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SCHEDA ARTICOLO N. «01897»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: CIRO SCOTTO
TITOLO: OBE: REALTA' O ALLUCINAZIONE? (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

OBE: realtà o allucinazione?

di Ciro Scotto

La separazione dell’anima dal corpo viene associata prevalentemente al
concetto definitivo di morte. Tuttavia esistono esperienze particolari in
cui l’anima di un soggetto può temporaneamente uscire dal proprio involucro
materiale per poi farvi di nuovo ritorno. Si tratta di esperienze di cui le
religioni e le tradizioni di ogni tempo e luogo già riportano nei loro testi
sacri e filosofici.

Nell’antichità, letterati e filosofi come Socrate, Plotonio, Platone, Plinio
e Plutarco ci narrano di esperienze fuori dal corpo. In particolare,
Plotonio afferma di aver vissuto tale esperienza più volte; Platone, invece,
nel suo dialogo La Repubblica ricorda l’esperienza extrasomatica di Ero.

Nell’induismo, le Upanishad narrano spesso di grandi iniziati capaci di
uscire dal proprio corpo fisico e compiere viaggi verso altri piani di
realtà tramite un secondo corpo immateriale, più - sottile- , detto corpo
astrale, dal quale si dipartirebbe un cordone che lo terrebbe legato al
fisico. Così come nel libro Ecclesiaste della Bibbia (tradizione
giudeo-cristiana), al versetto 12,6, si legge proprio di un - cordone
d’argento- che terrebbe unita l’anima al corpo. I riti di iniziazione al
culto di Mitra prevedevano viaggi astrali. Ancora, nel Libro Tibetano dei
Morti si parla di un doppio (corpo bardo) capace di uscire dal corpo fisico.
Nella tradizione egizia, invece, ogni uomo possedeva ben quattro anime, di
cui una corrispondente al corpo astrale (ba), raffigurata come un uccello
dal volto umano. Inoltre, sia nel Buddismo Mahayana che nell’antica
tradizione cinese si riconosce la capacità di poter provare esperienze
extracorporee in seguito a pratiche meditative. Ed esperienze fuori dal
corpo vengono anche riportate da stregoni e sciamani di vari culti tribali.

Ma è soprattutto nella sconfinata letteratura esoterica che il viaggio
astrale viene descritto nella sua forma più completa. All’inizio del XX
secolo, movimenti quali la Società Teosofica di Madame Blavatsky e la
Società Antroposofica di Rudolf Steiner diffusero al grande pubblico le
antiche conoscenze di concetti metafisici fino ad allora gelosamente
custoditi da ristretti gruppi esoterici, quali i Rosacroce e la Massoneria,
tanto per citarne alcuni tra i più conosciuti.

Negli ultimi anni poi, con la nascita del movimento New Age (successivamente
Next Age), il fiorire di numerosi libri sull’argomento e l’avvento di
internet, il concetto di esperienza fuori dal corpo o viaggio astrale ha
subìto oltre che una diffusione spropositata anche una distorsione del suo
significato, presentatoci sotto una forma piuttosto grottesca che ha poco a
che vedere con la serietà e la profondità di tale fenomeno.

Cos’è precisamente dunque un’esperienza extracorporea oppure OBE (acronimo
dell’inglese Out of Body Experience), talvolta chiamata anche proiezione,
sdoppiamento o viaggio astrale?

Si definisce OBE un’esperienza in cui un soggetto percepisce il proprio io
al di fuori del proprio corpo fisico. Questo tipo di esperienza può avvenire
in seguito a svariate cause, come un incidente, una malattia, periodi di
stress, ma anche spontaneamente durante il sonno o addirittura in seguito ad
un atto volontario. E proprio in base alle cause che ne provocano il
fenomeno, si può subito fare una distinzione tra le OBE vere e proprie e le
cosiddette NDE (Near Death Experiences) o esperienze di pre-morte, che
invece riguardano pur sempre esperienze extracorporee ma propriamente di
soggetti che si vengono a trovare in situazioni molto critiche o addirittura
in punto di morte e che, una volta rianimati e quindi - tornati alla vita- ,
riferiscono poi non solo di essersi ritrovati fuori dal proprio corpo e di
averlo visto dall’esterno (autoscopia), ma anche di aver vissuto esperienze
in luoghi particolari e con entità di altre dimensioni. Possiamo quindi
inglobare le NDE sempre nel filone più generico delle OBE, cioè delle
esperienze extra-corporee, ma facendo attenzione a non ritenerle soltanto
tali, in quanto si tratta di esperienze ancora più complete e più estreme.

Inoltre, per essere ancora più precisi, andrebbe fatta un’ulteriore
distinzione tra i termini OBE e viaggio astrale, in quanto il primo è più
generale mentre il secondo è tipico delle proiezioni ambientate nel
cosiddetto piano astrale. Ma per comprendere meglio questa differenza e
anche la dinamica precisa di queste esperienze è opportuno fare prima un
piccolo approfondimento su quella che potremmo definire la struttura
fisio-energetica dell’uomo riportata (seppur con nomi diversi) dalle varie
mistiche di tutto il mondo presentandola anche in relazione ai vari piani di
esistenza.

L’uomo sarebbe in effetti un’entità molto complessa costituita da sette
- corpi- : tre superiori (spirituali) e quattro inferiori detti della
personalità. Per spiegare la dinamica di una OBE o di un viaggio astrale
sarà sufficiente prendere in considerazione soltanto i quattro corpi
inferiori della personalità, per i quali useremo nomi che oggi possono
essere definiti universali, in quanto largamente diffusi dal movimento New
Age, e quindi più - familiari- al vasto pubblico, e che elenchiamo qui in
ordine dal più - denso- al più - sottile- : corpo fisico, corpo eterico, corpo
astrale e corpo mentale (inferiore).

Il corpo fisico, il più - denso- , è quello che noi tutti conosciamo e che
spesso viene identificato con l’intero essere umano. È il corpo tangibile,
costituito di materia ordinaria, che ci permette di fare esperienza del
mondo fisico attraverso i cinque sensi fisici (vista, udito, olfatto, gusto
e tatto).

Il corpo eterico, meno denso del fisico, non è un vero e proprio corpo.
Possiamo paragonare il corpo eterico a una sorta di campo in cui è
strutturata l’energia vitale (prana, chi, pneuma, ka, ecc..) di un uomo, la
quale circola in un sistema molto complesso formato da centri energetici
(chakras) e da canali (meridiani), simile all’apparato circolatorio
sanguigno. Il corpo eterico è detto anche corpo vitale perché dà vita al
corpo fisico ed è responsabile della sua struttura: l’eterico è il campo che
dice alle cellule fisiche come disporsi. La morte del corpo fisico infatti
avviene soltanto con la rottura del cordone d’argento e la definitiva
separazione del corpo eterico da quello fisico.

Il corpo astrale, meno denso dell’eterico, è composto di materia astrale,
cioè appartenente al mondo astrale che possiamo immaginare come un piano di
realtà o una dimensione con una - vibrazione- propria superiore a quella in
cui - vibra- il mondo fisico, e che quindi coesiste con esso ma senza
interferirvi. Il corpo astrale è anche detto corpo emozionale perché,
filtrando le informazioni provenienti dall’ambiente esterno, percepisce ed
elabora sensazioni ed emozioni.

Il corpo mentale (inferiore), meno denso di quello astrale, corrisponde a
quella che noi tutti chiamiamo mente, cioè la sede delle facoltà e attività
intellettive e conoscitive dell’uomo.

Dopo questo breve approfondimento sulla struttura fisio-energetica dell’uomo
e dei relativi piani di esistenza, possiamo finalmente descrivere
l’effettiva dinamica di una proiezione, che esporremo prima da un punto di
vista - esoterico- e successivamente da un’ottica accademico-scientifica.

Il corpo responsabile dello sdoppiamento è il cosiddetto corpo astrale.
Durante lo stato di veglia e durante la fase di sonno profondo (senza
sogni), il corpo astrale combacia quasi perfettamente col corpo fisico,
uniti insieme tramite il corpo eterico. Ma nella fase di sogno, cioè la fase
REM (acronimo di Rapid Eye Movement), il legame tra il complesso
fisico-eterico ed il corpo astrale - si allenta- , permettendo così la
separazione o fuoriuscita del corpo astrale da quello fisico, il che avviene
inconsapevolmente più volte al giorno. Si parla però più propriamente di
- esperienza- extracorporea soltanto quando il soggetto è consapevole dello
stato in cui si trova. Questa separazione può essere considerata come un
processo naturale di ricarica energetica del corpo fisico, il quale infatti
durante il giorno, in seguito alla sua attività, consuma energia eterica o
vitale che quindi dovrà poi essere recuperata attraverso l’esposizione del
corpo astrale all’ambiente esterno che invece risulta sempre essere pregno
di questa energia.

La maggior parte delle esperienze fuori dal corpo, quindi, avviene in
maniera del tutto involontaria, anche se esistono modi e tecniche per
indurle volontariamente. Di solito il punto di partenza di uno sdoppiamento
involontario sembra essere quel particolare tipo di sogno detto - sogno
lucido- in cui ci si rende conto di stare appunto sognando. Di qui il passo
da fare per tramutare un sogno lucido in una OBE è davvero breve, basta
infatti che il soggetto acquisisca maggior consapevolezza per
- sintonizzarsi- sullo stato superiore di OBE.

Tuttavia in ogni OBE, a seconda dello stato di coscienza del soggetto, vi
può essere una certa deformazione onirica degli eventi. E come già accentato
in precedenza, si parla di OBE quando l’esperienza extrasomatica è
ambientata sul piano fisico, mentre si parla più propriamente di viaggio
astrale quando ambientata sul piano astrale.

Per quanto riguarda le proiezioni volontarie esistono svariate tecniche, ma
occorrerebbe in merito una trattazione molto ampia che però esula da quelli
che sono gli scopi del presente articolo. Esistono comunque numerosi libri
che trattano di OBE e che illustrano tecniche per indurle, tra i quali
segnaliamo al lettore il primo libro di Robert Allan Monroe, considerato da
molti come uno tra i migliori testi sull’argomento.

Robert Allan MonroeRobert Monroe è stato un vero e proprio pioniere del XX
secolo nel campo delle esplorazioni extracorporee. In circa trent’anni di
pratica ebbe numerosissime esperienze fuori dal corpo, descritte con grande
minuziosità nei suoi libri, per le quali elaborò una sua personale teoria
senza fare mai uso della terminologia - esoterica- , ma coniando termini
propri e affrontando la questione più da un punto di vista scientifico.
Chiamò il corpo responsabile degli sdoppiamenti (corpo astrale)
semplicemente col nome di - secondo corpo- , e ne elencò e descrisse tutte le
caratteristiche da lui osservate. Anche per i vari piani di esistenza adottò
una sua terminologia. Egli individuò tre - dimensioni- da lui chiamate:
localizzazione 1 (o locale-attuale), localizzazione 2 e localizzazione 3. La
localizzazione 1 coinciderebbe con il livello energetico più alto del piano
fisico, la localizzazione 2 invece col famoso piano astrale, mentre la
localizzazione 3 si potrebbe definire più come una sorta di universo
parallelo, molto simile al mondo fisico ma con delle leggi proprie
leggermente differenti a quelle fisiche.

Le sue esplorazioni nel - secondo stato- (così Monroe chiamava la condizione
di sdoppiamento) attirarono l’interesse di molti studiosi, tra i quali
ricordiamo soprattutto il dottor Charles Tart, anche autore della prefazione
del già succitato primo libro di Monroe.

Charles TartTart effettuò il primo esperimento, nel pieno rigore del metodo
scientifico, sull’esteriorizzazione della coscienza, realizzato presso
l’Università Davis in California, avvalendosi della collaborazione di un
particolare soggetto femminile. Nell’esperimento, mentre un
elettroencefalografo le misurava l’attività cerebrale, questa doveva
addormentarsi ed uscire dal proprio corpo e sempre in tale stato spostarsi
per vedere l’orario su di un orologio posto sopra un ripiano abbastanza alto
(lontano dalla portata della sua vista fisica) e leggere poi un numero di
cinque cifre scritto a caso da Tart su un biglietto. La donna, dopo circa
due notti, riuscì a leggere sia l’ora che il biglietto e si notò che
effettivamente, a quell’ora, l’elettroencefalogramma aveva un andamento
irregolare. Tart ed i suoi collaboratori conclusero che sicuramente qualcosa
di singolare era accaduto, ma non arrivarono a nulla di conclusivo sul
fenomeno.

Dopo Tart, vi sono stati numerosi altri scienziati che si sono interessati
al fenomeno OBE e che, grazie alla collaborazione di soggetti capaci di
sdoppiarsi spontaneamente o in modo volontario, hanno potuto raccogliere
dati ed elementi necessari per realizzare uno studio accurato sul fenomeno,
ed alcuni di essi sono riusciti realmente a riprodurlo nell’ambiente
rigoroso di un laboratorio sperimentale. La domanda fondamentale alla quale
si cerca di dare una risposta tramite questi studi è sempre la stessa: «Vi è
realmente uno - spostamento- nello spazio di una parte non-fisica del
soggetto, oppure egli immagina solamente di uscire dal suo corpo?». Cioè,
dal momento che è indubbia la realtà soggettiva del fenomeno, l’obiettivo
principale resta quindi di capire e dimostrare se le esperienze fuori dal
corpo possano essere realmente tali, e quindi abbiano una certa realtà
oggettiva, oppure siano addirittura soltanto frutto dell’immaginazione di
chi le sperimenta, o il risultato di un’alterazione percettiva che
avverrebbe in particolari stati diversificati di coscienza, magari dovuti
all’effetto di qualche disfunzione a livello cerebrale o indotti dall’uso di
particolari sostanze.

A tal riguardo, è da menzionare lo studio condotto da Karl Jansen,
farmacologo e psichiatra del Maudsley Hospital di Londra, il quale osservò
che le percezioni descritte da coloro che affermano di aver avuto
un’esperienza extrasomatica somigliano molto alle allucinazioni indotte da
una sostanza nota col nome di ketamina. Precisamente si tratta di un
farmaco, sintetizzato nel 1962, usato per decenni in chirurgia come
anestetico generale. Oggi però il suo impiego legale, a causa delle forti
proprietà allucinogene e dei suoi pericolosi effetti sul sistema nervoso
centrale, è limitato soltanto all’ambito veterinario. La ketamina viene
tuttavia ancora usata illegalmente da alcuni individui come droga e induce
stati alterati di coscienza che ricordano non soltanto le esperienze
extracorporee, ma anche le NDE (tunnel buio verso una sorgente di luce,
rivisitazione di episodi della propria vita, ecc… ). Questa sostanza,
secondo Jansen, produrrebbe allucinazioni nel cervello, perché blocca i
recettori del neurotrasmettitore glutammato, il quale ha un ruolo importante
nei processi della percezione, della memoria e del pensiero cosciente. In
particolare, se una persona non riceve abbastanza ossigeno o ha una carenza
di zuccheri, i suoi neuroni potrebbero produrre grandi quantità di
glutammato che così diverrebbe tossico per le cellule del cervello. A questo
punto Jansen ipotizza che probabilmente i neuroni stessi, per prevenire i
danni, rilascino anche delle molecole in grado di bloccare i recettori del
glutammato, svolgendo così la stessa funzione della ketamina. E questa
ipotesi sembra essere avvalorata dal fatto che la maggior parte delle
esperienze extracorporee avvengono soprattutto d’estate in individui
asmatici, che quindi a causa di una respirazione scorretta subirebbero una
sorta di - intossicazione- del cervello dovuta proprio ad una carenza di
ossigeno e ad un accumulo di anidride carbonica. Ma l’ipotesi di Jansen, non
trovando finora alcuna conferma sperimentale, resta anch’essa ancora
soltanto tale.

Anche la psicologa Susan Blackmore, dell’Università inglese del West
England, a Bristol, si è dedicata per anni allo studio delle OBE e alla
sperimentazione personale di esperienze di esteriorizzazione indotte con
l’aiuto di sostanze psicotrope e svariate tecniche di meditazione. Secondo
la Blackmore, una OBE ha luogo quando una persona perde contatto con gli
input sensoriali provenienti dall’ambiente esterno ma rimane tuttavia
cosciente. La risposta del cervello alla mancanza di dati esterni da
elaborare sarebbe così quella di creare autonomamente - falsi input- ,
provenienti anche dalla memoria, creando così una realtà esterna illusoria.
Il soggetto, quindi, oltre a conservare la sensazione di possedere un corpo,
percepirebbe anche l’esistenza di un mondo molto simile a quello in cui vive
da sveglio, ritenendo così la sua esperienza reale. In definitiva quindi,
possiamo dire che, per la Blackmore, una OBE sarebbe in tutto e per tutto
soltanto un sogno lucido, ma con una - chiarezza mentale- ancora maggiore. Ma
anche questa resta soltanto un’ipotesi ancora tutta da dimostrare.

Va infine menzionato lo strano collegamento che esisterebbe tra le OBE e il
fenomeno delle cosiddette - paralisi nel sonno- . Infatti, nelle fasi che
subito precedono o seguono un’esperienza extrasomatica si riscontrano spesso
fenomeni quali la cataplessia (perdita del tono muscolare), le allucinazioni
ipnagogiche o ipnopompiche (sogni non-REM) e le paralisi nel sonno, che sono
anche i tipici sintomi di alcune - malattie del sonno- , tra le quali citiamo
la famosa narcolessia. In queste fasi, il soggetto si troverebbe in uno
stato di dormiveglia in cui una parte del cervello è cosciente,
riconoscendosi dunque sveglio, mentre la parte deputata al movimento
verrebbe disinibita, come nel normale sonno, per evitare movimenti fisici
involontari che tendano ad imitare le azioni del sogno. Di qui la sensazione
di immobilità, di sentirsi toccati sul petto e così via. Contemporaneamente
inoltre, come dicevamo, si verifica anche il fenomeno delle cosiddette
allucinazioni ipnagogiche o sogni non-REM. Si tratta di sogni, molto simili
ad allucinazioni, che avvengono nella fase di sonno profondo e che vengono
percepiti dal soggetto come esperienze reali, spesso terrificanti: si ha la
sensazione di essere completamente svegli e tutto quello che accade intorno,
per quanto poco probabile, appare terribilmente vero.

Le esperienze fuori dal corpo sembrano quindi mettere in crisi lo stesso
concetto di realtà. Ma cos’è la realtà? E cosa si intende invece per
allucinazione?

Molto sommariamente, si tende a ritenere una certa cosa come reale soltanto
quando questa possiede una certa oggettività, cioè quando la sua esistenza è
verificabile da chiunque (realtà oggettiva), ossia quando è comunemente
vissuta o sperimentata da tutti; mentre si tende a liquidare come
- allucinazione- un’esperienza pur sempre realmente vissuta, ma soltanto dal
soggetto che la sperimenta (realtà soggettiva), e quindi non riscontrabile o
dimostrabile all’infuori di esso. L’allucinazione, pertanto, non è un
fenomeno che riguarda qualcosa di completamente inesistente o del tutto
irreale (come molti erroneamente pensano!), ma riguarda invece qualcosa che
comunque esiste, seppur soltanto nel mondo interiore del soggetto
sperimentante, il quale molto probabilmente in seguito ad un’alterazione del
suo stato di coscienza perviene alla percezione di altre realtà che vanno
ben oltre quella comunemente sperimentata da tutti gli altri individui che
invece permangono nel comune e ordinario stato di veglia: in poche parole,
un’allucinazione potrebbe senz’altro rivelarsi come qualcosa di reale e di
concreto, però su di un piano coscienziale non ordinario, appartenente cioè
alla cosiddetta sfera extra-sensoriale delle possibilità umane.

Vi è pertanto un errore di fondo nel considerare reale soltanto ciò che ha
valore di oggettività, trascurando spesso di considerare il fatto che, molto
probabilmente, una cosiddetta - allucinazione- percepita da un determinato
soggetto cesserebbe di essere considerata come sinonimo di irrealtà dal
resto degli individui - esterni- ad esso, non appena tutti questi venissero a
trovarsi nelle sue medesime condizioni percettive, e poter così sperimentare
tutti insieme la stessa - allucinazione collettiva di massa- … o realtà?

di Ciro Scotto da http://cosmosdream.it/cosmos/?p=2698


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