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SCHEDA ARTICOLO N. «01798»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: SISTER AJAHN THANIYA
TITOLO: SOTTO L'ALBERO DELLA BODHI (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Sotto l'Albero della Bodhi

di Sister Ajahn Thaniya

© Ass. Santacittarama, 2010. Tutti i diritti sono riservati.

SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.

Tradotto da Sara Bellettato


Dal Forest Sangha Newsletter (www.fsnewsletter.org), Gennaio 2007


"È il compleanno del Buddha" ha detto qualcuno stamattina, e mi sono
scoperta sorpresa. Immagino perché il Vesak è, per me lo è molto, il
giorno in cui ricordo il Risveglio del Buddha, il Buddha storico e ciò
che egli ha realizzato, il Nibbana (o liberazione, la fine della
sofferenza). Ma il Vesak è anche il giorno in cui celebriamo la sua
nascita, così come il suo Parinibbana (il finale trapasso del Buddha).
C’è qualcosa di molto potente nell’immagine di questi tre momenti
insieme, la nascita, il Risveglio e il Parinibbana, nel modo in cui
mettono insieme la realtà convenzionale e quella trascendente. Il
senso che un essere vivente sia nato, e per il fatto di essere nato,
muoia, che è poi il destino che tutti noi condividiamo. E, all’interno
di questo, abbiamo l’aspetto trascendente, cioè che il Buddha è nato,
ma nel tempo della sua vita ha realizzato ciò che non è nato e non
muore, il "sovra-mondano" o trascendente. E così oggi ricordiamo sia
il mondano o convenzionale - il fatto che siamo qui, in tutto questo -
così come il fatto che il Risveglio esiste. Piuttosto che separarli,
li mettiamo insieme.

La tendenza è di creare degli ideali su tutto ciò. L’immagine del
Buddha in questa sala è meravigliosa, in questi termini: lucida e
dorata e così pacifica, e tutto attorno non si riescono a vedere le
frecce di Mara (la personificazione della delusione e del desiderio).
Sedendo qui stasera, ho ricordato il dipinto che c’è al monastero
Aruna Ratanagiri - molti di voi l’avranno visto - sul muro della
Dhamma Hall. Apprezzo quella immagine perché il Buddha siede nella
notte del suo risveglio, e tutto attorno a lui ci sono le forze del
caos, grandi elefanti e diversi parenti di Mara a cavallo di demoni e
delle bestie più strane, mentre attaccano il Buddha e, come ho detto,
ci sono quelle frecce. Si, è proprio questo che si prova, non è vero?
Questa è la realtà nella quale il Buddha si è risvegliato. È una
immagine incoraggiante perché attraverso di essa possiamo comprendere
come il tumulto che sperimentiamo non sia un ostacolo, non è qualcosa
che non va. È in realtà il terreno del risveglio. È dove possiamo
provare ciò che ci tiene legati, e avere la possibilità di slegarci.

Tutta l’immagine classica della notte del risveglio del Buddha è molto
importante nella sua simbologia. Nel bellissimo dipinto che c’è ad
Aruna Ratanagiri ci sono tutte queste forze del caos e negatività,
confusione, ignoranza, brama, odio - tutte le forze di Mara che vanno
verso il Buddha. E, per tutta risposta, lui tocca la Terra. Questo è
il mudra (postura simbolica delle mani) del Toccare la Terra, il mudra
del risveglio. E risvegliarsi implica la conoscenza delle cose come
sono. Non si tratta di cambiare niente, riguarda la conoscenza diretta
e reale delle cose così come sono. Quel gesto rappresenta la risposta
del Buddha alle sfide di Mara, chiama la terra come sua testimone.
Alla terra viene chiesto di essere testimone dei suoi meriti
accumulati, della sua bontà accumulata. Con il toccare la terra, il
Buddha prende contatto con il ricordo della sua stessa virtù, la sua
bontà e aspirazione, e questo gli dà la forza che permette alla mente
di liberarsi. Tutto ciò non accade nel vuoto. La terra risponde
facendo sgorgare l’acqua (le virtù accumulate) dai capelli del Buddha,
e le forze di Mara vengono spazzate via.

Il Buddha aveva risorse che hanno permesso il risveglio. Ha preso
contatto, è stato nutrito e ha ricevuto forza dalle parami, o
"perfezioni" della sua vita. Come sappiamo, il Buddha ha avuto miriadi
di rinascite, accumulando forze spirituali ed emozionali; le forze
della pazienza, della moralità, della generosità, della gentilezza
amorevole, dell’equanimità, della rinuncia… Quindi, nella notte senza
tempo del Risveglio, queste sono le cose su cui si è basato.

Qualcosa che non va

Quanto siamo veramente in contatto con queste qualità dentro di noi?
Esse sono presenti, ma forse non le stiamo usando per rafforzarci.
Possiamo perdere il contatto con queste qualità, non le assaggiamo
veramente, non ce ne nutriamo, non prendiamo vigore dalla nostra
stessa bontà e non la usiamo come qualcosa che ci aiuti a spazzare via
le forze di Mara. Per la maggior parte di noi la tendenza è di
fissarci su ciò che non va. Questo sembra essere profondamente
condizionato, ed è qualcosa che abbiamo bisogno di capovolgere, perché
portarci dentro questo senso di "essere sbagliati" erode la forza del
cuore.

Questa tendenza è qualcosa su cui ho lavorato molto nel corso degli
anni, semplicemente ascoltando le sensazioni del corpo, cosa si sente
quando tutto il corpo ha la sensazione che "c’è qualcosa che non va".
Ci si sente come un tremore dentro, può non esprimersi esattamente con
queste parole, ma è quel genere di sensazione di disagio. E poi,
semplicemente osservate cosa succede. Io mi accorgo che alcuni di noi
diventano agitati o arrabbiati, quando sentono: "Oh, qualcosa non sta
andando per il verso giusto!". La tendenza per alcuni è dire: "È là
fuori", "qualcuno là fuori ha fatto qualcosa di male". E molti di noi
hanno la tendenza a dire:"Io devo aver fatto qualcosa di male".

Possiamo cominciare a immaginare cose che abbiamo sbagliato, ma non
necessariamente sono vere. Può essere una abitudine profondamente
condizionata, questo modo di fare esperienza del mondo. Le cose
colpiscono il cuore, e invece di stare semplicemente con l’impatto in
sé, l’interferenza viene percepita negativamente. Ce ne prendiamo la
responsabilità, accusando noi stessi, accusando gli altri. Non c’è
alcuna libertà in questo. Così, la "notte del risveglio" implica
l’abbandonare questo intero paradigma, e il mettersi veramente in
contatto con ciò che è buono, ciò che nutre, ciò che ha la forza di
risvegliare. Nel dipinto le forze di Mara sono rappresentate in modo
eclatante, ma nella vita possiamo scoprire che possono assumere la
forma di questo vago senso di "inadeguatezza", ed è a questo che ci
dobbiamo risvegliare. Ci risvegliamo a qualunque cosa stia succedendo.

Guardando a me stessa, che cosa mi aiuta a stare con qualunque cosa
succeda? Nel corso degli anni, trovo sempre più che sia molto
importante un senso di rettitudine, sentire che il mio cuore e la mia
mente sono retti. Il senso di vivere in un modo che abbia un senso di
moralità. Quando c’è questa sensazione di integrità è molto più facile
essere in contatto e contenere qualunque confusione insorga, perché
riguarda cose che non sono gravemente scorrette, dandoci la
possibilità di comprendere il disagio, e liberarlo. Questa è sila.

Tutti qui viviamo con una buona sila, questo è il motivo per cui ci
raduniamo qui, ma quanto lo apprezziamo veramente? Quindi il Buddha ci
consiglierebbe, questa sera, di ricordare la nostra sila, ricordare la
nostra stessa bontà, i nostri propri atti di generosità. È un atto
consapevole e deliberato, con il quale cominciamo a nutrire i nostri
cuori attraverso la nostra propria coltivazione.

Non molto tempo fa, parlavo con persone molto attive politicamente,
che vanno in luoghi pericolosi per cercare di aiutare ad alleviare un
po’ della sofferenza del mondo. Mi spiegavano quanto si sentissero
intorpiditi, quanto i loro cuori si sentano consumati. Mentre
parlavano, era evidente che essi erano più in contatto con ciò che
percepivano di sbagliato, piuttosto che toccare la qualità
predominante delle loro vite, le intenzioni rette e i grandi
sacrifici. È veramente una sfida, vero? Eppure, la vera forza deriva
dall’abbeverarsi alla nostra stessa bontà e dal sostegno derivato
dalla bontà di coloro con i quali ci accompagniamo. E allora abbiamo
la possibilità di risvegliarci qui e ora a qualunque cosa stia
accadendo, che ci piaccia o che non ci piaccia.

Recentemente mi ricordai di qualcosa che mi era accaduta in India anni
fa nella notte del Vesak, quando ero a Bodh Gaya seduta sotto l’Albero
della Bodhi. Mentre stavo là, seduta nello stesso luogo in cui il
Buddha si era risvegliato, nella stessa notte di luna piena, era
affascinante osservare cosa stesse succedendo nella mia mente. Ci
saremmo aspettati che la mente fosse completamente tranquilla o beata
in un posto tanto sacro, ma io ero affamata perché avevo digiunato,
avevo caldo perché faceva caldo, avevo freddo quando la notte divenne
fredda, ed ero disturbata da tutte le mosche della stagione calda.
Sentivo tutta quella roba attraversarmi e pensavo:"Non dovrebbe essere
così, sono sotto l’Albero della Bodhi!".

Ma poi mi ricordavo che la realtà è qui dove il corpo ha caldo, ha
freddo, con migliaia di mosche che ci camminano sopra, e semplicemente
sentire tutto questo. Riflettendo in questo modo, siamo tutti sotto
l’Albero della Bodhi, in qualunque luogo noi incontriamo con
consapevolezza le forze di Mara, risvegliandoci alla verità di ciò che
è veramente presente. Come va adesso, mentre stai seduto sotto
l’Albero della Bodhi? Ogni momento può essere come questo: stiamo
seduti proprio qui e ora in questa possibilità di risveglio. È
probabile che accadano tutta una serie di cose diverse, alcune
spaventose, alcune edificanti - è a questa esperienza mista che ci
dobbiamo risvegliare.

- Uomini minacciosi -

Durante quel Vesak a Bodhi Gaya avevo chiesto il permesso di stare nel
recinto del tempio durante la notte. Il monaco capo era stato molto
riluttante a permettermelo, perché all’inizio di quella stessa
settimana una donna inglese era stata violentata e uccisa proprio in
quell’area. Quella zona dell’India è molto violenta, e quindi lui non
pensava che io fossi al sicuro. Io ripetevo: "Vorrei sedermi sotto
l’Albero della Bodhi" e lui alla fine me ne diede il permesso. Quella
notte, mentre sedevo in meditazione, c’erano quattro uomini che si
aggiravano con dei bastoni: dei grandi bastoni lunghi dieci piedi.
Ogni volta che mi alzavo per fare la circumambulazione del tempio,
loro mi seguivano, e i loro bastoni facevano "clunk, clunk", tutti e
quattro. Io sentivo ondate di paura. Poi mi sedevo di nuovo, e tutti
loro si sedevano, guardandomi. Sembrava che ovunque andassi, loro mi
seguissero e osservassero. Passai l’intera notte dovendomi confrontare
con la presenza minacciosa di quegli uomini.

Poi, cinque o sei anni più tardi, ci stavo pensando e improvvisamente
una luce ci accese nella mia mente e pensai: "Oh, il monaco capo
probabilmente aveva chiesto loro di assicurarsi che stessi bene e di
proteggermi" Adesso ha veramente senso, perché se andavo al bagno,
loro mi seguivano anche là - mi seguivano ovunque andassi. Avevo dato
loro un significato minaccioso. La realtà era che mi stavano
probabilmente proteggendo. Non sembravano protettivi, ma nessuno
avrebbe osato avvicinarsi a me.

Dunque, ovunque noi siamo, sediamo in questo luogo di risveglio, ed è
importante che ci rendiamo conto di quale significato stiamo dando a
tutto questo, a tutto quello che viene e che impatta su di noi.
Possiamo dare dei significati che nella maggior parte dei casi non
sono veri, e che spesso non aiutano. Quanto diverso sarebbe stato se
mi fossi seduta sotto l’Albero della Bodhi in quella meravigliosa
notte di luna al centro dell’universo e avessi pensato: "Ah, quattro
uomini sono qui per proteggermi". Che storia stiamo creando e quanto
ci è utile? In che modo stiamo incorniciando la realtà (o, veramente,
la non-realtà)? Che tipo di gioco a premi stiamo costruendo? Che cosa
ci aiuta a venire in contatto con ciò che sta veramente accadendo, e
ad osservare in termini di corpo fisico, sentimenti, sensazioni, stati
mentali i percorsi della mente? Per dirla molto semplicemente, venire
al momento presente. Questo è davvero quello che il Buddha rappresenta
nella sua Notte del Risveglio: qualcuno in una forma mortale, limitata
che ha la possibilità di fermarsi, essere presente, entrare nella
realtà, qualcuno che finisce di creare barriere del sé e di gustare la
libertà di tutto ciò. Abbiamo tutti assaggiato momenti simili, quando
smettiamo di lottare, quando le cose non devono essere diverse da come
sono - sappiamo cosa si prova. Il Buddha ci dimostra che questa è una
possibilità umana. Noi possiamo risvegliarci. Possiamo risvegliarci
qui ed ora. Possiamo semplicemente smetterla di creare.

Poi, naturalmente, è una questione di cosa ci sostiene nel fare ciò.
Nutrire la mente e vegliare in termini di quali sono gli oggetti con i
quali viene in contatto, vigilare in termini di cosa pensa e quale è
il significato che dà alle cose. Miriadi di cose stanno accadendo,
ovunque, io quale significato gli sto dando? Le persone che parlano
del loro impegno politico e delle cose di cui sono testimoni, cose
davvero terribili in termini di violenze che stanno accadendo nel
mondo, comunque è il caso di quale significato danno a questo.
Potrebbe essere un significato che porta un senso di ancora maggiore
de-responsabilizzazione e agitazione, o uno che porta avanti
compassione e saggezza. Vigiliamo sulla mente, sul modo in cui veniamo
in contatto con le cose, rendendoci conto che risvegliarsi a qualcosa
significa che dobbiamo venire in contatto con essa.

Le nostre forme umane sono un incoraggiamento a essere in contatto,
comprendere e lasciare andare ciò di cui facciamo esperienza.
Conoscere cosa si prova ad avere un corpo. Conoscere cosa significa
avere dei sentimenti, essere in relazione, essere così
interdipendenti. Nessuna di queste cose sarà mai veramente
confortevole: lo sappiamo? Sono sicura che ognuno di noi conosce
quella sensazione che "la vita non sta procedendo in un modo che mi
soddisfa". Quindi possiamo cominciare a provare - anche solo
internamente - a manipolarla, cercando di trovare una posizione comoda
in qualcosa che è scomodo. Ma la vera libertà è di essere presente a
ciò che si prova - nel corpo, nel cuore - e aprirsi. Venire al momento
presente con quella qualità del Buddha, quella qualità che tocca la
terra, che conosce le cose come sono, che ha un senso di fiducia nella
sua propria bontà e integrità e può semplicemente stare con qualsiasi
cosa stia accadendo. Non deve trovare una posizione comoda. Non deve
considerare le cose in termini di giusto e sbagliato.

- Sono sbagliate le nuvole? -

Oggi stavamo parlando di una cosa che Maechee Pathumwan, una monaca
thailandese, mi disse anni fa. Mi lasciò con questo koan, chiedendomi:
"Sono sbagliate le nuvole?". Per gli ultimi dieci anni lo ho
contemplato. "Sono sbagliate le nuvole?". È una cosa pertinente da
ricordare in questa giornata nuvolosa. In risposta, piuttosto che non
volerle, possiamo pensare "Oh, no, le nuvole non sono sbagliate". Ma
nemmeno quello è vero. Dobbiamo uscire completamente dall’intero
paradigma di giusto e sbagliato, fino alla essenza - le cose sono come
sono.

Come mi apro e ricevo le cose, che cosa mi da la capacità di
risvegliarmi completamente. Anche con qualcosa come quel piccolo koan:
"Sono sbagliate le nuvole?" possiamo provare come noi diamo forma al
mondo in un modo che accresce la nostra sofferenza. Questo Risveglio
del Buddha è davvero un risvegliarsi dalla sofferenza, dalla
sofferenza di non conoscere il modo in cui sono le cose. Volere che le
cose siano diverse da come sono: volere ciò che non c’è, e non volere
ciò che c’è - e così via. Sappiamo che il Buddha ha evidenziato questa
caratteristica di dukkha, questa caratteristica di conflitto e ci ha
indicato ciò che dobbiamo investigare. Il Buddha, nella notte del suo
Risveglio, con tutte le forze del caos e il tumulto che lo circondava,
si è risvegliato. Si è risvegliato ad esse, in esse. Non c’era
alcunché su cui le frecce potessero conficcarsi. Egli mostrò questa
imminente possibilità per noi tutti, di venire completamente alla
realtà. Si ci sente così.

Quindi, ancora una volta, che cosa mi sostiene nell’avere questo tipo
di forza? Che cosa mi sostiene nel risveglio, nell’entrare nella
semplice qualità di Buddho - il Risvegliato? Questo è qualcosa che
dobbiamo conoscere da noi stessi, naturalmente, ma gli insegnamenti
espongono le qualità di dana, sila, samadhi, metta, karuna, mudita,
upekkha ecc. Sono queste le cose che stiamo coltivando. Eppure, sembra
che non si tratti semplicemente di coltivare, ma di coltivare e…
assaggiare.

Mangiare il frutto della nostra pratica, e con quel nutrimento abbiamo
la possibilità di risvegliarci.

E anche trovo di aiuto ricordare le qualità del Risveglio, del
Nibbana. In particolare, se le cose stanno prendendo una piega
difficile, riporto alla mente e canto gli epiteti che il Buddha ha
dato per il nibbana: asokam, virajam, khemam: senza dolore, senza
macchia, sicuro - e così via. Mi rendo conto di cosa significhi
toccarli con la mente. C’è il senza dolore, c’è il senza macchia, c’è
il sicuro. Sembra che aiuti a contenere l’esperienza dell’insicuro,
del macchiato, del doloroso: sì, ci sono questi, e c’è anche qualcosa
che non è questi. "Non questi" non è molto corretto: c’è quello che
conosce questi, che non è legato a questi. Tale è l’aspetto di
risveglio della mente. Possiamo incominciare a lasciare che la mente
risuoni con la sua natura più profonda, così che possa stare con le
frecce e la confusione che Mara ci presenta, e non crederci: le frecce
non avranno alcun luogo su cui conficcarsi.

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