Krishnamurti, per una filosofia della libertà
(di Anonimo)
Rifiutando ogni qualifica di maestro e autorità spirituale, è diventato il più efficace promotore del nostro tempo di un invito alla ricerca e liberazione interiore.
"La verità è un terreno senza sentieri, non la si può avvicinare per mezzo di nessun percorso, di nessuna religione, di nessuna setta". Questo il messaggio di uno dei maestri più sconcertanti del nostro tempo che ha dedicato la sua vita a stimolare le persone verso la liberazione da pregiudizi e preconcetti per cogliere la realtà nella sua interezza.
La realtà si coglie nell'istante presente, nell'incontro con l'altro, nell'osservazione dei contenuti della propria mente e nell'affrancamento da ogni credo, dogma e autorità spirituale precostituita. Il contenuto della coscienza dell'uomo è l'intera esistenza ed è comune a tutta l'umanità; sono le culture, le religioni, le convinzioni assorbite dalla società che creano le differenze, le barriere, e tutte quelle cose che allontanano e mettono in conflitto tra loro le persone. L'invito di Krishnamurti è quello di continuare a porsi le grandi domande dell'esistenza, di non accontentarsi mai di risposte preconfezionate, di non accontentarsi di nessun maestro spirituale. Solo scoprendo ed esercitando la propria libertà interiore si può giungere a una reale comprensione e realizzazione nella vita.
La storia di Krishnamurti è la conferma vivente del suo messaggio. Nato all'inizio di questo secolo da un'umile famiglia indiana, venne scoperto dai membri della Società Teosofica e riconosciuto come la reincarnazione del "Signore Maitreya", salvatore del mondo. Essi lo prepararono a questo compito, mettendolo in contatto con i migliori maestri maestri e curando in tutti i modi la sua crescita e la sua educazione che si svolse tra l'India e l'Inghilterra.
Figura splendida e insieme tragica, visse la giovinezza tra la fragilità della salute, i mille dubbi e le incertezze legati al ruolo che gli fu forse in parte imposto dai membri della Società Teosofica. Indubbiamente dotato di una sensibilità ultraterrena, tutte le manifestazioni medianiche erano accompagnate da febbri e dolori violentissimi.
L'amore per la verità e la ricerca delle perfezione intellettuale e spirituale, il perfetto rigore etico lo portarono al punto di andare contro gli insegnamenti dei suoi stessi maestri e di dimettersi alla fine dalla Società Teosofica, rinunciando al prestigio della sua posizione e a tutti i beni materiali a sua disposizione: "... non voglio seguaci, nel momento in cui seguite qualcuno, cessate di seguire la Verità ... ciò che mi interessa è solo rendere libero l'uomo... poiché io sono libero, integro, incondizionato, desidero che siano liberi anche gli altri, non che mi seguano o facciano di me una gabbia che diventerà una religione o una setta... Tutti voi dipendete per la vostra spiritualità da un altro, per la vostra felicità da un altro, per la vostra illuminazione da un altro. Quando dico di cercare dentro voi stessi illuminazione, gloria, purificazione e incorruttibilità del sé, nessuno è disposto a farlo. Forse alcuni, ma pochi, pochissimi. Quindi, perché avere un'organizzazione? Coloro che desiderano comprendere, che cercano di capire cosa è eterno cammineranno assieme con più intensità, e saranno un pericolo per tutto ciò che non è essenziale, per le irrealtà, per le ombre... si concentreranno e diventeranno un'unica fiamma perché comprendono. Questo dobbiamo creare, questo è il mio scopo".
Era il 1929. Krishnamurti dedicò il resto della vita a insegnare al mondo moderno a liberarsi dei condizionamenti sociali. Non volle più usare la chiaroveggenza di cui era straordinariamente dotato, perché la considerava un'intrusione nell'animo altrui, non volle più guarire perché non voleva essere avvicinato solo per essere usato in tale senso. Qualsiasi organizzazione e subordinazione dell'individuo avrebbe solo aggravato i mali del mondo, creando nuove scappatoie alla responsabilità individuale, l'unica - utopistica - salvezza sarebbe un gigantesco balzo evolutivo dell'umanità.
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