Omkareshwar, l'isola a forma di Om
(di Nanni Fontana)
Nato alla confluenza dei fiumi Narmada e Kaveri, il villaggio prende il proprio nome dalla singolare forma dell'isola su cui si sviluppa: secondo la tradizione, infatti, essa avrebbe la forma, seppur assai stilizzata, della sillaba sacra OM.
Il nome Omkareshwar, infatti, non significa altro che "luogo sacro a forma di Om" e tanto basta per renderlo adatto alla nascita di un florido mercato, che trae il proprio sostentamento dalle orde di indiani che giungono da ogni dove, per andare a bagnarsi nel punto in cui le sacre acque dei due fiumi si congiungono; dalle ciotole in ottone usate per portare le offerte al tempio alle collane di fiori alle tinture per la puja ai rosari, tutto viene amabilmente venduto dai commercianti del paese.
L'oggetto di culto più importante dell'isola è uno dei dodici jyotirlingas sparsi in tutto il subcontinente indiano: pietre di forma fallica rappresentanti l'energia creativa di Lord Shiva, forse il più venerato tra gli dei del pantheon induista.
Tra gli abitanti del villaggio, in tutto tre o quattro mila, vi è una cinquantina di occidentali, per lo più italiani, che hanno deciso di fare di questo luogo, isolato e faticosamente raggiungibile, la loro fissa dimora. Non è difficile capirne il motivo, essendo Omkareshwar uno dei pochi luoghi indiani dove regna un'atmosfera atipica rispetto ai caotici e sovraffollati borghi e villaggi che colmano le pianure e gli altipiani del Madhya Pradesh.
Non vi sono, infatti, mezzi a motore se non pochi trattori e le chiatte che trasportano i pellegrini da una parte all'altra del fiume, sulle rive del quale la vita è sempre assai frenetica. Dopo il tramonto gli unici suoni sono quelli delle preghiere e dei mantra ripetuti incessantemente dagli altoparlanti, attaccati ai tralicci dell'elettricità, di un'improvvisata radio locale.
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