DEFINIZIONE:
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Famoso eresiarca (Libia 256-Costantinopoli 336 d.C.) è il padre
dell’arianesimo (v.). Già discepolo di Luciano d’Antiochia, nel 306 era ad
Alessandria, dove fu ordinato diacono (308) dal vescovo Pietro, e poco dopo
scomunicato per aver aderito allo scisma di Melezio. Riconciliato dal successore
Achilla ed ordinato prete (312), nel 313 fu posto a capo della chiesa di
Baucalis in Alessandria. Fra il 318 ed il 320 ebbero inizio i suoi primi
contrasti col vescovo Alessandro, successore di Achilla, circa la sua dottrina
sulla Trinità, improntata al subordinazionismo, negante la divinità del verbo.
Scomunicato (321) dal suo vescovo, trovò rifugio ed aiuto presso il vescovo
Eusebio di Nicomedia, che fece riconoscere da un sinodo l’ortodossia delle sue
dottrine. Durante il soggiorno a Nicomedia, A. scrisse la sua opera principale,
Thalia (banchetto), scritto parte in prosa e parte in versi, onde rendere più
accessibili alle masse le sue teorie. Costantino, intervenendo nella disputa tra
A. ed Alessandro, indisse il concilio ecumenico di Nicea (325), che condannò A.;
ma questi rifiutò di firmare il simbolo conclusivo, e venne perciò esiliato
nell’Illirico. Richiamato in patria, fu riabilitato dal concilio di Gerusalemme
(355), nonostante l’opposizione di Atanasio, patriarca di Alessandria, che prese
la via dell’esilio mentre A. rientrava in città. Scacciato da un’insurrezione
popolare, fu chiamato a Costantinopoli dall’imperatore, per essere ricevuto
nella comunione della Chiesa. Senonché alla vigilia della solenne cerimonia
moriva improvvisamente in una strada della città.
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