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SCHEDA ARTICOLO N. «01645»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: SUZANNE SEGAL
TITOLO: ESTRATTI DA: COLLISIONE CON L'INFINITO (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Estratti da: Collisione con l'infinito

(Excerpts from: "Collision with the Infinite")
di Suzanne Segal (1955-1997)

http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/segal.html#N1

Presentato dal Wanderling, e tradotto da Aliberth

--

PARTE I

Nella primavera del 1982, Suzanne Segal, una donna incinta di 27 anni che
allora viveva a Parigi, era in attesa dell'autobus per tornare a casa di
ritorno da una riunione di gestanti. Quando l'autobus arrivò lei salì
insieme ad altri pendolari. Improvvisamente, sentì un 'pop' nelle sue
orecchie, e fu subito chiusa in una sorta di bolla che la tagliò fuori dal
resto della scena, e la lasciò muovendosi ed agendo in un modo molto più
meccanico. Lei dice:

"Sollevai il mio piede destro per salire sull'autobus e mi sentìi spingere
sulla testa da una invisibile forza che entrò nella mia consapevolezza come
la silenziosa esplosione di un bastone di dinamite, e che scoppiò davanti
alla mia abituale coscienza aperta e, come aprendo delle cerniere, mi spaccò
in due. Lo spazio aperto che apparve, e che in precedenza avevo chiamato
'me', fu con forza spinto dentro di me dalla sua abituale posizione in una
nuova collocazione che era approssimativamente un piede dietro ed a sinistra
della mia testa. Ora, 'Io' ero dietro il mio corpo e da lì guardavo il mondo
senza usare gli occhi del mio corpo".

Camminando verso a casa, dalla fermata del bus, lei si sentiva come una
"nuvola di consapevolezza" che seguiva il corpo. La nube era un testimone
situato dietro ed a sinistra del corpo e completamente separato da esso,
oltre che dalla mente e dalle emozioni. La testimonianza era costante, e
così era anche la paura, il timore di una completa dissoluzione fisica. La
testimonianza continuò per vari mesi, anche durante il sonno, e la Segal
dovette sopportare la paura e il concomitante stress, trovando sollievo in
lunghi e frequenti sonni.
Il 'beneficio' della presenza del testimone era che esso manteneva un certo
senso di 'sé' personale, il 'me'. Ma dopo pochi mesi il testimone scomparve,
e con esso ogni traccia del 'sé' personale, cioè il 'me'. Lei dice: "Quando
il 'sé' personale scompare, non c'è niente e nessuno all'interno che possa
essere collocato come 'me'. Il corpo è solo un contorno, vuoto di tutto ciò
di cui prima si era sentito così pieno e completo".

Ora non c'era nessuno che pensava, sentiva o percepiva, tuttavia queste
funzioni proseguivano senza intoppi e nessuno notava qualcosa di strano.
Eppure, lei si sforzava di capire chi è che stava vivendo e perché il suo
corpo continuava le sue funzioni. "La vita divenne un lungo ininterrotto
KOAN, sempre insolubile, eternamente misterioso, totalmente fuori dalla
portata e capacità della mente di poterla comprendere".

Con la sparizione del testimone e, passate anche tutte le vestigia di un
familiare 'me', un più elevato livello di paura sorse. Lei lo chiamò
addirittura terrore. Sentiva anche una costante ed abbondante sudorazione ed
una continua agitazione delle estremità. Ora il sonno non era più una droga
bene-detta, perchè non c'era nessuno che dormiva. Non gli portava più
sollievo. Lei non poteva identificare un qualcuno che ricevesse riposo dal
dormire, così come non vi era uno che era sveglio.
"Ciò che era scomparso era il punto di riferimento di un 'sé' personale che
sentiva personalmente le sensazioni. Era costantemente presente un senso di
'vacuità' in tutti gli stati mentali o emotivi, e questa co-presenza
precludeva che potesse esistere qualsiasi qualità personale. Niente
pensieri, sentimenti, o azioni che sorgessero più per qualsiasi scopo
personale".
"L'iper-vigilanza da parte della mente era massacrante Siccome essa era
costantemente impegnata a contrastare l'esperienza del vuoto, c'era poco
spazio per farla restare attenta a tutte le altre cose. La mia vita era
piena di visione del 'non-sé', e mi facevo continue domande riguardo a
questo 'non-sé'. Perfino nel sonno la vacuità di identità personale
continuava imperturbato. Nessuna attività mentale in qualsiasi modo poteva
mai cambiare l'esperienza di non-sè, e nessun tentativo di comprenderlo,
organizzarlo, o valutarlo mi riportò mai un senso di identità individuale".

PARTE II
Dopo dieci anni, lei cominciò ad esplorare la prospettiva spirituale sulla
vacuità del non-sé. Così trovò volumi di materiale sull'Anatta (non-sé) e
sulla Sunyata (vuoto) nel Buddismo. Quindi, imparò che non solo la sua
esperienza era stata capita, ma essa veniva ricercata da quelli che si
trovavano sul cammino spirituale.

Forse la più grande sfida degli ultimi dieci anni della Segal fu il suo
funzionamento giorno per giorno senza un 'me'. "(La personalità) funziona
galleggiando in una vastità che è riferita a nessuno", lei ha scritto.
Scoprì anche che il Buddismo spiega tutto ciò descrivendo gli skandha o
"aggregati", come funzioni della personalità che restano anche quando uno è
vuoto della persona o del 'me'. I cinque skandha includono la forma, le
sensazioni, le percezioni, i pensieri e la coscienza. La loro interazione
crea l'illusione del sé. Essi in realtà non costituiscono il 'sé'. Non
esiste il 'sé'. Quando la verità degli skandha è rivelata, come accadde
improvvisamente alla Segal alla fermata dell'autobus, può essere visto che
non vi è alcun sé, ma solo gli skandha che funzionano nel modo come
funzionano, e la verità è che sono vuoti, essi non costituiscono il sé, ma
la loro interazione crea l'illusione del sé.

Ancora, la Segal non potè trovare descrizioni letterarie della paura che
essa aveva provato per dieci anni. Lei sostiene che il linguaggio e le
ipotesi che vanno a creare il concetto di ciò che è l'esperienza spirituale
reale, è un sistema chiuso, e che uno che parli di esperienze al di là di
tale sistema chiuso è considerato come se stesse navigando verso
l'illuminazione con l'uso di termini altamente discutibili, di cui uno di
essi è la paura.
"Ci siamo convinti che la presenza di particolari pensieri, sentimenti, o
azioni è il solo modo con cui possiamo realmente sapere se qualcuno si è
Illuminato. La lista di attributi Illuminati è molto lungo e complesso. E'
questo realmente 'amore', noi ci chiediamo, in presenza di un Essere
presumibilmente Illuminato? Oppure beatitudine? Hanno essi ancora pensieri,
vorremmo sapere, dato che abbiamo sentito che una mente vuota di pensieri è
sicuramente un segno di progresso spirituale? E che cosa è questa? E'
davvero paura? Beh, la presenza della paura dimostra che non è possibile
avere una vera esperienza spirituale? In realtà, tuttavia, la presenza di
paura significa solo che la paura è presente, e nulla di più".

PARTE III

Nella sua ricerca, lei trovò sui libri o di persona altre cose che offrivano
verifica: Di tutto quello che lei aveva incontrato o letto, sentì che
Bhagavan Sri Ramana Maharshi era il più chiaro, e così considerò Ramana suo
padre spirituale. La Segal estrasse una parte dei suoi colloqui, e in
generale afferma che "Egli descrisse la mia esperienza in un modo così
diretto e semplice che non lasciava assolutamente alcun spazio a dubbi su
quello che mi era davvero successo". E la Segal dice ancora: "Leggendole
sempre di più, le parole di Ramana mi hanno portato ad un sorprendente
passaggio. Quando un suo discepolo gli chiese se fosse necessario essere
associati con un saggio (Sat-Sanga), al fine di poter realizzare il vero 'Sé',
Ramana rispose: 'L'associazione con il 'Sat-non-manifesto' o l'esistenza
assoluta (è richiesta).... Il sastra dice che uno deve servire (essere
associato a) il 'Sat-Non-manifesto' per un periodo di dodici anni, al fine
di raggiungere la realizzazione del vero 'Sé'... ma siccome molto pochi sono
in grado di farlo, essi dovranno perciò prendere il meglio del secondo, che
è l'associazione con il sat-manifesto, cioè il Guru'." (dalla fonte di
Ramana).

Ciò che la stupì, ovviamente, circa quel passaggio è che lei stessa era alla
fine del dodicesimo anno della sua esperienza di 'non-sé', o del
'Sat-Non-manifesto'. Altri incontri, oltre Sri Ramana, furono:
Christopher Titmuss, un insegnante di meditazione Vipassana Buddista, il
quale le assicurò che lei non era pazza, ma che la pazzia era proprio la
mancanza di esperienze come la sua, la cui assenza permette che vi sia il
'me' e le tragiche conseguenze dei limiti su scala personale, sociale e
globale. Titmuss disse alla Segal che lei aveva bisogno di essere
rassicurata sul significato spirituale della sua esperienza, e che alla fine
una serena accettazione della sua esperienza avrebbe tranquillizzato i suoi
pensieri e i sentimenti che generavano la paura. E da quella serenità verrà
una piena e profonda comprensione dell'esperienza. Lei arrivò presto a
realizzare che la sua esperienza non era né pazzia né fraintendimento, ma
che era solo impossibile da afferrare.

Tenshin Roshi Reb Anderson, del 'Green Gulch Zen Center' di San Francisco,
che l'aiutò ad allentare la sua rigidità così che la sua mente potè
interpretare l'esperienza. Egli la aiutò a vedere che la sua esperienza del
vuoto era beatitudine, ma non un tipo di felicità o gioia relativa, quanto
piuttosto la beatitudine della vacuità di conoscere se stessi. Egli le
impartì la conoscenza che questa beatitudine assoluta non può essere
conosciuta tramite gli skandha, da qui l'abbandono della rigidità nella sua
mente.

Poonjaji, il ben noto discepolo di Ramana, convalidò l'esperienza della
Segal, dicendole: "Tu stessa sei diventata la liberazione (Moksha) dei saggi
realizzati".

Gangaji, un altro eminente insegnante del lignaggio Ramana-Poonjaji,
dichiarò: "Questa realizzazione della vacuità inerente di tutti i fenomeni -
che è pura coscienza - è vero completamento. Di fronte all'esistenza
condizionata, può essere inizialmente sentita molta più paura. In
definitiva, la paura si rivela anche essere solo quella stessa coscienza
vuota".

Andrew Cohen, che la Segal incontrò con vero beneficio. Essi trascorsero
molte ore insieme parlando della vacuità del 'sé' personale, e Cohen in quel
momento impartì alla Segal la consapevolezza che il vuoto "era pieno di
squisito infinito". Nel mese che seguì, quella consapevolezza si approfondì
e divenne la radice della sua stessa capacità consapevole. Andrew Cohen
aveva espresso e trasmesso un grande entusiasmo verso la 'condizione' della
Segal, perchè lei era una persona rara, non solo per aver avuto l'esperienza
del non-sé, ma nel persistere a vederlo tramite una stabile risolutezza.
Cohen le disse, "La tua apertura e ricettività è un segno di vera umiltà,
che da sola rende possibile tutte le cose".

PARTE IV

Eppure, tutte le rassicurazioni non stavano producendo gioia, finchè una
brusca transizione produsse un cambiamento nella conoscenza dal 'Non c'è
alcun sé personale', al 'Non ce n'è nessun altro'. Ciò si verificò mentre la
Segal era alla guida per andare a trovare alcuni amici, quando: "Sono
diventata improvvisamente consapevole del fatto che stavo guidando tramite
'me-stessa'. Per anni, non c'era stato affatto alcun sé', ma qui su questa
strada, tutto era me, e io stavo guidando grazie a me per arrivare dove già
ero stato. In sostanza, io non stavo andando da nessuna parte perché ero già
in ogni luogo. L'infinita vacuità in cui io sapevo di essere, ora era
evidente come l'infinita sostanza di tutto ciò che vedevo".

Quindi, la vacuità che lei aveva conosciuto come uno stato di coscienza
divenne ora la vastità di tutta l'esistenza.

NOTA: In una simile ottica, per un interessante confronto, vedi anche le
parole del maestro del Chan Buddista, della tarda dinastia Ming, Han-Shan-Te
Ching (1546-1623).

Poco tempo dopo, mentre si trovava a passare un week-end di ritiro in un
centro buddista nel nord della California, arrivò una nuova consapevolezza.
Vi fu una fluidità di percezione in cui le varie entità erano percepite come
la stessa vastità, cioè come lo spazio stesso, e tutto era pervaso da calma.
Ora arrivò a sentire che anche lei era della stessa sostanza della vastità.
Sapeva questo non attraverso gli organi di senso, ma tramite la sostanza che
'lei era'. Lei descrive questo, come un dito che disegna nella sabbia, in
cui la sostanza della vastità è insieme il dito, il disegno e la sabbia.

Ed ora finalmente vide la paura per quello che era. In precedenza, lei aveva
assegnato il significato alla paura, vedendola come un'indicazione dell'invalidità
dell'esperienza di non-sé. Ora lei vedeva la paura come una paura senza
senso. La paura non era differente dalla forma, dal vuoto, dal dolore, dall'Illuminazione.
Tutto è fatto della stessa sostanza, come la vastità. Vedendo questo,
sapendo questo, la morsa della paura si ruppe e la gioia finalmente sorse.

PARTE V

Il resto della "Collisione con l'Infinito" è una diretta confessione della
non-dualità. Le seguenti sono citazioni selezionate dal libro:

"Questa vita, ora è vissuta in una costante, onnipresente consapevolezza
dell'infinita vastità che io sono".

"La presenza di eventuali pensieri, sensazioni, o azioni non è mai
interpretata in modo diverso dal puro fatto che essi sono presenti".

"... Nessun giudizio sul bene o male, o giusto o sbagliato, si pone mai,
poichè tutto è semplicemente quello che è."

"Una volta che la mente accettò i parametri della propria sfera e fermò ciò
che patologicamente era fuori di essa, il sapore impersonale di una gioia
indescrivibile della vastità che sperimenta se-stessa si mosse spostandosi
radicalmente ed eternamente sul piano mentale".

"... la vita come al solito continua a dispiegarsi, tutto viene fatto,
proprio come aveva fatto prima che si fosse verificata la realizzazione
della vastità. Poiché in ogni caso, non vi è mai stato un personale 'agente',
la realizzazione di questa verità non fa nulla per cambiare il modo in cui
il funzionamento si verifica".

"Per vivere nella vastità dello stato naturale, occorre fare un bagno nell'oceano
dell'impersonale gioia e piacere. Questa gioia o piacere, che non appartiene
a nessuno, è differente da qualunque gioia o piacere che sembrano riferirsi
o appartenere a qualcuno. La vacuità è così piena, così totale, e così
infinitamente beata in se stessa".

"In nessun modo... sto suggerendo che le pratiche non dovrebbero essere
fatte, ma solo che non vi è alcun praticante che sia l'agente che sta dietro
di esse. Questo è vero di ogni attività. ... Solo perché non vi è alcun
praticante (e non c'è mai stato) non significa che non può esserci la
pratica. Se è ovvio che una particolare pratica spirituale abbia a
verificarsi, allora si verificherà".

"In realtà, ancora non c'è alcun 'Io' individuale in grado di capire come
scoprire l'infinito. E ancora più importante, dove starebbe l'infinito?
Voglio dire, noi non stiamo parlando di qualcosa che può essere nascosto
sotto il tappeto. Se si potessero vedere le cose solo ed esattamente per
quelle che sono, si vedrebbe che 'colui' che sta vedendo è la vastità
stessa".

"Il 'carattere di lavoro' prescritto in psicoterapia, così come da alcune
tradizioni spirituali, tra le quali il Buddismo Zen, conduce ad una uguale
trappola creata dal fatto di non vedere le cose per quelle che realmente
sono. Un naturale rilassamento dell'essere si verifica se uno non viene
sedotto prendendo le idee come verità. Questo rilassamento è antitetico al
'carattere di lavoro', con la sua posizione chiara su come potremmo essere
se operassimo sui nostri caratteri. Quando bussiamo alla porta del
'carattere di lavoro', siamo invitati in labirinto di futurismo. E'
intrinsecamente impossibile arrivare ad un obiettivo che si basa su un 'io'
che ci spinga là. Il carattere di lavoro si basa sulla stessa erronea
convinzione che vi sia un 'agente' o 'attore' individuale che gestisce lo
spettacolo della vita e crede di poter diventare un 'Io' migliore".

"... Io non posso più chiamare 'psicoterapia' ciò che io faccio, poiché essa
non aderisce in nessun modo a normali principi di teoria psicologica o
intervento. Il mio obiettivo per tutti è la libertà - libertà totale. Non
voglio che essi modifichino il loro modo di 'sentire', il lavoro attraverso
i traumi infantili, o smettere di avere sintomi. Voglio che siano liberi di
vedere che le cose sono proprio quelle che sono."

"Chi discrimina tra il vero e il falso (sé)? E, vero e falso, per chi?
Pensieri, sentimenti, sensazioni, e le frequenze di energia non significano
nulla per qualche immaginario qualcuno, ma semplicemente sono solo quello
che sono."

"Noi siamo la vastità, e noi conteniamo tutto - pensieri, emozioni,
sensazioni, preferenze, paure, idee, ed anche le identificazioni. Nessuna
cosa deve andare da nessuna parte. In ogni caso, dove dovrebbe andare?"

"Lo scopo della vita umana è stato rivelato. La vastità ha creato questi
circuiti umani perchè voleva un'esperienza di sé, fuori da se stessa, che
non avrebbe potuto avere senza di essi".

"La sostanza della vastità è così direttamente percepibile a se stessa ogni
momento che questi circuiti a volte richiedono un'altra fase di adeguamento
per adattarsi ad una più infinita consapevolezza. Quando mi chiedo, Chi sono
Io?, l'unica risposta possibile è: io sono l'infinito, la vastità che è la
sostanza di tutte le cose. Io sono tutti e nessuno, tutto e niente - proprio
come lo siete voi".

PARTE VI

Nella primavera del 1996, il presente libro era stato completato e Suzanne
fu in grado di offrire i suoi insegnamenti al pubblico attraverso dialoghi
settimanali e un gruppo di pratica per i suoi terapisti. Nel febbraio del
1997 le fu diagnosticato un massiccio tumore cerebrale.

Morì il 1° aprile 1997 all'età di 42 anni.

Nella postfazione al suo libro, Stephan Bodian, suo amico molto vicino, e
colui che la incoraggiò a scriverlo, scrive: 'Quando questa straordinaria
autobiografia fu completata, nella primavera del 1996, Suzanne Segal iniziò
a tenere regolari incontri pubblici e dialoghi settimanali e guidando un
"gruppo di formazione" bisettimanale per terapisti in cui dimostrò il suo
unico modo di lavorare con la gente. Lei era piena di energia ed incarnava
un radiante amore incondizionato che attirava la gente come un magnete. Ma
lei non si considerava un maestro, insistendo sul fatto che noi siamo "tutti
insieme in questo", tutti siamo la vastità che lei aveva sperimentato così
all'improvviso e così articolatamente descritto. Tuttavia, quelli di noi che
erano più vicini a lei, spesso trovavano che in sua presenza la nostra
esperienza della vastità diventava ancor più profonda e più chiara.

Nell'ultima primavera, Suzanne cominciò ad avere una serie di potenti
esperienze energetiche in cui, come dice lei stessa, "la vastità divenne
ancor più vasta di sé stessa". Lei ridendo le chiamava "colpi di autobus"
(riferendosi al suo originale risveglio alla fermata del bus). Anche se all'inizio
essi erano estatici, sembrava che lei ne fosse sempre più disturbata e
spesso doveva fermarsi e riposare dopo un evento particolarmente potente. Al
tempo stesso, trovava sempre più difficile relazionarsi alla nozione di
"altri" e così il suo 'gruppo di terapisti' divenne un'altra occasione per
condividere insieme la nostra "descrizione" della comune vastità.

Presto i "colpi-d'autobus" presero ad accaddere più frequentemente, ed alla
fine dell'estate Suzanne capì di essere fisicamente esausta e avrebbe dovuto
ritirarsi temporaneamente dalla vita pubblica per recuperare. I medici da
lei consultati concordarono che la sua energia vitale si era esaurita e
quindi le prescrissero ormoni ed altri supplementi vitaminici per
contribuire a ripristinargliela. Circa in questo periodo, lei notò anche che
la paura, che era scomparsa alcuni anni prima, era ritornata. Suzanne allora
chiuse precipitosamente tutti i suoi gruppi e annullò le apparizioni
pubbliche, eccezion fatta per il 'gruppo dei terapisti' che si sforzò di
proseguire per un ulteriore mese.

Durante il periodo di caduta, lei trascorse la maggior parte del suo tempo a
casa, da sola e con la sua famiglia, facendo regolari passeggiate sulla riva
dell'oceano e sedendo nel suo patio che guardava sulla laguna di Bolinas
Stinson Beach, California, dove lei viveva. In questo periodo lei recuperò i
suoi ricordi infantili dell'abuso che dovette subire, il che sembrava
spiegare alcune delle paure che aveva sperimentato durante i suoi 10 anni da
sola, perché non c'era nessuno prima che lei realizzasse che lei era il
tutto. Quando io le suggerìi che forse la paura nasceva da una parte di sé
che si era staccata o dissociata dalla consapevolezza cosciente, lei
immediatamente fu d'accordo.

Alla fine di febbraio Suzanne aveva difficoltà a tenere una penna, a
ricordare i nomi, o a stare in piedi senza sentire le vertigini. Su impulso
del suo chiropratico, lei entrò in ospedale il 27 febbraio e i raggi X
rivelarono che aveva un tumore cerebrale. Lei accettò che le venisse
rimosso, ma scelse di non essere sottoposta a radiazioni o chemioterapia.
Quando i chirurghi la operarono una settimana dopo, scoprirono che il tumore
era troppo diffuso per eliminarlo completamente. L'8 marzo ritornò a casa, e
il giorno 10 Marzo lei e il suo compagno, Steve Kruszynski, si sposarono con
una piccola cerimonia a casa sua. Poco dopo essi si recarono in Oklahoma per
cercare un trattamento alternativo. Ma quando Suzanne ebbe una ricaduta, il
viaggio fu interrotto, e fu chiaro che doveva tornare a casa a morire.
Alcuni giorni dopo dal ritorno del suo viaggio, Suzanne cadde in coma. Un
piccolo gruppo di amici intimi veniva a farle visita ogni giorno per unirsi
alla famiglia seduta con lei, respirando con lei, e dicendole addio. La
mattina presto di Martedì 1 aprile, Suzanne Segal morì. Seguendo l'uso
tibetano, il corpo fu avvolto in un panno, circondato da fiori, e lasciato
intatto per tre giorni. Il terzo giorno noi ci sedemmo vicino al suo corpo
ed un rabbino locale eseguì una cerimonia tradizionale Ebraica per la
richiesta di sua madre.

Il Sabato seguente, quasi 100 persone - tanti amici e parenti di Suzanne, si
riunirono per celebrare la sua vita, per apprezare i suoi doni a noi, e
condividere il nostro dolore. Al tramonto, il marito, Steve, la sua figlia
quattordicenne, Arielle, e suo fratello Bob, si spinsero dentro le onde del
mare in quella fredda primavera e dispersero in cielo le sue ceneri. Alcune
persone dicono di aver visto la forma di un angelo materializzarsi
velocemente e poi disintegrarsi in mare.

Quelli di noi che erano vicini a Suzanne mai misero in dubbio la profondità
o l'autenticità della sua realizzazione.
Stephan Bodian, Fairfax, California, aprile 1998 -
-
AGGIUNTA: "Quando si incontra l'Infinito"

Il Wanderling, avendo già da ragazzo incrociato i vari Sentieri negli anni,
con gente come Franklin Merrell-Wolff, nel suo abituale punto forte, per
emularne una serie di altri che aveva incontrato lungo il cammino, come il
misterioso Wei Wu Wei, e l'ancor più oscuro Alfred Pulyan, rimase da
menzionare anche l'Anonimo. Egli, tuttavia, fece un viaggio per incontrare
Suzanne, e anzi lo fece una mattina presto lungo la riva di Stinson Beach.
Era da poco passata la metà dell'anno 1996, in una tranquilla distesa di
sabbia lungo una spiaggia di una laguna a nord di San Francisco, all'insaputa
del mondo o di altri, lì si verificò una Collisione con l'Infinito.

Circa cinquant'anni prima, l'uomo che alcuni anni prima aveva sperimentato
il Risveglio per la grazia e la luce del grande Saggio Indiano Bhagavan Sri
Ramana Maharshi, percorse quella parte della costa Orientale degli Stati
Uniti, nel Sud della California, alla ricerca di persone che egli aveva
sentito dire fossero a capo di un movimento di Illuminazione, e quindi,
eventualmente, non diverse da se stesso, cioè dimoranti nell'Assoluto.
Quella volta però, dopo esser giunto sul luogo, i suoi sforzi, come era
invariabilmente successo in altre occasioni, non dettero i loro frutti.

Alcuni anni più tardi, un giovane ragazzo, di sedici o diciassette anni,
incrociò il sentiero con l'uomo e in qualche modo fu preso dalla serenità
che sembrava dimorare in lui. Passarono un paio di anni e il ragazzo, ora
vicino alla fine della sua adolescenza, iniziò la pratica e lo studio sotto
di lui sperando di raggiungere risultati simili a quelli che l'uomo aveva
ottenuto sotto l'auspicio di Sri Ramana. Gli anni passarono, ma niente. Poi
un giorno tutto cambiò e in seguito al Risveglio fu una persona che non è
era prima.

Verso la metà degli anni '90, fu portato alla sua attenzione che c'era una
notevole persona che aveva avuto un esperienza molto importante e che si
trovava a meno di quattrocento miglia a nord del luogo in cui egli stesso
viveva. Egli, non diversamente dal suo Mentore che molti anni prima si era
avventurato per cercare altri individui di tipo simile, si diresse a nord
per vedere se questa era una vera storia, e se, con parole di W. Somerset
Maugham che nel suo romanzo 'The Razor's Edge' di una simile persona scrisse
"si può realizzare che in questa epoca viva una creatura notevole".

Dopo esser arrivato, egli non cercò lei 'di per sé', ma venne a sapere che
lei andava a camminare lungo la spiaggia quasi regolarmente. Stando da solo
una fresca mattina, dopo una breve tempesta che c'era stata la notte prima,
un uomo, una donna e una giovane ragazza vagavano lungo il tratto di sabbia
verso dove egli stava. Passarono proprio a breve distanza, apparentemente
senza accorgersi di lui. La donna, che camminava nel mezzo, voltò lievemente
la testa mentre passava e lo guardò. Per entrambi, in un istante, fu come
essere colpiti con un martello.

Fermandosi per un attimo, come se fosse stata stordita, lei mosse sempre in
modo lieve verso di lui senza togliere il suo sguardo si fermò davanti a lui
per non più di pochi secondi, ma per entrambi fu come se fosse stata un
eternità. Diversamente dall'incontro tra Upaka e il Buddha sulla strada per
Benares, in cui Upaka non fu in grado di accertare il pieno livello di
realizzazione del Buddha, questo incontro fu come il venire insieme di
materia e anti-materia, che termina con l'emanazione di nulla di meno di un
scoppio di pura energia. Nessuna parola fu detta, né alcun scambio si
verificò. Non fu necessario.
Appena lei passò oltre, la ragazza fu sentita chiedere: "Chi era
quell'uomo?"

"Non c'era nessun uomo", rispose la donna.
-

Anche la Segal aveva cercato una varietà di quelle persone compiute nel
campo dell'Illuminazione ed in un modo o l'altro, era anche alla ricerca di
un insegnante che non solo potesse spiegarle che cosa fosse l'Illuminazione,
ma anche come fare uso di essa nella sua vita quotidiana. Spesso si dice
che, quando c'è realmente bisogno di un insegnante, uno ne apparirà. Questo
è dovuto ad una qualche inspiegabile serendipity. Può essere dovuto al fatto
che il ricercatore ha profondamente ricercato dentro di sé stesso e
determinato quale tipo di istruzione possa essergli necessaria. Potrebbe
essere che il Risveglio spazi su di voi, come il caso della Segal, come la
prima esperienza di morte spazzata via da Sri Ramana Maharshi. Tuttavia, a
differenza della Segal in cui prevalse un apparente carenza di comprensione,
il Bhagavan ebbe un po' riconosciuta la seconda esperienza di morte che
portò a sua volta molta chiarezza. Talvolta, appena acquisita la chiarezza,
la si perde solo per farla ritornare in un secondo momento.
In una certa occasione, un Brahmino tormentato dalla casta insultò il Buddha
dicendo. "Fermati, tu o uomo rasato, fermati, o emarginato fuori-casta!"

Il Gran Bodhisattva, senza alcun sentimento di indignazione, dolcemente
rispose:

"La Nascita non rende un uomo un fuori-casta,
"La Nascita non rende un uomo un Brahmino;
"L'Azione rende un uomo un fuori-casta,
"L'Azione rende un uomo un Brahmino.
(NAPATA SUTTA,n I.7 Vasala sutta: Il Discorso sui fuori-casta).

"Non solo non c'è un 'sé' individuale, ma neanche nessun altro 'sé'.
Nessun sé, nessun 'altro'.
Tutto è composto della stessa
'sostanza' di vacuità"

Tratto dal libro: "Collision with the Infinite"
di Suzanne Segal (1955-1997)

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Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
Spaziatore