La poltrona vuota
(di Osho)
Per molti anni Osho ha guidato personalmente campi di meditazione, un pò dappertutto, in India. Fu proprio durante uno di questi campi che, per la prima volta, parlò della poltrona vuota.
Ancora una cosa, io non ci sarò, ci sarà soltanto la mia poltrona vuota. Ma non sentirai la mia mancanza perché in un certo senso ci sarò e in un altro senso c'è sempre stata una poltrona vuota di fronte a te.
Ora la poltrona è vuota perché nessuno vi è seduto. Io ti sto parlando, ma non c'è nessuno che ti parla. È difficile da capire, ma quando l'ego scompare, i processi della vita possono continuare.
Puoi continuare a parlare, a sederti, a camminare e puoi continuare a mangiare, ma il centro è scomparso. Anche ora, la poltrona è vuota. Ma fino ad ora sono stato sempre con te in tutti i campi di meditazione perché non eri pronto. Ora sento che sei pronto. E devi essere aiutato a diventare ancora più pronto a lavorare in mia assenza, perché sentendo che io sono lì puoi lasciarti prendere da un falso entusiasmo.
Solo sentendo che sono presente puoi fare cose che non avresti mai voluto fare, e giusto per impressionarmi puoi darti ancora più da fare. Questo non servirà molto, perché solo ciò che nasce dal tuo essere potrà aiutarti.
Ci sarà la mia poltrona, io ti guarderò, ma ti sentirai completamente libero. E non stare a pensare che io non ci sono, perché questo può deprimerti e la depressione può solo disturbare la tua meditazione.
Io ci sarò, e se mediti, e tutte le volte che la tua meditazione avverrà nel modo giusto, mi vedrai. Questo sarà il criterio per capire se stai realmente meditando, o no. Molti di voi saranno in grado di vedermi più intensamente di quanto tu possa vedermi in questo preciso istante, e quando ti capiterà di vedermi, puoi star sicuro che le cose stanno andando nella direzione giusta.
Così questo sarà il criterio. Spero che alla fine di questo campo il novanta per cento di voi mi avrà visto. Il dieci per cento non ci riuscirà per colpa della mente.
Quindi, se mi vedi, non cominciare a pensarci sopra, a chiederti cosa sta succedendo, non cominciare a pensare se si tratta di immaginazione, di proiezione, o se ci sono veramente.
Non pensare, perché il tuo pensiero mi farà scomparire immediatamente; il pensiero diventerà un ostacolo. Lo specchio si coprirà di polvere e non ci sarà alcun riflesso. Quando non c'è polvere, improvvisamente ti accorgerai della mia presenza più di quanto tu riesca a fare in questo istante. Essere consapevoli del corpo fisico non è una grande consapevolezza; essere consapevoli di ciò che non è fisico è vera consapevolezza.
Devi imparare a lavorare senza di me. Non puoi essere sempre qui, dovrai andare lontano, non puoi starmi sempre intorno, hai altri lavori da compiere.
Sei venuto da paesi lontani, dovrai andare. Sarai qui con me per alcuni giorni, ma il dipendere dalla mia presenza fisica più che esserti di aiuto può diventare un disturbo, perché allorquando te ne andrai, sentirai la mia mancanza. La qualità della tua meditazione qui dovrebbe essere tale da poter succedere senza la mia presenza, allora dovunque tu vada, la meditazione non ne risentirà in alcun modo.
E anche di questo devi ricordarti: non posso restare sempre con te in questo corpo; un giorno o l'altro dovrò lasciare il corpo fisico. Se mi trascino in questo canale fisico è solo per te; un giorno dovrò lasciarlo.
Prima che questo accada devi essere pronto a lavorare in mia assenza, o alla mia presenza non-fisica, il che vuole dire la stessa cosa.
E quando mi sentirai nella mia assenza sarai libero da me, e anche se io non sarò nel corpo, il contatto non andrà perso.
Accade sempre quando c'è un buddha: la sua presenza fisica diventa immensamente significativa. E quando muore, tutto crolla. Persino un discepolo come Ananda, il suo discepolo più intimo, cominciò a piangere a calde lacrime quando Buddha disse, "Adesso devo lasciare il corpo." Per quarant'anni Ananda era rimasto accanto a Buddha ventiquattr'ore al giorno, proprio come un'ombra. Cominciò a piangere e a singhiozzare come un bambino; improvvisamente si era sentito orfano.
Buddha disse: "Cosa stai facendo?"
Ananda disse: "Adesso mi sarà impossibile crescere. Non ci sono riuscito quando tu eri qui, come potrò farlo ora? Potranno passare milioni di vite prima che io incontri di nuovo un buddha. Sono perduto."
Buddha disse: "La mia comprensione è diversa, Ananda. Quando io non ci sarò più, ti illuminerai immediatamente, perché ho sentito che sei troppo attaccato a me, e che questo attaccamento è diventato un ostacolo. Sei così attaccato a me che il tuo stesso attaccamento è diventato una barriera."
E accadde proprio ciò che Buddha aveva detto. Il giorno in cui Buddha morì, Ananda si illuminò. Non c'era più nulla a cui attaccarsi. Ma perché aspettare? Quando morirò, allora ti illuminerai. Perché aspettare?
La mia poltrona può essere vuota, potrai sentire la mia assenza. E ricordati, solo quando potrai sentire la mia assenza, potrai sentire la mia presenza. Se non riesci a vedermi quando il mio corpo fisico non è lì, non mi hai visto per nulla. Questa è la mia promessa: sarò nella poltrona vuota, la poltrona vuota non sarà veramente vuota. Allora stai attento! La poltrona non sarà vuota, ma sarà meglio che impari a essere in contatto con il mio essere non-fisico. È un contatto e un incontro molto più profondo, più intimo.
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Amato Maestro,
Una poltrona vuota, una hall silenziosa, l'incontro con un Buddha. Quanto è eloquente, quanto è raro.
Questa poltrona è vuota e quest'uomo che ti parla è vuoto. È uno spazio vuoto che fluisce in te. Non c'è nessuno dentro, solo silenzio.
Poiché non puoi capire il silenzio, devo tradurlo in linguaggio. È a causa dei tuoi limiti che devo parlare; altrimenti non ce ne sarebbe bisogno. La verità non può essere detta, non è mai stata detta, non sarà mai detta.
Tutte le scritture parlano della verità, continuano a parlarne insistentemente, ma nessuna scrittura è stata capace di esprimerla - né i Veda, né la Bibbia, né il Corano - perché è la natura stessa delle cose che rende impossibile esprimerla.
Non può essere detta - può solo essere mostrata. Non può essere provata logicamente, ma l'amore può provarla. L'amore riesce dove la logica fallisce. Non posso provarla, ma l'assenza dell'"io" dentro di me può diventarne la prova assoluta.
Se vuoi veramente comprendere Buddha, dovrai avvicinarti sempre di più a questo silenzio che io sono, dovrai diventare più intimo, disponibile, vulnerabile a questo nessuno che ti sta parlando.
Non sono una persona. La persona è morta molto tempo fa. Si tratta di una presenza - un'assenza e una presenza. Sono assente come persona, come individuo: sono presente come un veicolo, un passaggio, un bambù vuoto. Può diventare un flauto - soltanto un bambù vuoto può diventare un flauto.
Mi sono immerso nel tutto. Adesso, qualunque sia la volontà del tutto se vuole parlare attraverso di me, sono disponibile, se non vuole parlare attraverso di me, sono disponibile. La sua volontà è ora la sola volontà.
Non ho una mia volontà.
È per questo che molte volte troverai contraddizioni nelle mie affermazioni - perché non posso cambiare nulla. Dio è contraddittorio perché dio è un paradosso. Contiene le polarità opposte: è oscurità e luce, estate e inverno, vita e morte. A volte parla come vita e a volte come morte, a volte si presenta come estate e a volte come inverno... cosa ci posso fare?
Se interferisco, traviserò. Se cerco di essere coerente, allora sarò falso. Posso essere vero solo se rimango disponibile a tutte le contraddizioni che dio contiene.
Questa poltrona è senza dubbio vuota. E il giorno in cui sarai capace di vedere questa poltrona vuota, questo corpo vuoto, questo essere vuoto, mi avrai veduto, sarai in contatto con me.
Questo è il momento autentico in cui il discepolo incontra il maestro. È un dissolversi, uno scomparire la goccia che scivola nell'oceano o l'oceano che fluisce nella goccia. È lo stesso! - il maestro che scompare nel discepolo e il discepolo che scompare nel maestro. E allora si creerà un profondo silenzio.
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Amato Osho,
Un giorno ci lascerai e sarà impossibile avere un altro maestro. Le tue tecniche di meditazione potranno aiutare la nostra crescita interiore, come lo stanno facendo adesso?
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Di fondo, il mio approccio verso la tua crescita consiste nel renderti indipendente da me. Ogni tipo di dipendenza è una schiavitù, e la dipendenza spirituale è la peggiore schiavitù.
Ho messo in atto ogni sforzo per renderti consapevole della tua individualità, della tua libertà, della tua capacità assoluta di crescere senza l'aiuto di nessuno. La tua crescita è qualcosa di intrinseco al tuo essere. Non arriva dall'esterno; non è un'imposizione, è un accadere.
Tutte le tecniche di meditazione che ti ho dato non sono legate a me - la mia presenza o assenza non fa alcuna differenza - esse dipendono da te. È la tua presenza, non la mia, che è necessaria per farle funzionare.
Non è il mio essere qui, ma è il tuo essere qui, il tuo essere nel momento, il tuo essere all'erta e consapevole, che può aiutarti. Posso capire la tua domanda e la sua attualità. È una domanda pertinente.
Tutto il passato dell'uomo è, in modi diversi, una storia di sfruttamento. E persino le cosiddette persone spirituali non hanno resistito alla tentazione di sfruttare. Su un centinaio di maestri, il novantanove per cento ha cercato di imporre l'idea che "Senza di me non puoi crescere, nessun progresso è possibile. Lascia a me tutta la responsabilità."
Ma nel momento in cui dai a qualcuno la tua responsabilità, senza saperlo gli dai anche tutta la tua libertà.
Naturalmente, tutti quei maestri sono dovuti morire un giorno, ma hanno lasciato lunghe file di schiavi: cristiani, ebrei, hindu, mussulmani.
Che gente è questa? Perché qualcuno dovrebbe essere cristiano? Se puoi essere qualcuno, sii un Cristo, mai un cristiano. Non riesci proprio a vedere che il definirti un cristiano, un seguace di qualcuno che è morto duemila anni fa, è un'umiliazione? L'umanità intera è seguace di un morto. Non è strano che chi è vivo debba seguire un morto? Che chi è vivo debba essere dominato da un morto? Che chi è vivo debba dipendere da un morto e dalle sue promesse che dicono "Verrò a salvarti"?
Nessuno deve venire a salvarti. Infatti, nessuno può salvare qualcun altro; ciò va contro la verità fondamentale della libertà e dell'individualità.
Per quanto mi riguarda, sto semplicemente facendo ogni sforzo possibile per renderti libero da chiunque - me compreso - ed essere davvero solo sul cammino della ricerca.
L'esistenza rispetta una persona che ha il coraggio di essere sola nella ricerca della verità.
L'esistenza non rispetta per nulla gli schiavi. Essi non meritano alcun rispetto, non rispettano se stessi, come possono aspettarsi che l'esistenza mostri loro rispetto?
Allora ricordati, quando me ne andrò, non perderai nulla, forse potrai guadagnare qualcosa di cui sei assolutamente inconsapevole. Adesso sono disponibile in questa forma concreta, imprigionato in una certa forma e dimensione.
Quando me ne andrò, dove vuoi che vada?
Sarò qui nel vento, nell'oceano; se mi avrai amato, se avrai avuto fiducia in me, mi sentirai in migliaia di modi. Nei tuoi momenti di silenzio sentirai improvvisamente la mia presenza.
Quando non sarò nel corpo, la mia consapevolezza sarà universale. Allora non avrai bisogno di cercarmi. In qualunque posto tu sia con la tua sete, il tuo amore mi troverai nel tuo cuore, nel battito del tuo cuore.
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