Corso di meditazione Vipassana: S. N. Goenka (Questi discorsi, tenuti da S.N. Goenka durante un corso di meditazione Vipassana, sono stati riassunti e curati da William Hart)
- DISCORSO DEL QUARTO GIORNO -
Domande sulla pratica di Vipassana - la legge del kamma - importanza dell'azione mentale - le quattro parti della mente: coscienza, percezione, sensazione, reazione - rimanere consapevoli ed equanimi è la via per uscire dalla sofferenza.
Il quarto giorno è un giorno molto importante. Avete cominciato a fare qualche immersione nel Gange del Dhamma interiore, esplorando la verità di voi stessi attraverso le sensazioni del corpo. Nel passato, a causa della vostra ignoranza, queste stesse sensazioni hanno causato il moltiplicarsi della vostra sofferenza, ma ora possono essere gli strumenti per sradicarla. Imparando ad osservare le sensazioni del corpo rimanendo equanimi, avete fatto il primo passo sul sentiero che conduce alla liberazione.
Spesso gli studenti si pongono degli interrogativi a proposito della tecnica: perché spostare l'attenzione attraverso il corpo secondo un certo ordine, e perché proprio in quell'ordine? Si può seguire qualsiasi ordine, ma un ordine è necessario. Altrimenti si rischia di tralasciare alcune parti del corpo, e quelle parti rimarranno dimenticate, insensibili. Esistono sensazioni in tutto il corpo, e in questa tecnica è molto importante sviluppare la capacità di sperimentarle ovunque. A questo scopo, è molto utile muoversi con ordine. Se non avete sensazioni in qualche parte del corpo, lì potete trattenere l'attenzione per un minuto. In realtà, la sensazione c'è anche lì, come in ogni più piccola parte del corpo, ma è così tenue che la mente non ne è cosciente, e perciò quella zona sembra vuota, insensibile. Fermatevi quindi lì per un minuto, osservando con calma, tranquillità ed equanimità.
Non mettetevi a desiderare spasmodicamente una sensazione e non indispettitevi perché non la sentite. Se fate così, significa che avete perso il vostro equilibrio mentale, ed una mente non equilibrata è molto ottusa: non può certo percepire delle sensazioni sottili. Se invece la mente rimane equilibrata, diventa più acuta e sensibile, capace di percepire le sensazioni più impercettibili.
Osservate quella zona con equanimità per la durata di un minuto, non di più. Se entro un minuto non appaiono sensazioni, passate oltre, con la massima serenità. Al giro seguente, rimanete di nuovo in quel punto per un minuto; prima o poi comincerete a provare sensazioni sia lì che nel resto del corpo. Se vi siete fermati per un minuto, e ancora non percepite sensazioni, allora provate a sentire il contatto degli indumenti se si tratta di una zona coperta, o il contatto dell'aria se è scoperta. Cominciate con queste sensazioni superficiali e, gradualmente, arriverete a sentirne anche altre.
Se l'attenzione è ferma su una parte del corpo, e sorge una sensazione da un'altra parte, ci si deve spostare avanti o indietro per osservare quest'altra sensazione? No, continuate a muovervi in ordine. Non cercate di eliminare le sensazioni che sono sorte in altre parti del corpo; d'altronde non ci riuscireste; ma non date loro importanza. Osservate ogni sensazione man mano che arrivate in una certa zona, muovendovi con ordine.
Altrimenti salterete da un punto all'altro,
tralasciando molte parti del corpo ed osservando solo le sensazioni più grossolane. Dovete esercitarvi ad osservare tutte le diverse sensazioni in ogni parte del corpo, siano esse intense o leggere, piacevoli o spiacevoli, nette o indistinte. Quindi non permettete mai all'attenzione di saltare da un posto all'altro.
Quanto tempo bisognerebbe impiegare per far scorrere l'attenzione dalla testa ai piedi? Il tempo varierà a seconda delle circostanze. Vi è stato detto di fissare la vostra attenzione su una certa zona, e di passare oltre non appena sperimentata una sensazione. Se la mente è sufficientemente acuta, sarete consapevoli della sensazione non appena giungete in una certa zona, e potete allora proseguire subito. Se questo accade anche nel resto del corpo, potrete spostarvi dalla testa ai piedi in circa dieci minuti ma, a questo stadio, non è consigliabile muoversi più velocemente. Se invece la mente è lenta, ci saranno forse molte zone in cui è necessario fermarsi anche un minuto prima che appaia una sensazione. In questo caso, lo spostamento dalla testa ai piedi può richiedere mezz'ora, od un'ora. Non è importante il tempo che ci vuole per fare un giro. Continuate a lavorare con pazienza e costanza: sicuramente i risultati saranno soddisfacenti.
Quanto dovrebbe essere grande lo spazio su cui fissare l'attenzione? Prendete una zona del corpo di circa cinque-sette centimetri; poi spostatevi di altrettanti centimetri, e così via. Se la mente è pigra, prendete in osservazione degli spazi più grandi, per esempio l'intera faccia, o l'intero avambraccio; poi, gradualmente, cercate di ridurre la zona su cui portate l'attenzione. Alla fine, riuscirete a sentire sensazioni in ogni parte del corpo, ma per ora va bene una zona di cinque-sette centimetri. Si dovrebbero sentire sensazioni solo sulla superficie del corpo, o anche all'interno di esso?
Succede a volte che un meditatore provi delle sensazioni all'interno del corpo non appena inizia Vipassana, altre volte all'inizio si sperimentano le sensazioni solo in superficie. Va bene in entrambi i casi. Se le sensazioni appaiono solo in superficie, continuate ad osservarle, fino a sentire le sensazioni su tutta la superficie del corpo. Dopo aver sperimentato sensazioni sull'intera superficie, comincerete poi a penetrare all'interno. Gradualmente, la mente acquisterà la capacità di provare sensazioni ovunque, sia fuori che dentro, in ogni parte della struttura fisica. Ma per cominciare, anche le sensazioni in superficie vanno bene.
Questo sentiero conduce, attraverso l'intero campo sensoriale, alla realtà ultima, che sta oltre l'esperienza dei sensi. Se continuerete a purificare la mente attraverso la percezione delle sensazioni, arriverete certamente alla tappa finale.
Le sensazioni causano il moltiplicarsi della nostra sofferenza, perché, per ignoranza, reagiamo ad esse con avidità od avversione. In realtà i problemi sorgono e le tensioni si creano proprio a livello di sensazioni fisiche. È quindi lì che si deve lavorare per cambiare la situazione, per modificare i nostri schemi mentali. Si deve imparare ad essere consapevoli di tutte le sensazioni senza, tuttavia, reagire ad esse, perché ci si rende conto che sono impermanenti ed impersonali. Così facendo, ci si libera dall'abitudine inveterata di reagire ciecamente, e ci si affranca dalla sofferenza.
Che cos'è la sensazione? È tutto ciò che si sperimenta a livello fisico tutto ciò che di naturale, normale, ordinario si percepisce nel corpo, sia esso piacevole o spiacevole, evidente o appena percettibile, intenso o tenue. Non trascurate mai una sensazione col pretesto che è semplicemente causata dalle condizioni atmosferiche, o dal fatto di rimanere seduti a lungo, o che è il residuo di una vecchia malattia. Qualunque ne sia la causa, l'importante è che state percependo una sensazione. In passato cercavate di respingere le sensazioni spiacevoli e di trattenere quelle piacevoli. Ora, invece, le osservate semplicemente con obiettività, senza identificarvi con esse.
Si tratta di un'osservazione imparziale; non cercate mai di selezionare le sensazioni, accettate invece qualsiasi sensazione si manifesti naturalmente. Se cominciate a cercare qualcosa di particolare o di straordinario, vi creerete delle difficoltà e non sarete in grado di progredire.
La tecnica non consiste nello sperimentare qualcosa di speciale, ma nel rimanere equanimi di fronte a qualsiasi sensazione. Anche nel passato avevate sensazioni simili nel corpo, ma non ne eravate consapevoli, e reagivate ad esse. Ora state imparando ad essere consapevoli ed a non reagire, a sentire tutto ciò che succede a livello fisico ed a mantenere l'equanimità.
Se lavorerete in questo modo l'intera legge naturale si svelerà gradualmente ai vostri occhi. Dhamma significa proprio questo: natura, legge, verità. Per comprendere la verità attraverso l'esperienza diretta, la si deve scoprire all'interno del proprio corpo. È ciò che fece Siddhattha Gotama per diventare un Buddha. Comprese chiaramente che in tutto l'universo, sia all'interno che all'esterno del nostro corpo, ogni cosa è in continuo cambiamento. E chiunque lavori nello stesso modo scoprirà questa verità. Niente è un prodotto finale, tutto partecipa al continuo processo del divenire: bhava. Si delineerà chiaramente anche un'altra realtà: il fatto che niente succede per caso.
Ogni cambiamento è l'effetto di una certa causa, e quell'effetto, a sua volta, diventa la causa di un altro cambiamento, formando così una catena infinita di cause ed effetti. E diverrà evidente un'ulteriore legge: com'è la causa, tale sarà l'effetto; com'è il seme, tale sarà il frutto. Sullo stesso terreno si gettano due semi, uno di canna da zucchero, l'altro di neem un albero tropicale dai frutti molto amari.
Dal seme della canna da zucchero si svilupperà una pianta che sarà dolce in ogni sua fibra; dal seme di neem nascerà una pianta amara in ogni sua fibra. Ci si potrebbe chiedere perché la natura è benigna con una pianta e crudele con l'altra. In realtà la natura non è né benigna né crudele, segue semplicemente delle leggi fisse: essa aiuta soltanto il seme a manifestare la sua qualità. Se si seminano semi di dolcezza, il raccolto sarà dolce; se si seminano semi di amarezza, il raccolto sarà amaro. Il frutto è della stessa natura del seme; così pure, ogni azione darà un risultato corrispondente.
Volendo raccogliere frutti dolci, si è molto attenti al momento del raccolto; il guaio è che, alla stagione della semina, si sono sconsideratamente piantati semi di amarezza. Se si vogliono frutti dolci, bisogna piantare i tipi di semi appropriati. Se non vogliamo ingannare noi stessi, dobbiamo capire qual è la legge di natura, e seguirla, altrimenti non servirà pregare o sperare in un miracolo. Occorre stare bene attenti alle proprie azioni, poiché sono esse i semi che, a seconda della loro qualità, daranno frutti dolci o amari.
Le azioni sono di tre tipi: fisiche, vocali e mentali. Chi ha imparato ad osservarsi, capirà subito che l'azione mentale è la più importante, poiché essa è il seme da cui derivano le altre. Le azioni vocali e quelle fisiche sono semplici proiezioni dell'azione mentale, il metro su cui misurare la sua intensità. Tutto ha inizio nella mente, e solo successivamente si manifesta a livello vocale o fisico. Per questo il Buddha ha dichiarato:
"Tutto ha origine nella mente: è la mente la cosa più importante. Ogni cosa è prodotta dalla mente.
Chiunque compia un'azione fisica o vocale con mente impura verrà seguito dalla sofferenza, proprio come la ruota del carro segue il cavallo che vi è attaccato.
Viceversa, la felicità seguirà come la sua stessa ombra colui che compie azioni vocali o fisiche con una mente pura".
Se le cose stanno così, è indispensabile sapere cos'è la mente e come funziona. Con la vostra pratica, avete cominciato ad analizzare questo fenomeno. Di mano in mano che procederete, vi renderete conto che la mente comprende quattro processi principali, o aggregati.
Il primo si chiama viaya, che si può tradurre con coscienza. Gli organi dei sensi rimangono inanimati se la coscienza non entra in contatto con essi. Ad esempio, se sono tutto preso da sensazioni visive e in quel momento si produce un suono, non lo sentirò, perché tutta la mia coscienza è impegnata con gli occhi. La funzione di questa parte della mente è quella di conoscere, di prendere semplicemente atto, senza differenziare. Un suono viene in contatto con l'orecchio: viaya, la coscienza, registra soltanto il fatto che è arrivato un suono.
Poi entra in funzione l'altra parte della mente: saa, la percezione. È giunto un suono e, sulla base delle mie precedenti esperienze e dei miei ricordi, lo riconosco: un suono... parole... parole di lode: bene; oppure: un suono... parole... parole offensive: male. Basandomi sulla mia esperienza passata, do una valutazione positiva o negativa.
Immediatamente scatta il terzo processo della mente: vedan, la sensazione. Non appena il suono arriva, nel corpo si produce una sensazione, ma quando la percezione la riconosce e la valuta, questa diventa piacevole o spiacevole, a seconda del giudizio che è stato dato. Per esempio: giunge il suono... parole... parole di lode: bene e si prova una sensazione piacevole in tutto il corpo.
Oppure: arriva il suono... parole... parole offensive: male e tutto il corpo è percorso da una sensazione spiacevole. Le sensazioni sorgono nel corpo e vengono percepite dalla mente; questo è il processo che chiamiamo vedan. A questo punto entra in azione il quarto elemento mentale: la reazione. È arrivato il suono... parole... parole di lode... bene... sensazione piacevole e si comincia a gradirla: "Queste lodi sono fantastiche! Ne voglio ancora!". Oppure: è giunto il suono... parole... parole offensive... male...sensazione spiacevole e si comincia a detestarla: "Non posso sopportare questi insulti, basta!".
E questo processo avviene per ognuno degli organi dei sensi: occhi, orecchie, naso, lingua, superficie del corpo. Similmente, quando un pensiero od una fantasia vengono in contatto con la mente, nel corpo si manifesta una sensazione piacevole o spiacevole, a cui si reagisce con attrazione o repulsione. Questa momentanea attrazione si trasforma in forte avidità; questa repulsione diventa un'intensa avversione. È così che si comincia a fare nodi al nostro interno.
È la reazione mentale, il seme da cui nasceranno i frutti, l'azione che produrrà i suoi risultati. È un seme che spargiamo in continuazione, ogni volta che reagiamo con piacere o ripulsa, bramosia od avversione: e, così facendo, ci rendiamo infelici.
Ci sono reazioni che lasciano appena una lieve traccia, e sono quasi immediatamente cancellate; altre che lasciano un'impronta un po’ più profonda, e vengono eliminate dopo un po’ di tempo; altre ancora che si incidono profondamente, e che verranno sradicate solo dopo molto tempo. Alla fine della giornata, se cerchiamo di ricordare tutto ciò che abbiamo generato, riusciremo a riportarne alla memoria solo uno o due, quelli che hanno lasciato l'impressione più profonda durante quel giorno.
Allo stesso modo, alla fine di un mese o di un anno, saremo in grado di ricordare soltanto quel paio di sakhr che, in quel periodo, si sono impressi più profondamente in noi. E, che ci piaccia o no, alla fine della vita, sarà quanto si è inciso più profondamente a venire alla superficie della mente; e la vita futura inizierà con un atteggiamento mentale della stessa natura, avente le stesse qualità di dolcezza o amarezza.
Con le nostre azioni, creiamo il nostro futuro.
Vipassana insegna l'arte di morire: come morire in pace, armoniosamente. E si apprende l'arte di morire imparando quella di vivere: come diventare padroni del momento presente, come evitare di generare un sakhra in questo momento, come vivere una vita felice qui ed ora. Se il presente è buono, non ci si dovrà preoccupare del futuro, che è semplicemente frutto del presente e che sarà quindi, inevitabilmente, buono.
Due sono gli scopi di questa tecnica. Il primo è quello di far cadere la barriera che si frappone tra il livello conscio e quello inconscio della mente. Generalmente la mente conscia è ignara di ciò che succede nell'inconscio. Nascoste da questa ignoranza, le reazioni continuano a succedersi a livello inconscio; e quando raggiungono il livello conscio, sono diventate così intense da sopraffare facilmente la mente. Con questa tecnica la mente nel suo insieme diventa cosciente, consapevole, e l'ignoranza viene eliminata.
Il secondo scopo della tecnica è l'equanimità. Si è consapevoli di tutto ciò che si sperimenta, di ogni sensazione, ma non si reagisce, non si fanno nuovi nodi di bramosia o di avversione, non ci si procura altra infelicità.
All'inizio, quando sedete in meditazione, passerete la maggior parte del tempo reagendo alle sensazioni, ma arriverà qualche momento in cui, pur provando un forte dolore, rimarrete equanimi. Momenti come questi hanno il grande potere di cambiare i comportamenti abituali della mente. Gradualmente, arriverete al punto in cui riuscirete a sorridere di ogni sensazione, sapendo che è anicca, destinata a passare.
Per raggiungere questo stadio dovete lavorare con le vostre forze, nessuno può lavorare al vostro posto. È ottima cosa che abbiate fatto il primo passo su questo sentiero: ora continuate a camminare, passo dopo passo, verso la vostra liberazione.
Che possiate tutti godere della vera felicità.
Che tutti gli esseri siano felici!
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