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SCHEDA ARTICOLO N. «01419»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: SAMIRA COCCON
TITOLO: LA PRATICA DELLA GENEROSITÀ
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TESTO ARTICOLO

La pratica della generosità

(di Samira Coccon)

-

Diversi mesi fa, all’inizio dell’estate, sulla spinta di alcune
riflessioni sulla generosità fatte con alcuni amici e stimolata dal
racconto dell’esperienza di una persona in particolare, ho preso la
risoluzione di dare l’elemosina, per un certo periodo di tempo, a
chiunque me la chiedesse, sempre e comunque (fatta eccezione per due
casi precisi: i bambini e un gruppo di zingare che stazionano al
semaforo sotto casa mia).

Le persone che ‘chiedono’ in una metropoli sono infinite: il musicista
nella metropolitana, la barbona con due cani sul marciapiede, il
venditore di fazzoletti al semaforo, l’uomo fuori del supermercato e
così via, per tutti trovavo 500/1000 lire da offrire senza chiedermi
se mi trovassi di fronte a un bisogno autentico o meno, senza dire a
me stessa: "Per oggi hai già dato, adesso basta" e mi sono accorta ben
presto che mi riusciva molto facile.

Ogni volta che regalavo qualcosa era un piccolo gesto d’amore e di
rispetto che veniva non da un obbligo a essere buona, ma come
conseguenza di una scelta fatta a monte e ciò mi dava una grande
libertà, la libertà di non dover fare delle discriminazioni: "A te sì,
a te no, oggi proprio non mi va eccetera eccetera". Questo modo di
dare fluido, senza ostacoli mi ha spesso permesso di stabilire un
contatto, breve, a volte fulmineo, con le persone: un meraviglioso
sorriso in una bocca sdentata, un grazie impacciato o il semplice
scambio di battute sul tempo.

Dopo un primo periodo di questo esperimento ho cominciato appena a
capire che si ha sempre qualcosa da dare, c’è sempre un’altra moneta
nel portafoglio e soprattutto che dando non diventiamo poveri. Ho
provato una grande felicità, mi sono sentita inesauribilmente ricca.

A un certo punto mi è venuto spontaneo di osservare la disponibilità a
dare nella mia vita di relazione e devo ammettere che ciò che vi ho
trovato non era poi altrettanto esaltante; ma, poiché stavo facendo
pratica di generosità, ho provato ad applicare lo stesso metodo con me
stessa. Credo che siano emersi due o tre aspetti molto importanti:
uno, che a volte è più facile dare anziché chiedere e che per me
essere generosa significa, in qualche modo, dare quello che vorrei
fosse dato a me, in modo da farmi sentire di essere ‘in credito’.
L’altro è che è più facile dare a chi non si conosce o alle persone
con cui non ci siano particolari relazioni emotive. Essere generosa
con chi mi sta accanto è molto più complicato, forse perché immagino
che potrebbe creare un presupposto che condizionerà i rapporti futuri
con quella persona, la paura che possa poi pretendere qualcosa da me.
Andando un pochino oltre ho messo a fuoco la grande difficoltà che
provo nel dire di no di fronte alle richieste esplicite o indirette
che mi vengono rivolte. Negare il mio aiuto, deludere le aspettative
di qualcuno che si rivolge a me è faticosissimo e frustrante e spesso
mi porta a prendere più impegni di quanti ne possa assolvere. Da qui
deriva la sensazione di vivere una vita intasata in cui non ho più
modo di scegliere e in cui tutto ciò che faccio prende il sapore del
‘dovere’.

Mi sono quindi chiesta come sia possibile conciliare, da un lato, il
poter dare senza discriminare, senza pregiudizi, superando il proprio
egoismo, e dall’altro come arrivare a commisurare obiettivamente
quanto abbiamo realmente a disposizione con ciò che possiamo fare.

Ultimamente ho cambiato modalità di pratica. Sto sperimentando il dare
l’elemosina, o il non darla, senza pormi delle condizioni del tipo: la
dò solo alla prima persona che incontro al mattino o simili. Ascolto
solo quello che sento di voler fare nel momento, cercando di osservare
serenamente cosa mi spinge a dare o invece a negarmi, se è una
motivazione razionale o emotiva, cercando di non sentirmi buona o
cattiva a seconda della scelta fatta. La cosa sorprendente è che, in
maniera quasi spontanea, mi viene di applicare lo stesso approccio
anche alle richieste che mi sento rivolte in situazioni ben più
coinvolgenti e importanti, là dove è molto difficile scegliere e dove
le reazioni coatte sono più radicate. Dire di sì o di no è una grossa
responsabilità, nei confronti di me stessa, delle persone coinvolte e
per le ripercussioni che le nostre azioni a volte hanno, ma credo che
anche e soprattutto in queste circostanze sia proprio la pratica della
generosità (nei confronti di me stessa e degli altri) a darmi la
libertà di scegliere.

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