Tratto da:
PAULO COELHO
DELLA LUCE>
TRADUZIONE DI RITA DESTI
EDIZIONI ASSAGGI BOMPIANI
A volte, nel pieno di una battaglia che sembra non avere fine, il guerriero ha un'idea e vince in pochi secondi.
Allora pensa: "Perché ho sofferto per tanto tempo, in un combattimento che avrebbe potuto risolversi con la metà dell'energia che ho sprecato?"
In verità ogni problema, una volta risolto, sembra molto semplice. La grande vittoria, che oggi appare facile, è il risultato di una serie di piccoli successi che sono passati inosservati.
Allora il guerriero capisce ciò che è accaduto, e dorme tranquillo. Invece di colpevolizzarsi per il fatto di avere impiegato tanto tempo ad arrivare, gioisce sapendo che infine è giunto alla meta.
Esistono due tipi di preghiera. Il primo è quello con cui si chiede che accadano determinate cose, tentando di suggerire a Dio ciò che Egli deve fare. Al Creatore non si concede tempo né spazio per agire. Dio, che sa benissimo ciò che è meglio per ciascuno, continua ad agire come Gli conviene. E colui che prega rimane con la sensazione di non essere stato ascoltato.
Il secondo tipo di preghiera è quello in cui, anche senza comprendere i cammini dell'Altissimo, l'uomo lascia che nella propria vita si compiano i disegni del Creatore. Implora che gli sia risparmiata la sofferenza, chiede gioia nel Buon Combattimento, ma mai - in nessun momento - dimentica di pronunciare la formula: "Sia fatta la Tua volontà." Il guerriero della luce prega in questa seconda maniera.
Il guerriero sa che, in tutte le lingue, le parole più importanti sono quelle piccole: "Si", "Amore", "Dio".
Sono parole che si pronunciano con facilità, e colmano giganteschi spazi vuoti. Esiste tuttavia una parola, anch'essa molto piccola, che molti hanno difficoltà a pronunciare: "No."
Chi non dice mai di no, si crede generoso, comprensivo, educato: perché il "no" porta con se la nomea di maledetto, egoista, poco spirituale.
Il guerriero non cade in questa trappola. Ci sono momenti in cui, nel dire "si" agli altri, potrebbe darsi che, contemporaneamente, stia dicendo "no" a se stesso. Perciò non pronuncia mai un "si" con le labbra, se il suo cuore sta dicendo "no".
Primo. Dio è sacrificio Soffri in questa vita e sarai felice nella prossima.
Secondo. Chi si diverte è un bambino.
Terzo. Gli altri sanno ciò che è meglio per noi, perché hanno più esperienza.
Quarto. Nostro dovere è rendere contenti gli altri. E' necessario gratificarli, anche se ciò comporta rinunce importanti.
Quinto. Non bisogna bere alla coppa della felicità, altrimenti potrebbe piacerci. E non sempre l'avremo fra le mani.
Sesto. E'necessario accettare tutti i castighi. Siamo colpevoli.
Settimo. La paura è un segnale di allarme. Non correremo rischi.
Sono questi i comandamenti ai quali nessun guerriero della luce può obbedire.
Un folto gruppo di uomini si trova in mezzo alla strada e sbarra il cammino che conduce al Paradiso.
Il puritano domanda: "Perché i peccatori?"
E il moralista urla: "La prostituta vuole partecipare al banchetto!"
Il custode dei valori sociali grida: "Come perdonare l'adultera, se ha peccato?"
Il penitente si strappa le vesti: "Perché guarire un cieco che pensa solo alla propria malattia e non ringrazia neppure?
L'asceta si straccia: "Tu lasci che la donna sparga sui tuoi capelli un olio prezioso! Perché non venderlo e comprare del cibo?"
Sorridendo, Gesù tiene la porta aperta. E i guerrieri della luce entrano, trascurando le urla isteriche.
L'avversario è sapiente e scaltro. Appena può, afferra l'arma più facile ed efficace: l'intrigo. Quando se ne serve, non ha bisogno di fare grandi sforzi: perché altri stanno lavorando per lui. Con parole male orientate, vengono distrutti mesi di dedizione, anni di ricerca dell'armonia.
Sovente il guerriero della luce rimane vittima di questa trappola. Non sa da dove provenga il colpo, e non ha modo di dimostrare che l'intrigo è falso. L'intrigo non permette il diritto alla difesa: condanna senza processo.
Allora egli sopporta le conseguenze e le punizioni commentate, poiché la parola ha un suo potere, e il guerriero lo sa. Ma soffre in silenzio, e non usa mai quell'arma per attaccare l'avversario.
Un guerriero della luce non è vigliacco.
"Dai allo sciocco mille intelligenze, ed egli non vorrà nell'altro se non la tua," dice il proverbio arabo. Quando il guerriero della luce comincia a piantare il suo giardino, nota che il vicino lo spia. A costui piace dare consigli su come seminare le azioni, raccogliere i pensieri, irrigare le conquiste.
Se il guerriero presterà ascolto a ciò che l'uomo sta dicendo, finirà per fare un lavoro che non gli appartiene: il giardino a cui si sta dedicando deriverà da un'idea del vicino.
Ma un vero guerriero della luce sa che ogni giardino ha i propri misteri, che solo la mano paziente del giardiniere è capace di decifrare. Perciò preferisce concentrarsi sul sole, sulla pioggia, sulle stagioni. Sa che lo sciocco che dà consigli sul giardino altrui non sta badando alle proprie piante.
Per lottare, è necessario tenere sempre gli occhi aperti. E avere al proprio fianco dei compagni fedeli.
Ma capita che, all'improvviso, quello che si batteva insieme al guerriero della luce diventi un suo avversario.
La prima reazione è di odio. Ma il guerriero sa che un combattente accecato è perduto nel cuore della battaglia.
Allora cerca di ricordare le belle azioni compiute dall'antico alleato nel periodo in cui hanno convissuto. Tenta di comprendere che cosa lo abbia spinto al repentino cambio di atteggiamento, quali ferite si siano accumulate nella sua anima. Cerca di scoprire che cosa abbia portato uno dei due a rinunciare al dialogo.
"Nessuno è del tutto buono o cattivo": ecco ciò che pensa il guerriero quando capisce di avere un nuovo avversario.
Un guerriero sa che i fini non giustificano i mezzi.
Perché i fini non esistono: ci sono solo i mezzi. La vita lo trasporta dall'ignoto verso l'ignoto. Ogni minuto è rivestito di questo mistero appassionante: il guerriero non sa da dove viene né dove sta andando.
Ma non è qui per caso. E la sorpresa lo riempie di gioia, i paesaggi che non conosce lo affascinano. Molte volte ha paura, ma questo fa parte della norma per un guerriero. Se egli pensasse solo alla meta, non riuscirebbe a prestare attenzione ai segnali disseminati lungo il cammino. Se si concentrasse su una singola domanda, perderebbe le varie risposte che gli stanno a fianco.
Perciò il guerriero si concede.
Il guerriero sa che esiste il cosiddetto "effetto cascata".
Ha visto molto spesso qualcuno comportarsi in maniera sbagliata con chi non aveva il coraggio di reagire. Allora, per vigliaccheria e risentimento, questi ha riversato a propria rabbia su qualcun altro più debole, che l'ha scaricata su un altro ancora, in una vera e propria catena d'infelicità. Nessuno conosce le conseguenze delle proprie crudeltà.
Perciò il guerriero è prudente nell'uso della spada, e accetta solo un avversario che sia degno di lui. Nei momenti di rabbia, prende a pugni la roccia e si ferisce la mano.
Alla fine la mano guarisce. Ma il bambino che ha finito per prenderle perché suo padre ha perso un combattimento sarà marchiato per il resto della vita.
Quando arriva l'ordine di trasferimento, il guerriero guarda tutti gli amici che si è fatto durante il cammino. Ad alcuni ha insegnato a udire le campane di un tempio sommerso, ad altri ha raccontato storie intorno al fuoco.
Il suo cuore si rattrista, ma egli sa che la sua spada è sacra, e che deve obbedire agli ordini di Colui al quale ha offerto la sua lotta.
Allora il guerriero della luce ringrazia i compagni di viaggio, trae un profondo respiro e va avanti, portando con se i ricordi di un viaggio indimenticabile.
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