Gli angeli volano alto... perché si prendono alla leggera!
(di Marcella Danon)
L'umorismo insegna a non identificarsi con un'idea stereotipata di sé, ma a riconoscere la propria identità più complessa, a cogliere le proprie contraddizioni e a sorridere di sé.
E' un'arte quella di imparare a vivere dosando nelle giuste proporzioni serietà e umorismo. La vita è una cosa seria, certo chi lo negherebbe mai, eppure maestri di tutti i tempi e di tutte le tradizioni accennano spesso - con un sorriso che sembra celare molto più di quanto esprime - al fatto che la vita è un gioco. E anche il gioco è una cosa seria, provate a chiederlo ai bambini!
Solo un paradosso può spiegare in profondità la natura di un esperienza così ricca come quella della vita, di cui siamo protagonisti e spettatori, per invitarci a trovare il giusto equilibrio. E maestri di vita si rivelano questa volta i bambini che vivono pienamente un loro gioco, che siano nel ruolo delle "guardie", che siano nel ruolo dei "ladri", che facciano il "medico" o il "paziente", in cui l'importante non è essere da una parte o dall'altra, l'importante è giocare a fondo la propria parte, recitarla bene, immedesimandovici con passione, senza però mai dimenticare che quello è solo il ruolo che si sta momentaneamente giocando, la propria vera identità e un'altra.
E' lo stesso invito posto da grandi psicologi e filosofi.
Il dottor Roberto Assagioli ha sempre posto una grande enfasi , nell'ambito del percorso di crescita personale, sul metodo della sdrammatizzazione e dell'umorismo.
"Molte persone - ha scritto - sono solite prendere la vita, le situazioni, le persone, con eccessiva serietà; esse tendono a prendere tutto in tragico. Per liberarsi dovrebbero coltivare un atteggiamento, più sciolto, più sereno, più impersonale. Si tratta di apprendere a vedere dall'alto la commedia umana, senza troppo parteciparvi emotivamente; di considerare la vita del mondo come una rappresentazione teatrale in cui ognuno recita la propria parte. Questa va recitata nel miglior modo, ma senza identificarsi del tutto col personaggio che si impersona".
Perché la nostra vera identità non va ricercata nell'"abito" che portiamo e neppure nell'intestazione del biglietto da vista o nell'entità del conto in banca, perché le cose veramente importanti della vita, della nostra vita personale, riguardano ben altro, riguardano affetti, emozioni, talenti più o meno sviluppati, valori e ideali, sogni e speranze. Queste sono le cose reali, le cose veramente importanti nella vita, l'ascolto e il rispetto delle quali determinano anche il grado di salute fisica e psichica, e questo è quello che forse già sappiamo ma che molto spesso dimentichiamo, soffrendo in modo esagerato per cose che sono poi facilmente ridimensionabili di fronte alle grandi questioni dell'esistenza.
Ed è qui che l'umorismo si rivela a sua volta grande maestro perché aiuta a ridare giuste proporzioni ai diversi aspetti della realtà. Il filosofo Hermann Keyserling aveva affermato, a questo proposito: "Osservando e vivendo la vita in modo ampio ed elevato si vede che essa ha dei lati seri, duri, dolorosi, ma anche degli aspetti lieti, lievi, luminosi e anche degli aspetti comici, buffi. Questi costituiscono il giusto contrappeso ed equilibramento di quelli. L'arte di vivere consiste nell'alternare opportunamente i diversi elementi e atteggiamenti; e il farlo è in nostro potere più di quanto si creda".
Troppa serietà denota anche troppa rigidità, incapacità di percepire il mondo nei suoi molteplici aspetti, nei diversi punti di vista, tra i quali ce ne sarà sempre uno che permetterà di sorridere. Per saper sorridere di se stessi occorre una grande apertura mentale e fiducia in se stessi, per non perdere la propria identità anche se per un momento si perde la propria dignità; per trovare la sfumatura umoristica anche nella tragedia occorre una grande fiducia nella vita che non è mai veramente "contro di noi" anche quando gli eventi sembrano dimostrare il contrario, c'è sempre una possibilità di vedere le cose anche in un altro modo, e a volte è anche l'assurdità di questo tentativo che fa sorridere, che fa ridere, e la realtà diventa allora più sopportabile, anche solo per il benefico effetto della risata. ""In una discussione con mia moglie ho sempre io l'ultima parola", dice un uomo all'amico. "Ah, si? E come fai?". "Le dico: Si cara!"".
L'umorismo apre gli orizzonti a infinite interpretazioni del reale, e allora la realtà non è più soltanto inesorabilmente quella che ci fa soffrire e questa rivelazione è già sufficiente ad alleviare il peso dell'esistenza. In un racconto di Isaac Asimov, il famoso scrittore di fantascienza, si arriva a ipotizzare che le barzellette abbiano origine extraterrestre, messe in circolazione per consentire agli uomini di "vivere meglio" e di sviluppare maggiori capacità adattive.
Tra le qualità dell'uomo autorealizzato - senso del giusto, capacità di interconnessione, lealtà, vitalità, bellezza, bontà, unicità, verità, indipendenza - Avraham Maslow, il padre della psicologia umanistica, inserisce anche l'umorismo e la giocosità. Un messaggio per sottolineare la grande importanza di queste qualità in una persona che abbia ormai conquistato quella sufficiente dose di fiducia in se stessa e nella vita per non sentirsi più in contrapposizione e competizione con gli altri, per non sentirsi più "minacciata" dagli eventi, ma per riconoscere invece le molteplici possibilità di interazione e collaborazione che si presentano ogni momento per migliorare una realtà che condividiamo tutti.
Saper ridere può essere segno di grande maturità, ma bisogna fare una distinzione. Vi è una differenza radicale tra comicità - nel senso di derisione - e umorismo.
La prima è antagonistica, aggressiva, spesso crudele; invece il secondo è pervaso di indulgenza, di bontà, di comprensione. Consiste nel veder dall'alto, nella loro vera luce e nelle loro giuste proporzioni le debolezze umane. E il vero umorista sorride soprattutto di se stesso
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