Pratica della mente-saggezza
(Dante - Assagioli)
Potete tentare questa pratica con un amico che vi guidi, o potete registrare su un nastro le istruzioni e farvi guidare dalla vostra stessa voce. Le risposte che riceverete possono essere monosillabiche oppure visioni interiori lunghe ed elaborate. È importante procedere lentamente, con pazienza. La pratica sembra semplice, ma le risposte che riceverete forse vi sorprenderanno. Possono indurvi a dare un diverso orientamento al vostro modo di pensare. L’importante è fare pratica spesso e tenere un diario delle varie esperienze. A poco a poco accederete direttamente alla mente-saggezza.
1. Rilassate le spalle, seguite il ritmo del respiro, abbandonatevi sulla poltrona.
2. Cominciate a riflettere sui dubbi che vi assillano in questo momento della vita… forse una decisione da prendere… o qualcosa su voi stessi che volete capire meglio… o qualcosa per il quale avete bisogno di una guida…
3. Cercate di identificare la domanda che ponete a voi stessi. Qual è la domanda che va al cuore del problema? Va bene anche se non la formulate con precisione.
4. Ora concentrate l’attenzione in mezzo al petto… e ora sulla bocca… e ora sulla sensazione del respiro che passa attraverso le narici… e ora all’occhio destro… e ora allo spazio tra le sopracciglia… e ora nel mezzo della fronte…
5. Cominciate a muovervi interiormente, nella vostra immaginazione, e immaginate una strada o un sentiero che si apre davanti a voi… uno che conoscete o che create… provate a percepire di camminare su questa strada…
6. Cominciate a immaginare di vedere in lontananza una figura di saggezza, non importa di che tipo… qualsiasi tipo… che si avvicina a voi… 7. Formulate la domanda… e siate aperti ad accettare tutto ciò che succede… prendete tutto il tempo necessario…
8. Quando si attenua l’esperienza interiore, rimanete seduti in silenzio e assimilate il significato che ha per voi. In seguito prendete qualche appunto per vostro uso esclusivo.
9. Se ritenete di avere contattato una figura di saggezza, provate successivamente a evocarla di nuovo, e poi usando il potere dell’immaginazione creativa, cercate di entrare in quella figura e di guardare il mondo attraverso i suoi occhi.
Osservare il corpo
Osservare la mente e il corpo è una fase fondamentale di tutte le tradizioni di meditazione. Viene variamente definito: attenzione, auto-osservazione, consapevolezza non giudicante, coscienza osservante, silenzio. Nella psicologia occidentale prende anche il nome di rafforzamento del’Io osservante. È un modo per rafforzare la parte della mente che osserva e può apportare i seguenti benefici:
- dal punto di vista fisico, calma il corpo;
- dal punto di vista psicologico, acuisce la percezione;
- dal punto di vista spirituale, contribuisce a tranquillizzare le normali modalità di pensiero e permette alla consapevolezza di cogliere le sottili variazioni degli mentali superiori, quali la mente-saggezza.
Potete fare questo esercizio seduti o sdraiati; se lo eseguite a letto, ci sono buone probabilità che vi addormentiate. Una pratica consigliabile per chi soffre di disturbi del sonno.
1. Concentratevi sui piedi… concentratevi quindi sulla gamba sinistra… Ora cominciate a concentrarvi sulla gamba destra… ora cominciate a concentrarvi sui genitali e la zona pelvica… ora concentratevi sulle sensazioni dello stomaco… e adesso portate l’attenzione sul centro del petto… Ora spostatela leggermente a sinistra e meditate sul cuore… Ora cominciate a trasferire l’attenzione dal cuore alla gola… Adesso alla bocca… E adesso all’occhio sinistro. E ora cominciate a trasferire l’attenzione all’occhio destro… Avete percepito lo spostamento dell’attenzione dall’occhio sinistro al destro? Quando spostiamo l’attenzione da una parte all’altra del nostro corpo, riusciamo a percepirlo. Ora concentratevi sullo spazio tra gli occhi e spostate l’attenzione nel mezzo della fronte… E ora cominciate a spostare l’attenzione sulla cima della testa, prendendo nota delle sensazioni che percepite in quella zona. 2. E ora seguendo il vostro ritmo cominciate a portare la consapevolezza verso il basso, dalla sommità della testa, indirizzandola lentamente, delicatamente, distribuendola in tutto l’organismo… Non affrettatevi…
3. (Aspettate per circa due minuti.) Osservate come vi sentite in questo momento… Quando vi sentite pronti, aprite gli occhi.
Com’è andato questo esercizio di osservazione? Avete notato un rallentamento nella respirazione? Vi siete sentiti più leggeri o più pesanti? Avete provato una sensazione di calore? Sarebbero tutti segni che siete entrati in uno stato di profondo rilassamento. Vi siete accorti se a un certo punto non percepivate niente, pur essendo svegli e presenti? È un segno che la mente si è calmata notevolmente. Qual è stata la percezione del tempo? Alcuni spesso osservano che il tempo rallenta. Talvolta l’esperienza è quella di un non-tempo, una sensazione liberatoria, molto piacevole.
Il momento significativo
1. Mettetevi comodi… Abbandonatevi sulla poltrona…
2. Seguite il ritmo del respiro.
3. Lasciate che la respirazione segua il suo ritmo e limitatevi ad osservarla…
4. Lasciate che la consapevolezza penetri nella vostra mente… e nella vostra memoria… aspettate che al ricordo affiori il momento in cui avete provato la pienezza della vita e del suo significato… lasciate affiorare i particolari…
5. Cercate di capire qual era l’essenza di quel momento. Che cos’era il suo nucleo per voi? Non affrettatevi…
La coscienza come energia
1. Rilassatevi sulla poltrona... chiudete gli occhi…
2. Acquisite consapevolezza dell’occhio sinistro… Rimanete così per dieci secondi…
3. Spostate la consapevolezza alle sensazioni dell’occhio destro… Rimanete così per dieci secondi…
Osservare la mente: chi sono io?
1. Mettetevi vicino carta e penna.
2. Chiudete gli occhi e chiedetevi: chi sono io?
3. Fate attenzione a quello che vi passa per la mente. Dopo che numerose risposte sono affiorate alla coscienza, scrivetele.
4. Ripetete l’esercizio per tre volte.
Non preoccupatevi per quello che vi viene in mente. Le risposte alla semplice domanda: “Chi sono io?” sono spesso fatue o bizzarre.
Dopo avere ripetuto l’esercizio diverse volte, vi accorgerete che le risposte alla domanda rallentano, e che ci possono essere dei momenti in cui siete coscienti ma la mente è vuota. Col tempo vi abituerete a questo stato di coscienza senza contenuti. Era intento di Assagioli, quando elaborò tale pratica, mettere le persone nella condizione di sperimentare sé stessi come tranquilli testimoni dell’esperienza stessa.
Osservare il respiro
1. Sedetevi comodamente in poltrona e chiudete gli occhi.
2. Concentratevi sulla parte centrale del torace. Fatelo per 15 secondi.
3. Ora cominciate a percepire il vostro respiro…
4. Ora lasciate che sia la respirazione a respirare… Lasciate che abbia il suo ritmo… senza alcun intervento da parte vostra… Non intervenite in alcun modo… limitatevi ad osservare… diventate studiosi del vostro respiro…
5. Se perdete la concentrazione sul respiro, è normale… riportatela semplicemente di nuovo là…
6. Non affaticatevi su questo esercizio… fatelo con abbandono… il punto importante è l’abbandono…
Quando si pratica questo esercizio per la prima volta, ci si accorge spesso quanto sia difficile rallentare, concentrarsi, prestar l’attenzione esclusiva a una cosa sola – il respiro. Poi avvertiamo che si tenta di regolare il respiro invece di lasciare che si regoli da solo. Il nostro sistema di respirazione sa regolarsi, ma talvolta ci accorgiamo che siamo noi a intervenire con la volontà, che lo esageriamo, fino al punto di notarlo. La tecnica, che a prima vista sembra semplice, richiede che si assuma il ruolo di testimone, si ceda la posizione di controllo del respiro o di qualsiasi altra cosa. È un ottimo sistema di rilassamento quando si è ansiosi o tesi, e può essere praticato in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, il che ne fa uno strumento utilissimo.
Variazioni nell’osservazione del respiro
1. Cominciate a osservare il respiro.
2. Pronunciate mentalmente la parola “uno”, oppure “sì”, oppure “pace”, o un’altra semplice affermazione positiva, mentre notate l’inspirazione o l’espirazione.
3. Ogni volta che eseguite l’inspirazione o l’espirazione, ripetete mentalmente l’affermazione.
La pratica di seguire la respirazione abbinata alla ripetizione mentale di una semplice parola porta a cambiamenti fisici profondi e positivi, constatati in più di vent’anni di ricerche mediche.
Il ritmo della respirazione diminuisce fino a un livello che si raggiunge solo dopo sette ore di sonno, e le onde del cervello rallentano a un ritmo che corrisponde a un riposo dell’organismo, diminuita frequenza cardiaca e minore concentrazione di lattosio nel sangue (di solito associata all’ansia).
Tra gli altri effetti benefici annoveriamo il miglioramento della respirazione in chi soffre di asma bronchiale, l’abbassamento della pressione sanguigna in chi soffre di ipertensione, la riduzione dei sintomi anginosi (dolore al petto nei cardiopatici), maggiore facilità di prendere sonno, attenuazione del balbettio, abbassamento del livello di zuccheri nei pazienti diabetici, attenuazione dei sintomi della psoriasi, riduzione dei batteri nella saliva, riduzione della reazione del sistema nervoso alla norepinefrina (la sostanza chimica presente nel cervello associata all’ansia), anche l’aumento dell’equilibrio mentale e della memoria nell’apprendimento.
Tutti questi vantaggi sono il risultato della risposta al rilassamento, come la definisce il dottor Herbert Benson – un’azione tranquillizzante di tutte le funzioni fisiologiche simile al beneficio che traiamo da un sonno profondo e riposante.
Dare un nome
Si tratta di una pratica che attinge sia dalla meditazione basata sulla consapevolezza del buddismo sia dal lavoro di Assagioli. Vi abitua a prendere nota e dare un nome all’esperienza in atto. Cercate di ripeterla per cinque minuti in vari momenti della giornata.
1. Mettetevi comodi su una poltrona e chiudete gli occhi.
2. Date un nome a ogni cosa che notate. Vi accorgete, per esempio, che avete gli occhi stanchi. Dite dentro di voi: “Noto che ho gli occhi stanchi”. Poi aspettate di cogliere quello che avvertite in seguito. Forse è il rumore di macchina che passa. Ditevi mentalmente: “Noto il suono di una macchina”.
L’uso dell’espressione “noto” è un mezzo per aiutarvi a focalizzare l’attenzione. La chiave di questa pratica è comprendere tutto quello che notate. Se, per esempio, notate di non aver notate niente, ditevi: “Non noto niente”. Se notate di essere scivolati in uno stato di trance, ditevi: “Noto che sono scivolato in uno stato di trance”. Il lato positivo di questa pratica è che non è possibile sbagliare.
Centrare e definire
1. Mettetevi comodi in poltrona e chiudete gli occhi.
2. Appoggiate il palmo di una mano sull’ombelico, e sopra mettete l’altra. Siete adesso seduti con le mani sulla pancia. Questo è il vostro centro.
3. Notate le sensazioni delle mani sulla pancia… quello che vi porta lontano dal centro, notatelo e dategli un nome… Vi accorgete per esempio un fremito nell’occhio o vi si para dinnanzi un’immagine di ieri… Di qualunque cosa si tratti, dategli un nome e ritornate al centro. Non costringetevi a restare concentrati sulle mani. Sono il vostro centro. Se vi sentite portati via, date pazientemente un nome a quello che vi allontana, e ritornate al centro… Fatelo con semplicità…
Nuove affermazioni
Usare le forme affermative serve a incoraggiare un nuovo modo di pensare che a sua volta risveglia nuove emozioni corrispondenti a nuovi pensieri. È una pratica che fa parte del processo di rafforzamento della risposta al fine di superare una difficoltà.
Sono affermazioni specificamente dirette ad aiutarvi ad equilibrare l’orgoglio e la superbia. Usate pure altre parole se quelle che vi suggeriamo non vi vanno a genio, e ricorrete a questo modello anche per formulare affermazioni che trasformeranno le modalità svalutanti che incontrerete più in alto sulla montagna.
1. In un diverbio mi fermerò e respirerò a fondo. Ascolterò con maggiore attenzione.
2. Chiederò più spesso scusa.
3. Mi starà più a cuore l’armonia che l’avere ragione.
4. Smetterò di svalutare il prossimo dentro di me.
5. C’è tanto da sapere: sarò aperto all’apprendimento.
6. Voglio imparare invece che fingere di sapere.
7. Posso star bene anche senza conoscere tutte le risposte.
8. Posso rilassarmi perché sono una creatura di Dio.
9. Sono orgoglioso/a, ma sono più del mio orgoglio.
Potete praticare le affermazioni nello stile della meditazione, seduti tranquillamente e ripetendole mentalmente ogni volta che inspirate ed espirate. Potete anche scegliere una singola affermazione, ripetervela, e poi scrivere quello che suscita dentro di voi – sentimenti, immagini, impulsi, ricordi. Alcuni nostri allievi usano le affermazioni a caso nel corso della giornata quali promemoria di ciò che si ripromettono di conseguire nel processo di crescita. C’è anche chi riesce a richiamarle alla mente nel mezzo di un episodio di eccessivo orgoglio, con la conseguenza che la superbia. Retrocede e l’equilibrio si ricostituisce.
Nuove azioni
È ovvio che cambiando il modo di agire cambia la qualità della vita: la sfida sta nell’impegnarsi ad agire in un certo modo. Secondo Assagioli, la reiterazione delle azioni rafforza la spinta a reiterarle ulteriormente, facilitandole e migliorandole fino a quando le compiamo inconsciamente. La generosità crea uno stato interiore assai piacevole che merita il tempo e gli sforzi necessari a rinvigorirla.
Invece di lamentarvi dite una cosa buona.
Prestatevi tutta l’attenzione. Ascoltate bene.
Esprimete contentezza per le cose buone capitate a qualcuno.
Fate volontariato, mettete a disposizione il vostro tempo, impegnatevi in un servizio per la comunità.
Quale promemoria, prendete carta e matita ed elencate tutto ciò per cui potete essere grati.
È un semplice elenco di comportamenti. Più difficile forse è metterli in atto e ricordarsi di farlo spesso. Figuratevi di essere degli scienziati impegnati in un esperimento. Provate a dire “una cosa buona” per due giorni e osservate quello che vi accade. Quando vi accorgerete di avere dimenticato di osservarne gli effetti tutte le volte che avete detto una cosa buona, capirete che per mettere in atto le nuove azioni è necessario fare appello alla forza di volontà.
Visualizzazione
La visualizzazione attinge dal potere dell’immaginazione. Le ricerche dimostrano che l’immaginazione è direttamente collegata alle emozioni e all’organismo, sicché percepiamo tutto ciò che visualizziamo. Se visualizzate qualcosa di negativo, diventate ansiosi e il corpo percepisce la tensione. Il ritmo cardiaco accelera, la respirazione si fa più frequente, sale la pressione. Se richiamate alla mente modalità comportamentali positive, le immagini visualizzate acquistano energia e a poco a poco diventano una realtà viva nel modo di pensare. Le visualizzazioni costituiscono la base di una nuova esperienza di sé. Secondo Assagioli, le immagini tendono a risvegliare emozioni a esse affini. Visualizzatevi in comportamenti di pacatezza in varie circostanze – al lavoro, in famiglia, con degli sconosciuti. Osservate le scene che avete evocato. Attenti a non esagerare diventando passivi e lasciando che gli altri si approfittino di voi. Visualizzando varie situazioni, capirete il tipo di non violenza che vi si addice.
Meditazione sul cuore
La pratica di coltivare la presenza, che abbiamo appreso da Assagioli, consiste nell’uso psicologico della meditazione. Lo scopo è di entrare in comunione con l’esperienza che abbiamo di noi, con il nostro vissuto attuale, con le nostre emozioni, potenziando così la capacità di partecipare all’esperienza altrui. Questa particolare meditazione si concentra sul cuore. È semplice e profonda allo stesso tempo, e può servirvi a trasformare tutte le modalità di pensiero e comportamento raffigurate sulla montagna del purgatorio.
1. Appoggiate sulla pancia, sotto l’ombelico, le mani l’una sull’altra.
2. Concentratevi sulle sensazioni che provate nelle mani – il contatto reciproco, il lieve levarsi e abbassarsi della pancia nel respiro (fatelo per qualche momento). 3. Ogni volta che vi rendete conto di essere distratti da altre sensazioni, suoni o pensieri, riportate la mente a concentrarsi sulle mani… (fate una pausa).
4. Spostate ora la consapevolezza alla poltrona sulla quale siete seduti… Percepite i punti di contatto tra il vostro corpo e la poltrona…
5. Concentratevi ora sul centro del torace… Notate le sensazioni che provate in quella parte del corpo – il lieve movimento del torace a ogni respiro… la sensazione del respiro che scende nei polmoni…
6. Adesso spostate l’attenzione leggermente a sinistra portando la consapevolezza del cuore… Rimanete in contatto con il cuore per un minuto… 7. Immaginate di trascorrere la giornata in contatto con il cuore…
Dopo questa meditazione, scrivete quello che avete immaginato sulla vostra giornata trascorsa in contatto con il cuore. Che cosa c’era di diverso? In che modo eravate diversi? Che cosa percepivate come importante?
L’esperienza ci insegna che questa meditazione aiuta i pazienti a sentirsi presenti, ancorati, più pronti prestare attenzione al prossimo. L’attenzione al cuore è un modo per distogliere la coscienza dalle modalità di pensiero e sui fate affidamento normalmente.
Disidentificazione
Un importante precetto del modello di psicoterapia formulato da Assagioli era di aiutare i pazienti a separare se stessi e la propria identità dalle modalità distruttive di pensiero e comportamento che impedivano loro di congiungersi con la spiritualità innata. La pratica da lui elaborata ha questo scopo.
1. Mettetevi in contatto con i pensieri che vi pervadono nello stato di avidità. Lasciatevi andare a questi pensieri.
2. Mettetevi in contatto con i pensieri che vi pervadono nello stato di avidità. Lasciatevi andare a questi pensieri.
3. Stando in piedi, mettetevi nella posizione fisica che assumete quando siete dominati dall’avidità. Tentate di cogliere l’espressione che prende il vostro volto. Quando siete in questo stato dove si concentra la tensione? Dove vi sentite stressati fisicamente? Com’è la vostra voce?
4. Indietreggiate – in senso letterale – di un passo e guardate il sé avido. Che cosa vedete?
Questo semplice processo di identificazione e disidentificazione da una definita modalità di pensiero e comportamento ci permette di intuire come appariamo a noi stessi e agli altri nei momenti dell’avidità. Potremmo vedere una persona sgradevole, in preda a un’ossessione, insicura e timorosa, che si aggrappa all’avidità come a un’ancora di salvezza. La disidentificazione è efficace perché noi non siamo solo cupida bramosia, e siamo quindi in grado di fare un passo indietro ed esaminarla in modo più oggettivo. Esiste una parte di voi – la parte della mente/cervello preposta all’osservazione – che è “testimone” delle esperienze interiori senza perdersi in esse. Le pratiche di osservazione rafforzano la capacità di “testimonianza”. La disidentificazione fa assegnamento sul beneficio che trae dall’osservazione e lo potenzia tramite il gesto fisico di indietreggiare di un passo, che evidenzia la creazione di una distanza dal modello negativo. Se vi trovate bene con questa pratica, potrete applicarla anche alle altre modalità di comportamento che volete trasformare.
Parole evocative
Sappiamo che bastano poche parole, positive o negative, per condizionare l’intera giornata. Le parole hanno un grande potere sulla nostra mente e sul nostro corpo; la pratica della parola evocativa è un modo per utilizzare a fin di bene tale potere.
Usando parole evocative, il primo passo è di scegliere quelle che meglio esprimono la qualità specifica che volete rinforzare nella mente. Ancora una volta utilizzate il principio di trasformazione che vi consente di superare le difficoltà rafforzando la risposta.
Gli Alcolisti Anonimi, per esempio, ricorrono, a tal fine, a brevi frasi, del tipo “Piano, piano”, oppure “Lascia andare, affidati al divino”. Potete applicare le parole evocative a qualsiasi modalità di dipendenza o compulsione, al fine di sostituire con un pensiero sano e pacifico uno ossessivamente bisognoso ed esigente. Un nostro paziente, in fase di recupero, usa l’espressione di Dante “E ‘n la sua volontate la nostra pace”, da lui abbreviata in “Sua Volontà”, tutte le volte che si accorge dell’insorgenza di vecchi pensieri e modalità di dipendenze. È un modo per evocare la consapevolezza che la pace non viene dalla dipendenza ma dal dare uno scopo alla vita. Le abitudini persistono nella mente, soprattutto nei periodi di grande tensione, a lungo dopo che si è smesso il comportamento, ma le parole evocative aiutano a creare un nuovo clima mentale.
Una volta scelte le parole evocative, che possono essere anche una sola, scrivetele su dei fogli di carta e distribuiteli intorno a voi – sulla scrivania, sullo specchio, sulla porta del frigorifero – per tenerle sempre a mente.
Assagioli parlò di “ossessione benefica” che sostituisce l’ossessione mentale distruttiva della dipendenza. Nel suo studio privato aveva attaccato le parole “serenità” e “pazienza”, che lo fissavano dalle pareti.
Quando avete deciso quali parole evocative usare, sottoponetevi a questo esperimento:
1. Sedetevi su una comoda poltrona e rilassate i muscoli, come se voleste sprofondare.
2. Concentratevi sulla parola evocativa quanto meglio potete… Non scoraggiatevi se altri pensieri interferiscono – è normale… continuate a ritornare alla parola che avete scelto.
3. Se alla mente vi arrivano idee e immagini collegate con la parola scelta, osservatele per qualche tempo e ritornate alla parola evocatica.
Mettendo in atto questa pratica, “nutrite” la parola su cui vi state concentrando, che a sua volta genererà nuove sensazioni nella mente e nel corpo. Quando avete un minuto di tempo, chiudete gli occhi ripetendo più volte la parola, dentro di voi, silenziosamente e intimamente.
Preghiera
La preghiera è probabilmente la tecnica più antica per aiutare sé stessi. Ci chiede di entrare in uno stato di quiete mentale e fisica e di volgere l’attenzione a una lotta o a una speranza della nostra vita. Dalla preghiera possiamo attingere la forza per affrontare una situazione difficile, essere liberati dalla paura o abbandonare certi comportamenti. Il mistero della preghiera sta nell’interazione, che talvolta si instaura, tra essa e una certa sequenza di avvenimenti. Ciò pone la domanda se l’interazione sia una semplice coincidenza, o se davvero la preghiera metta qualcosa in moto.
Quello che la differenzia dalle altre pratiche che vi abbiamo illustrato è il suo presupposto: noi interagiamo con una potenza superiore, con una forza nell’universo più grande del nostro piccolo sé, e da tale potenza superiore la preghiera prende forza. Riferendoci alla lussuria, possiamo pregare perché quell’ossessione ci esca dalla mente, e che ci sia possibile considerare gli altri con rispetto, non come oggetto di eccitazione ma come figli di Dio.
La preghiera è un momento molto intimo, e quindi non possiamo suggerirvi parole specifiche. Vi assicuriamo, tuttavia, che la preghiera, al pari delle altre pratiche, infonde energia alla risposta nel cuore e nella mente. Contribuisce alla nascita di un clima interiore costruttivo e di graduale liberazione della coscienza dalle modalità di comportamento tormentose. Non aspettate un momento specifico per pregare. Potete pregare per trenta secondi a diverse ore della giornata e comincerete a constatarne i risultati positivi.
Variazioni sulla pratica della mente saggezza
1. Appoggiate le mani sulla pancia e concentrate l’attenzione su di esse.
2. È naturale che l’attenzione divaghi – riportatela semplicemente sulle sensazioni delle mani.
3. Notate il respiro attraverso il lieve levarsi e abbassarsi della pancia… (fatelo per un minuto).
4. Portate l’attenzione al naso, registrando le sensazioni della respirazione… (per un minuto).
5. Immaginatevi in un ambiente naturale nel quale vi sentite al sicuro e in pace… Può essere un luogo nel quale siete stati o uno che create nell’immaginazione… Dedicate qualche minuto alla percezione delle sensazioni di sicurezza che provate in questo luogo…
6. Adesso percepite una figura che si avvicina, una figura saggia corrispondente alla parte saggia in voi… Quando sarà vicina, comunicate con questa figura.
7. Siate aperti a tutto ciò che accade.
La parte di questa pratica dedicata al “luogo sicuro” aiuta a raggiungere uno stato di rilassamento profondo e di concentrazione interiore. L’inserimento nel quadro di una figura di saggezza serve a portare l’attenzione verso la parte superiore della mente. Ricordate che la mente-saggezza esiste già in voi. È con voi lì in questo momento. Se vi impegnate in questa pratica, vi sarà più facile captarla. Siate paziente. State costruendo uno strumento interiore che vi servirà tutta la vita. È normale che ci voglia tempo.
Lascia andare
C’è un esercizio ingannevolmente semplice per aiutarvi a rilassare la personalità e il corpo e rendere più visibile e accessibile la saggezza. Si basa sul tranquillo potere delle parole – di cui abbiamo già parlato a proposito delle parole evocative e delle affermazioni in funzione di esercizi di trasformazione. Lo insegniamo a tutti i nostri pazienti e allievi perché, semplice ed efficace, è utilizzabile in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
Tra i tanti benefici l’esercizio può essere utilizzato per ridurre l’ansia, prepararvi per concentrarvi meglio, predisporvi alla meditazione, cambiare umore o modo di sentire se siete nel mezzo di una discussione o vi state sovraccaricando di preoccupazioni. Noi lo usiamo abitualmente con quanti sono distratti preoccupati per aiutarli nell’immaginazione o meditazione. Vi raccomandiamo di farlo e averne i benefici.
1. Chiudete gli occhi… lasciatevi andare in una poltrona…
2. Nel mondo intimo della mente ripetete questa frase di tre parole:
3. dite prima il vostro nome e poi “lascia andare”.
4. Ripetete questa frase mentalmente più volte, per circa tre minuti, piuttosto lentamente.
5. Lasciate poi andare la frase e riposate nel silenzio della vostra mente. Quando il silenzio cessa, aprite gli occhi.
Una domanda frequente che si presenta nel corso di questa pratica è che cosa si lascia andare. Non occorre che lasciate andare niente in particolare – la frase stessa opererà dentro di voi. Se nel corso dell’esercizio vi si affollano domande nella mente o se vi sentite confusi, ripetete semplicemente la frase. Se riuscite a concentrarvi su di essa, la frase sparirà da sola e ci sarà quiete nella vostra mente. In modo naturale sarete arrivati alla fase 5 – riposate nel silenzio. Quando leggete le istruzioni, la pratica potrà sembrare troppo facile e semplice per funzionare. Noi “Vi” raccomandiamo di provarlo lo stesso; e di portare i suoi benefici nella vita quotidiana.
Riflessione sull’arte
1. Scegliete un’immagine che vi piaccia – un dipinto o una fotografia.
2. Mettetevi comodi e collocate l’immagine all’altezza degli occhi.
3. Osservate tutti i particolari dell’immagine.
4. Notate le vostre sensazioni mentre osservate l’immagine.
5. Chiudete gli occhi e figuratevi l’immagine dentro di voi. Notate i sentimenti che evoca.
6. Aprite gli occhi e contemplate l’immagine con animo pronto a recepire le informazioni che ha in serbo per voi.
7. Prendete qualche appunto sull’esperienza appena fatta e disegnate le immagini che vi vengono durante la riflessione.
Così facendo, acquisirete la consapevolezza di ciò che vi attrae in quell’opera d’arte.
Potete notare a un livello intimo il significato e l’effetto emotivo che vi ispira.
La compassione
È una modalità di impegno che potete praticare anche quando siete su un autobus, vi trovate in un luogo pubblico, o aspettate in fila. Il vostro “impegno” non si traduce in un’azione specifica ma si esprime attraverso certe modalità comportamentali nei confronti del prossimo. Alcuni nostri allievi lo eseguivano mentre camminavano intorno all’isolato, e successivamente riferivano di avere provato un più forte senso di unità con persone del tutto sconosciute, e di averne ricevuto reazione positive.
1. Chiudete gli occhi per un momento. Preparatevi, quando li aprirete, a guardare le persone che vi stanno di fronte del modo in cui le guardate solitamente – confrontandole a voi, notandone le imperfezioni, catalogandole come pericolose/innocue, migliori/peggiori di voi, identificandole etnicamente, economicamente – tutti quei commenti istantanei che noi formuliamo.
2. Aprite gli occhi e guardate in questo modo chi vi sta di fronte…
3. Chiudete gli occhi e osservate le vostre sensazioni…
4. Tenendo ancora chiusi gli occhi, preparatevi a guardare chi vi sta di fronte come un’anima qui presente temporaneamente, proprio come voi.
5. Aprite gli occhi e guardatelo da questa prospettiva…
6. Chiudete gli occhi e osservate le vostre sensazioni…
Sappiamo che, sotto le diverse sembianze, siamo tutti nella stessa situazione umana, e che il cambiamento di atteggiamento nel corso dell’esercizio ci rende consapevoli di ciò. All’improvviso vedete il prossimo come un fratello, non come uno sconosciuto. Vi sentite animati da una maggiore benevolenza, e questa traspare sul viso, negli occhi, nel modo in cui guardate il prossimo. E il prossimo lo percepisce e – talvolta perlomeno – si sente rassicurato e reagisce nello stesso modo. Un tale atteggiamento consapevole sospende le consuete divagazioni e i conflitti della mente, e pacifica l’animo e il corpo.
La visualizzazione simbolica
Quando per la prima volta vi accingete a questa pratica, cercate un luogo dove sarete relativamente liberi da interferenze. Vi potrà essere di aiuto lavorare con una persona amica, o ricorrere a una registrazione delle istruzioni. È importante seguire le istruzioni lentamente, dandovi il tempo di cogliere le nuove sensazioni, immagini, emozioni. Potete praticare più volte, a piacimento, le due meditazioni che seguono. Sarebbe una buona idea tenere degli appunti e verificare il progresso delle esperienze. Non sorprendetevi se durante questa meditazione vi distraete: è normale, e lo è anche nel corso di ogni tipo di meditazione. Basta riportarsi alla meditazione, una volta che vi siete accorti di essere distratti.
La rosa
Tra le tante possibilità Assagioli elaborò una meditazione sullo schiudersi di una rosa, un’immagine di crescita e sviluppo che gli piaceva. Sia nella tradizione orientale sia in quella occidentale i fiori sono spesso usati per rappresentare l’anima o il sé spirituale. E Dante stesso ricorse alla rosa come simbolo di illuminazione. Leggete attentamente le istruzioni e provate l’esercizio.
1. Chiudete gli occhi e mettetevi in contatto con il respiro.
2. Lasciate che la mente si concentri pienamente sulla sensazione del respiro che esce dal naso… Non appena avete la consapevolezza di altri pensieri o sensazioni, riportate l’attenzione sul respiro.
3. Visualizzate mentalmente un cespuglio di rose… Osservatelo in tutti i particolari possibili.
4. Portate l’attenzione a un bocciolo chiuso su uno stelo… Concentratevi sul bocciolo… Immaginate la forza vitale che delicatamente lo investe e lo schiude. 5. Adesso identificatevi con qualcosa che simultaneamente si apre dentro di voi… Continuate con questa esperienza per tutta la sua durata…
La meditazione tramite visualizzazione
Per questa meditazione scegliete un’immagine che vi piace. Può essere un personaggio religioso, dichiaratamente spirituale, o un vostro eroe personale, o altra figura che vi ispira e suggerisce un livello di profondità e bellezza che volete esplorare. Collocate l’immagine scelta all’altezza degli occhi davanti a voi.
1. Mettetevi comodi…
2. Abbandonatevi sulla poltrona…
3. Seguite la respirazione…
4. Lasciate che la respirazione prosegua e osservatela…
5. Guardate l’immagine. Cercate di capire quello che significa per voi.
6. Chiudete gli occhi e seguite la respirazione.
7. Non appena percepite il vostro centro, aprite gli occhi e guardate delicatamente l’immagine… Notate la parte di voi che vi è attratta… e poi chiudendo gli occhi portate questa parte dentro di voi, nella vostra immaginazione.
8. Seguite l’effetto interiore dell’immagine, visiva, emotiva, mentale che sia.
9. Nella vostra immaginazione diventate quell’immagine… Identificatevi con essa e guardate il mondo dalla sua prospettiva… Qual è vostra esperienza? Che cosa provate? Quale visuale avete della vita?
Non è necessario per questi esercizi che abbiate davanti un quadro preciso. In alcuni di noi l’immaginazione visiva è molto sviluppata, mentre per altri è più facile impegnare l’immaginazione con le parole, i sentimenti o una combinazione di esperienze sensoriali. Nell’immaginazione sulla rosa, per esempio, potete figurarvela che si dischiude, immaginare di percepirla mentre di apre, oppure pensarla sbocciata, e raggiungere il livello di concentrazione interiore di chi ha un’immaginazione visiva più forte. Noi abbiamo studiato e insegnato questo tipo di meditazione a lungo, ne abbiamo tratto grande beneficio personale, eppure nessuno dei due ha una vivace immaginazione visiva. Imparerete qual è il vostro stile di immaginazione con la pratica.
Meditazione sull’energia
Ecco due pratiche di meditazione sull’energia che potete sperimentare su voi stessi per vedere quale è il più adatto a voi.
Meditazione sull’energia con le mani
1. Sedetevi comodamente su una sedia dallo schienale rigido.
2. Scuotete delicatamente le mani per un minuto…
3. Mettete le mani davanti a voi come se teneste tra loro un palloncino, i gomiti sui fianchi, le spalle rilassate, i palmi, l’uno di fronte all’altro, a trenta centimetri di distanza… Mani e dita morbide e rilassate.
4. Concentratevi sullo spazio tra le mani…
5. Molto lentamente cominciate ad avvicinare o allontanare le mani, tenendo i palmi l’uno di fronte…
6. Continuate a concentrarvi su questo spazio, registrando le sensazioni tra le mani…
Potreste avere la sensazione che lo spazio delimitato dalle mani sia percorso da forse magnetiche di poli opposti e provare una leggera resistenza nell’avvicinarli. Alcuni descrivono questo spazio come una forma di attrazione e vitalità. Forse sentirete un formicolio e una lieve carica, forse percepirete lievi pulsazioni sulla punta delle dita e sui palmi. Va detto in ogni caso che queste sensazioni non sono necessarie perché la meditazione sia efficace. In tali momenti siete concentrati su un livello di energia sottile che può portare all’illuminazione.
Meditazione sull’energia in posizione seduta
1. Prendete una sedia diritta con un comodo schienale.
2. Sedetevi sull’orlo tenendo dritta la schiena ma senza assumere una posizione rigida… Abbassate leggermente il mento, raddrizzando il collo e la nuca… Tenete le ginocchia discoste, in linea con le spalle… la lingua appoggia lievemente sul palato… appoggiate le mani sulle gambe. Rilassatevi in questa posizione, senza rigidità…
3. Lasciate andare la mente alla meditazione, portando consapevolezza al corpo… (per due minuti.)
4. Adesso appoggiatevi allo schienale, rilassatevi e notate quello che sentite… (per un minuto)
5. Tornate a sedervi sull’orlo della sedia e ripercorrete le diverse fasi della meditazione.
Forse all’inizio vi sembrerà che la posizione non sia comoda. Dopo due o tre tentativi forse concluderete che è la forma di meditazione a voi più congeniale perché vi percepite alla stregua di un campo energetico vivo e dinamico. Una volta che la consapevolezza entra nel campo energetico, scoprirete di essere molto di più di un sé fisico, di un corpo con scheletro e muscoli. Siete anche un sé di energia in contatto diretto con l’energia dell’universo. Non è una metafora. È un fatto.
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