GLI DELLA SOCIETÀ TEOSOFICA>
(di Guido Da Todi) Nel 1875 venne creata la Società Teosofica, con sede a Adyar(India), da Helena Petrowna Blavatsky e dal Colonnello Olcott.
Il tesoro ed il capitale culturale su cui, in origine, poggiava questa Organizzazione, erano i sei volumi della Dottrina Segreta (Cosmogenesi, Antropogenesi, Simbolismo, Scienza antica e Scienza moderna, ecc..), scritti dalla stessa Blavatsky.
Oltre a ciò, veniva postulato un codice morale, che si basava su di un alto rigore spirituale di fratellanza tra gli iscritti, che non tenesse conto delle differenze sociali di casta, sesso, posizione, ecc..
L'opera dell'Autrice suscitò un grande scalpore. Non è esagerato affermare che costituì la su cui si basa l'attuale, rigoglioso sviluppo dell'esoterismo occidentale, nei suoi aspetti più giustificati e trasparenti.
Nell'opera si parla poco, o punto, degli Adepti di Saggezza - come, da allora, sono chiamati.
Piuttosto, l'Autrice affermò- nel vivo dei suoi rapporti personali - di essere a contatto con Loro, e che quanto scriveva le fosse suggerito telepaticamente da uno d'Essi: il Maestro Tibetano.
Colgo l'occasione di accennare, anche, brevemente, che - dopo la sua morte - la tradizione riporta che Alice A. Bailey, con la diffusione della sua monumentale opera (I Sette Raggi, l'Esteriorizzazione della Gerarchia Bianca, il Trattato del Fuoco Cosmico, ecc..,), con la fondazione della Scuola Arcana, e dell'Associazione dei Triangoli, proseguisse l'impegno di H.P.B, e lo facesse sempre sotto la guida del Maestro Tibetano.
Ritengo fuori luogo dilungarmi ancora sui contenuti, la vita e i risultati culturali e sociali delle due personalità, in questa sede. Sarebbe, ovviamente, non solo impossibile, ma - di certo - fuorviante. Chi volesse andare a fondo nell'argomento non ha che da recarsi su www.esonet.org e troverà un'ampia e soddisfacente documentazione, in proposito.
Quanto, invece, ci interessa, attiene ad alcuni aspetti del tutto diversi.
Non è opinione azzardata - partendo dall'assunto di un piano evolutivo del Logos, di un ciclo reincarnativo che destina i regni della natura (di cui, l'umano è apice) ad un'infinita e fulgida evoluzione, di una fusione della ragion pura con i più evoluti aspetti di una compassione planetaria, - prospettarsi la meta dell'uomo, come quella d'aiuto al Disegno Cosmico e Planetario. Sì che lo jiva realizzato vada a collaborare strettamente con la Divinità, assumendo i compiti di quella che sarà chiamata - in linguaggio teosofico - la Gerarchia Bianca; ossia, la Struttura - pervasa dal diretto potere dell'Uno - che guida le sorti dell'intera terra, in vista di un Disegno già predefinito e precostituito.
Questo, quindi, è il principio che postula l'esistenza degli Saggezza>, come vennero indicati dalla rivelazione di H.P.B.; e come continuò ad insegnare A.A.B., quale della missione di quest'ultima.
E, fino a qui, resta solo alla libertà di ognuno, accettare, respingere, o giudicare l'effettiva potenzialità - verificabile o meno - del principio teorico.
Si tratterà, allora, di un'esperienza talmente sfumata e talmente indicibile, che dovrà escludere qualunque finalità dal carattere personalistico, di curiosità egocentrica, et similia.
In fin dei conti, e considerati , gli Adepti di Saggezza, quali furono descritti da H.P.B., non possiedono contorni descrittivi, proprio come l'Assoluto risulta privo d'ogni identificazione con l'aspetto strettamente formale dell'Essere.
La Società Teosofica perse il suo fulgore con l'avvento, al proprio vertice, di due personalità mistiche, molto note, nel suo ambiente originario: Annie Besant e C.W. Leadbeater.
Della prima vengono, ovunque, ampiamente riconosciuti i meriti sociali; è grazie a lei ed alle sue lotte che l'India, in parte, deve lo slancio verso l'autonomia gandhiana.
Tuttavia, sempre a causa sua e - stavolta - al Leadbeater crebbe a dismisura quel particolare tipo di patologico interesse - temuto come la peste dai sani istruttori di Metafisica - che è l'attuale, deciso orientamento, da parte dei più, verso lo spiccato amore alla fenomenologia, al fanatismo, alla delega delle propria autonoma libertà di pensiero e di azione spirituali.
In poche parole, la tendenza che il medio ricercatore odierno ha, riguardo ad un devozionalismo cieco, imbonito dalla più selvaggia ricerca di sovrannaturali, ovunque e ad ogni costo.
I teosofi fecero dei Maestri un oggetto di culto zelante ed ossessivo.
Essi, praticamente, divennero la meta ambita di ogni ricerca spirituale, per decine di migliaia di individui.
E, intanto, la Besant ed il Leadbeater continuarono a scrivere volumi e volumi, che riferivano ogni più minuta cronaca di loro presunte visioni chiaroveggenti.
L'apice di tali patologie si ebbe con la vicenda di Krishnamurti.
Era, costui, un giovinetto che i due, in concreto, adottarono, per superiore>.
La Besant affermava che Cristo (il Signore Maitreya) si era presentato ad alcuni suoi figli - lei compresa - indicando Krishnamurti quale che Egli avrebbe utilizzato, per la Sua venuta in terra, nel secondo millennio.
Per farla breve, si ribellò, infine, a tali imposizioni mistiche, e lasciò la Società Teosofica, andando per il mondo a predicare ogni vincolo formale ed autoritario>, che mai - in qualunque modo - possa e debba imprigionare l'animo umano.
Uno dei tanti aneddoti sulla del Leadbeater riporta l'episodio di una passeggiata che egli faceva con un gruppo di giovani. Quando tutti si sedettero in terra, per riposarsi qualche istante, egli arricchì l'atmosfera indicando, ad uno dei ragazzi, la roccia su cui quello si trovava seduto:< Vedi, questa roccia è innamorata di te.Osservo il suo corpo eterico teso e fluttuante, nella tua direzione.>.
Insomma, queste imbecillaggini - ma, pervase di uno strisciante malessere sordido, considerato il ruolo educatore, che veniva giocato con le medesime - moltiplicate per anni ed anni di attivismo teosofico, nutrirono migliaia e migliaia di devoti.
Con dei risultati, purtroppo ed oramai, così incisi sul tessuto culturale dell'Inghilterra, dell'America, e dell'Europa intera, che dubitiamo possano venire cancellati in pochi anni.
Attenzione! Quanto precede non vuole negare quelle infinite possibilità sovrannaturali che esistono a promessa e premessa del futuro di ogni individuo umano.
Benché avversati da una certa tendenza di pensiero, i siddhi (poteri spirituali) - che lo si voglia, oppure no - accompagnano, tradizionalmente, l'esistenza di ogni uomo santo e di ogni sacro guru.
Ma, essi emanano, quale semplice e spontaneo profumo, dalla vita manifesta d'ogni jiva evoluto. Non furono da lui cercati, durante il suo processo di avvicinamento a Dio; né, ebbero mai, per lui, il benché minimo interesse.
Mi si chiede, ora, di prendere posizione in una dialettica, avvenuta in lista, sulla persona del Maestro Hilarion; che, appunto, fa parte della Bianca>, tanto dettagliata dai vertici della Società Teosofica.
Qualcuno afferma che egli si stia manifestando in sedute medianiche.
Qualcun altro si riferisce a questa personalità misteriosa, indicando la letteratura che ne parla, da circa un secolo.
Una posizione che non posso, e non voglio prendere.
Sono, oggi, difatti, ostile ad ogni ; specialmente, se portato in direzione della , come potremmo parafrasare i contenuti della Loggia Bianca.
E, questo, non perchè voglia assumere un qualunque atteggiamento di accettazione, oppure di diniego nei confronti di essa.
I rapporti che ognuno deve, secondo me, avere verso gli - una volta, beninteso, ben approfondite le tematiche complesse che esistono alla radice della loro esistenza - riguarda solo un riflesso di e strettamente personali>.
La Loggia Bianca - come insegnata e dettagliata dalla Società Teosofica - ha una caratteristica del tutto particolare.
Nessuno ha visto questi Adepti di Saggezza, nel mondo; salvo, i rari eletti, che ne descrivevano abitudini e funzioni planetarie.
Troppo poco, per farne un serio e dignitoso dogma di fede, proponibile a tutti.
Ben diversa è, invece, la fusione d'animo che è concretamente possibile provare verso - ad esempio - quelle nobili figure orientali, quei Guru, che sono storicamente esistiti, e la cui vita è stata minuziosamente resa oggetto di documentazione e di testimonianze.
Yogananda, Sri Yukteswarji, Lahiri Mahasaya, Sri Ramakrishna, Vivekananda, Aurobindo, e ancora altri, non solo sono apparsi, in modo diretto, nelle quinte della forma planetaria; ma, hanno manifestato la loro cristallina unione con la divinità, attraverso un'intera vita, sicuramente alla di ognuno di noi.
A rischio di calcare un po' la mano, in uno scritto pubblico, posso addirittura testimoniare che e metafisico, con ognuno di questi Guru, è tuttora aperto, verso ogni spiritualista che li ami teneramente e che ne ricerchi la luminosa Onnipresenza, tra le righe della natura universale.
Si insiste a dire che alcuni Maestri della Loggia Bianca hanno continuato a mostrare la propria essenza, attraverso il processo medianico..
Parliamo, anche di quest'aspetto.
Sono profondamente contrario ad ogni forma di , di , e così via. E, ciò, non perchè ritengo impossibili certe valenze sperimentali. Ma, solo per quel principio intrinseco all'evoluzione, che è ostile ad ogni processo che non contenga, in sè, la libera manifestazione di un dinamico e individuale atto creatore.
L'uomo è destinato a contattare direttamente la Luce; ogni aspetto di intermediazione - oltre che rafforzare una certa nebulosità esistenziale - lo allontana dall'Uno.
Di certo, un Uomo della Luce ha sviluppato in sé infinite capacità estese, che non lo costringono - ovviamente.- ad avvalersi di un fenomeno - abbastanza triste e malinconico, di per se stesso -come la medianità (alta, o bassa che sia).
Il diretto insegnamento tradizionale della più alta metafisica, quindi, non rifugge dal riconoscere le sfolgoranti possibilità che ogni creatura, giunta all'apice dell'evoluzione, manifesta tranquillamente ed incredibilmente in lui.
È fautrice di quella consuetudine millenaria che, sulla terra, ha perpetuato il legame sublime tra discepolo e Guru.
Tende ad intensificare al massimo il realismo dei risultati spirituali che tale ha sempre prodotto, e continuerà a produrre.
Ma, ha costruito anche delle regole auree, che seguono e guidano il rapporto di cui parliamo.
Se il discepolo ha la forza di stringere - sino in fondo - la sbarra incandescente e sacra che è il suo Guru, sostenendone lo struggente calore, giorno dopo giorno; in modo diretto, o con una fusione oltre tempi e spazi; se permetterà a quella invincibile simbiosi infuocata, di consumarlo, tanto da sciogliere ogni legame dei suoi sensi e delle sue maculate imperfezioni, ebbene raggiungerà la Sponda Infinita.
Ma, tale incontro è troppo serio e dignitoso, perchè ognuno di noi non debba essere in grado:
a) di sintonizzarsi al cento per cento con il suo Maestro della Loggia Bianca;
b) di riconoscere - come onnipresente - il Guru orientale.
Ed è qui il punto.
Ammettiamo che qualcuno di noi abbia realmente stabilito un nesso indicibile, attraverso tempi e spazi, con il più dolce dei Guru hindù - ad esempio il Maestro di Yogananda Paramahansa. Ebbene, costui riconoscerà la nota chiara della Sacra Presenza, ogni volta che si rivolgerà ad Essa. E questa nota, a sua volta, non potrà permettere che la trasformazione del proprio discepolo non avvenga e prosegua nel più rigoroso e classico dei modi.
Mille e mille componenti aiuteranno il discepolo a saldare la fusione mistica di cui parliamo.
Il ritratto del Guru; le misteriose e viventi risonanze dei suoi detti e dei suoi insegnamenti, riportate nei volumi che ne descrivono la biografia; quelle continue pulsioni e quei sottili e inesplicabili rapporti telepatici, che - prima o poi - divengono consuetudinari, con il Grande Amante; e così via.
Rispetto ai Maestri della Loggia Bianca, tutto ciò non è ammesso. E, benché il sottoscritto non ne stia negando la veridicità, gli Adepti sono stati solo descritti e .
Esistono solo i disegni - a china ed a pastello - dei loro volti, e delle loro figure. E quanto riportato dei loro amabili detti ed insegnamenti, in certe occasioni, ad alcuni maggiorenti teosofici.
Troppo poco, ripeto, amici miei.
Se avessi la possibilità - e lo sto facendo ora, con voi - di consigliare un sentiero che doni il mistico aiuto al , indicherei uno dei Guru hindù, documentati, esistiti (o, tuttora, viventi, e sconosciuti ai più).
Con i Maestri della Loggia Bianca (di cui, tra l'altro, si dice che, in linea di massima, non accettino discepoli ) il neofita è costretto a costruire, di continuo, una matassa di proprie forme-pensiero, adatte a rivestire quello che sia la manifestazione del determinato Adepto da lui scelto, come guida.
E, alla fine, il neofita si trova immerso - considerata la logica, immatura evoluzione di chi si trova ai bordi del sentiero - nel patologico rituale emotivo, di cui abbiamo già parlato.
Torniamo, alla fine, in noi.
Il Principio Ineffabile che pervade ogni cosa, ed è ogni cosa, continua ad ammantarsi con ogni maschera. Ma, deve venire percepito acutamente, come unico Maestro (Adepto Bianco, o Guru che sia).
Questo è l assioma fondamentale, e la sola meta di ognuno di noi.
Ed io auguro a tutti voi che l'Uno esploda fuori, ben presto, ed alla vostra percezione netta e distinta, dalle infinite forme - aristocratiche, o meno - dei tre piani dell'esistenza relativa in cui vivete!
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