rileva così l'aspetto meno autentico di un certo uomo della modernità: intollerante al dolore, non più visto come momento anche di crescita, insofferente di fronte a qualsiasi sforzo, ostacolo o tensione esistenziale, perennemente annoiato, esangue, alla ricerca di piaceri sempre nuovi e diversi, ma incapaci di trasmettere pienezza di senso e vero appagamento interiore.
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