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SCHEDA ARTICOLO N. «01940»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: DI JACK KORNFIELD
TITOLO: NACIKETA E LA MORTE.
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TESTO ARTICOLO

Traduzione di Beatrice Taboga Tratto da 'After the Ecstasy the Laundry', ed. Bantam Books, New York, 2000. Un'antica storia indiana racconta di un giovane uomo, Naciketa, e di come venne a trovarsi faccia a faccia con la Morte. Naciketa si era reso conto della brevità della vita dopo che, per cause diverse, alcuni dei suoi amici erano morti. Era diventato allora consapevole di come si sia soliti vivere molto superficialmente quando si inseguono o si ricercano solo soddisfazioni mondane, senza alcuna comprensione spirituale degli avvenimenti che accadono. Essendo figlio di un ricco mercante, sapeva bene che la gioia del cuore non dipende dalle cose che si possiedono. Questa consapevolezza spiega la reazione che ebbe quando suo padre venne convinto dai bramini della sua città a fare una grande donazione al tempio per assicurarsi una futura buona rinascita. Naciketa era rimasto scioccato dall'idea che si potessero acquistare meriti grazie a un magnifico evento pubblico che doveva aver luogo nella piazza principale della città e davanti a tutti i cittadini. Quando arrivò il giorno fatidico suo padre dichiarò solennemente: 'Offro al tempio tutto il mio bestiame, il mio oro e tutto ciò che possiedo di valore'. 'Ah, veramente offri tutto ciò che possiedi?' chiese provocatoriamente e pubblicamente Naciketa. ' E di me che ne farai?'. Il padre rimase senza parole davanti alla sua sfrontatezza poi, arrabbiato, gli rispose: 'Offro anche te. Sono disposto a morire anche come padre e quindi qui, ora, ti offro alla morte'. Con gli occhi fiammeggianti Naciketa gli rispose: 'E io accetto!' Il giorno dopo se ne andò di casa. Camminò per giorni e giorni, finché giunse in un luogo sperduto nelle profondità della giungla. Lì si fermò e si sedette, aspettando che la Morte gli si mostrasse. Per tre giorni e tre notti rimase seduto immobile e concentrato, determinato a snidarla, determinato ad affrontarla; ormai la sua ricerca spirituale l'aveva portato fin là e voleva scoprire che faccia avesse. Rimase lì fermo e, nonostante la fame, il dolore e la stanchezza, alla fine si ritrovò nel regno di Yama, il dio della Morte, conosciuto anche con l'appellativo 'La resa dei conti'. Lì incontrò i suoi tre assistenti ' la pestilenza, la fame e la guerra ' che gli spiegarono che il dio Yama non c'era perché era in giro a riscuotere gli affitti'. 'Bene ' disse Naciketa ' aspetterò che torni'. Tre giorni dopo, quando ritornò la Morte, i suoi assistenti la informarono che un giovane uomo, uno proprio strano, era venuto a cercarla. Di solito, gli esseri umani che sentono parlare del Signore della Morte scappano dalla parte opposta, mentre questo strano ragazzo lo stava aspettando impavido da tre giorni. Il dio Yama si recò allora da Naciketa e, dopo averlo salutato, si scusò con il ragazzo per averlo fatto aspettare per tre giorni: 'Benvenuto nel mio regno. Vedo che sei un uomo in ricerca, in viaggio alla ricerca di risposte. Mi dispiace di averti fatto aspettare e, per scusarmi, voglio farti un dono. Puoi chiedermi tre cose che ti possono essere utili in questo tuo viaggio' Nel corso della sua ricerca e mentre sedeva immobile aspettandolo, Naciketa era entrato nello spazio-limite che si situa tra le parole dove si può intuire e rivelare la verità. Ecco che ora poteva scegliere tre doni. Con la mente pura, in uno stato luminoso, riconobbe ciò che più gli poteva essere utile per andare avanti. Il primo dono che chiese fu il perdono per sé e per tutti coloro che aveva fatto soffrire: 'Vorrei che mio padre mi guardasse con la stessa gioia che provò il giorno in cui venni al mondo'. Naciketa aveva capito che solo lasciando andare il passato, solo riconciliandosi con tutto ciò che era rimasto inconcluso nel suo cuore, avrebbe potuto continuare il suo viaggio. Chiedendo perdono per sé, Naciketa stava anche perdonando suo padre, dato che il perdono deve sempre viaggiare in due direzioni. Non è solo una questione di volontà, né il perdono è sempre facile. Saper perdonare può richiedere di aprirci ad un lungo processo per lasciar andare la rabbia, la tristezza, il dolore. Perdonare non significa giustificare o condonare le ingiustizie che possiamo aver subito in passato. Possiamo riprometterci dal profondo del cuore che ciò non accadrà mai più in futuro, ma alla fine, comunque, il perdono è semplicemente lasciar andare tutta la rabbia e il dolore vissuti nel passato. È attraverso la gentilezza che ammorbidisce e scioglie tutta la durezza accumulata che noi ci liberiamo dal ripetere ciecamente e inconsapevolmente ciò che in passato è avvenuto e che sarebbe destinato a ripetersi nel futuro. Perdonare significa non chiudere una persona fuori dalla porta del nostro cuore e Naciketa si era reso conto che, se voleva continuare la sua ricerca con tutto se stesso, non poteva tenere suo padre ancora fuori dal suo cuore. La ricompensa per il perdono è la vita che viene riunificata, risanata e il dono del perdono fece sentire a Naciketa che il suo cuore si era aperto ed ora era libero.' Guardandolo negli occhi, il Signore della Morte gli disse: 'Il tuo primo desiderio era saggio, Naciketa, cosa vuoi come secondo dono? Parla!'. Dopo aver riflettuto in silenzio per un momento, Naciketa gli disse: 'Ti chiedo di darmi il fuoco interiore'. Naciketa aveva capito che, per farcela, nella sua ricerca spirituale, avrebbe avuto bisogno di ardore e di coraggio per seguire il cammino interiore con tutto se stesso. Richiese quindi la forza per dedicarsi anima e corpo alla sua ricerca: il fuoco interiore è l'energia di un cuore totale, è passione spirituale, è risveglio totale di tutto l'essere. Questa passione, questa pienezza, non ha nulla a che spartire con l'ambizione, lo sforzo o l'attaccamento a un obiettivo. Non è uno sforzo per fare progressi, per diventare migliori o per ottenere qualcosa di speciale. Richiedendo il dono del totale risveglio, Naciketa non intendeva chiedere di poter arrivare alla fine di un viaggio immaginario, bensì di essere totalmente presente, sveglio, proprio dove era, in ogni istante. Perché ciò sia possibile serve l'energia di una consapevolezza totale. Di nuovo, il Signore della Morte riconobbe la saggezza della richiesta e gli fece il dono della forza interiore. Libero finalmente dalle restrizioni e dalle resistenze del vecchio conflitto e pieno ora dell energia senza limiti della perseveranza,' aciketa aveva già molto di ciò che serve per essere iniziato. 'Qual è ora la tua ultima richiesta?' gli chiese quindi il Signore della Morte. Dopo aver riflettuto, Naciketa lo guardò e disse: 'Chiedo ciò che non muore.' Con una certa sorpresa, il Signore della Morte guardò questo ragazzo che, potendo chiedere ogni cosa, gli stava facendo invece questa richiesta. Il Signore della Morte decise di fargli vedere tutto ciò che invece avrebbe potuto chiedergli: un intero harem di meravigliose ragazze che avrebbero potuto accompagnarlo nel suo viaggio; un carro regale, splendido, tutto ricoperto d'oro, trainato dai cavalli più belli e più veloci del mondo o uno splendido palazzo in cui Naciketa avrebbe potuto vivere come un re. Naciketa vide tutto questo ed altro ancora. 'Perché non scegliere tra questi doni?' gli propose la Morte. Ma il ragazzo era determinato a non lasciarsi abbindolare e le rispose: 'Ma tutte queste cose che ora mi hai fatto vedere non sono destinate a tornare presto a far parte del tuo regno?'. Il Signore della Morte, vedendo la sua lungimiranza, sorrise e disse: 'È vero'. 'Allora ti chiedo di nuovo ciò che non muore', ribadì Naciketa. Solo allora la Morte si arrese: 'Va bene, esaudisco anche la tua ultima richiesta' e - dicendolo - si apprestò a consegnare a Naciketa un dono semplice e straordinario al tempo stesso: uno specchio. ' Se tu vuoi conoscere il segreto dell'immortalità, non posso aiutarti più di così. Tu stesso devi guardare diritto dentro di te e ti devi porre ripetutamente la più grande delle domande che un essere umano si può fare: 'Chi sono io?'. Guarda oltre il tuo corpo, oltre i tuoi pensieri e in questo modo, Naciketa, troverai la risposta che cerchi' . Che ciò avvenga grazie a una iniziazione o grazie alla meditazione, anche noi dobbiamo guardare in faccia la morte. Dobbiamo riuscire a risponderci alla domanda : 'Chi è che nasce? Chi è che muore?'. Quando Naciketa guardò dentro lo specchio sacro, entrò nel processo spirituale profondo che porta a scoprire ciò che è immortale. Quando tutto ciò a cui si attaccava venne lasciato andare e un profondo abbandono lo abitò completamente, ecco sorgere un cuore puro, senza tempo, e Naciketa fu libero. Fine

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