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SCHEDA ARTICOLO N. «00713»

CLASSIFICAZIONE: 3
TIPOLOGIA: YOGA
AUTORE: FABIO VALLICELLI
TITOLO: LA COSTITUZIONE DI UNO YOGI: I 5 YAMA
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TESTO ARTICOLO

LA COSTITUZIONE DI UNO YOGI: I 5 YAMA

(di Fabio Vallicelli)

1° Yama. La non violenza sarà la prima qualità che lo yogi dovrà impegnare
per servire la nascita della sua consapevolezza spirituale. Fin dove io sono
non violento, fin lì può espandersi la mia coscienza.

Chi non ha considerazione per l'universo non può aderirvi; sia chi nuoce
agli animali non può veder la consapevolezza espandersi ad essi; così chi
alimenta in sé canali di intolleranza o mancanza di rispetto per altri
esseri e "mondi-viventi", non potrà prendere coscienza di essi.

Uno yogi vedrà l'universalità di questo primo yama e capirà che dedicarsi
alla non violenza e dedicarsi alla nascita di una consapevolezza illimitata
e pura sono due fili della stessa treccia. Così, ogni qualvolta scavo
trincee e pongo contrapposizioni violente sto confinando la mia
consapevolezza entro una struttura di identità limitata.

Uno yogi vede come effetto del suo impegno in questo yama l'emergere di
attitudini pacifiche anche negli altri esseri con cui è in contatto. La non
violenza così praticata è un abbracciare un'energia di innocenza che lava
via tutt'intorno le tendenze alla contrapposizione. Possiamo vedere come
alcuni esseri portino e diffondono pace con la loro presenza mentre altri
esseri generano squilibri, disarmonie e conflitti.

Mi ricordo quando una volta in villeggiatura in Spagna avevo piantato la
tenda tra boschi verdi, ma mi sembrava pure di esser circondato da energia
di morte, e alla sera camminando scoprii le recinzioni di due centrali
nucleari.

Non mi stupisce che il nuovo terrorismo oggi faccia capo ad una viva e
rinascente passione religiosa: non mi stupì sapere che una decina di martiri
presero un gommone e si suicidarono scagliandosi contro una portaerei
americana nel Mar Rosso, considerato "divino".

Poi ci furono i bombardamenti americani di alcuni villaggi musulmani in
Sudan, l'invasione di Mogadiscio a caccia di islamici, e poi l'attentato a
New York e l'inizio di questa guerra intorno al mondo senza quartiere. Con i
governanti d'Europa che servono solo gli interessi di Israele, boicottando
un altro paese islamico come l'Iran, e fanno finta di non conoscere che un
sondaggio svolto dalla CE ha rilevato che la maggioranza della gente crede
che proprio Israele sia il principale artefice di questa guerra sotterranea
e il pericolo maggiore per la pace, perché?

La non violenza per uno yogi significa essere pace affinché ci sia pace;
significa capire come la nostra attitudine, se non è innocente, possa
generare conflitti anche senza che in noi ci sia tale proposito.

2° Yama. Con la qualità della verità si riceve l'iniziazione nel cammino di
conoscenza dell'anima.

Ci sono molte qualità fondamentali che vanno assorbite nella struttura
caratteriale dello yogi e nella sua pratica spirituale. Ma è stando nella
verità che si possono ricevere gli insegnamenti superiori, perché solo
attraverso la verità si consegue la conoscenza. Non ci possono essere
mascheramenti, manipolazioni, falsificazioni; queste modificazioni rendono
la mente inadatta a far scorrere il flusso di luce dell'anima. Così più si è
lontani dalla verità, più si manipola se stessi e il mondo, più si vive
nella distorsione e nel fraintendimento e più viene equivocato anche il
messaggio spirituale e viene offuscata la visione interiore del divino. Solo
nell'essere veri si può permettere alla realtà di rivelarsi e farsi
comprendere. Questa verità è interiore chiarezza e piena corrispondenza tra
parole e vita.

Bello sarebbe che tutti insieme si riuscisse a creare un linguaggio così
puro ed elevato per esprimere e condividere i più ampi valori interiori di
ciascuno. Oggi vedo che siamo lontani da questa realizzazione collettiva, ma
ho pure la convinzione che ci sia in molti la ricerca per voler creare nuovi
ponti di comunicazione con l'altro, proprio nell'aspirazione di condividere
più profondamente il senso della realtà e uscire finalmente da una
frantumazione nella quale in tanti si sono smarriti in un soggettivismo tra
discordanti credi.

3° Yama. Di fronte al risveglio dell'onestà il dominio della follia vacilla
e pare costretto a camuffarsi sempre più dietro a grandiose speculazioni sia
finanziarie che ideologiche.

Guardate questa linea "quasi" perfettamente dritta unire Lisbona a Kiev,
attraversa con i suoi binari la terraferma di mezzo pianeta. Quasi dritta,
perché ad un certo punto del suo percorso si piega brusca a Sud, prosegue
per una manciata di chilometri in maniera strana, e poi di nuovo brusca,
balza a nord per ritornare
perfettamente dritta: cosa è successo? Forse la ferrovia deve raggirare un
ostacolo insormontabile? Un lago? Un cratere? Una montagna? Al contrario,
essa buca le Alpi, ci entra dentro, le attraversa una volta - tagliandole
appunto a sud - e dopo pochi chilometri un altro traforo per riattraversare
le montagne e ritornare a nord.
Gli avidi vogliono fare due trafori nelle Alpi per far passare vagoni di
mercanzie. L'avidità muove la finanza e la politica e spinge la società nel
dominio della follia. Questa follia, questa avidità sono alimentate
dall'insicurezza interiore, dalla paura per il futuro, dall'incapacità di
speri-mentare fiducia.

Gli antichi mistici dello yoga ci invitano a purificarci da questo potente
veleno che annebbia la mente fagocitandola in una rete di illusioni detta
'maya'. In essa non riusciremo a viver felici e non potremo adempiere al
desiderio interiore di autoconsapevolezza dell'anima.

E' vero, dicono i mistici, ci vuole molta determinazione nel scegliere di
vivere in onestà senza cadere nella servitù delle tendenze avide di una
mente distorta, ma è attraverso l'onestà che uno yogi riceve in dono pietre
preziose.

4° Yama. Nella vita di uno yogi è prioritaria la conoscenza dell'essenza.
C'è osserva-zione interiore, studio della conoscenza mistica, del Sé e del
mondo.

Una domanda attraversa ogni osservazione e distaccata analisi: "è reale
ciò?". E' una ricerca che si orienta sia verso ciò che ha una forma e un
nome, sia verso ciò che è senza nome e senza forma.

Puoi comprendere ad esempio che l'indolenza instaurerà stati depressivi e
vedere come essi siano forme che assume la mente. Uno yogi cerca di scostare
questi "veli sottili" e continuerà fino a togliere l'ultimo velo.

5° Yama. Il distacco dal possesso conduce al samadhi, l'unione spirituale.

Tale distacco dalle più radicate inclinazioni al possesso tocca ogni ambito
della vita di uno yogi. Così importante è possedere una casa, un lavoro,
una famiglia, un nome. Come distaccarsi da questi possessi per abbandonarsi
con fiducia alla libertà - senza ricercare le stesse sicurezze e
attaccamenti all'interno di una congregazione religiosa - ?

Si può vivere praticamente la negazione del vincolo matrimoniale e della
famiglia e allo stesso tempo farsi pubblici difensori della sacralità di
queste istituzioni?

Sembra di sì.

Il sacro vincolo del matrimonio è il fondamento dell'unica vera famiglia
legalmente riconosciuta, questo in sintesi il pensiero che si è voluto
manifestare nelle piazze d'Italia; ideologia promossa, oltre che dalla
Chiesa, anche da capi politici come Casini, Berlusconi, Fini, Bossi, che
sono tutti separati o divorziati, né ciò appare paradossale. Eppure proprio
l'esperienza diretta della loro vita dimostra contro la loro stessa
posizione ideologica.

Tanto radicato è diventato il bisogno psicologico di possesso, che può
succedere di separarsi da un matrimonio che ha vissuto il suo tempo, ma non
ci si riesce a staccare dalla divinizzazione di questa istituzione; e tante
altre istituzioni, dai palazzi del potere, alla proprietà privata, abbiamo

sacralizzato con la legge, con l'ideologia e con la religione.

Tanto è cambiata l'umanità. Quando un tempo si vedeva e si cantava il Vento
Sacro e non la bandiera che sventola.

5 punti devono esser controllati: non violenza, verità, onestà, conoscenza,
distacco.

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