Tratto da:
(di Margaret Bowen Deitz)
, e' stato scritto da una discepola diretta di Yoganandaji: Margaret (Peggy) Deitz.
In queste poche, ma dolcissime, pagine, Peggy rievoca gli anni vissuti a fianco del Maestro, le sue esperienze; gli aneddoti, spesso divertenti, oltre che illuminanti; le parole e l'insegnamento da lei ricevuto.
La figura che emerge da queste pagine e' di un'anima profondamente gioiosa, amorevole, colma di comprensione per ogni essere umano.
(Il libro non porta alcun cenno di copyright, e ne' il nome di una Casa Editrice)
Yogananda mi fissò un appuntamento per andare a trovarlo nella casa-madre di Los Angeles. La notte prima della data stabilita, caddi ammalata, apparentemente per un'influenza. Mia madre disse che per prima cosa, il mattino successivo, avrebbe disdetto l'appuntamento.
Tuttavia, proprio prima di addormentarmi vidi Yogananda in forma astrale. Stava a qualche metro dal mio letto e un poco al di sopra del pavimento. Mi benedì ad alta voce. Venni benedetta spiritualmente; mi sentivo piena di reverenza e gratitudine per l'amorevole attenzione. La mattina mi vestii, feci colazione e mantenni fede all'appuntamento.
Trascorse una settimana prima che mia madre esclamasse: "Peggy, non ti ricordi quant'eri ammalata la notte prima di andare a trovare Yogananda?"
"Sì, mi viene in mente solo ora che tu me lo hai ricordato!" risposi. Evidentemente la malattia era scomparsa e persino il suo ricordo ci aveva temporaneamente abbandonato.
La mia prima memorabile visita alla Self-Realization Fellowship mi lasciò strabiliata, in senso positivo. L'atmosfera era ovunque permeata dalla presenza dinamica di Yogananda. Ero arrivata con molte domande riguardanti il sentiero dell'Autorealizzazione, ma i miei interrogativi svanirono in modo naturale al cospetto del Maestro [All'inizio dissi a Yogananda che non sapevo se avrei potuto chiamarlo Maestro. Egli mi assicurò che quel titolo n on significava la nostra schiavitù nei suoi confronti, ma semplicemente che egli era maestro di se stesso. Presto imparai che si era ben guadagnato quel titolo.] dell'ashram, che mi mostrò le fotografie della sua famiglia.
Non pensavo che suo fratello assomigliasse a Cary Grant? "Se guardo con molta attenzione mi sembra di riuscire a intravvedere una somiglianza", risposi. Più tardi, avrei compreso l'enorme fortuna di trovarmi al cospetto di un'anima così grande.
Quando andai a dormire, quella sera alla Self-Realization invocai una guida. "Per favore, mandami un segno. Fammi sapere in maniera incontrovertibile se devo o no trasferirmi qui".
Fortunatamente la risposta arrivò, quando la luce irruppe, permeando me e l'intera stanza. Apparve come un fulmine ai miei occhi aperti. Mi sentii sicura di essere sul sentiero giusto. Al quel punto venni spinta fuori dal mio corpo in modo astrale e atterrai nell'appartamento di Yoganandaji. Ma appena mi accorsi che ero entrata senza essere stata invitata, ritornai immediatamente nella mia stanza. Il giorno dopo mi scusai con Yoganandaji. "Non c'era proprio niente di sconveniente nella tua visita" mi disse. Lo ringraziai e aggiunsi pure che ero felice e riconoscente di accettare il suo invito a vivere e lavorare a Mount Washington.
Vivere alla Self-Realization Fellowship, sulla bella collina di Mount Washington, dava a noi devoti il privilegio di frequentare molte lezioni private e di gruppo con il Maestro. Che gioia essere convocati da Lui!
Ovviamente la sua guida nei nostri confronti variava a seconda del modo in cui ognuno di noi poteva meglio servire Dio. Egli diceva che fare al meglio delle nostre possibilità qualunque cosa, è il modo migliore di servirlo. Il tipo di lavoro non è importante perché esso è solo un canale per esprimere Dio. Anche se siamo stati creati simili l'uno l'altro, essendo fatti a immagine di Dio, ogni anima tuttavia è stata benedetta con una scintilla di individualità che dovrebbe essere sviluppata. Come le pepite d'oro, abbiamo bisogno di essere raffinati e lucidati prima che la luce possa risplendere attraverso di noi.
Il Maestro faceva spesso notare che la meditazione è essenziale. "Entra nel silenzio e sappi che io sono Dio " (Salmi 46:10). La mente, quando viene calmata dalla concentrazione nel centro cristico, riflette chiaramente la luce divina, proprio come un lago piatto può rivelare perfettamente il riflesso della luna. Le acque torbide deformano.
Anche se il Maestro non esitava ad esprimersi liberamente, lo faceva di solito con calore, comprensione e senso dell'umorismo. Mi ricordo come rimasi impressionata una volta, quando lo sentii gridare con un devoto. Il Maestro mi lesse nel pensiero e mi avvertì: "Non perdo mai la calma. È soltanto che ho un temperamento focoso". Più tardi il Maestro mi spiegò che comunicava nel modo più efficace con ciascun devoto.
Andare in chiesa ad ascoltare il Maestro era sempre, ovviamente, il massimo. Mia madre diceva che Egli era la prima persona che le avesse mai permesso di dare un senso all'argomento "religione". La prima volta che mia madre venne a sentire il suo discorso, ricevette le sue benedizioni non solo a parole, ma sentì anche gli effetti.. Una carica di energia penetrò nelle sue mani e permeò tutto il suo essere, rafforzandola. Lei affermò che si sentì elevata spiritualmente, mentalmente e fisicamente.
La maggior parte delle persone reagiva positivamente alle benedizioni del Maestro. `Tuttavia, ve n'erano alcune il cui ego si rivelava più forte. Una donna che vantava la sua grandezza, disse: "Maestro, io sono veramente pura. Da decenni non mangio un pezzo di carne" (Yogananda raccomandava ai devoti di seguire una dieta vegetariana; alla Self-Realization Fellowship è sempre stato servito cibo vegetariano).
Egli la lasciò divagare per un po', dopo si volse verso di me e disse: "Vorrei che tu le portassi un panino al prosciutto. Potrebbe farle del bene". Il Maestro non voleva che la gente avesse un atteggiamento feticistico verso ciò che mangiava. Una volta un uomo in chiesa si stava vantando di quanto succo di carote beveva ogni giorno. Il Maestro gli disse: "Non servirà ad altro che a mantenerti a questo stadio un po' più a lungo".
I miei compiti nell'ashram comprendevano alcuni lavori di segretariato e l'accoglienza dei molti ospiti di Yoganandaji quando arrivavano a Los Angeles, per accompagnarli a Mount Washington. Inoltre condussi il Maestro avanti e indietro al Lake Shrine, nella zona di Pacific Palisades, durante 1' edificazione di quest'area sacra. Era questo in effetti un privilegio, anche se mi turbava
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