DEFINIZIONE:
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Località della Nubia (Ipsambul), famosa per il grande tempio
rupestre che Ramses II (XIX Dinastia, ca. 1318-1200 a. C.) dedicò agli dei
Harahti, Amon e Ptah, nonché a sé stesso divinizzato. Interamente scavato nella
roccia, per una profondità di 44 metri, il tempio, preceduto da un cortile e da
una terrazza, ha la facciata adornata da quattro statue colossali del faraone
assiso, alte venti metri. La struttura presenta lo schema classico del tempio
egiziano del Nuovo Regno. Il pilone appare appena delineato, ma è molto marcata
la tipica diminuzione degli ambienti, ottenuta mediante l’abbassamento del
soffitto, l’elevazione del pavimento ed il restringimento delle pareti, man mano
che si procede verso il fondo dove vi sono tre celle; quella di mezzo contiene
le statue delle divinità titolari, scavate nella roccia. A poca distanza, sulla
stessa parete rocciosa, Ramses II fece costruire un altro tempio dedicato alla
dea Hathor, sulla cui facciata sono ricavate sei nicchie: contengono le statue,
alte dieci metri, del faraone e della regina Nefertiti (v.), sacerdotessa ed
ipostasi della dea. La presenza delle due statue della regina comportò delicate
manipolazioni del protocollo e del cerimoniale. Quando venne avviata la
costruzione dell’imponente diga di Assuan, il territorio ed i monumenti di A.S.
rischiarono di essere sommersi dalle acque. L’UNESCO si assunse il compito di
studiare vari progetti per la loro salvaguardia: venne infine approvato un
progetto tedesco, in base al quale i due templi vennero sezionati in grossi
blocchi di roccia, poi ricomposti come in origine nelle immediate vicinanze,
dove possono oggi essere ammirati.
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