CHI ERA KRISHNAMURTI?
Jiddu Krishnamurti nacque l'11 maggio del 1895 a Madanapalle, un piccolo paesino presso Madras nell'India sud-orientale, in un umilissimo contesto.
Di salute cagionevole, da bambino rischiò più volte di morire (alcuni dei suoi fratelli sono invece deceduti prematuramente) per mancanza di cure adeguate; ma, sopravvisse sempre, spesso miracolosamente.
Ottavo figlio di dieci (e questo è il motivo del suo nome: anche Sri Krishna, di cui la madre era una devota, nacque come ottavo figlio), prima della sua nascita la madre, Sanjeevamma, ebbe una premonizione circa l'eminenza di questo nascituro; premonizione, peraltro, confermata, subito dopo la sua nascita, da un famoso e stimato astrologo che ne vaticinò, appunto, l'estrema grandezza.
A dispetto delle predizioni però, si ravvisò ben presto negli atteggiamenti del piccolo K. una sorta di "ritardo mentale", che preoccupò molto, sia i suoi genitori, che il suo primo insegnante, il quale cercò di rimediare adottando nei confronti del piccolo ogni tipo di provvedimento, fino ad arrivare ai sistemi più brutali, tipici di quell'epoca; sistemi che peraltro si rivelarono, inutile dirlo, completamente inutili (si capiranno molto chiaramente in seguito tutti i reali motivi di questo presunto "ritardo mentale").
Il suo insegnante, divenuto egli stesso, da anziano, suo grande ammiratore, rimase sconcertato di fronte alla spaventosa intelligenza del Krishnamurti adulto, così tanto da non riuscire quasi a credere che fosse proprio lo stesso Krishnamurti che egli da bambino maltrattò così crudelmente a causa di quel totale rifiuto nell'apprendere anche le nozioni più elementari.
Ma, tutto faceva parte di un chiaro disegno: la mente del piccolo K. non doveva essere "corrotta" o "inquinata" da alcuna cultura, né da pseudo-patrimoni di "conoscenza", che ne avrebbero compromesso il suo ruolo futuro, proprio a causa del condizionamento che avrebbero inevitabilmente generato nella sua mente.
Questo aspetto del piccolo K. era accompagnato da un'altra curiosa particolarità: un esagerato altruismo. Il piccolo K. tendeva a liberarsi di tutto ciò che aveva, perché non sopportava l'idea che qualcuno avesse meno cose di lui; per questo, donava agli altri anche quel poco che possedeva.
Questo straordinario altruismo, unito al profondo amore per ogni essere umano, furono elementi distintivi che lo accompagnarono fino all'ultimo minuto dell'esistenza in vita (e forse anche oltre, se consideriamo il delizioso insegnamento che ci ha lasciato come sublime eredità).
Morta la madre, nel 1905, K. si trasferì, pochi anni dopo, con il padre ormai in pensione ed il resto della famiglia, ad Adyar, luogo in cui dal 1882 si trovava il quartier generale della Società Teosofica (fondata in America nel 1875 dalla mistica russa Madame Helena Petrovna Blavatsky e da Henry Steel Olcott).
La Società, in quel periodo (1909), era abilmente guidata dai teosofi Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, entrambi sensitivi. Quest'ultimo non tardò ad accorgersi della "speciale aura" che risplendeva intorno al piccolo K., e si convinse ben presto dell'altissimo ruolo a cui K. era destinato.
Colgo l'occasione per ricordare che l'insegnamento teosofico mirerebbe a ricondurre gli uomini occidentali - ingabbiati rovinosamente nella visione materialistico-edonistica e nei principi dogmatici - all'antica sapienza.
Il criterio per realizzare questa "ricongiunzione", e per restituire all'uomo occidentale il "senso perduto", è connesso fondamentalmente alle dottrine di matrice buddhista.
L'insegnamento avviene principalmente sulla base di rivelazioni che alcuni grandi Maestri (fra cui Buddha, Krishna e Cristo) trasmettono da una dimensione spirituale comunemente conosciuta come "Akasha". Tutto il mondo è in attesa della guida che condurrà l'umanità alla conoscenza della Verità: il Cristo-Maitreya, di cui Jiddu Krishnamurti sarebbe stato appunto il tramite.
Anche Annie Besant, che conobbe il piccolo K. solo alcuni mesi più tardi rispetto a Charles Leadbeater, confermò la rivelazione di quest'ultimo e, letteralmente travolta da un'ardente devozione per "il prescelto", decise, con l'incerto benestare del padre di K, Jiddu Narianiah, di farlo adottare dalla Società Teosofica.
La Besant ritenne necessaria l'adozione anche per sottrarre K., ormai tredicenne, alla penosa condizione in cui viveva; K. invero rischiava ancora di morire di stenti.
K. Si rivelò presto un insegnante deciso e inflessibile, e i suoi scritti difficilmente classificabili nell'alveo delle tradizioni religiose.
Rifiutò, tuttavia, l'immagine di "messia", che gli veniva affibbiata e nel 1929 sciolse la vasta organizzazione che gli era sorta intorno, affermando che la verità è una "terra senza sentieri", non imprigionata in alcuna religione, o scelta.
Rifiutò l'appellativo di "guru" e non volle avere discepoli.
Continuò a predicare le trasformazioni della coscienza individuale e a mettere in guardia contro i condizionamenti religiosi e nazionalisti, in favore di quell'apertura di quell'"ampio spazio mentale, che racchiude un'energia inimmaginabile".
Morì nel 1986.
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