(di Sonia Angioi)
"La genialità è la capacità di vedere dieci cose là dove l'uomo comune ne vede solo una e dove l'uomo di talento ne vede due o tre." (Ezra Pound)
Con il termine Self-Efficacy si suole definire la percezione che noi abbiamo delle nostra capacità di portare a termine con successo il compito che ci troviamo ad affrontare. La "Autoefficacia" riguarda le nostre credenze personali, intese come capacità personali di organizzare le azioni necessarie per conseguire determinati livelli di prestazione.
La percezione delle nostre abilità si basa su un processo di autovalutazione che chiama in causa la nostra storia personale di successi e insuccessi, rispetto al superamento dei compiti incontrati fino a quel momento. Bandura, nel definire il concetto di autoefficacia, individua tre dimensioni: ampiezza, intesa come numero di compiti che una persona ritiene di poter affrontare in situazioni problematiche; forza, ossia estinguibilità delle aspettative di autoefficacia di fronte ad esperienze di insuccesso; infine generalizzabilità, ovvero il grado di estendibilità delle aspettative ad altri contesti.
La persona valuta la propria autoefficacia principalmente in rapporto alle caratteristiche personali, quali l'abilità, le motivazioni e le competenze, e a quelle situazionali. Le scelte quotidiane, che operiamo nel corso della nostra esistenza, si basano, in una certa misura, sulla percezione della nostra autoefficacia, ovvero sulla consapevolezza del livello o del tipo di esecuzione di un certo compito in una data situazione; la self-efficacy può essere intesa come la capacità di esprimere giudizi impliciti sulle proprie qualità psicofisiche.
Normalmente tutti noi possediamo un alto senso di efficacia per alcune attività ma non per altre; per questa ragione convinzioni eccessive, in senso positivo o negativo, possono essere del tutto irrealizzabili. Una persona che non si sente artefice della propria esperienza tende a sviluppare un atteggiamento passivo che può portare ad un orientamento generale verso l'insuccesso.
Siamo influenzati quasi esclusivamente dalle esperienze precedenti e non dai dati oggettivi del compito assegnato. Ci "autoattribuiamo" la responsabilità di non essere in grado di controllare gli effetti del nostro comportamento. Per alcune persone la causa del fallimento è vista come incontrollabile; come ovvia conseguenza questi individui cadono nella convinzione che essa non possa essere né modificata né affrontata. Da quì il passo verso un atteggiamento passivo nei confronti degli eventi è breve.
Gli individui che si comportano in questo modo accettano con rassegnazione ciò che accade loro e non fanno niente per modificarne l'andamento ("helplessness" o impotenza appresa). L'aspettativa di autoefficacia influisce sul nostro grado di impegno, oltre che sulla scelta dei compiti e delle situazioni in cui impegnarsi. Infatti una bassa autoefficacia è correlata a bassi livelli di prestazioni, oltre che ad atteggiamenti incerti e esitanti.
L'aspettativa di autoefficacia è stata messa in relazione con le capacità metacognitive, intese come fiducia nutrita nella capacità personale di valutare le proprie abilità, i propri valori e i propri interessi. Maggior fiducia nei confronti delle proprie capacità decisionali influenza positivamente il nostro impegno in termini di quantità di iniziative e di energie attivate.
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