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SCHEDA ARTICOLO N. «00941»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: NIVES RIVA
TITOLO: SANTIDAD, CITTA' DEL "POPOLO DI DIO"
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TESTO ARTICOLO

Santidad, città del "Popolo di Dio"

(di Nives Riva)

(Nel cuore del continente sudamericano, sorge una comunità cristiana
indipendente, di ispirazione pentecostale, attiva nel commercio equo e
solidale. La visitiamo nel racconto di Nives Riva, impegnata nel
bioregionalismo)



Piccolo, bello e misterioso, il Paraguay, ha una superficie di 407.00 km2,
per una popolazione di 5 milioni di abitanti. Il paese è formato da due
regioni distinte e divise una dall'altra dal Rio Paraguay. A occidente c'è
il Chaco, torrida regione della savana e del deserto, a oriente la regione
della foresta tropicale, oggi quasi interamente disboscata. Anche se è un
Paese quasi interamente agricolo, oggi la metà della popolazione vive nelle
aree urbane. Il paesaggio è rigoglioso con belle piante tropicali che danno
ottimi frutti. Molte le specie di animali, alcuni in via di estinzione. E,
soprattutto, tanta acqua di cui nella vicina Foz de Yguazu le grandiose
cascate, una delle 7 meraviglie del mondo. Dal 1992 il "guarani" e' stato
riconosciuto come seconda lingua ufficiale, un riconoscimento della cultura
indigena.

Il Paraguay, non è conosciuto né proposto dai circuiti del turismo
convenzionale, anche perchè non essendo sulla costa, manca l'attrattiva
balneare. Forse per questo, dicono i fratelli del Popolo di Dio, questo
Paese e questo luogo, " Repatricion", fu indicato in un messaggio profetico
a Leonor Paredes, residente in Argentina e uscente dalla chiesa Pencostale,
quale luogo dove costruire una comunità cristiana indipendente. Così, nel
1963, grazie ad una legge emessa dal governo paraguayano che dava la
possibilità di rimpatriare ai paraguaiani, arriva il primo gruppo di
adepti e forma la prima comunità stabile, dopo 23 anni di peregrinazioni in
Argentina. Nasce così Santidad, città del "Popolo di Dio"

"Se vai in Paraguay, vai da quelli del popolo di Dio, vale la pena" questo
"vale la pena" dettomi da un'amica di Vicenza, mi è risuonato alle orecchie
e ho seguito il suo consiglio.

Arrivo a Santidad a mezzogiorno del 21 dicembre 2006, mi accoglie Cristina,
che da Padova si è trasferita qui, e mi racconta che ha molto lavoro: nella
comunità si realizzano prodotti artigianali che vengono inviati al commercio
equo e solidale e che servono a creare posti di lavoro e a finanziare opere
sociali ed educative.
Mi dice "io non ho tempo, però sappi che sei la benvenuta, Morenì ti ha
trovato una cameretta, stai un po' con lei".

I primi passi in questo villaggio mi danno una sensazione piacevole, di
camminare leggera, in tutti i sensi. Sento la cordialità dell'accoglienza.
Morenì mi presenta a tutti dicendo "questa sorella è arrivata da sola, con
la corriera". Visito la mensa, che prepara giornalmente i pasti per i
bisognosi, la casa di preghiera, e alcune persone importanti della
congragazione. La casa di preghiera è una grande struttura di legno, tipo
uno stadio con all'interno le gradinate e al centro una piattaforma con
della terra dove si entra a piedi nudi. I simboli sono scarsi, quasi solo
decorativi. Tutto è estremamente rustico e disadorno. Si prega in ginocchio,
le donne portano un copricapo bianco. Iniziava l'ora dell'orazione e delle
"profezie". Quelle che noi chiameremmo canalizzazioni, nel senso che, chi
canalizza, impartisce i messaggi ai destinatari, individualmente. Si tratta
di consigli provenienti da Fonti spirituali. o dallo Spirito Santo, come
dicono loro. Può essere che una persona si metta a parlare ad alta voce se
"arriva" una profezia per tutti, allora tutti ascoltano con rispetto e in
silenzio.

Morenì mi dice che anche quando il gruppo dirigente deve prendere decisioni
importanti, viene praticata questa modalità di ascolto interiore: ognuno
contatta la sua parte più profonda... Non tutti profetizzano, ma con tanta
preghiera e vita spirituale gran parte dei fratelli sviluppano questo dono.
Questo a me risulta una cosa incredibile.

Questo villaggio, chiamato anche Santidad, è la sede centrale della
congregazione che conta circa 2500 persone. Gli abitanti vivono per di più
nelle classiche casette di legno col tetto di paglia o di lamiera, o in
nuove costruzione in mattone, sul terreno assegnatogli dalla comunità.
Ognuno può costruire la sua casa come crede.

Ma il cuore delle comunita, attorno al quale ruota tutta l'attività
collettiva, è rappresentato da una vasta area, con all'interno la casa di
preghiera, la mensa, il patio e le case dove stanno i "solteros" (singoli),
che sono circa 500 unità.

Questa del popolo di Dio è una congregazione religiosa di ispirazione
cristiana, legalmente riconosciuta. Privilegia la realizzazione del Cristo
dentro di sé, il perfezionarsi, la spiritualizzazione di se stessi: il
"parlare direttamente con Dio". Un'altra amica italiana, musicologa della
comunità, mi dice :" io ero atea, qui ho imparato a pregare e mi racconta la
sua esperienza, quando, dopo una forte otite, iniziò a comporre brani
"ispirati."

Alla mattina alle 3 passano in tutto il paese a suonare con la chitarra e a
cantare salmi. E' la prima ora di preghiera (ognuno la fa da casa sua, senza
obblighi) Alle 6 prima di andare a lavorare la gente si saluta nel centro e
si augura "Pace nel tuo cuore" .

La mattina seguente, verso le 8, arriva Morenì a chiamarmi per la colazione.
Poi mi porta a visitare le case delle "solteras", dove lei stessa vive. I
"solteros"sono "singoli", " monache e monaci" e vivono in case comuni a
gruppi di 7-8. Lei sta in una casetta dove c'è oltre al bagno, alla cucina e
al piccolo soggiorno, uno stanzone comune con armadi e tendine come
divisori.

Non ci sono né un Cristo, né una Madonna, né un Angelo appesi ai muri, solo
quadri non rappresentativi. Giro lo sguardo per cercare la foto del loro
maestro e fondatore, neanche quella. Mi sembra un'impersonalità eccessiva,
in fondo le immagini hanno anche un potere evocativo, commento con Morenì.
"Dobbiamo solo rivolgerci al nostro interno, realizzare Dio in noi stessi",
mi risponde.

"Ma quante monache siete? E ci sono anche monaci?". "Si anche monaci, siamo
forse 500. Diamo molta importanza al "solterio". I solteri sono un grande
sostegno alla comunita'". (In oriente si chiamerebbero sannyasi o
brahmachari).

"Qui, nel tempio, non ci sono funzioni particolari né messe, si prega
individualmente e ci si aiuta a migliorarsi con le profezie. La domenica vi
è un momento comune che dura alcune ore dove ognuno può intervenire, con
profezie o anche prediche relative al vivere in comunità e all'aspetto
spirituale, può anche darsi che si esegua un'opera illustrata. Si tratta di
una rappresentazione teatrale improvvisata, simbolicamente si narrano
episodi della vita, con le sue illusioni, prove, debolezze, misteri...

I capi della comunità vengono designati in base alla loro esperienza,
dedizione, saggezza. Abbiamo molta comprensione gli uni per gli altri,
inoltre arrivano molte persone bisognose a cui la comunità provvede."

"E se le persone litigano, compiono danni, subiscono torti?", chiedo.

"Ci sono i consiglieri, 12 uomini e 12 donne, tra le persone dotate di
maggior saggezza e esperienza. Sono coloro che ti possono ascoltare,
correggere, consigliare. In genere tutto si appiana. Viene tenuto in
considerazione anche il livello, la possibilità, che le persone hanno di
elevarsi e di capire... Vieni alla Pasqua che è per noi anche la festa del
perdono. Si canta si balla e le persone si inginocchiano una vicina
all'altra se devono chiarire conflitti e perdonarsi. "

"Ma tu sei giovane, hai fatto i voti?" Sì, abbiamo una promessa, ma se
entriamo in una crisi c'è anche per noi chi ci puo consigliare. Ad esempio
una nostra consorella si e appena sposata... Ci sono anche molti giovani tra
i solteros, per coloro che nascono qui è una cosa normale... ", e il
discorso continua tra noi.
"Ma veramente è cosi facile appianare i conflitti? E' veramente possibile
realizzare una comunità così in semplicità e saggezza?. E' possibile che
chi la guida non usi strumenti di potere, ma solo comprensione?".

La risposta che mi perviene non solo da Morenì, ma anche da altre eprsone
che interpello, perché la mia curiosità e incredulità sono forti, è proprio:
"Si". Perché lo scopo della vita a Santidad è realizzare il primo e l'ultimo
comandamento che dice: "ama il signore Dio tuo come te stesso, ama il
prossimo tuo come te stesso".

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