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SCHEDA ARTICOLO N. «01680»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: MANDALA
TITOLO: STORIA DEL BUDDHISMO TIBETANO
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TESTO ARTICOLO

STORIA DEL BUDDHISMO TIBETANO

Sintesi a cura di "Mandala"
(del Gruppo Spazi Web in Sintonia)

Il Buddhismo tibetano è caratterizzato da una grande varietà di scuole
ed ulteriori diramazioni,
per questo riteniamo che possa essere utile orientare il lettore
attraverso qualche cenno sulla
storia della diffusione del Buddhismo in Tibet e sulla formazione
delle principali scuole, fino ad
arrivare alla tradizione Gelug, alla quale appartiene Geshe Gedun
Tharchin. Sarà poi Geshe-la
ad introdurci agli insegnamenti gelug-pa durante gli incontri nella
sede dell'Istituto.

Le origini del popolo tibetano sono piuttosto misteriose e in parte
avvolte in suggestive leggende. Si
sa però che i tibetani discendono da tribù nomadi piuttosto bellicose,
che solo intorno al VII secolo
cominciarono a costituire un'unità politica con i re della valle di
Yarlung e, in particolar modo, il
Tibet divenne una potenza di una certa rilevanza con il re Songtsen
Gampo (618-649), che portò il
suo regno ad espandersi sia verso l'India sia verso la Cina. Per
questo motivo i sovrani di quei paesi
pensarono bene di contrarre accordi matrimoniali dando in spose al re
tibetano una principessa
cinese di casa imperiale ed una principessa nepalese, entrambe devote
buddhiste. Con l'introduzione
del Buddhismo nella casa reale, comincia l'affermazione della dottrina
del Buddha in Tibet, a
distanza di 1100 anni dalla sua predicazione, avvenuta lungo il bacino
del Gange in India. È infatti
durante il regno di Songtsen Gampo che sorse Lhasa, che significa
"luogo degli dei", venne
edificato il Jokhang, uno dei più antichi templi buddhisti del Tibet,
e furono tradotti i primi testi
sacri.

Nell'VIII secolo, salì al trono Trisong Deutsen, seguace del
Buddhismo, che dovette affrontare un
grave ostacolo alla sopravvivenza e alla diffusione della nuova
religione: la resistenza delle
popolazioni tibetane ad accettare il Buddhismo, con a capo i nobili,
che si proclamarono difensori
della religione autoctona, il "Bon". Per non creare contrasti
insanabili con il popolo, su consiglio del
filosofo mahayana indiano Santarakshita (Acarya Bodhisattva), il re
chiamò in Tibet
Padmasambhava, un grande yogin buddhista, dotato di enormi poteri,
proveniente dalla magica
terra del Kashmir. Questi infatti doveva sconfiggere le divinità
ctonie del Tibet, che secondo la
credenza popolare, si opponevano all'introduzione del Buddhismo
tramite oscuri malefici.

Padmasambhava allora, secondo il racconto tradizionale, sconfisse
alcuni di questi demoni, ma ne
risparmiò molti altri piegandoli a divenire difensori della nuova
religione. In seguito a questa
vittoria, venne edificato il monastero di Samye (762-766), dove
vennero istruiti i primi monaci
tibetani e dove cominciò la traduzione in lingua tibetana dei testi
del canone buddhista, sia
hinayanici che mahayanici, traduzione che fu continuata anche sotto i
sovrani successivi. Infine, nel
779 il Buddhismo fu dichiarato religione di stato; per questo motivo
Padmasambhava è
considerato il padre del Buddhismo tibetano e viene chiamato "Guru
Rimpoche", cioè "Maestro
Prezioso".

A questo punto si presentò un altro problema: il Buddhismo, dai tempi
della predicazione originaria
del Buddha Sakyamuni, si era fortemente differenziato, erano nate
scuole e correnti diverse, tra le
quali le principali sono: il Theravada (il "Piccolo Veicolo" o scuola
meridionale), il Mahayana (il
"Grande Veicolo" o scuola settentrionale) basate sui Sutra, e il
Vajrayana (Veicolo di Diamante)
basato sui Tantra, che si considera uno sviluppo dell'Hinayana e del
Mahayana. Fu quest'ultima
corrente, compresa la sua "variante" Vajrayana, a penetrare in Tibet
tramite Padmasambhava;
tuttavia in Tibet erano presenti anche esponenti della scuola
buddhista cinese "Chan", sicché si
dovette scegliere tra l'area di influenza (non solo religiosa), cinese
e quella indiana con le relative
concezioni filosofiche riguardo alla via per conseguire la Liberazione
(graduale per gli indiani,
istantaneista per i cinesi). Per risolvere tale questione si tenne un
dibattito a Samye durante il quale
si affermò la scuola indiana Madhyamika di Nagarjuna, forte del
sostegno di re Trisong Deutsen,
anche se questa vittoria non eliminò del tutto le concezioni cinesi
che confluirono poi in alcune
scuole tibetane.

Dopo il governo marcatamente filo-buddhista del sovrano Ralpachen
(815-838), il nuovo re
Langdarma scatenò una violenta reazione anti-buddhista, durante la
quale vennero chiusi i templi
e bruciati i testi tradotti, dei quali si salvarono solo alcune copie
perché furono nascoste in alcune
grotte nei pressi di Lhasa. La situazione precipitò quando un monaco,
esasperato dalle persecuzioni,
uccise Langdarma nell'842, determinando un lungo periodo di guerre
civili nella dinastia degli
Yarlung, ma anche un periodo di grave crisi per il clero buddhista,
legato com'era al potere centrale,
mentre la spiritualità buddhista continuava a sopravvivere e a
diffondersi nella popolazione, con
spiccati caratteri tantrici.

Intorno al IX-X secolo, dalla continuità garantita da questo Buddhismo
laico tantrico, nacque la
scuola Nyingma, detta "degli antichi" che si basava sulle opere
tradotte a Samye, e su
Padmasambhava, che con i suoi discepoli nascose gli scritti in luoghi
segreti in attesa di una loro
riscoperta in tempi più propizi: questi testi vengono detti "terma" e
vi confluiscono elementi
buddhisti tantrici ed elementi bon. I terma vennero in effetti
riscoperti nei secoli XII e XIV, e fu
allora che gli insegnamenti di questa scuola furono codificati nella
"Raccolta degli antichi tantra".
Uno dei terma principali della scuola Nyngma, e poi di tutte le altre
che nasceranno, è quello dello
Stato Intermedio o Bardo e il testo che ne contiene i principi è il
famoso "Bardo thodol", noto
come "Libro tibetano dei morti" che viene attribuito allo stesso
Padmasambhava. L'insegnamento
più alto nyingma-pa è lo Dzog-chen.

Nell'XI secolo si verifica invece la seconda diffusione del Buddhismo
in Tibet, dopo il lungo
periodo di vuoto iniziato verso la metà del IX secolo. Le premesse a
questa rinascita si devono a un
membro della dinastia del regno occidentale di Guge (un ramo della
dinastia di Yarlung), che
divenuto monaco, sentì l'esigenza di restaurare il Buddhismo
monastico; scelse quindi sette studiosi
da inviare in Kashmir per studiare e per invitare in Tibet alcuni
grandi maestri di quella terra. Uno
degli inviati, Rinchen Sangpo, ritornò a Guge con molti testi
buddhisti che tradusse puntualmente e
diede anche impulso alla ricostruzione di templi e monasteri nel Tibet
occidentale. Il sovrano di
Guge venne così anche a conoscenza della fama del maestro indiano
Atisha (982-1054), e volle
invitarlo in Tibet per riformare il Buddhismo tibetano. Intorno a
questo invito e alla decisione di
Atisha di accettare, sono nate delle toccanti leggende che insistono
sulla devozione del re tibetano.

Fatto sta che Atisha arrivò veramente in Guge nel 1042 dove iniziò a
tradurre i testi sacri e ad
impartire insegnamenti. Per soddisfare una richiesta del nipote del
sovrano, scrisse allora il prezioso
testo "Lampada per il sentiero dell'Illuminazione", ancora oggi
considerato uno dei più
importanti insegnamenti del Buddhismo tibetano. Atisha portò in Tibet
la sintesi del Buddhismo
indiano, nel quale era giunto all'integrazione dei veicoli
individuale, universale e tantrico, e nei
dodici anni della sua permanenza trasformò i tibetani, originariamente
guerrieri, in un popolo
profondamente spirituale. I tibetani considerarono Atisha come un
Buddha vivente, ed accettarono
di buon grado l'importanza che egli dava al maestro (guru o lama), che
è ancor oggi una delle
caratteristiche del Buddhismo tibetano, per questo spesso definito
impropriamente "Lamaismo".
Proprio da Atisha e dai suoi discepoli nacque la scuola Kadam che nel
XIV verrà riformata e verrà
chiamata scuola Gelug , ad opera di Lama Tzong Khapa.

Altre scuole si formarono tra X e XII secolo. Nel X secolo nasce la
scuola Kagyu che comprende
due filoni: il primo è noto come "Shangpa" e venne inaugurato da
Kyungpo Naldjor dopo aver
studiato a lungo in India e in Nepal ed enfatizza molto la
trasmissione orale e lo yoga; il secondo è
"Dagpo" che si rifà ad una lunga tradizione che va da Naropa, a Marpa
e Milarepa, che fu maestro
di Dagpo stesso, conosciuto come Gampopa (XI-XII secolo).

La scuola Sakya prende il nome dal monastero di Sakya, fondato nel
1073 da Konchog Gyalpo.
Grazie all'insegnamento di alcuni importanti lama questa scuola
raggiunse, nel XIII secolo, un
grande potere religioso e politico in Tibet, quando a seguito
dell'invasione mongola, il Buddhismo
della scuola Sakya si diffuse oltre i confini del Tibet e divenne la
religione di stato dell'impero
mongolo, salvando così il Paese delle Nevi da ulteriori invasioni.

Nel XIV secolo assistiamo a una grande fioritura delle altre scuole
buddhiste tibetane: è in questo
periodo che Lama Tzong Khapa (1367-1419) riformò radicalmente la scuola Kadam
trasformandola nella nuova scuola Gelug (I Virtuosi) accentuando
l'importanza della disciplina
monastica, e degli studi filosofici e psicologici. Questa scuola
conobbe subito una larga diffusione e
divenne la più potente delle scuole buddhiste tibetane: ad essa
appartengono anche il Dalai Lama
(che però può prendere insegnamenti da maestri di tutte le scuole), e
il Panchen Lama, ossia la
seconda autorità spirituale del Tibet (attualmente è un bambino
prigioniero nelle mani dei cinesi). Il
principale insegnamento Gelug-pa è il "Lam-rim" (Il sentiero graduale
verso l'Illuminazione), una
combinazione di sutra e di tantra che conduce gradualmente dalle
conoscenze di base fino alla
completa realizzazione.

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