Incontro con Neale Donald Walsch, l'uomo che conversa con Dio
(di Carrie McDowell ed Eric Plantenberg)
"Dio non ha scelto me. Dio sceglie chiunque. Dio parla ad ognuno di noi, continuamente. La domanda non è 'A chi parla Dio?' La domanda è 'Chi lo ascolta?'" Neale Donald Walsh
Neale ha ascoltato. E il risultato è un best seller internazionale. I tre libri in cui sono stati raccolti i suoi "Dialoghi con Dio" sono stati tradotti in ben 27 lingue. Italiano compreso, visto che nel Bel Paese è uscito di recente il terzo libro della serie, "Conversazioni con Dio: Un dialogo fuori del comune - Libro Terzo" (Sperling & Kupfer, £ 30.000, Euro 15,49), dopo gli altri due.
Innumerevoli sono state finora le conferenze in giro per il mondo e incontri con il pubblico nelle librerie per autografare copie del libro. Ma il risultato più importante è che adesso milioni di persone in tutto il mondo si stanno svegliando e ricordando il loro collegamento con Dio.
Ciò che fa presa sui pubblici di tutto il mondo è il bel messaggio di amore universale contenuto nei suoi libri. E nella sua ultima opera "Moments of Grace" ("Momenti di grazia", ancora inedita in Italia), Walsh intreccia storie vere di sincronicità, fede e guarigione con i suoi illuminanti commenti su come le "Conversazioni con Dio" possono essere davvero messe in pratica nella nostra vita di tutti i giorni. Di questo ed altro il celebre autore ci ha parlato dalla sua casa ad Ashland, nello Stato americano dell'Oregon.
- Sulla prima pagina di "Moments of Grace" che, detto per inciso, è un bellissimo libro...
Neale Donald Walsh: "Vi ringrazio per aver detto questo. Un sacco di gente continuava a chiedermi perché mai Dio avesse scelto proprio me, così un giorno ho deciso di mettere insieme le migliori tra le tantissime lettere che ricevo dalla gente, per far capire a tutti che non è che io sia speciale, che ognuno di noi ha questi momenti di grazia in cui viene toccato dall'esperienza di avere una conversazione o un qualsiasi altro tipo di interazione con Dio. Perciò sono molto contento di questo nuovo libro, e sembra che anche le persone che lo hanno comprato ne siano contente, perché hanno cominciato a regalarlo ai loro amici".
- Sulla prima pagina del libro, dicevamo, lei afferma che la cosa più importante che dovremmo aver imparato da "Conversazioni con Dio" è che Dio ci parla continuamente. Molte persone non se ne rendono davvero conto. Poi lei continua dicendo che possiamo sentire Dio solo quando siamo disposti ad ascoltarlo. Se qualcuno le chiedesse come si fa a diventare più disposti ad ascoltare Dio, lei che consiglio gli darebbe?
Neale Donald Walsh: "Beh, prima di tutto bisogna essere disposti ad ammettere la possibilità che ci sia qualcosa da ascoltare. Altrimenti, è come se avessi la radio in macchina ma ti rifiutassi di accenderla perché non pensi che trasmetta niente di buono.
"Pertanto, il primo passo consiste nell'essere disposti a riconoscere che possa esserci un segnale là fuori. Non è un piccolo passo, perché tantissima gente pensa che il mio libro sia pieno di sciocchezze che mi sono inventato. Una volta che diciamo 'OK, ho capito, c'è un Dio, c'è un segnale là fuori, e il segnale di Dio va ovunque', allora il secondo passo consiste nel permettere a noi stessi di sentire che valiamo, che siamo degni di Dio.
"Neanche questo è un piccolo passo. Anzi, è un passo enorme per la maggior parte delle persone, perché anche se queste persone ammettessero la possibilità che esista qualcosa chiamato Dio, o anche se fossero sicure che Dio esiste, penserebbero automaticamente che Dio non parlerebbe mai direttamente con loro. Direbbero 'Magari Dio parla col Papa, con Madre Teresa di Calcutta e con Ghandi, ma non con uno qualunque come me'.
"Perciò, ci escludiamo automaticamente dal gruppo di persone che consideriamo degne di ricevere comunicazioni dirette da Dio. Lo facciamo per tante ragioni, le stesse per cui ci escludiamo da tante altre cose nella vita: non ci sentiamo degni di essere amati, di avere successo, di avere nella vita quelle cose che pensiamo ci farebbero felici. Per tutte queste ragioni, escludiamo anche la possibilità che Dio possa parlarci.
"Si tratta quindi di un passaggio molto importante e tutt'altro che facile quando, dopo esserci resi conto che Dio esiste, arriviamo a considerarci degni di sue comunicazioni dirette. Non intendo genericamente andare in chiesa dove Dio parla a tutti noi attraverso le preghiere e cose del genere, bensì ascoltare Dio direttamente. Così, dopo aver compiuto questo fondamentale secondo passo, possiamo passare al terzo.
"Il terzo passo consiste nel renderci più consapevoli di tutto ciò che accade intorno a noi, ad ogni forma di vita, nonché del fatto che Dio ci parla in migliaia di linguaggi diversi. Come direbbero i Nativi Americani, Dio ci sussurra nel vento. E intendo questa frase in senso piuttosto letterale. Provate a camminare lungo un sentiero nel bosco e ascoltate il vento e l'acqua che scorre in un ruscello. I Nativi Americani comprendevano questo perfettamente. Spesso la loro 'ricerca della visione' consisteva nel sedersi immobili senza far nulla, limitandosi ad ascoltare il pianeta, e poi tornare alla vita di tutti i giorni con un'incredibile chiarezza.
"Guardiamoci intorno e osserviamo tutto ciò che accade: il cervo che ci attraversa la strada mentre guidiamo, il cartellone pubblicitario dietro l'angolo, le parole della canzone che ascoltiamo alla radio, le parole apparentemente casuali pronunciate da un amico che incontriamo per strada, oppure le parole che sentiamo sussurrare nella nostra testa mentre facciamo la doccia. Cominciamo a diventare sensibili agli innumerevoli modi in cui l'Universo comunica e Dio ci parla.
"Una volta divenuti consapevoli del fatto che ogni messaggio che arriva è potenzialmente un messaggio dall'universo, una potenziale conversazione con Dio, allora cominciamo ad ascoltare con più attenzione, non solo gli altri esseri umani ma qualsiasi forma di vita. Cominciamo ad ascoltare ogni cosa che accade, compreso quel particolare aspetto della vita che identifichiamo con noi stessi. Cominciamo quindi ad ascoltare noi stessi: il nostro corpo, ciò che esso dice di noi stessi, ma anche la nostra intuizione e il nostro cuore.
"In ultimo, ascoltiamo anche la nostra mente. Lo facciamo veramente alla fine, dopo aver ascoltato ogni altra cosa, perché per essere in grado di ascoltare tutti gli altri tipi di conversazioni con Dio dobbiamo mettere da parte la ragionevolezza.
"Insomma, quando abbiamo finalmente imparato ad ascoltare il nostro cuore, ed a seguirne le indicazioni, la nostra vita cambia, e con essa la vita di chi ci sta intorno, in politica, nella religione, nell'economia, negli affari e nei rapporti in genere".
- In che modo il messaggio contenuto nei tre libri di "Conversazioni con Dio" è complementare agli insegnamenti di religioni tradizionali come il Cristianesimo, il Giudaismo, l'Ismamismo, l'Induismo e le altre religioni orientali?
Neale Donald Walsh: "Credo che i miei libri dicano esattamente le stesse cose che dicono le religioni che avete citato, ma le dicono in modo molto più chiaro e molto più categorico. Eliminano qualsiasi aspetto negativo relativo al senso di fallimento che si prova se non si fa qualcosa che ci è stato comandato. Quel che i miei libri dicono e che le religioni non dicono è semplicemente che si può stringere un rapporto di amicizia con Dio, ma si può anche non farlo e non si brucerà all'inferno per questo.
"Nel loro insieme, i miei libri costituiscono una sfida ad adottare una nuova teologia, secondo la quale i diversi modi di intendere Dio non sono uno migliore degli altri, ma semplicemente diversi. E questo è il secondo punto in cui la cosmologia delle 'Conversazioni con Dio' si distingue dalle teologie delle religioni tradizionali.
"La maggior parte delle religioni del mondo insistono nel sostenere che il loro è il modo migliore di vedere Dio, ed in alcuni casi addirittura l'unico vero modo di tornare a Dio. Alcune di queste religioni implicano che, se non si segue il loro particolare modo di vedere Dio, si è condannati alla dannazione eterna o a qualcosa di analogamente orribile.
"Ecco, la cosmologia delineata nelle mie 'conversazioni con Dio' elimina questo aspetto, dicendo al mondo che non esiste una vera religione, così come non esiste un popolo eletto. In effetti, non esiste un unico sentiero per tornare a Dio, basta semplicemente un autentico desiderio di farlo. E proprio nell'istante in cui si desidera tornare a Dio, vi si ritorna perché, in realtà, non ci si è mai allontanati da Dio. Grazie a quell'autentico desiderio, la nostra percezione si apre e ci rendiamo conto che Dio non è mai andato da nessun'altra parte e che siamo sempre stati collegati a Dio".
- E cosa fanno le persone che credono in una religione tradizionale quando vedono al di là degli aspetti negativi, e quindi falsi, di tale religione e comprendono il messaggio di "Conversazioni con Dio"?
Neale Donald Walsch: "In realtà, non fanno nulla di particolare. Lo vivono. Voglio dire, ci sono milioni di persone in tutto il mondo che hanno letto i libri di 'Conversazioni con Dio' e vi hanno trovato delle verità importanti, ma che continuano a praticare la loro religione. In effetti, mi hanno scritto molti preti e molti rabbini, dicendomi che i miei libri li avevano aiutati a riformulare la loro esperienza con la loro fede, ma non certo a cambiarla.
"Penso che la lettura dei miei libri abbia semplicemente aiutato molte persone a prendere il meglio dalla loro religione, eliminando senza sentirsi in colpa gli aspetti di essa che non risuonavano con loro. D'altronde, le persone facevano questo già molto tempo prima che uscissero i miei libri. I cattolici usano i profilattici già da molto tempo, anche se la Chiesa insegna che è una cosa che non si deve proprio fare. Credo dunque che le 'Conversazioni con Dio' abbiano aiutato ulteriormente le persone a sentire la loro religione in modo personale, abbandonando ogni assurdo senso di colpa".
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