DEFINIZIONE:
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Termine derivato da un’espressione ebraica, che indica una formula
magica capace di allontanare le febbri, usata in età greco-romana nella
terapeutica popolare i mali. Viene citata per la prima volta nel II-III secolo
dal medico gnostico Quinto Sereno Damonico, seguace di Basilide, nel suo Liber
medicinalis. La formula doveva essere trascritta su undici righe successive,
eliminando ogni volta la sola lettera finale, fino a scomparire, come avrebbero
fatto le febbri secondo il principio della magia imitativa. Invece secondo il
Troisi (Dizionario massonico, Bastogi, 1993) la trascrizione va fatta soltanto
su sei righe, eliminando ogni volta la lettera iniziale e quella finale. I
caratteri della parola A. vanno scritti su una piastrella, da applicarsi al
collo degli ammalati, onde risanarli dalle loro malattie. Il passo in questione
recita: "Tu scriverai sopra una piastrella la parola A., e la ripeterai più
volte, scrivendo ogni parola sotto l’altra, in modo da formare una piramide
rovesciata; ricordati poi di applicare questa piastrella al collo degli
ammalati, perché essa guarisce la languidezza, e fuga le malattie mortali
mediante una potenza ammirabile".
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