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SCHEDA ARTICOLO N. «00995»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: VARI AUTORI
TITOLO: IL CRISTIANESIMO ESOTERICO
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TESTO ARTICOLO

IL CRISTIANESIMO ESOTERICO

(Vari autori, elencati nella bibliografia a fondo pagina)

--

- Necessità di un insegnamento differenziato (1) -

E' un'idea largamente diffusa, quindi accreditata, che nel cristianesimo non
esista insegnamen­to occulto e che i Misteri, tanto i Minori che i
Mag­giori, siano stati un'istituzione puramente pagana.

Il nome stesso di "Misteri di Gesù", così familiare alle orecchie dei
cristiani dei primi secoli, cause­rebbe viva sorpresa ai loro moderni
successori e, se inteso a significare una speciale e definita istituzione
della Chiesa primitiva, susciterebbe un sorriso d'incredulità. In­vero, il
non avere il Cristianesimo segreto alcuno è stato considerato oggetto di
vanto e fu affermato che a tutti dice e insegna tutto quanto ha da dire e da
insegnare.

Le sue verità sono ritenute così semplici, che l'uomo ordinario, per quanto
di limitato intelletto, non può in esse andare errato, e il detto "semplice
come il Vangelo" è divenuto un luogo comune.

E' perciò necessario provare chiaramente che, almeno nella Chiesa primitiva,
il Cristianesimo, al pari delle altre religioni, possedeva una parte occulta
e custodiva, quale inestimabile tesoro, i segreti rivelati soltanto a pochi
eletti nei Misteri.

Ma, prima di far questo, sarà bene considerare l'intera questione di detto
lato oc­culto delle religioni e vedere perchè sia necessario che un tale
lato esista in una religione se questa deve dive­nire vigorosa e stabile;
poichè così l'esistenza di esso anche nel Cristianesimo apparirà ovvia
conclusione e le allusioni che se ne trovano negli scritti dei Padri della
Chiesa, risulteranno semplici e naturali e non sor­prendenti e
incomprensibili.

L'esistenza di questo eso­terismo è dimostrabile come fatto storico, ma si
può anche dimostrare che, in­tellettualmente, esso è una necessità.

- Qual'è lo scopo delle religioni? -

Esse furono date al mondo da uomini più saggi delle masse cui erano
destinate ed hanno per scopo di affrettare l'evoluzione umana. Per giungere
a ciò efficacemente esse devono pervenire agli individui ed avere un'azione
diretta su di loro. Ora tutti non sono al medesimo stadio d'evoluzione,
potendosi anzi raffigurare l'evolu­zione come una scala ad ogni gradino
della quale stia­no degli uomini.

I molto evoluti sono assai al disopra dei poco evoluti, sia per
intelligenza, sia per carattere; la capacità di capire e di agire varia ad
ogni stadio. E' perciò inutile dare a ciascuno lo stesso insegnamento
reli­gioso, poichè ciò che sarebbe di giovamento all'uomo intellettuale
sarebbe affatto incomprensibile per l'uomo tardo di mente e ciò che
manderebbe in estasi il Santo lascerebbe freddo il delinquente. D'altra
parte l'inse­gnamento atto ad aiutare i non intelligenti è
intolle­rabilmente rozzo e meschino per il filo­sofo e ciò che redime il
malfattore è affatto inutile per il Santo.

Non­dimeno ogni categoria di uomini ha bisogno della reli­gione per
innalzarsi ad una vita superiore e nessuna categoria può essere sacrificata
all'altra. La religione deve essere graduale come l'evoluzione, altrimenti
non raggiunge il suo scopo.

- Il lato occulto dell'insegnamento (2) -

... quanto abbiamo detto fin qui basti a dimostrare la necessità teorica di
un lato occulto in tutte le reli­gioni. Dalla teoria venendo ai fatti,
naturalmente domandia­mo: Questo lato occulto ha nel passato fatto parte
del­le religioni del mondo? La risposta è immediata e affermativa senza
esitazione di sorta; ogni grande religione ha asserito di possedere un
insegnamento na­scosto ed ha dichiarato di essere deposita­ria di sa­pienza
teoricamente e praticamente mistica, ossia di sa­pienza occulta.
La spiegazione mistica dell'insegnamento popolare era pubblica e lo esponeva
sotto forma d'allegoria dan­do alle asserzioni ed alle narrazioni rozze e
irrazionali un significato che l'intelletto poteva accet­tare. Dietro a tale
misticismo teorico, come questo era dietro all'insegnamento popolare,
esisteva il mi­sticismo pratico, un insegnamento occulto e spirituale che
era comunicato solo sotto certe ben definite condizioni, conosciute e rese
pubbliche, alle quali ogni candidato doveva conformarsi completamente.

S. Clemente d'Alessandria fa menzione di questa di­visione dei Misteri. Dopo
la purificazione, egli dice, "vi sono i Misteri Minori che hanno qualche
fonda­mento d'istruzione e di preparazione preliminare per quello che deve
venire dopo; ed i Misteri Maggiori nei quali non rimane più nulla da
imparare nell'universo, ma solo contemplare e comprendere la natura e le
cose" (3).

Nulla a questa proposizione si può opporre per quanto concerne le antiche
religioni. I Misteri dell'Egitto erano la gloria di quell'antica terra ed i
più nobili figli della Grecia, come per esempio Pla­tone, andavano a Sais ed
a Tebe per essere iniziati dai Maestri di Sapienza egizi...

Il punto culminante dei Misteri era quello in cui l'Iniziato diveniva un
Dio, sia per l'unione con l'Essere divino esterno a se stesso, sia per aver
riconosciuto il divino sé interiore.

- Una risposta da Origene a Celso (4) -

... Ma che vi siano certe dottrine non rese note alla moltitudine, le quali
però ven­gono "rivelate" dopo che quelle exoteriche sono state in­segnate,
non è una specialità del solo Cristianesimo, ma altresì dei sistemi
filosofici nei quali certe verità sono exoteriche ed altre esoteriche.
Alcuni degli uditori di Pita­gora si contentavano del suo ipse dixtit (cosa
detta, n.d.r.), mentre altri erano istruiti segretamente in quelle dottrine
non ritenute atte ad esser comunicate ad orecchie profane e non
sufficentemente preparate.

Di più, tutti i Misteri che sono celebrati in ogni luogo della Grecia e dei
paesi barbari, benchè mante­nuti segreti, non sono sottoposti a nessun
discredito, così che invano egli tenta di calunniare le dottrine segrete del
Cristianesimo, visto che non ne intende bene la natura ...

... Io non ho ancora parlato dell'osservanza di tutto quello che si trova
scritto negli Evangeli, ognuno dei quali contiene molta dottrina difficile a
comprendere non solo dalla moltitudine, ma persino da certi tra i più
intelligenti, poichè quella dottrina include una profon­dissima spiegazione
delle parabole che Gesù dettò "a quelli al di fuori", mentre riserbava
l'esposizione del loro completo significato a quelli che eran passati oltre
il grado dell'insegnamento exoterico e che venivano privatamente a Lui
"nella casa". E quando Egli arri­verà a capirlo, ammirerà la ragione per cui
vien detto che alcuni sono "fuori" ed altri "nella casa.

... Lamentando Celso che i peccatori fossero ammessi nella Chiesa, Origene
risponde che la Chiesa aveva far­maci per quelli che erano malati ed altresì
lo studio e la conoscenza delle cose divine per quelli che erano in buona
salute. Ai peccatori insegnavasi a non peccare e solo allorché si constatava
che avevano fatto qualche progresso e che gli uomini erano "purificati per
la Pa­rola'" allora e non prima, noi li invitiamo a parteci­pare ai nostri
Misteri. Perciocché parliamo Sapienza fra coloro che son per­fetti.

- Un brano di Ignazio, Vescovo d'Antiochia -

Ignazio, Vescovo d'Antiochia era un discepolo di S. Giovanni. Questa sua
epistola risulta molto inte­ressante perchè parla in modo molto chiaro dei
Misteri.
"Non potrei io scri­vervi cose più piene di Mistero? Ma io temo di farlo,
ond'io non faccia del male a voi che altro non siete che fanciulli.
Perdonatemi in questo riguardo onde voi non essendo atti a rice­verne il
peso, non siate da questo soffocati. Poichè io stesso, nonostante sia
vincolato (per Cristo) e sia capace d'intendere le cose celesti, gli ordini
angelici e le diverse specie di angeli, la differenza tra i po­teri e le
dominazioni e la diversità dei troni e delle autorità, la potenza degli eoni
e la preminenza dei cherubini e dei serafini, la sublimità dello Spirito, il
regno del Signore, e soprattutto l'incomparabile maestà dell'Onnipotente
Iddio, benché io conosca tutte queste cose, pure non sono, per questo, in
alcun modo per­fetto, né sono io un discepolo come Paolo e Pietro" (5).

- Un passo dalla Stromata di Giamblico (6) -

Nella Stromata, o Miscellanee, di S. Clemente d'Ales­sandria, vi sono molti
riferimenti ai Misteri esi­stenti a quel tempo. Ne riportiamo un passo molto
istruttivo:
"Il Si­gnore... ci permise di far parte di quei divini Misteri e di quella
santa luce a quelli che son capaci di riceverla. Certamente Egli non rivelò
ai molti ciò che ai molti non apparteneva, ma ai pochi a cui Egli sapeva che
essi (i Misteri) appartenevano ed i quali erano capaci di riceverli e di
esser formati a seconda di essi. Ma le cose segrete sono confidate alla
parola, non alla Scrit­tura, perché sono cose di Dio".

- L'insegnamento nei Misteri -

Giamblico, il gran teurgo del III e IV secolo d.C., non solo ci parla dei
Misteri ma ne descrive anche le teorie ivi enunciate che riassumiamo
brevemente: "Vi è UNO anteriore a tutti gli esseri, immobile, di­morante
nella solitudine della pro­pria unità. Da QUELLO sorge il Dio supremo,
generato da Se stesso, il Buono, la Sorgente di tutte le cose, la Radice, il
Dio degli Dei, la Causa Prima che si svilup­pa in Luce" (7).

Da questa causa procede il Mondo Intelligibile, l'Anima del Mondo, che noi
conosciamo a cui appar­tengono gli Dei incorporei: "le divine forme
intellettuali che sono presenti con i visibili corpi degli Dei".

Segue quindi la descrizione delle varie gerarchie di esseri sovrumani:
Arcangeli, Angeli, Demoni; ecc. L'uomo viene considerato un essere d'ordine
in­feriore però affine ad essi nella sua natura e perciò capace di
conoscerli. Era proprio questa conoscenza che veniva conseguita nei Misteri
e conduceva il candidato all'unione con Dio (8).

- Alcune parole del Maestro Gesù -

Vi sono dei passi del Vangelo in cui le parole del Maestro, in modo assai
chiaro, alludono all'insegna­mento esoterico presente nella Chiesa di
allora. Una di queste, che altrimenti non avrebbe significato, recita: "Non
date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci"
(Mt 7,6). Va ricor­dato che, in quei tempi, la parola "cane" indicava anche
coloro che "erano fuori" da un certo gruppo di persone che perseguivano un
interesse comune.

Un altro passo, a cui chiaramente adduce a coloro che "erano fuori" e
pertanto non pronti ad un certo tipo di informazione, recita: "Ora quando
Egli fu solo, coloro che lo seguitavano coi dodici, lo domandarono della
parabola. Ed Egli disse loro: A voi è dato intendere il mistero del regno di
Dio; ma a coloro che son di fuori tutte queste cose si propongono per
parabole" (Mc 4,10-11).

E quindi continua: "E con molte di tali parabole esponeva loro la parola,
secondo che potevano inten­dere. E non parlava loro senza similitudine; ma
in disparte egli dichiarava ogni cosa ai suoi discepoli" (Mc 4,33-34, Lc
8,10).

Molto esplicita anche la frase di Gesù quando dice ai suoi Apostoli: "Molte
cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il
peso" (Gv 16,12).

L'insegnamento di Gesù, ai suoi apostoli, continuò anche dopo la sua
resurrezione, dice al proposito la Pistis Sophia: "Gesù passò undici anni
parlando con i suoi discepoli e dando loro istruzioni" (9).

- Il parere di S. Paolo -

Tra i molti abbiamo scelto due brani di San Paolo che sono estremamente
eloquenti:

"Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali,
ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere
latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate ca­paci. E neanche
ora lo siete; perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi
invidia e discor­dia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera
tutta umana?" (1 Cor 3,1-3).

"Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di
questo mondo, né dei domi­natori di questo mondo che vengono ridotti al
nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta,
e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei
dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta,
non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti:
quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore
di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (1 Cor 2,6-9).

- Quando e perché venne perso l'insegnamento (10) -

Le convulsioni sociali e politiche che accompagna­rono la morte dell'impero
romano cominciarono a minare la vasta compagine e anche i Cristiani furono
presi nel vortice degli interessi egoistici in contra­sto. Troviamo ancora
allusioni sparse circa la speciale conoscenza impartita ai capi ed
agl'insegnanti della Chiesa, conoscenza delle Gerarchie celesti, istruzioni
da­te dagli Angeli, ecc.

Ma la mancanza di discepoli adatti fece sì che i Misteri cessassero come
istituzione pubblicamente ri­conosciuta e l'insegnamento venisse da­to
sempre più segretamente a quelle anime ognor più rare le quali, imparando la
purezza e la devozione, si mostravano capaci di riceverlo.

Non si trovarono più Scuole dove venivano impartiti gl'insegnamenti
prelimi­nari e con la scomparsa di esse la porta fu chiusa. Nondimeno nel
Cristianesimo si possono rintracciare due correnti che hanno per sorgente i
Misteri scom­parsi; una, della dottrina mistica che fluiva dalla Sa­pienza,
dalla Gnosi im­partita nei Misteri, l'altra della contemplazione mistica che
faceva ugualmente parte della Gnosi e conduceva all'estasi, alla visione
spirituale.

Quest'ultima, però, separata dalla conoscenza, portava raramente alla vera
estasi e tendeva o a scor­rere senza freno nelle regioni inferiori dei mondi
invi­sibili, o a perdersi fra una policroma folla di sottili forme
superfisiche, visibili quali apparenze oggettive all'intera visione
prematuramente forzata dai di­giuni, dalle vigilie e dallo sforzo
d'attenzione - ma prodotte principalmente dai pensieri e dalle emo­zioni del
veggente. Anche quando le forme osservate non erano pensieri resi
obbiettivi, erano però guardate at­traverso l'atmosfera falsata delle idee e
delle credenze preconcette e quindi rese, per la mag­gior parte, poco
attendibili.

Nondimeno alcune erano davvero visioni di cose celesti e Gesù veramente
appariva di tempo in tempo ai Suoi devoti e gli Angeli qualche volta
illuminavano della loro presenza la cella del frate e della reli­giosa, la
solitudine del devoto estatico e del paziente ricercatore di Dio.

Negare la possibilità di tali esperienze sarebbe menare un colpo alla radice
stessa di ciò che è stato più fermamente creduto o in tutte le re­ligioni e
che è noto a tutti gli Occultisti: l'intercomunicazione fra gli Spiriti
velati nella carne e quelli ravvolti in vestimenta più sottili, il contatto
della mente con la mente attraverso le barriere della materia, lo
svilupparsi della Divinità nell'uomo, la conoscenza certa di una vita oltre
la soglia della morte ...

... Ma mentre c'inchiniamo riverenti a questi Figli della Luce sparsi nei
secoli, siamo forzati di ricono­scere in loro l'assenza di quell'unione di
sagace intelletto e di alta devozione che venivano uniti nella disciplina
dei Misteri, e mentre ci facciamo meraviglia che essi si li­brassero tanto
in alto, non possiamo fare a meno di desiderare che i loro doni preziosi
fossero stati svilup­pati sotto quella magnifica "disciplina arcana".

- La necessità di riproporre l'esoterismo (11) -

E' questa è la cosa più d'ogni altra necessaria ora al Cristianesimo, poichè
appunto per difetto di sa­pienza perisce il fiore della Cristianità. Se
gl'insegnamenti esoterici potessero essere ristabiliti e attrarre fervidi e
pazienti studiosi non passerebbe molto tempo prima che anche il lato occulto
fosse ripristi­nato. I discepoli dei Misteri Minori diverrebbero candidati
per i Misteri Maggiori e col riacquistare la conoscenza, gli insegna­menti
avrebbero di nuovo autorità ...

... Ap­pare manifesto, a chiunque si dia la pena di studiare gli ultimi
quaranta anni del secolo trascorso, che gran numero di persone serie e
morali sono uscite dal grembo delle chiese perchè gli insegnamenti che
ricevevano non soddisfacevano il loro intelletto... Chiunque esamini
accuratamente i fenomeni che si presentano, ammetterà che uomini d'alto
intelletto sono stati forzati ad abbandonare il Cristianesimo a causa della
rudezza delle idee religiose loro presentate, delle contraddizioni che si
ri­scontrano negli insegnamenti autorevoli e dei concetti inammissibili per
qualunque intelligenza educata, circa Dio, l'uomo e l'universo.
Conclusione di Eliphas Lèvi (12)

Alfonso Luigi Constant (1810-1875), meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di
Eliphas Lèvi, ha espresso in modo assai chiaro il danno dovuto alla perdita
dei Misteri e la necessità del loro ripri­stino, con le seguenti parole:

Una grave calamità accadde al cristianesimo. Il tradimento dei Misteri per
opera dei falsi Gnostici - poichè gli Gnostici, cioè quelli che sanno, erano
gli iniziati del Cristianesimo primitivo - fu causa che la Gnosi venisse
rigettata ed alienò la Chiesa dalle su­preme verità della Cabala che
contiene tutti i se­greti della teologia trascendentale...

Fate che la scienza più assoluta, la più alta ragione, divengano ancora una
volta patrimonio dei con­duttori del popolo; fate che l'arte sacerdotale e
l'arte reale riprendano il doppio scettro dell'antiche ini­ziazioni, ed il
mondo sociale uscirà di nuovo dal Caos. Non ardete più le immagini sante;
non demolite più i templi; templi ed imagini sono necessari agli uomini; ma
scacciate i mercenari dalla casa di pre­ghiera; fate che i ciechi non siano
più conduttori di ciechi, ricostruite la gerarchia dell'intelli­genza e
della santità e quali Maestri di coloro che cre­dono riconoscete soltanto
coloro che sanno.

Vorranno le Chiese d'oggi riprendere l'insegnamento mistico, i Misteri
Minori, e così preparare i figli loro per la restaurazione dei Misteri
Maggiori, attirando di nuo­vo gli Angeli quali Maestri ed avendo per
Ierofante (Sacerdote, n.d.r.) il Divino Maestro Gesù? Dalla risposta a
questa domanda dipende l'avvenire del cristianesimo.

--

- Riferimenti bibliografici -

1) Annie Besant, Il Cristianesimo esoterico, pag. 11,
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).
2) Ibid. pag. 23.
3) Ante-Nicene Library, Vol. xii, Clemente d'Alessandria,
Stromata, libro V, cap. xi.
4) Vol. X, Origene contro Celso, I, vii.
5) Epistola d'Ignazio ai Tralliani, cap. v.
6) Vol. IV, Stromata, I, xxviii.
7) Psello, citato in Jamblichus on The Mysteries,
T. Tavlor, p. 301, nota alla pagina 23, seconda edizione.
8) Ibid., 72.
9) Pistis Sophia, I, i, I, Traduz. di G. Mead).
10) Annie Besant, Il Cristianesimo esoterico, pag. 80,
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).
11) Ibid., pag. 34.

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