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SCHEDA ARTICOLO N. «01846»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: FRANCESCO CURCI
TITOLO: IL MIO TAI CHI, IL LIBRO DELLA VITA (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Il mio Tai Chi, il libro della vita

di Francesco Curci

Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di scrivere un articolo con
questo titolo! Da trent’anni pratico meditazione Zen, a cui si sono
aggiunte le arti marziali esterne e la pratica degli stili interni
cinesi, tra cui il Tai Chi.

L'umiltà insita nelle filosofie orientali, la devozione per i maestri
con cui ho l'onore di studiare, Yang Lin Sheng e Liu Chun Yan, la
meticolosa ricerca della purezza di stile di questa scuola di Tai Chi
tradizionale, tutto farebbero pensare tranne addirittura asserire che
io possa insegnare un - mio- Tai Chi.

E invece l’esperienza diretta, il confronto con allievi provenienti da
altre scuole, le piacevoli occasioni d’incontro con altri insegnanti,
mi hanno portato a rendermi conto di questa evidenza: ognuno insegna
un Tai Chi diverso.

Certo non bisogna pensare a delle personalizzazioni di stile, anzi!
Buona parte dei miei studi sono rivolti a cogliere gli infiniti
dettagli, interni ed esterni, che i maestri propongono, ma esiste
qualcosa che va oltre le posizioni, oltre la forma fisica, oltre lo
studio dei benefici per la salute, qualcosa che anima ogni nostro
respiro, ogni nostro gesto, ogni insegnamento che cerchiamo di
tramandare. Questa fonte, diversa per ognuno di noi, è ciò che pulsa
nel nostro cuore!

È questo che fa sì che l’insegnamento differisca per ognuno di noi,
non tanto per il cosa si insegna, ma per il come e perché si insegna.
E così eccoci di fronte ad uno dei mille paradossi della vita, tanto
cari ai taoisti, studio con maestri che hanno appreso il Tai Chi
direttamente dalla famiglia Yang, che ha originato lo stile più
diffuso al mondo, ma al tempo stesso cerco di diffondere quei messaggi
e quegli insegnamenti che affondano le radici nelle antiche filosofie
orientali, proprio come insegna la tradizione, cioè tramandandoli da
cuore a cuore.

La mia scelta di vita, quella di lasciare la grande città e un lavoro
strutturato per andare a vivere a contatto con la natura dedicando
gran parte degli studi e risorse al benessere delle persone, mi ha
permesso di trovare il tempo e la concentrazione per studiare e
proporre una didattica che, attraverso le posizioni tradizionali,
possa sublimare il vero scopo della maggior parte delle meditazioni,
che credo non sia il solo rilassamento psicofisico del momento, ma
bensì il riconoscimento interiore di un approccio alla vita che ci
permetta di vivere meglio il quotidiano divenire.

Star meglio, in queste due parole si può riassumere l'umana tendenza
della storia dell'uomo. Ognuno di noi compie gesti quotidiani
nell'assoluta convinzione che questi gesti possano preservare e, se è
possibile, migliorare la propria vita. Tutti in buona fede, dalle
carceri agli altari, eppure... Eppure sappiamo bene in quale costante
difficoltà emotiva si trovino a vivere moltissime persone.

Da qui sono partito con il - mio- Tai Chi, dal cercare di entrare in
empatia col sentire degli allievi, dal notare come facili
sbilanciamenti in avanti o indietro traducano profondi e spesso
sistematici approcci alla vita, corpi lontani che raccontano di gioie
e dolori, di successi e disgrazie, di sorrisi in fiore e di lacrime
autunnali. Persone a cui si riempie il cuore di tristezza quando si
parla di poveri gattini e cagnolini abbandonati all'inizio di ogni
estate.

Spesso queste stesse persone, così sensibili alle disgrazie altrui,
inconsapevolmente, hanno a loro volta abbandonato, durante un gelido
inverno, il proprio corpo ad un incertissimo futuro. Naturalmente non
è come abbandonare delle povere creaturine per strada, in questo caso
i motivi sono diversi, ma la commozione e l’impegno per il recupero
dovrebbero essere altrettanto intense. Lo stesso amore che sappiamo
provare per gli altri è importante lasciarlo fluire anche in tutto noi
stessi. Da qui invito i miei allievi a partire.

Ora, proviamo a immaginare una qualunque posizione di Tai Chi e ad
approcciarla con alcune chiavi di lettura. Pensiamo al radicamento
delle posizioni e quindi saper mettere radici in ogni situazione del
quotidiano, ascoltare il terreno in cui ci stiamo muovendo, entrare
profondamente in contatto con esso, sentire le risorse, la
consistenza, la stabilità, i nutrimenti, le fragilità…

Dalle gambe saliamo al nostro centro, poco sotto l'ombelico e
all’interno del nostro corpo, e facciamo partire il movimento da lì,
non pensiamo di muovere le gambe, non le braccia, ma facciamo nascere
il movimento dal centro, dalla nostra essenza più profonda, lontani
dalle dicotomie e divisioni che proviamo quando solo una parte di noi
vorrebbe o riesce a muoversi. Un tutt’uno, allineati con se stessi e
con l'universo, terra – uomo – cielo.

Quando il movimento parte dal centro, tutto il nostro essere si muove
in armonia senza spaccature, senza quei freni, quelle paure che tante
volte ci hanno ostacolato, che ci hanno impedito di fare la scelta che
intimamente sapevamo essere la migliore, che in un momento importante
non ci hanno permesso di guardare negli occhi una persona e cominciare
a parlarle col cuore …

Scelte che la ragione, il timore dei giudizi, talvolta i pregiudizi,
il bisogno di conferme, il desiderio di compiacere gli altri per
potersi sentire accettati, il timore di essere abbandonati, lasciati
soli, hanno fatto sì che per alcune persone oggi la vita quotidiana
sia diventata davvero difficile, molto difficile.

Imparare a muoversi dal centro significa ricominciare a vivere in modo
spontaneo, elevarsi oltre i labirinti della mente, non aver paura di
essere quello che si è, riconoscersi e dialogare con tutte le parti
che compongono questo miracolo vivente. La postura, la colonna
vertebrale in allungamento tra cielo e terra. Grandi benefici per la
salute, ma anche una postura interiore. Quanto è diverso camminare per
il pianeta ricurvi su se stessi oppure slanciati verso il cielo? E in
che modo ci percepiranno le persone a seconda dei due casi?

La testa e lo sguardo. Tante, tante persone all’inizio praticano Tai
Chi tenendo la testa e lo sguardo orientati verso il basso. Questo
porta immediatamente ad una minore capacità di equilibrio e ad una più
limitata capacità di percezione dell'ambiente circostante. Sollevare
il capo e guardare la realtà negli occhi porterà immediatamente a due
cose, la prima riguarda il senso di autostima, posso camminare eretto
perché mi fido delle mie radici, saranno loro a dirmi da dove vengo e
in quale terreno mi sto muovendo; la seconda, la realtà saprà che la
stiamo guardando negli occhi e di questo ne terrà sicuramente conto
...

Infine, ma si fa solo per dire, le infinite potenzialità degli
esercizi a coppie. Solo per questi si potrebbero scrivere interi
libri, ma ci basti pensare a come il contatto tra vari allievi, pur
praticando il medesimo esercizio, ci faccia vivere esperienze
percettive così varie che nel quotidiano, quando ci relazioneremo con
le persone incontrate lungo il nostro cammino, sarà molto più semplice
riconoscerne intenzioni, attitudini e inclinazioni.

Potremo allora muoverci in armonia con loro o decidere di percorrere
insieme solo un breve tratto di cammino, ricordandoci che dal punto di
vista taoista non esistono persone buone o cattive, ma esistono
persone, yin e yang insieme. E, aggiungo io, le persone cosiddette
cattive e pericolose in realtà sono persone fuori equilibrio, che non
stanno bene, e mi sento di affermarlo abbastanza tranquillamente
perché, in quasi mezzo secolo di vita, non ho mai visto una persona
profondamente contenta e serena nuocere ad altri.

Così negli esercizi a coppie si impegna il proprio compagno,
segnalandogli i punti deboli e di squilibrio, senza mai però ferirlo o
metterlo in seria difficoltà. Un modo di crescere insieme.

E queste parole, ospiti di questo articolo, sono le stesse parole che
vengono pronunciate durante le lezioni, ad esse si uniscono le più
profonde condivisioni degli allievi, vi assicuro insegnanti per ognuno
di noi, che con il loro sentire, la loro esperienza, raccontano di
come attraverso le posizioni del Tai Chi si rivelino sensazioni,
emozioni, scoperte, che sino ad allora sembravano essere così lontane,
segnali da tempo inascoltati di un corpo così meraviglioso da riuscire
a parlare oltre la conoscenza di mille lingue ed altrettanti dialetti.

Un libro antico, saggio, un pozzo di conoscenze che risalgono a
milioni di anni di storia e di vita, un tesoro di cui avere cura, un
libro che invoca a gran voce di essere letto e non solamente
spolverato in superficie. Spesso a furia di lucidare la sola copertina
si rischia persino di non rendere più leggibile, per se stessi e per
gli altri, ciò che essa ha lo scopo di comunicare, chi realmente
siamo.

Lo so, molti di noi sono cresciuti educati, nella maggior parte dei
casi con i migliori propositi, su come dovremmo essere e in molti
altri casi, forse con propositi non sempre così amorevoli, su come
dovremmo apparire. Di fatto noi siamo quello che siamo e se la Natura
si è data così tanto da fare, dal Big Bang sino a questo istante, per
far sì che anche noi si sia qui a scrivere la storia di questo
universo, allora credo che non dovremmo avere il timore di scoprire e
mostrare come realmente siamo, perché per il solo fatto che siamo,
significa che tutte le galassie dell’infinito ci hanno voluto
esattamente così.

A noi ora prenderci cura di questo meraviglioso, importante,
emozionante libro che sta proprio sotto la copertina, leggerlo,
conoscerlo, ma anche continuare a scriverlo. Le nostre parole, i
nostri gesti, i nostri pensieri, i nostri colori, le nostre emozioni,
stanno scrivendo una storia antica come il mondo. La carta l’abbiamo,
l’inchiostro scorre nella vita di tutti i giorni, che la penna, come
ogni altro gesto, sia animata dalla nostra più profonda essenza!

Ora conoscete un po’ meglio il mio Tai Chi e credo sia anche più
chiaro come mai ogni insegnante ne insegna uno diverso, per quanto
tradizionale esso possa essere. A tutti loro e a tutte le persone che
dedicano la propria vita al reale e profondo benessere delle persone
rivolgo tutta la mia stima e rispetto e ringrazio il cielo che
esistano.

Agli allievi rivolgo altrettanta stima e rispetto perché un bel
giorno, nonostante i ritmi di questo inizio millennio, hanno deciso di
salire in cima ad una collina e, comodamente seduti nei pressi di un
albero, li ho visti prendere un profondo respiro, lasciar andare tutti
i pensieri e, piano piano, iniziare a leggere un meraviglioso libro.

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