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SCHEDA ARTICOLO N. «01154»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: LOREDANA FILIPPI
TITOLO: BHARATA NATYAM: UN INCONTRO CON L'ANIMA
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TESTO ARTICOLO

Bharata Natyam: un incontro con l'anima

(Loredana Filippi)

--

La danza indiana, codificata da antichi trattati religiosi, conserva
il suo carattere sacrale costituendo un patrimonio culturale
affascinante e complesso.

"La danza ha fatto la sua comparsa all'inizio di ogni cosa" scrive lo
scrittore greco Luciano e la prima danza è quella dei pianeti e delle
stelle, nei loro rapporti di ordinata armonia.

Secondo la mitologia indu il dio Shiva, manifestazione dell'energia
ritmica primordiale, è detto Nataraja, o "signore della danza": egli
"danza il mondo", creandolo. La danza diventa lo strumento di unione
tra l'essere divino creatore e il mondo visibile; per gli uomini
diviene un rito, un mezzo che permette di tornare alle origini, di
accostarsi al divino, di unirsi ad esso.

Nell'antica tradizione indiana, il Bharata Natyam conserva questi
antichi valori rituali: la danza come devozione, come offerta alla
divinità, trova nel trasporto emotivo la sua stessa sorgente. Chi si
lascia trasportare da questa sorta di magia, studiando e praticando
queste forme, difficilmente riesce a separare l'amore per l'arte
dall'entusiasmo per tutta una forma di vita.

L'aspetto religioso diventa una conseguenza: la danza racconta il
senso della 'nostra' vita, diviene la rappresentazione del 'nostro'
quotidiano interiore. Gli stessi dei sono rappresentati come persone
umane, immersi nelle più varie contraddizioni, liti, gelosie,
passioni.

Questa raffinatissima forma d'arte è estremamente contemporanea
proprio perché essenziale e 'fuori dal tempo'. Richiede una
partecipazione totale - fisica, emotiva, mentale e spirituale -
dell'artista il quale 'esce' per così dire dal suo tempo ed 'entra'
nell'atmosfera atemporale del dramma.

Non vi è particolare che venga trascurato. Non vi è posa o
atteggiamento che non sia previsto e codificato: nella danza classica
indiana l'improvvisazione o l'innovazione sarebbe un controsenso. Ogni
gesto dell'artista deve sembrare scaturito dalle passioni dell'animo,
come fosse eseguito per la prima volta.

La danzatrice che rappresenta un dio deve poter diventare essa stessa,
estasiata, il dio. Un buon danzatore deve poter ridere con una parte
del volto e piangere con l'altra. Tuttavia, solo il linguaggio dei
gesti deve passare attraverso l'artista: "il canto deve esser
trattenuto nella gola, il sentimento dimostrato dagli sguardi, il
tempo battuto dal piede. Ove la mano muove, lo sguardo segue; ove la
mente va, il sentimento la segue; ove va il sentimento, lì è più
profonda la fragranza."

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