Fai il bene senza ostentarlo!
(di Fabio Gabrielli)
Il giusto, secondo Marco Aurelio, l'imperatore-filosofo, fa il bene per il bene, senza sentire il bisogno di renderlo pubblico per gloriarsene. La vera essenza del bene consiste nell'amore disinteressato per l'altro.
I "Ricordi" di Marco Aurelio, una delle voci più limpide della classicità, conservano tutta la freschezza e la dirompente vitalità etica ed esistenziale tipiche delle opere scritte non per l'"ora", ma per il "sempre". In questo senso, va letta l'affermazione secondo la quale il giusto, il virtuoso, vive la giustizia e la virtù nella propria interiorità, nella propria "cittadella interiore", senza bisogno di menarne vanto tra gli altri.
Leggiamo la bellissima testimonianza del Nostro: «V'è gente che, se rende qualche favore ad alcuno, s'affretta a segnarglielo in conto; altra, che non lo richiede veramente, ma, nell'intimo del proprio cuore, considera il beneficato come un debitore, convinta di quanto ha fatto; infine ve n'è di quella che ignora d'aver reso un beneficio, come il vitigno che ha prodotto un grappolo e non domanda altro, dopo aver dato finalmente il suo frutto.
Cavallo che ha corso, cane che è andato a caccia, ape che ha lavorato il suo miele, costui, che ha fatto del bene a un suo simile, non mena vanto del proprio operato, bensì continua a dispensare altri benefici come il vitigno continua a produrre nuovi grappoli nella nuova stagione. Dobbiamo, quindi, essere di quelli che, per così dire, fan del bene senza saperlo».
La valenza sacrale del passo appena letto si evince dall'affermazione che la vera essenza del bene non consiste, dunque, nella ricompensa, nella gratificazione che deriva dal riconoscimento esteriore, bensì dall'amore disinteressato per l'altro, verso il quale dobbiamo esercitare la più alta forma di giustizia che dobbiamo alla sua umanità: amarlo in quanto, come noi, secondo Marco Aurelio, è un frammento, una particella divina.
Infatti, secondo il Nostro, l'intelletto costituisce l'elemento egemonico, sovrano, che affratella gli uomini e li assimila a dio; questo vincolo universale tra il divino e gli uomini sta a fondamento anche dell'etica, il cui nucleo consiste nella giustizia, nella virtù e, soprattutto, nell'amore disinteressato per il prossimo, in una dimensione totalizzante, dove ogni cosa è intrecciata con le altre.
Ecco un ultimo messaggio di Marco Aurelio: «Ogni cosa è profondamente intrecciata con le altre; e sacro il filo che tiene legate le cose. Nessuna, certamente, può dirsi estranea a un'altra».
|