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SCHEDA ARTICOLO N. «01097»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: LOUISE L. HAY
TITOLO: L'ENERGIA DELLA PAROLA (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Tratto da:

Louise L. Hay:"Il potere in te" -

--

Alcune parole di commento a quanto state per leggere.

Sovente, la anatura "narcisistica" del nostro io ci sollecita,
artificiosamente, ad occupare i nostri interessi formativi, solo nello
studio di grandi concetti metafisici e filosofici.

Il che - sia chiaro - e' cosa sublime e liberatoria, in assoluto.

Ma, succede che, nel seguire questa strada - del tutto astratta - ci si
dimentichi di "quella povera cosa" che e' la nostra personalita', immersa e
avviluppata nel tempo e nello spazio umani; con i suoi mille problemi, le
sue ansie, il suo - diciamolo pure - dolore costante e le sue paure.

Nessuno viene a sollevare ed a curare questa "piaga scoperta" che e' il
nostro io, coinvolto nelle tempeste della necessita', di problemi emozionali
e fisici; nessuno pensa che - fino a quando il granello di sabbia se ne
stara' nell'occhio della "nostra vita relativa", le lagrime di fastidio e di
dolore ci ostacoleranno, ma di molto!, la visione dei cieli, oltre di essa.

Louise Hay e' quella "chiave di volta", addirittura magica, che permette
l'entrata ad un flusso costante e cocente di acqua limpida e rigeneratrice,
proprio nella dimensione "cenerentola", di cui abbiamo appena parlato.

Noi tutti ne abbiamo bisogno; voi tutti avete bisogno di queste parole!

Continuate, pure - e, cio', e di una bellezza stupefacente! - ad occuparvi
della Grande Visone Mistica. Ma, volgete - ora - lo sguardo ai vostri
piccoli - ma, pur sempre potenti - problemi quotidiani.

Louise vi rivelera' quei piccoli segreti perforanti, che renderanno la
vostra esistenza piu' felice, piu' libera.

Grazie a Louise, e alla sua penetrante ed illuminata psicologia del
"soggettivo", avrete la possibilita' di raggiungere la gioia e il sorriso
interiore, che andate - anche senza saperlo consapevolmente - cercando da
sempre.

La nostra Amica ci accompagnera' - per ancora molto - intercalando la sua
presenza., tra le altre monografia della lista.

Ma, io credo che, ben presto, diverra' una voce attesa ed amata, da molti di
voi...

E lo merita!

Dio benedica tutti, e le vostre famiglie!

Guido

************

LOUISE L. HAY
IL POTERE E' IN TE
AMORE, GIOIA, SERENITA'. SCOPRILI DENTRO DI TE PER VIVERE
IN PERFETTA ARMONIA - ARMENIA EDITORE

(seconda parte - La prima e' pubblicata sul digest n.258)

************

CAPITOLO TRE
*L'energia della parola*

...................

Ogni giorno dichiara a te stesso che cosa vuoi nella vita.
Dichiaralo come se gia' lo avessi!

.............

*La legge della mente*

Esiste la legge di gravita', come del resto altre leggi fisiche,
di cui, generalmente capisco poco.

Esistono anche leggi spirituali, come quella di causa ed effetto -
cio' che dai ti viene restituito- e quella della mente: non la conosco
esattamente, come non conosco le leggi fisiche; so solo che quando accendo
l'interrutore, la lampadina si illumina immediatamente.

Quando elaboriamo un pensiero, una parola o una frase, questi
fuoriescono da noi come legge della mente e ritornano sotto
forma di esperienza.

In questo capitolo trattero' la correlazione fra mente e fisico,
cercando di chiarire il funzionamento della prima e la creativita' del
pensiero.

I nostri pensieri sono veloci ed e' difficile inquadrarli prontamente;
la nostra bocca e' piu' lenta; pertanto, se riusciamo a produrre un
discorso ascoltandolo con attenzione e non lasciando che influenze
negative lo permeino, possiamo iniziare a dare forma al pensiero.

La parola ha un potere incredibile che molti di noi
sottovalutiamo. Consideriamo le parole coma la base di quello che
creiamo continuamente nella vita; parliamo sempre eppure, in
realta', biascichiamo pensando raramente a quello che stiamo
dicendo o a come lo stiamo dicendo, prestiamo poca attenzione alla
scelta delle parole. La maggior parte di noi, infatti, parla in
termini negativi. Da bambini ci hanno insegnato la grammatica e
l'uso dei vocaboli in base ad essa; ho pero' notato che, con il
passare del tempo, le regole grammaticali cambiano e che quello
che in passato era considerato sbagliato, oggi viene comunemente
accettato, o viceversa.

La grammatica non considera pero' il significato delle parole ne' la
loro influenza sulla nostra vita. D'altronde, a scuola non mi fu
insegnato che la scelta delle parole condiziona le esperienze
vissute, nessuno mi disse che i pensieri sono creativi e che
possono pertanto plasmare la vita, ne' tanto meno che cio' che io
davo sotto forma di parola mi veniva restituito sotto forma di
esperienza.

L'obiettivo nella regola d'oro era dimostrarci una
semplice legge di vita: "Comportati con gli altri come ti
comporteresti con te stesso"; quello che dai, ti viene restituito,
non e' un principio finalizzato a creare colpe. Nessuno mi ha
spiegato che ero degna di ricevere bene e affetto e che la vita
era pronta ad aiutarmi.

Da bambini eravamo soliti chiamarci con termini forti ed
offensivi per sminuirci a vicenda. Perche'? Dove avevamo appreso
questo comportamento? Per rispondere e' sufficiente considerare
la nostra educazione: i genitori ci ripetevano costantemente che
eravamo stupidi, tonti o pigri, che davamo fastidio e che non
eravamo buoni. Talora dicevano anche che avrebbero preferito non
fossimo mai nati; probabilmente, sentendo tali affermazioni,
rabbrividivamo, ma non avevamo certo coscienza di quanto profonde
fossero le ferite da loro inferte.

*Cambiare il dialogo con noi stessi*

Troppo spesso, per essere amati, abbiamo accettato indiscriminatamente
i messaggi che i genitori ci inviavano: "Mangia gli spinaci !",
"Metti in ordine la tua camera!", "Fai il letto!". Eravamo
convinti che, per poter essere accettati, dovevamo compiere
determinate azioni, ovvero che l'amore fosse strettamente
correlato all'accettazione. Tutto cio' era ovviamente
un'imposizione di idee altrui e non aveva nulla a che vedere con
il nostro patrimonio spirituale interiore: ci era concesso di
esistere solo perche' facevamo cose che compiacevano gli altri.
I primi messaggi assimilati contribuiscono a creare quello che io
chiamo il dialogo con noi stessi: esso e' molto importante in quanto
costituisce la base dei discorsi della vita quotidiana,
influenzando l'atmosfera psichica in cui agiamo e facciamo
esperienze. Se ci denigriamo, la vita significhera' ben poco per
noi, se, viceversa, ci amiamo e stimiamo, essa ci apparira' come
un dono meraviglioso.

Se siamo infelici e insoddisfatti, e' facile scaricare cio' sui genitori
dicendo che e' colpa loro; se lo facciamo,
tuttavia, rimaniamo imprigionati nella nostra condizione di
infelicita', nei nostri problemi e nelle nostre frustrazioni:
incolpare, non incolpare non aiuta a raggiungere la liberta'. Essere
responsabili della propria vita puo' fare paura; e' altrettanto vero
pero' che, volenti o nolenti, lo siamo. E se vogliamo essere responsabili
della nostra esistenza dobbiamo esserlo anche della nostra bocca:
parole ed espressioni sono infatti l'estensione del pensiero.

Dobbiamo iniziare ad ascoltare cio' che diciamo: se ci accorgiamo
di utilizzare termini negativi o dispregiativi, dobbiamo
sostituirli. Se mi viene raccontata una storia negativa, non vado
in giro a ripeterla poiche' ritengo che sia circolata gia' a
sufficienza; se, viceversa, ne sento una positiva, la riferisco a
tutti.

Quando siamo in compagnia, cerchiamo di prestare attenzione
a quello che dicono gli altri e a come lo espongono, valutando se
vi sia una correlazione fra i racconti e le esperienze vissute:
molti, infatti, vivono ripetendosi che dovrebbero fare questo o
quello. Quante volte ho sentito pronunciare frasi simili e, ogni
volta, avverto un campanello dentro di me. Alcuni arrivano a usare
il condizionale fino a dieci volte in un periodo! E sono gli
stessi che si chiedono perche' non riescono a cambiare vita e a
uscire da una situazione indesiderata; vogliono controllare in
maniera assoluta tutto quanto avviene attorno a loro senza, in realta',
poterlo fare.

I casi sono due: o si incolpano o incolpano gli
altri; e poi, continuano a non capire perche' non possono vivere
liberamente. Potremmo eliminare il verbo dovere dal nostro vocabolario
e dalla nostra mente: cosi' facendo, ci libereremmo della notevole
oppressione creata ogniqualvolta diciamo "Devo andare al lavoro",
"Devo fare questo. Devo... Devo..." Impariamo invece, a dire :
"Scelgo". "Scelgo di andare al lavoro per pagare l'affitto",
"Scelgo di dare un nuovo corso alla mia vita": tutto quello che
facciamo, lo facciamo per scelta anche se, in molti casi, non
sembra.

Molti pronunciano spesso anche la parola ma:
dapprima fanno un'affermazione e, subito dopo, aggiungono "ma..."

In questo modo ci inviano messaggi contrastanti disorientandoci.

La prossima volta, prestiamo attenzione all'uso che facciamo di tale
congiunzione nei nostri discorsi.

Vi e' un'altra espressione da usare
con cautela: non dimenticarti. Spesso diciamo: "Non dimenticarti
questo o quello". E, poi, che cosa succede? Che ci dimentichiamo.
Desideriamo ricordare e, invece, scordiamo di fare quanto volevamo.
Suggerirei di sostituire "non dimenticarti" con "per favore,
ricordati".

Quando ci alziamo al mattino, malediciamo il fatto di dover andare
a lavorare? Ci lamentiamo del tempo? Bofonchiamo che ci fa male la
schiena o la testa? Qual' e' la seconda o la terza cosa che pensiamo o
diciamo? La maggior parte delle persone dice piu' o meno le stesse cose
ogni mattina. Quello che diciamo appena alzati influenza la nostra
giornata: se si tratta di affermazioni piacevoli e positive, quest'ultima
sara' soddisfacente; viceversa, se si tratta di frasi lamentose e
colpevolizzanti, essa sara' fastidiosa e triste. A che cosa pensiamo
immediatamente prima di andare a letto? Sono pensieri che ci rinvigoriscono

o che ci immiseriscono? Quando parlo di miseria, non considero
esclusivamente il significato economico del termine; la miseria puo'
infatti essere anche morale e derivare, ad esempio, da un approccio
negativo alla vita. Siamo preoccupati per il giorno successivo?

Quando mi trovo in tale condizione, prima di dormire leggo
qualcosa di positivo nella convinzione che, durante il sonno,
la lettura mi depurera' dai pensieri negativi preparandomi ad
affrontare la giornata seguente.

Personalmente, mi e' di aiuto scaricare problemi ed interrogativi ai
sogni: questi mi stimolano infatti a riflettere su cio' che sta
succedendo nella mia vita.

Io sono l'unica persona che puo' pensare con la mia mente;
lo stesso vale per ognuno di noi: nessuno ci puo' obbligare a
pensare differentemente.

Noi scegliamo i nostri pensieri, che costitituiscono la base del
dialogo con noi stessi.

A mano a mano che comprendevo che tale sistema si radicava in me, mettevo
sempre piu' in pratica gli insegnamenti che davo agli altri: prestavo
infatti attenzione alle mie parole e ai miei pensieri perdonandomi
sempre per il fatto di non essere perfetta. Lasciavo che fossi me
stessa piuttosto di cercare di essere una "superdonna" accettabile,
forse, solo dagli altri. Quando per la prima volta diedi fiducia alla
vita considerendola "amica", mi illuminai: diventai meno mordace e piu'
piacevole cercando di smussare le critiche a me stessa e agli
altri e di non raccontare piu' storie catastrofiche. Siamo cosi'
abili a diffondere le cattive notizie! Smisi di leggere il
quotidiano e di ascoltare il telegiornale perche' comunicavano
prevalentemente sciagure e disastri. Ho tuttavia notato che la gente non
ama sentire le buone notizie, bensi' le cattive, per avere qualcosa
di cui lamentarsi.

Troppi di noi amano riciclare le storie negative
autoconvincendosi, in tal modo, che nel mondo c'e' solo il male.

E' significativo che una stazione radiofonica che trasmetteva solo
buone notizie sia fallita in breve tempo. Quando mi fu diagnosticato
il cancro, decisi di smettere di spettegolare e, con mia grande sorpresa,
scoprii di non avere nulla da dire a nessuno: mi resi infatti conto
che, ogni volta che incontravo un amico, non facevo altro che
spiattellare le ultime malignita'. Cercai allora di modificare
quest'abitudine: non fu facile ma, alla fine, imparai che esistono
altri modi di comunicare. In ogni caso, se io spettegolavo sul conto
degli altri, gli altri lo facevano nei miei confronti: cio' che dai
ti viene restituito.

A mano a mano che lavoravo a pia' stretto contatto
con le persone, iniziavo ad ascoltare cio' che dicevano, facendo
attenzione alle singole parole, non solo al significato generale
delle frasi: di solito, dopo dieci minuti di dialogo, ero in grado
di capire il problema di un nuovo paziente in base alle parole che
utilizzava.

Le parole infatti contribuiscono a creare i problemi
che ci tormentano. Se parliamo negativamente con gli altri,
potra' essere il dialogo con noi stessi? Indubbiamente influenzato
da quell'atteggiamento di miseria mentale di cui ho parlato in precedenza.

Un sistema utile per studiare il problema e' posizionare un
registratore accanto al telefono e azionarlo ogniqualvolta facciamo
o riceviamo una telefonata: quando la cassetta e' registrata da entrambi
i lati, riascoltiamola.

Rimarremo probabilmente sorpresi: in questo modo siamo infatti
indotti a riflettere sulle parole utilizzate e sull'inflessione della nostra
voce diventandone consapevoli. Se abbiamo ripetuto due o tre volte
alcune parole o espressioni, annotiamole: si tratta di schemi
importanti, indicativi di una positivita' o di una negativita' mentali.

*Il potere dell'inconscio*

Alla luce di quanto finora discusso, parleremo ora del potere
dell'inconscio. L'inconscio non giudica, ma accetta tutto quello
che diciamo e crea conformemente alle nostre opinioni; in sostanza,
dice sempre si' e ci ama al punto di darci cio' che dichiariamo di
volere.

Noi, tuttavia, conserviamo la facolta' di scelta: se optiamo
per la negativita' e la miseria mentale, significa che le desideriamo
e l'inconscio continuera' quindi a darcele. Cio' finche' non decidiamo
di cambiare pensieri, parole, opinioni, cosa che possiamo fare in
ogni momento: non siamo mai condannati a rimanere nella situazione
in cui stiamo e abbiamo a disposizione migliaia e migliaia di pensieri
fra cui scegliere.

L'inconscio non distingue il vero dal falso, il
giusto dallo sbagliato. Se ci denigriamo dicendo:"Che stupido
sono!", esso assimila il concetto e, dopo poco, ci sentiremo tali.

Ripetendo piu' volte affermazioni simili, nel nostro inconscio si forma
un'opinione.

L'inconscio non ha senso dell'umorismo: cio' e' molto importante.

Non possiamo infatti prenderci in giro pensando che cio' non abbia
alcun peso: anche se scherzosa e arguta, si tratta sempre di una
critica a noi stessi, che l'inconscio recepisce come vera. Nei miei
workshop non permetto ai pazienti di criticare scherzando niente
e nessuno. Non prendetevi dunque in giro e non denigratevi perche',
in questo modo, non farete esperienze positive. E' inoltre essenziale
evitare di criticare gli altri: l'inconscio non distingue infatti noi
dalle altre persone, sente le parole e ritiene che siano riferite a noi.

Quando desideriamo criticare qualcuno, chiediamoci invece perche'
proviamo tale desiderio: in effetti vediamo negli altri quello che vediamo
in
noi stessi.

Invece di criticare, lodiamo chi ci sta vicino: nell'arco di un mese
otterremo considerevoli cambiamenti in noi.

Le parole che usiamo sono realmente frutto del nostro atteggiamento
mentale; basta osservare quelle utilizzate dalle persone che sono infelici,
sole, povere e malate. Quali verita' esse hanno accettato? Come si
descrivono? Come parlano del loro lavoro, della loro vita, delle loro
amicizie e conoscenze? Quali aspettative hanno?

E' bene prestare attenzione alle loro parole senza pero' riportarle agli
altri,
parenti, amici o estranei che siano, commentando che, comportandosi
e parlando cosi', si stanno rovinando la vita; e' invece utile confrontarle
con
le nostre e utilizzarle quale stimolo per cambiare il nostro atteggiamento
e la propria vita.

Un uomo affetto da una malattia grave che continua a ripetersi che
deve morire e che la vita non offre niente di buono, puo' comunque
liberarsi della sua negativita' iniziando a dire a se stesso che e'
una persona piacevole, degna di guarire. In tal modo stimola la
guarigione fisica: e' infatti importante essere consapevoli di
desiderare la guarigione e del fatto che essa costituisce un bene,
una sicurezza. Molti si sentono sicuri solo quando stanno male; si
tratta quasi sempre di persone che hanno difficolta' a dire no e che
riescono a dirlo solo indirettamente: "Sto troppo male per farlo" e'
la loro tipica scusa.

Ricordo una mia paziente, sottoposta a tre
interventi chirurgici per cancro, che non riusciva a dire no a nessuno.

Era figlia di un medico ed era anche la "cocca di papa'": qualsiasi cosa
suo padre dicesse, la faceva, qualsiasi cosa suo padre chiedesse,
rispondeva di si'. Impiegai quattro giorni per farla letteralmente
gridare: "No!" agitando il pugno; una volta imparato a dire no, le
piacque moltissimo. Numerose donne fra quelle che sviluppano un cancro
alla mammella non sono capaci di dire di no sostenendo, in questo
modo, tutti tranne che se stesse.

A loro, in particolare, raccomando
di imparare a dire: "No, non voglio!": dopo due o tre mesi qualcosa
cambia indubbiamente. E' importante infatti che queste pazienti si
sostengano dicendosi: "Questo e' quello che io voglio, non quello che tu
vuoi farmi fare!".

Quando ricevevo i miei pazienti privatamente, li sentivo spesso
discutere animatamente sui loro limiti e chiedermi perche' non
riuscivano a uscire da situazioni sgradite. Ebbene, se riteniamo e
accettiamo di essere imprigionati, lo rimaniamo: cio' grazie ai nostri
pensieri negativi che, in questo modo, vengono soddisfatti. In casi
simili e' invece indispensabile che ci concentriamo sulla nostra forza.

Numerose persone mi hanno confessato che i miei nastri le hanno
salvate: nessun libro e nessun nastro puo' salvarci, a salvarci sara' il
modo in cui utilizzeremo le informazioni in essi contenute. Posso
suggerire molte idee, ma questo non conta: conta cio' che ne facciamo.

Se consiglio di ascoltare un determinato nastro per un mese o piu'
in modo che le idee in esso raccolte diventino un nuovo modo di vita,
non sono per questo una salvatrice, ne' una guaritrice: solo ognuno
di noi puo' attuare i cambiamenti che desidera.

Ora, quali sono i messaggi che vogliamo ascoltare? So di averlo gia'
ripetuto molte volte: amare noi stessi e' la cosa piu' importante poiche',
se ci amiamo, non faremo del male, ne' a noi ne' agli altri. Se io non
vi faccio del male e voi nemmeno, come potranno scoppiare le guerre?

Quante piu' persone si convinceranno di cio', tanto migliore sara' la
vita sul nostro pianeta. Iniziamo a essere consapevoli di quello che
succede ascoltando le parole che rivolgiamo a noi stessi e agli altri;
successivamente, potremo operare quei cambiamenti che ci porteranno
a guarire e a migliorare l'umanità..

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Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
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