I PIEDI RIVOLTI VERSO LA MECCA
Un santo sufico partì in pellegrinaggio per la Mecca. Giunto nei pressi della città, stanco del viaggio, si sdraiò sul ciglio della strada. Si era appena addormentato quando fu svegliato bruscamente da un pellegrino assai adirato. "In questo momento tutti i fedeli si inchinano verso la Mecca e tu te ne stai con i piedi rivolti verso il santuario. Che razza di musulmano sei?" Il sufi non si mosse; apri gli occhi e disse: "Fratello, vorresti essere così gentile da girare i miei piedi in modo che non puntino più verso il Signore?"
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LA PREGHIERA DELLA DEVOTA VISHNU
"Signore, ti chiedo perdono per tre miei peccati gravi: il primo è che mi sono recata in pellegrinaggio in molti tuoi santuari, senza pensare che tu sei presente in ogni luogo; il secondo è che ho invocato spesso il tuo aiuto,dimenticando che tu sai meglio di me ciò di cui ho bisogno; e infine, ecco che vengo a chiederti perdono dei miei peccati, pur sapendo che sono già stati perdonati prima ancora di essere commessi".
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LA PREGHIERA DELL'ALFABETO
Un racconto hasidico:
Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.
Allora pregò in questo modo:
"Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare".
Disse allora il Signore ai suoi angeli: "Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz'altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero".
NARADA PORTA UNA SCODELLA DI LATTE
Il saggio indiano Narada era un seguace del dio Hari. Egli era così devoto che un giorno gli venne la tentazione di pensare che non c'era al mondo nessuno capace di amare Dio come lui.
Il Signore lesse nel suo cuore e gli ordinò: "Narada, va' sulle rive del Gange, e cerca la città dove vive uno dei miei devoti. La sua compagnia ti farà bene".
Narada fece come gli era stato ordinato e trovò un contadino che si alzava presto la mattina, pronunciava una sola volta il nome di Hari, poi prendeva l'aratro e si recava a lavorare tutto il giorno nei campi. La sera, poco prima di addormentarsi, pronunciava ancora una volta il nome di Hari. Narada pensò:
"Come può questo zotico essere un seguace di Dio, se sta tutto il giorno immerso nelle cure terrene?"
Allora il Signore comandò a Narada:
"Riempi fino all'orlo una scodella di latte e con essa fai il giro della città. Poi torna indietro senza versarne neppure una goccia". Narada fece come gli era stato ordinato.
"Quante volte ti sei ricordato di me mentre facevi il giro della città?", chiese il Signore. "Neppure una, Signore", rispose Narada. "Come avrei potuto, dal momento che tu mi hai ordinato di stare attento alla scodella del latte?" Spiegò il Signore: "Quella scodella ha assorbito la tua attenzione a tal punto che ti sei completamente dimenticato di me. Che dire invece di quel contadino, il quale, nonostante il peso della famiglia da mantenere, si ricorda di me due volte al giorno?"
POSSO ESSERLE D'AIUTO?
Nella chiesa vuota, un prete notò una donna che stava seduta con la testa fra le mani. Trascorse un'ora, poi due, e lei era ancora lì. Pensando di avere a che fare con un'anima in crisi e desideroso di recarle conforto, egli si avvicinò alla donna e disse: "Posso esserle di aiuto?" "No, grazie Padre", rispose, "sto già ricevendo tutto l'aiuto di cui ho bisogno".
...Finché non sei venuto tu a interrompermi!....
AKBAR E IL NAMAAZ
Un giorno il sultano Akbar era a caccia nella foresta. Quando fu l'ora della preghiera della sera, scese da cavallo, stese per terra una stuoia e si inginocchiò a pregare come fanno tutti i bravi musulmani in ogni parte del mondo.
Proprio in quel momento una contadina, sconvolta per la scomparsa del marito, che era uscito di casa quella mattina senza più farvi ritorno, passò di lì di tutta corsa alla ricerca disperata del consorte. Era talmente preoccupata che non si accorse neppure della figura inginocchiata dell'imperatore e vi incespicò; quindi si rialzò e, senza neppure una parola di scusa, corse a perdifiato nel fitto della foresta.
Akbar fu molto seccato dell'interruzione ma, da bravo musulmano, osservò la regola che proibiva di parlare durante il namaaz.
Quando egli aveva quasi finito di pregare, la donna ritornò tutta felice, insieme al consorte ritrovato e, alla vista dell'imperatore e del suo seguito, fu sorpresa e spaventata.Akbar sfogò contro di lei la sua collera, urlando:
"Giustifica la tua condotta irriverente o sarai punita!"
La donna si sentì improvvisamente piena di coraggio, guardò in faccia l'imperatore e disse: "Vostra Maestà, ero così assorta dal pensiero di mio marito che non vi ho visto, neppure quando, come dite, sono inciampata su di voi. Durante il namaaz voi eravate assorto in Uno che è infinitamente più prezioso di mio marito, come mai allora vi siete accorto di me?"
L'imperatore tacque pieno di vergogna e in seguito confidò ai suoi amici che una donna di campagna, che non era una persona colta, né un mullah, gli aveva insegnato il vero significato della preghiera.
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Il mistico musulmano Farid fu spinto dai vicini a recarsi a Delhi, presso la corte dell'imperatore Akbar, per chiedergli di aiutare il villaggio. Farid entrò nel palazzo e trovò Akbar che pregava. Quando questi finalmente ebbe terminato, Farid gli domandò:
"Per che cosa avete pregato?"
"Ho chiesto all'Onnipotente di concedermi successo, ricchezza e lunga vita", fu la risposta.
Allora Farid fece un rapido dietrofront e se ne andò, pensando dentro di sé: "Sono venuto per incontrare un imperatore e invece ho trovato l'ennesimo accattone!"
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