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SCHEDA ARTICOLO N. «01613»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: GUIDO DA TODI
TITOLO: SUBITE, NON ACCETTATE!
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TESTO ARTICOLO

Subìte, non accettate!

(di Guido Da Todi)
Vivekananda - discepolo di Ramakrishna (vedi sito Vidya Bharata) - indico'
uno degli atteggiamenti piu' teneri e maturi che lo spiritualista deve
avere verso i suoi simili, in genere: l'accettazione delle diverse
imperfezioni
soggettive del prossimo.

Come in una foresta che contenga svariate tipologie di arbusti, piante e
fiori, ed alcuni di essi si innalzano, creando boccioli dallo screziato
colore magnifico, e dai profumi intensi; mentre, altri si contorcono, in
terra, in brulle radici senza slancio, così succede attorno a noi.

In una sua lettera, scritta il 19 dicembre 1895, a Sarah Farmer,
Vivekananda affermava:

".L' idea di cui parlo ci insegna che la legge non è quella di
distruggere, ma di guidare più verso l'alto. Ci indica che ci troviamo in un
mondo
composto da bene e da male; ma, lì ove appare il bene, esiste anche il
meglio, ed ancora il meglio. Ci dice che nessuna situazione resta priva di
speranza, e perciò accetta ogni forma di valenza mentale, morale, o
spirituale - già lì dove essa si trova a vivere; e cerca - senza alcuna
parola di biasimo - di suggerire alla situazione esaminata che, sino a
quel punto, si è ben comportata, ma che è giunto il momento di fare
meglio.."

In queste parole, a ben considerarne il contenuto, appare l'essenza di
ogni morale, di ogni religione e di ogni validita' delle evoluzioni
spirituali.

Di primo acchitto, la spinta genetica - dovuta ad un millenario passato
reincarnativo - spinge l'uomo ad eliminare dal suo campo diretto ed
esistenziale ogni forma espressiva che contrasti con una propria idea di
miglioramento. Cio' avviene per un antico istinto.

L'uomo - anzi, il suo impulso naturale - ritiene giusto ed automatico
spinger via e lontano da se'- con ogni mezzo - l'ostacolo all'idea
pianificata del benessere che egli ha.

Meglio, e', quindi - da parte di governi favorevoli al sistema - eliminare
la vita umana che ha sbagliato, ed ha ucciso.

Meglio e', da parte nostra, assumere - anche verso la nostra medesima
soggettivita' - un modo di agire che esprima la totale disapprovazione
attiva ed immediata - verso ogni forma di espressione formale, che non
incarni l'ideale modello che noi, invece, ne abbiamo.

L'attivita' costante dello appare, sovente, quella di
curare quotidianamente il suo piccolo e lindo giardino, liberarlo dalle
erbacce,
agghindarlo, e mostrarne agli altri il delicato contenuto.

Anche la critica a noi stessi e' sovente portata, verso gli altri, come un
vezzo evolutivo, senza tenere conto che l'attardarsi troppo ad esaminare
le minuscole piaghe sul nostro organismo interiore puo', alla fine,
evidenziarsi come un determinato e sottile tipo di morbosita' psicologica.

Eppure, tutti noi abbiamo quasi un disperato bisogno di comprendere le
parole di Vivekananda, per ritrovare una qualita' della vita maggiormente
serena e profondamente saggia.

E 'indubbio che ognuno di noi - a causa di una sicura evoluzione interiore
-
si trovi nel bel mezzo di tensioni, di modi di vivere contrastanti sia l'
etica che la morale comuni, di esperienze esistenziali ben diverse dalla
nostra.

E' come se un fiore candido si ergesse in mezzo ad una brulla pianura,
composta da rovi, ben innestati nelle loro radici, e con i rami tesi ed
intrecciati tra di essi, a formare una distesa molto, molto piu' ampia
dell'angolo in cui ci troviamo.

Si trattera' - lo abbiamo sovente ripetuto - di un ambiente sordo ad ogni
tipo di sfumatura luminosa che proviene dalla nostra alba interiore; si
trattera' dei nostri stessi congiunti; o, anche, della visione piu' ampia
che ci appare, dal mondo, in genere.

La reazione che la maggioranza degli spiritualisti vede nascere in se',
dal (attivo, o passivo) che si erge loro attorno - e spesso
da
coloro che egli maggiormente vorrebbe associare alla propria visione - e'
una reazione di delusione, di sottile malinconia, di ribellione.

"Cos' e' che manca, in essi, e che li rende ostili a quanto dico? Non e'
tutto cio' chiaro e palese? Perche' siamo andati d'accordo sinora, e, ad
un tratto, quanto io sento e percepisco li rende sordi e distanti da me?."

Vi sono, allora, molte sottili considerazioni da fare, in proposito.

Intanto, e non ultima, va stimata una certa frettolosita' ad esibire un
messaggio - sovente anche per se' stessi non molto chiaro - verso chi non
ha fermentato a fondo quegli orientamenti adatti ad accettarlo.

Anche qui, vale la tradizionale verita' di coinvolgere gli altri con l'
.

Ci sono dei casi in cui un tipo di comportamento e' molto piu' formativo
ed assimilato dall'esterno, di quanto non lo possano divenire delle
affermazioni verbali che, spesso, non hanno altro valore che di
e rendere perplessi - anche se momentaneamente - coloro che ci
ascoltano.

Come ripete Vivekananda, esiste anche il rispetto verso le modalita' e gli
che non combaciano strettamente con il nostro; ma,
che fanno, a pieno diritto, parte dell'intero sistema evolutivo.

Nostro dovere etico e' solo percepire nettamente come ognuno di essi
faccia parte di un'onda portante generale, che stia muovendo ogni cosa verso
un
miglioramento; lento, costante ed ineluttabile.

Non c'e' bisogno, in conseguenza a cio', e da parte nostra, di , di
, di alcunche' di definito, in certi momenti dell'
esistenza. Ma, solo di pienamente le nostre sensazioni, le nostre
certezze, e la natura del divino che trapela al nostro sguardo interiore.

Il senso di sacralità', comunque posseduto in ogni essere - che lo si
accetti, oppure no - ed anche nel piu' apparentemente involuto, lo rende
del tutto percettivo di ogni nostra radiazione interiore; si' che egli si
convincera' molto piu' e molto prima, attraverso il silenzio sonoro della
nostra realtà', di quanto vorremmo invece propinargli verbalmente.

Ed in effetti, forse non vi rendete conto che, piu' e' tesa la struttura
ambientale, nei riguardi della vostra natura spirituale, e piu' risulta
evidente una Volonta' Divina, che vi ha posto esattamente la', ove i
significati del contrasto rientrano nell'ampio respiro di una Provvidenza
Universale.

La fiamma - volontariamente, oppure no - va dove vi e' maggior
combustibile.
E lo spirito appare piu' luminoso dove stridente e' il contrasto con il
suo ambiente.

Tutto questo fa parte del grande disegno di Dio.

"Come lievito che innalza le masse, Io vi ho distribuito nel mondo."

Ecco, cio' dovreste comprendere. Ognuno di voi tenga preziosa la chiara
luce che ha in se'; l'apprezzi, la dilati; se ne faccia un immenso potere.

Il suo silente vibrare, la sua caratteristica qualita' divina vale per suo
proprio conto piu' di quanto possiate immaginare.

Quei timori, quelle , quella nota
depressione, quel costante senso di inferiorita' che, in molti,
costituiscono la pelle esteriore del loro io piu' formale, e quant'altro
possa turbare lo slancio verso la liberta' del divino, ebbene tutto cio'
; non .

Si tratta veramente di strutture emozionali e mentali relative e
passeggere.
Ed esistono i sistemi per dominarle.

Subite, quindi, le vostre imperfezioni. Ossia, relegatele in uno stato di
una momentanea esistenza; ben sapendo che e' possibile vincerle.

Solo le rendete forti. E basta capire la differenza di
sfumatura tra il concetto di ed per darvi gia' un
forte, ed attuale respiro di liberta' e di speranza per l'avvenire.

Moltissimi spiritualisti se ne stanno abbrancati al loro soglia>, costituito dalla schiuma del mondo di maya, dalla loro
personalita'
momentanea. Eppure, viene detto che non appena si rinnega (si )
il guardiano, esso comincia a sbadigliare, a sentire in se' il torpore del
sonno, e ad iniziare a morire.

Lentamente, attraverso i ritmi planetari, la silente divinita' ha prodotto
quel fermento di crescita che avviluppa ogni cosa: dal rovo al fiore.
Nessuno di noi ha il diritto di vedere solo alcuni privilegiati inseriti
nel respiro evolutivo universale. E proprio quell'individuo verso il quale
qualcuno ha storto il naso, vedendone l'aspetto di oscuro e'
inconsapevolmente inebriato dalla spinta, attuale ed immanente, verso la
perfezione.

Questo, il messaggio di Ramakrishna, che diceva:" Dio e' ogni uomo".

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