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SCHEDA ARTICOLO N. «00947»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: ANONIMI
TITOLO: KRISHNAMURTI, PER UNA FILOSOFIA DELLA LIBERTA'
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TESTO ARTICOLO

Krishnamurti, per una filosofia della libertà

(di Anonimo)

Rifiutando ogni qualifica di maestro e autorità spirituale, è diventato il
più efficace promotore del nostro tempo di un invito alla ricerca e
liberazione interiore.

"La verità è un terreno senza sentieri, non la si può avvicinare per mezzo
di nessun percorso, di nessuna religione, di nessuna setta".
Questo il messaggio di uno dei maestri più sconcertanti del nostro tempo che
ha dedicato la sua vita a stimolare le persone verso la liberazione da
pregiudizi e preconcetti per cogliere la realtà nella sua interezza.

La realtà si coglie nell'istante presente, nell'incontro con l'altro,
nell'osservazione dei contenuti della propria mente e nell'affrancamento da
ogni credo, dogma e autorità spirituale precostituita. Il contenuto della
coscienza dell'uomo è l'intera esistenza ed è comune a tutta l'umanità; sono
le culture, le religioni, le convinzioni assorbite dalla società che creano
le differenze, le barriere, e tutte quelle cose che allontanano e mettono in
conflitto tra loro le persone.
L'invito di Krishnamurti è quello di continuare a porsi le grandi domande
dell'esistenza, di non accontentarsi mai di risposte preconfezionate, di non
accontentarsi di nessun maestro spirituale. Solo scoprendo ed esercitando la
propria libertà interiore si può giungere a una reale comprensione e
realizzazione nella vita.

La storia di Krishnamurti è la conferma vivente del suo messaggio. Nato
all'inizio di questo secolo da un'umile famiglia indiana, venne scoperto dai
membri della Società Teosofica e riconosciuto come la reincarnazione del
"Signore Maitreya", salvatore del mondo. Essi lo prepararono a questo
compito, mettendolo in contatto con i migliori maestri maestri e curando in
tutti i modi la sua crescita e la sua educazione che si svolse tra l'India e
l'Inghilterra.

Figura splendida e insieme tragica, visse la giovinezza tra la fragilità
della salute, i mille dubbi e le incertezze legati al ruolo che gli fu forse
in parte imposto dai membri della Società Teosofica. Indubbiamente dotato di
una sensibilità ultraterrena, tutte le manifestazioni medianiche erano
accompagnate da febbri e dolori violentissimi.

L'amore per la verità e la ricerca delle perfezione intellettuale e
spirituale, il perfetto rigore etico lo portarono al punto di andare contro
gli insegnamenti dei suoi stessi maestri e di dimettersi alla fine dalla
Società Teosofica, rinunciando al prestigio della sua posizione e a tutti i
beni materiali a sua disposizione: "... non voglio seguaci, nel momento in
cui seguite qualcuno, cessate di seguire la Verità ... ciò che mi interessa
è solo rendere libero l'uomo... poiché io sono libero, integro,
incondizionato, desidero che siano liberi anche gli altri, non che mi
seguano o facciano di me una gabbia che diventerà una religione o una
setta... Tutti voi dipendete per la vostra spiritualità da un altro, per la
vostra felicità da un altro, per la vostra illuminazione da un altro. Quando
dico di cercare dentro voi stessi illuminazione, gloria, purificazione e
incorruttibilità del sé, nessuno è disposto a farlo. Forse alcuni, ma pochi,
pochissimi. Quindi, perché avere un'organizzazione? Coloro che desiderano
comprendere, che cercano di capire cosa è eterno cammineranno assieme con
più intensità, e saranno un pericolo per tutto ciò che non è essenziale, per
le irrealtà, per le ombre... si concentreranno e diventeranno un'unica
fiamma perché comprendono. Questo dobbiamo creare, questo è il mio scopo".

Era il 1929. Krishnamurti dedicò il resto della vita a insegnare al mondo
moderno a liberarsi dei condizionamenti sociali. Non volle più usare la
chiaroveggenza di cui era straordinariamente dotato, perché la considerava
un'intrusione nell'animo altrui, non volle più guarire perché non voleva
essere avvicinato solo per essere usato in tale senso. Qualsiasi
organizzazione e subordinazione dell'individuo avrebbe solo aggravato i mali
del mondo, creando nuove scappatoie alla responsabilità individuale,
l'unica - utopistica - salvezza sarebbe un gigantesco balzo evolutivo
dell'umanità.

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