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SCHEDA ARTICOLO N. «01834»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: ANTHONY DE MELLO
TITOLO: DIPENDE TUTTO DA COME REAGIRE
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TESTO ARTICOLO

Dipende tutto da come reagire

da:- Il Pensiero Positivo- - di Anthony De Mello

Non esiste una - cosa- che si chiama felicità. La felicità
non può essere né perseguita, né raggiunta, perché è
già dentro di noi, se riusciamo a rendercene conto.
Non è altro che un nostro stato d'animo. È l'atteggia-
mento che decidiamo di assumere, nei riguardi di quan-
to ci capita, che ci rende felici o infelici.

Le cose di per se stesse sono quelle che sono, né buo-
ne né cattive. Sono e basta. Esprimono la loro natura e
niente di più. È l'interpretazione che di esse la nostra
mente dà che le rende positive o negative, apportatrici
di gioia o di dolore.

Teniamo sempre presente che ciascuno di noi è libe-
ro di scegliere il proprio atteggiamento nei riguardi di
qualsiasi avvenimento. Accettiamo di - prendercela
con filosofia- . Questa è la situazione in cui mi trovo
e per il momento non posso cambiarla. Cosa fare?
Scelgo di rifiutarla, arrabbiarmi, inveire contro la mala
sorte, rendere infelice la mia vita e quella degli altri?
Oppure decido che, in fondo, ce la posso fare a sop-
portarla perché non è poi tanto catastrofica e ce ne so-
no di peggiori?

Così facendo, mantenendo un animo calmo e pazien-
te, mi metto nella condizione adatta a riflettere razional-
mente per trovare una soluzione.

La nostra reazione naturale, quella che ci viene più
spontanea, per l'atavico istinto aggressivo che è in noi,
è quella di rifiutare e combattere ciò che non ci piace.
Ripensandoci poi, se ce ne diamo il permesso e se trovia-
mo il tempo di farlo, ci accorgiamo che non è la reazione
più producente.

Ogni reazione negativa ne provoca un'altra ancora
peggiore, è una catena che ci trascina sempre più giù.
La liberazione, invece, può focalizzare gli aspetti positi-
vi, anche se minimi, che si possono riscontrare in qual-
siasi evento o situazione. Mi rendo conto di non essere
una dea di bellezza? Invece di lamentarmi, sentirmi infe-
riore alle altre donne più graziose, e trascurarmi perché,
tanto ... voglio cercare di valorizzare i miei tratti migliori.

Ho dei discreti capelli? Bene, mi faccio creare una petti-
natura ad hoe dal mio parrucchiere, magari li schiarisco
o li scurisco un po', questa grossa ciocca può coprire la
fronte imperfetta. Valorizzo gli occhi col trucco adatto,
e così di seguito.

La mia casa è piccola, non posso permettermene una
migliore? La tengo pulitissima e ordinata, con qualche
piccolo soprammobile da poco prezzo qua e là, però di
buon gusto, per personalizzarla e renderla più accoglien-
te. Questo è il sistema migliore: accontentarsi e apprez-
zare il poco che si ha. Anche un miliardario può sentirsi
povero se i soldi non gli bastano mai.

- Non c'è appagamento senza entusiasmo -

L'errore che la maggior parte di noi commette è pensa-
re che le ricchezze, gli agi, il successo portino come
conseguenza la felicità nella nostra vita. Queste cose
contribuiscono certamente a rendere la nostra esistenza
più comoda, più piacevole o più eccitante. Ma la felicità
non è niente di tutto questo. La vera felicità consiste nel
sentirsi appagati spiritualmente. Come ottenere questo
stato di grazia? È molto facile. Basta trovare qualcosa
di cui essere entusiasti. Cos'è, innanzi tutto, l'entusia-
smo? Non è piacere fisico, né eccitazione psicologica
e neppure azione frenetica, come alcuni sembrano
pensare.

L'entusiasmo è uno stato mentale che si crea in noi
quando ci dedichiamo a qualcosa che ci interessa tanto
da assorbirei completamente.

Mentre ci applichiamo in questo modo, dimentichia-
mo il resto del mondo, ci sentiamo in pace con tutti
perché sperimentiamo il vero appagamento. È questa
una soddisfazione intima e profonda, che ci fa sentire
totalmente realizzati. In quell'attimo partecipiamo del-
la creazione divina, sentiamo che stiamo dando vita a
ciò per cui ci troviamo su questa terra. Quello che si
è fatto per pura passione, senza fini di lucro, o di pia-
cere sensuale, o per compiacere gli altri, ci dona questo
stato d'animo meraviglioso.

Nel momento della - creazione- siamo tutt'uno con
l'universo. La scintilla creativa ci eleva al di sopra dei
limiti umani, limiti che noi stessi abbiamo creato per
giustificare la nostra pigrizia spirituale.

Lo scrittore che scrive, il pittore che dipinge, il mae-
stro che insegna, il medico che cura un malato, una
sarta che cuce un vestito: se ciascuna di queste persone
ha scelto questa sua attività come una missione, se sen-
te di esprimere la sua vera natura quando vi si dedica
anima e corpo, ecco che un grande miracolo si compie.
La passione diventa entusiasmo, che a sua volta si tra-
sforma in appagamento e quindi in pace dello spirito
che altro non è che pura felicità.

- Sentiamoci cittadini del mondo -

Finché ci ostineremo a cercare amore, felicità e gratifi-
cazione al di fuori di noi, saremo sempre insoddisfatti.
La realtà che ci circonda, le persone, i beni terreni,
la bellezza, il potere, la fama, la tranquillità economi-
ca, una bella moglie, un ottimo lavoro, sono delle cose
importanti, ma non sono tutto. Anzi, sono solo una
piccola percentuale nell'economia della nostra vita spi-
rituale.

Non è facile essere felici vivendo lontani dalla pa-
tria, o guardando i cocci di un amore distrutto, o ren-
dendosi conto che i figli pensano solo a se stessi o che
si rifiutano di ascoltare i buoni consigli. Non è facile
accettare col sorriso sulle labbra la decisione di dare
un taglio netto, di rinunciare a una certa sicurezza
pur di inseguire un incerto sogno.

È difficile sorvolare sulle circostanze che a volte so-
no una vera sfida alla nostra pazienza, fiducia e perse-
veranza.

L'importante è non lasciarsi sopraffare da esse.

Riconoscere la loro esistenza, accettarle e, nello stesso
tempo, dire a noi stessi: «Non sono una vittima delle cir-
costanze, ma sono in grado di apprendere da esse. Non
mi faccio abbattere dall'apparente fallimento; ma lo uso
come gradino per elevarmi al di sopra di esso; questo è
l'atteggiamento che voglio assumere di fronte alle diffi-
coltà, all'incertezza, al dubbio. Ho la consapevolezza
che dentro di me posso trovare tutto ciò di cui ho biso-
gno.

E intendo trovarlo!

Come Robinson Crusoe riuscì a
costruire una vita accettabile e a sopravvivere partendo
da zero, solo com'era, abbandonato su un'isola deserta,
anch'io posso imparare a sfruttare le risorse del mio spi-
rito per crearmi un carattere più rispondente al mio
ideale.

Se lo voglio veramente, posso cambiare le caratteristi-
che del mio comportamento che meno mi piacciono, ed
esaltare quelle che più desidero avere.

Quando saremo fermamente incamminati su questa
strada, vedremo come diventa più facile sentirsi a casa
propria ovunque, veri cittadini del mondo, essere a pro-
prio agio con chiunque, perché in ogni essere umano ve-
diamo l'immagine di noi stessi.

Dove trovare la pace?

Un saggio ha detto a un cercatore della verità: «Va' nella
tua cella». Quale cella? Non siamo monaci, non siamo
suore, non viviamo in povertà, abbiamo una bella casa,
vestiti eleganti, la signora a ore che viene a darei una ma-
no un giorno sì e uno no, i bambini che fanno la settima-
na bianca in Svizzera. Di che cella sta parlando?

Beh, se pensiamo che le cose sopra menzionate sono
in effetti tutta la nostra vita, se siamo certi che sono gli
unici componenti indispensabili alla nostra felicità, forse
non possediamo veramente la cella di cui parla il saggio.

Se però dico: Desidero la saggezza, voglio diventare una
persona più matura, più ponderata, voglio la pace spiri-
tuale, allora devo trovare questa cella dovunque si trovi.
Dov'e questa cella? Come posso trovarla? Come fac-
cio a crearla dentro di me?

Ecco che vedo una collina verdeggiante, circondata
da alte montagne, il sole al tramonto. Alla sommità del-
la collina, un unico albero, grande e fronzuto, verso il
quale tendo sempre, verso cui mi vedo o, meglio, mi
sento camminare. Finalmente ho capito, quella è la
mia cella!

Quella è la visione capace di farmi sentire
me stesso, che mi dona la pace. Qui mi sento in grado
di rilassarmi, di esaminare i miei problemi con calma,
fino a trovare la soluzione. Questa cella all'aperto, sono
fortunato! Un'altra potrebbe essere sotto il mare, in
una caverna, in un residence a Ibiza. Non ha importan-
za il dove e il come.

Troviamo dentro di noi una visione, un'immagine ca-
pace di suscitare uno stato d'animo positivo. Questo ci
metterà in condizione di essere più ricettivi all'intuizio-
ne, all'idea di cui abbiamo bisogno, creerà le condizioni
favorevoli nella nostra mente per la manifestazione della
nostra creatività.

Quando sono preoccupato, dispiaciuto, chiuso, mi di-
co: «Non importa. Tutto passerà. Là c'è la - mia- collina
col - mio- albero. Là c'è la - mia- pace».

Il più alto Maestro ci ha promesso: «Vi lascio la mia
pace, vi do la mia pace». Lui ce l'ha data, sta a noi, però,
cercarla e trovarla.

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