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SCHEDA ARTICOLO N. «01065»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: MAURIZIO TORRETTI
TITOLO: L'ULTIMO VIAGGIO DI UN GIORNALISTA PELLEGRINO: TIZIANO TERZANI
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TESTO ARTICOLO

L'ultimo viaggio di un giornalista-pellegrino: Tiziano Terzani

(di Maurizio Torretti)

"Il mondo è cambiato: dobbiamo cambiare anche noi. Fermiamoci, riflettiamo,
prendiamo coscienza... Ognuno di noi può fare qualcosa. Tutti assieme
possiamo fare migliaia di cose".

(da 'Lettere contro la guerra' - di Tiziano Terzani)

--

Il 28 luglio, si è spento Tiziano Terzani, classe 1938, una delle voci più
talentuose del giornalismo italiano e internazionale, scrittore di best
sellers tradotti in tutto il mondo.

Instancabile viaggiatore, uomo colto e generoso, cronista per vocazione e
profondo conoscitore del continente asiatico, cui ha dedicato molti dei suoi
meravigliosi libri, Terzani ha trascorso buona parte della vita viaggiando
come corrispondente del settimanale 'Der Spiegel' e collaboratore del
'Corriere della Sera' e de 'La Repubblica' nei più importanti paesi
dell'Estremo Oriente (Vietnam, Cambogia, Singapore, Hong Kong, Cina,
Giappone, Thailandia, India), raccontandone le tragedie e le grandi svolte
epocali, i mutamenti politici, sociali e culturali, molto spesso non
indolori, scrivendo inevitabilmente anche delle guerre di cui è stato
testimone.

Non deve essere stato facile per uno come lui, pacifista fino al midollo,
registrare, ma soprattutto capire, gli orrori e la follia umana che spinge
gli uomini ad annientarsi fra di loro. In Vietnam, dopo la fuga
dell'esercito americano da Saigon, fu uno dei rari giornalisti stranieri a
restare, a rischio della propria vita, per documentare l'entrata vittoriosa
dell'esercito nord vietnamita. Perché, spiegò in seguito, voleva esserci a
tutti i costi quando sarebbe tornata finalmente la pace.

Purtroppo, non fu così. Le cose andarono diversamente, la pace non arrivò e
lui dovette lasciare il paese.

Dopo l'attentato dell' 11 settembre alle Twin Towers, Tiziano Terzani aveva
iniziato a viaggiare tra il Pakistan e l'Afghanistan e da questa esperienza
è nato un altro libro bellissimo - 'Lettere contro la guerra '(Longanesi) -
in cui sono raccolti una serie di articoli sulla "nuova guerra" dichiarata
dagli Usa al terrorismo islamico. In verità, si tratta di lucide riflessioni
sugli avvenimenti dopo l'11 settembre in cui egli si dichiara convinto che
il solo modo per ritrovare la via della ragione e della pace, l'unica
maniera per far cessare la discriminazione e l'odio che acceca e genera
altro odio, sia il dialogo, la scelta gandhiana della nonviolenza.

Terzani disse poi di aver scritto il libro per il suo nipotino, perché un
giorno potesse capire come mai "quel matto di suo nonno, dopo una vita
passata a fare l'inviato di guerra, sia alla fine divenuto un inviato contro
la guerra".

Da allora, Tiziano Terzani non ha mancato a nessuno degli appuntamenti
importanti, quelli dove si è parlato di pace, si è marciato per la pace e
contro la guerra, si è discusso di ecologia dell'informazione. E' stata una
presenza serena e inconfondibile tra la gente, imponente, con la lunga barba
bianca e incolta, i capelli raccolti in un codino, il camicione bianco di
foggia orientale con la pashmina color arancio sulla spalla; lo si poteva
scambiare per un santone indiano.

I suoi libri hanno avuto grande successo in Italia e all'estero, per la sua
attività di reporter nel '97 ha vinto il prestigioso "Premio Luigi Barbini
all'inviato speciale".

Attraverso una scrittura semplice e raffinata, priva di pregiudizi e di
barriere ideologiche, Terzani è riuscito a raccontare come nessun altro
eventi importanti come il crollo dell'impero sovietico, la liberazione di
Saigon, la Cambogia di Pol Pot, la Cina di Mao, ma soprattutto la magia e la
bellezza dell'Asia, la sua gente, la cultura, fonte di millenaria saggezza,
con tutte le sue contraddizioni più profonde e gli effetti dirompenti della
globalizzazione che fagocita lentamente ma inesorabilmente valori umani e
spirituali, spezza per sempre equilibri secolari.

Da alcuni anni Terzani si era allontanato dalla professione di cui non
condivideva la nuova etica, monopolistica e commerciale, un circo mediatico
volgare e rumoroso, ma aveva continuato a viaggiare, questa volta mosso
dalla volontà di dare un senso diverso alla vita, che fosse più intimo, alla
ricerca di una verità al di là dei fatti, la stessa che secondo gli
orientali trascende la sofferenza, le infelicità umane, la morte stessa.

Quella stessa sofferenza fisica, ma anche interiore, che da un po' di tempo
era diventata anche la sua condizione di normalità, per via di un male
incurabile che, come un fulmine a ciel sereno, gli si era rivelato
improvvisamente e lo aveva sfidato. E lui, che non si sarebbe mai arreso a
niente, aveva accettato la sfida, l'aveva raccontata nel suo ultimo libro
"Un altro giro di giostra" (Longanesi) e benedetto il suo male perché, come
scrive "da quel momento ho cominciato a vivere
... prima ero troppo impegnato a lavorare".

In questo che è il più meditato, sofferto e straordinario dei suoi libri,
racconta quel viaggio che all'inizio si traduce in un quasi abbandono del
mondo occidentale e in un ritorno alle fonti dell'Oriente, e si svolge negli
incontri inaspettati e fortuìti, nella realtà dei luoghi lontani da casa e
degli elementi naturali, in cerca di una cura per il suo male, dagli Stati
Uniti all'India, dalla Thailandia alle Filippine, poi di nuovo in India,
per vivere in solitudine sull'Himalaya dove "sento che la mia vita, quella
piccola vita nata a Firenze nel 1938, cresciuta, andata a scuola, che ha
scritto tre librini, non è quella che conta, ma fa parte di una vita molto
più grande, stupenda, dentro l'universo, il sole, le montagne, gli alberi"
(Regaliamoci la pace, Ed. Nuovi Mondi)

In 'Un altro giro di giostra' Tiziano Terzani racconta, ma questa volta non
da cronista, in che modo e perché ha intrapreso questo lungo girovagare,
durato oltre cinque anni, un viaggio di scoperta che gli ha rivelato per
gradi, la sua vera natura, la sua mappa interiore. E soprattutto insegnato
che vivere consapevolmente nel presente, qui e ora, significa essere
unificati, vivi e aperti alla saggezza e alla compassione. Uno dei momenti
di più intensa emozione è forse in una breve frase, verso la fine del libro,
un'intuizione lucida e coraggiosa :

"....a pensarci bene, dopo un po', il viaggio non era più in cerca di una
cura per il mio cancro, ma per quella malattia che è di tutti: la
mortalità". ...

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