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SCHEDA ARTICOLO N. «00786»

CLASSIFICAZIONE: 3
TIPOLOGIA: YOGA
AUTORE: OSHO
TITOLO: LA VERITÀ TI TRASFORMERÀ
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TESTO ARTICOLO



(Tratto da: "All'Origine", pag. 71 - di Osho)





La ricerca del vero è antica quanto l'uomo. Esistono molti tipi di
ricercatori.

La prima categoria la definisco "quella dei curiosi", sono i più
superficiali, non sono disposti a fare alcun sacrificio, nessuno sforzo,
nulla di nulla. La loro curiosità è simile a quella di un bambino, che
continua a fare domande su tutto, ma non si preoccupa neppure di ascoltare
le tue risposte, mentre gli stai rispondendo, ti chiede qualcos'altro. Se
non gli rispondi, non insiste nella sua domanda. Non ha alcun coinvolgimento
nella sua domanda; è solo una piccola irritazione in superficie, a livello
intellettuale, è una sorta di prurito mentale.

Ma i curiosi sono molti, la maggioranza. Non sono disposti a pagare nulla
per il loro interrogare. Vogliono avere risposte preconfezionate. Non sono
neppure disposti a ringraziarti per le risposte, sembra quasi che tu glielo
debba, perché essi stessi ti hanno reso importante.

Il curioso vive tutta la sua vita come un pezzo di legno alla deriva, non fa
che andare in qualsiasi direzione senza avere la minima idea di dove sta
andando, senza alcun senso di orientamento. Non valuta mai il motivo di
questo andare: vive una vita accidentale.

Qualcuno sta andando da qualche parte, e i curiosi iniziano a seguirlo, a
imitarlo. Qualcuno fa domande sulla verità, e anche loro possono mettersi a
chiedere. Queste persone sono più simili a scimmie che a esseri umani. La
mente curiosa scimmiotteggia, è il tipo di mente più basso che ci sia.

La seconda categoria, un pò più elevata della prima, è "quella degli
studenti", persone coinvolte intellettualmente.

Quando uno studente chiede qualcosa, non lo fa per semplice curiosità, ha un
sincero interesse. Vuole sapere, è veramente alla ricerca di una risposta.
Ma ancora, non è qualcosa di molto profondo... è intellettuale, anche se più
profondo della curiosità.

La curiosità non è neppure qualcosa di intellettuale. Perfino gli idioti
possono essere curiosi. Di fatto, solo gli idioti lo sono: un uomo
intelligente non sprecherà il suo tempo e la sua energia in curiosità
inutili.

Un mistico Sufi, Bayazid, visse per dodici anni vicino al suo Maestro che
viveva in una casupola, costruita dietro una grandissima sala che veniva
usata per le riunioni... egli andava continuamente dal Maestro e si limitava
a sedersi al suo fianco.

Nel sufismo esiste una particolare metodologia: per anni il Maestro non
chiederà neppure "Chi sei? Che scopo hai? Perché sei venuto?" In questo modo
vengono discriminati i curiosi, senza alcuno spreco di tempo.

In questo modo, infatti, il curioso non rimarrà più di uno o due anni...
dodici anni sono un periodo di tempo troppo lungo. Dopo dodici anni il
Maestro chiese a Bayazid la prima cosa: "Figlio mio, vai nella sala. Di
certo avrai notato che sulla destra c'è uno scaffale con alcuni libri.
Portami...", e gli diede un titolo.

Bayazid disse: "Non avevo idea che quello scaffale esistesse, perché non ho
mai guardato né a destra né a sinistra, mi sono sempre limitato a guardare
te. Venivo da te, non avevo alcun interesse a guardare altro. Perché avrei
dovuto sprecare le mie energie in qualche modo? Il mio scopo era guardarti
semplicemente, più che potevo, essere il più possibile qui con te, bere
semplicemente la tua presenza silenziosa".

Il Maestro fu felice della risposta, e disse: "Sei accettato. Se mi avessi
portato quel libro, ti avrei respinto".

Un rapporto severo... sembrerebbe persino qualcosa di troppo duro, di
disumano.

Nel mondo della religione la curiosità non ha alcuna ragione di esistere. Il
curioso dovrebbe andarsene al circo, a vedere i carnevali, i film, la
televisione e le mille e una cosa che accadono nel mondo: partite di calcio,
di palla a volo, di hockey, di boxe, corride... l'intero mondo è disponibile
al curioso. Non dovrebbe preoccuparsi della verità, dovrebbe lasciarla
tranquilla: non sono affari suoi.

Lo studente ha un coinvolgimento intellettuale. L'intelletto non è molto
profondo, tuttavia, se confrontato con la curiosità, è veramente profondo.
Le persone che vissero vicino a Socrate erano intellettuali, studenti.
Facevano domande. E Socrate dava loro delle risposte... ed essi ponevano
altre domande su quelle risposte, nel tentativo di scendere sempre più in
profondità nella domanda e nella risposta. Ma il tutto non andava oltre una
semplice ginnastica dell'intelletto.

Socrate è stato uno di quei Maestri sfortunati che hanno sprecato la loro
vita con degli studenti. Non era un uomo destinato a essere un semplice
professore, un insegnante; era un uomo nato per essere un Maestro. Ma Atene
non era il posto giusto per lui; avrebbe dovuto nascere in India, dove
sarebbe diventato un altro Gautama il Buddha. In Atene, lo studente era la
categoria estrema, non esisteva nulla di più profondo.

Giganti intellettuali andarono da Socrate: Platone, Aristotele... ma essi
erano semplici intellettuali. E un cieco può filosofeggiare sulla luce, non
è difficile. Da un punto di vista intellettuale egli può sapere di tutto
sulla luce. Ma conoscere la luce, e sapere di tutto sulla luce, sono due
cose completamente diverse.
La seconda categoria sta dominando il mondo intero, domina la prima
categoria: gli idioti sono dominati dalle persone colte. Queste persone
colte diventano uomini politici, professori, dottori, ingegneri, scienziati,
e dominano gli idioti...

Per ciò che mi riguarda, dovete comprendere la terza categoria: quella dei
discepoli.

Un discepolo è colui che è interessato da un punto di vista esistenziale.
Non vuole solo sapere qualcosa sull'amore, vuole assaporarne il gusto, vuole
sperimentarlo. È totalmente concentrato sull'esperienza, non si accontenterà
di teorie sull'amore, teorie sulla bellezza, teorie sul vero. Vuole qualcosa
di tangibile -- non teorie, non parole vuote vuole qualcosa di solido. E
solo l'esperienza può essere solida.

Il discepolo è una categoria molto rara. Infatti, se puoi diventare
rispettabile con il semplice essere colto, istruito, perché mai dovresti
preoccuparti di una conoscenza esistenziale? È rischioso, pericoloso.

Puoi diventare colto, stando comodamente seduto in una biblioteca, ma per
sapere dovrai cambiare te stesso drasticamente, in quanto potrebbero esserci
delle cose in te che ti impediscono di conoscere, potrebbero esistere
barriere in te che devono essere spezzate, potrebbero esistere mura intorno
al tuo essere che devono essere smantellate. E, cosa più difficile,
potrebbero esistere in te cose che consideri di valore, ma che di fatto sono
ostacoli da rimuovere prima che tu possa diventare un ricercatore.

Ad esempio, se vuoi sperimentare l'amore, dovrai dimenticare tutto ciò che
hai imparato dai poeti, dai cosiddetti professori, dagli scrittori. Ti potrà
stupire... ma a mio avviso le persone che hanno scritto sull'amore sono
persone che non hanno mai amato. Scrivere sull'amore è il modo con cui essi
trovano un surrogato. Scrivono splendide poesie, ma avete mai sentito
parlare di un poeta che si fosse veramente innamorato, che abbia
sperimentato l'amore?

L'idea di amore è frutto di persone che non ne hanno mai fatta esperienza.
La stessa cosa è vera per tutte le idee; ad esempio, la verità. Le persone
che non sanno nulla della verità, continuano a parlarne. È un'esperienza,
non è un oggetto che sta da qualche parte e che un giorno verrà trovato, non
lo si potrà afferrare e mettere al sicuro in banca!

La verità non è una cosa, è un'esperienza. Non ne puoi parlare... puoi
"parlarla"! Essa può essere presente nei tuoi gesti, nei tuoi occhi, nella
tua presenza. Ma non puoi farne un argomento di conversazione: quando
conosci la verità, sai che essa è il tuo stesso essere. È te! Non è altrove.
Non ne puoi dare alcuna descrizione, non la puoi dipingere. Nessuna parola
la può descrivere. Ogni linguaggio falsifica la verità, ogni espressione la
distrugge.

Che fare, dunque? Cosa deve fare il discepolo? Poiché egli vuole conoscere
la verità su basi esperienziali, ecco che interviene l'iniziazione.
L'iniziazione non serve al curioso: egli non può fermarsi a lungo.

Per anni ho viaggiato in India, e mi ha sempre lasciato perplesso vedere
che... stavo per prendere il treno e qualcuno arrivava trafelato e mi
diceva: "Aspetta un minuto! Dimmi, Dio esiste?"

Replicavo: "Devi essere pazzo! Il mio treno sta partendo! Cosa vuoi? Voi che
esista, oppure no? Io devo prendere il treno, non posso mettermi a discutere
sull'esistenza di Dio".

E l'altro replicava: "Dammi un minuto... il treno non partirà prima di tre
minuti... è una sola domanda, ti cerco da tempo, oggi ti ho finalmente
trovato, e hai fretta, ma non vedi che io voglio sapere qualcosa
sull'esistenza di Dio?"

Dicevo: "Vieni a trovarmi dove abito, stai con me...".

L'altro ribatteva: "Mi è difficile, sono centinaia di chilometri... devo
prendere le ferie, per farlo!"

E io: "Allora, come prima cosa, prenditi cura del tuo lavoro, della tua
famiglia. E quando avrai chiuso con tutti i tuoi impegni, se ancora sarò
vivo, parleremo di Dio. Non è vero che ti interessa Dio, tu vuoi
semplicemente fermare un uomo che sta prendendo il treno... non vedi quanto
sia stupido? Ti sembra il momento di chiedere qualcosa su Dio?"

Esistono molte persone la cui curiosità assomiglia a questa. Per loro
l'iniziazione non serve, non si pone neppure il problema. Né occorre una
iniziazione per lo studente, perché intellettualmente egli può conseguire un
sapere, andando semplicemente all'università, nelle biblioteche. Ma nelle
vostre università comuni non c'è posto per l'esperienza esistenziale, perché
esse non vanno oltre lo studente. L'iniziazione avviene solo quando qualcuno
è pronto a compiere un grande balzo quantico dall'intelletto all'esistenza,
dalle parole all'esperienza.

Mi chiedi: "Cos'è l'iniziazione, secondo te?"

Come prima cosa occorre che una persona sia pronta a essere un discepolo.
Quindi, lasciate che vi spieghi: un discepolo è qualcuno pronto a cambiare
se stesso per conoscere la verità. Poiché, così come siete, non la potete
conoscere, altrimenti l'avreste conosciuta. Così come siete, qualcosa di
fondo è sbagliato, è ribaltato, non si trova al posto giusto.

Il discepolo è pronto, è disposto ad affidarsi al Maestro: "Fai di me tutto
ciò che vuoi. Se mi vuoi tagliare la testa, tagliamela... ma io sono venuto
per conoscere la verità".

Un discepolo è pronto a pagare il prezzo, qualsiasi esso sia, perché la
verità non si paga mai abbastanza: se anche dovessi pagare con tutta la tua
vita, anche in quel caso sarebbe a buon mercato. Cos'è la tua vita? Che
valore ha?

È solo una bolla di sapone che ben presto scoppierà!

Viceversa, la verità ti trasformerà da mortale in immortale; dal tempo
verrai trasportato nell'eternità; verrai sospinto fuori dallo stato di
tensione, di angoscia, d'inferno, in uno stato di beatitudine. Il discepolo
dev'essere pronto a cambiare...

Per tutta la vita Krishnamurti ha tentato di lavorare con la gente, senza
l'iniziazione, e questo è stato il suo fallimento. Certamente, è riuscito ad
attrarre gli studenti, ma solo loro: non è riuscito ad andare più in
profondità.

Egli aveva qualcosa da dare a coloro che erano in grado di andare più in
profondità di quanto non possano fare gli studenti, ma lui stesso ha
impedito ai discepoli di arrivare a lui. Coloro che sono arrivati, sono
stati criticati da lui: li ha costretti a restare studenti, a stare solo su
un piano intellettuale.

Per sessant'anni ci sono state persone che, da tutto il mondo, lo hanno
ascoltato, anno dopo anno; hanno letto tutti i suoi libri, e si sono
riempite delle sue idee, senza per questo cambiare minimamente. Sono rimaste
le stesse persone di un tempo. Ed ora lui si sente frustrato, ma l'errore è
tutto suo. Sembra credere che la gente non sia abbastanza intelligente, ma
non è vero.

La gente è intelligente, ma egli ha escluso le persone veramente
intelligenti, mentre ha elevato e elogiato moltissimo gli intellettuali, che
non sono affatto persone veramente intelligenti.

La persona intelligente dirà: "Sono pronto a cambiare, ma voglio
conoscere... non da un punto di vista verbale. Voglio fare esperienza. E
sono disposto a fare qualsiasi cosa, senza condizioni". Quell'impegno senza
condizioni da parte del discepolo è una necessità, è un obbligo per
l'iniziazione.

La parola iniziazione è molto profonda. Indica qualcosa che non può essere
detto, non può essere posto in parole; qualcosa che è impossibile
trasmettere attraverso la mente, ma che tuttavia si può assimilare in un
certo modo, e cioè con l'iniziazione: l'iniziazione indica che il discepolo
è disponibile, è aperto al Maestro, alla sua presenza, al suo essere, al suo
silenzio.

E io vi dico: non preoccupatevi troppo di ciò che dico, interessatevi
piuttosto a ciò che sono. Ciò che dico è solo la circonferenza, ciò che sono
è il centro.
Quando un discepolo è pronto a unirsi al centro del Maestro, accade
l'iniziazione. È un entrare nella casa del Maestro. Le porte sono aperte e
il discepolo può entrare, perché egli ha aperto il suo cuore affinché il
Maestro possa entrarci. Da entrambi i lati, si tratta di un'aprirsi, di una
disponibilità, di un essere vulnerabili.
E quando entrambi i lati sono aperti... e il lato del Maestro è sempre
aperto, perfino a coloro che non lo sono; il problema è solo dalla parte del
discepolo, poiché egli continua a difendersi, ha paura. E il isultato
dell'intero insegnamento sociale: "Stai in guardia, sulla difensiva,
altrimenti qualcuno ti sfrutterà. Stai all'erta, non essere un credulone.
Stai sul chi va là... così se qualcuno ti vuole intrappolare, potrai
scappare".

Se questa mentalità è presente, non potrai mai andare oltre lo stadio dello
studente. Per essere un discepolo, devi essere pronto, sapendolo, tenendo
gli occhi aperti, ad entrare nell'ignoto, lasciando cadere ogni paura,
perché il Maestro è la cosa più sconosciuta e più inconoscibile che esista.

Egli non è il suo corpo, non è la sua mente: egli è una certa vibrazione,
una certa presenza, non è una persona. E per partecipare della sua presenza
dovrai lasciar cadere tutte le tue misure difensive: quella è l'iniziazione.

Essa può assumere qualsiasi forma, questo non è essenziale: serve solo a
renderla visibile. Ti può essere data una tunica rossa, una collana, non si
tratta di cose essenziali, servono solo a rendere la tua iniziazione
visibile agli altri, perché se è visibile a loro, essi la ricorderanno a te.
Ritto di fronte a uno specchio, ti verrà ricordato... ti verrà ricordato in
continuazione che sei un discepolo e come tale ti tedi comportare.

È solo un involucro esterno, la vera iniziazione è qualcosa di interiore:
qualcosa che scatta nel tuo cuore, e verrà un momento in cui il cuore del
Maestro e il battito del tuo cuore avranno lo stesso ritmo.

Verrà un momento in cui il tuo respiro e il respiro del Maestro saranno una
cosa sola... la dualità sarà dissolta e si percepirà l'unità. La sensazione
di unità con il Maestro è iniziazione.

Essere un discepolo è una condizione necessaria per l'iniziazione. E man
mano che la tua iniziazione maturerà, man mano che diventerà facile,
naturale, spontanea, verrà alla luce la quarta categoria... il devoto.

Tra il discepolo e il devoto si stende il ponte dell'iniziazione. Il
discepolo è sull'altra sponda, il Maestro è su questa sponda... ma il
discepolo è pronto ad attraversare il fiume, a rischiare la sua vita. Per
lui non esiste nulla di più importante che essere col Maestro. Non fa
differenza che si tratti di un fiume d'acqua o di fuoco: egli lo
attraverserà!

Quella stessa decisione lo trasforma da studente a discepolo. Quella stessa
decisione, immediatamente... il Maestro può essere sull'altra sponda, ma il
discepolo inizia a pulsare con lui, in sincronicità, inizia a sentire come
se fosse parte di lui, non un'entità separata. Pian piano, si crea un ponte.
Tu diventi sempre più inerme, sempre più privo di difese... senza alcuno
sforzo, diventa una cosa semplicemente naturale. E il giorno in cui
diventerà una cosa naturale, avrai attraversato il ponte: il discepolo
scompare e appare il devoto. Nella ricerca quella è la forma più elevata di
ricercatore.

Un devoto è colui che non ha nulla da chiedere, nulla da cercare: egli ha
trovato il Maestro, e quello gli basta. Egli si è sentito nelle mani del
Maestro, ed ora è a proprio agio.

È simile a un bambino che cammina mano nella mano col padre. Il padre può
aver paura -- la giungla è molto folta, e sta scendendo la notte ma il
bambino non ha affatto paura. Si diverte, parla in continuazione di tutto, e
il padre vorrebbe che stesse zitto: "Chetati! Cammina velocemente... sta
arrivando la notte... ".
E il bambino: "Ma guarda gli alberi, guarda la tigre...", egli non ha
affatto paura perché sa che la sua mano è nella mano del padre.

Viene un momento in cui il discepolo inizia a sentire la stessa cosa col
Maestro. Allora è un devoto. Allora si tratta di una storia d'amore. Ora non
si tratta più di cercare, inquisire, indagare, trovare, non trovare; non si
tratta di andare da qualche parte. Ora, ovunque il Maestro è, lì è la casa,
lì è il paradiso.

Hai perso totalmente te stesso nell'essere del tuo Maestro. E il fenomeno
strano è che, nel momento in cui sei totalmente perso nell'essere del
Maestro, per la prima volta hai trovato te stesso, hai scoperto chi sei.

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