DEFINIZIONE:
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Leggendario re di Bretagna, protagonista di un ciclo di opere di prosa e
di poemi denominato della Tavola rotonda (v.). Artù (od Arturo) sarebbe nato
verso la fine del V secolo, ed avrebbe regnato sulla Bretagna meridionale,
lottando contro i Sassoni invasori. Il suo nome appare per la prima volta nella
Historia Brittonum di Nennio (VIII secolo). Mentre se ne parla assai più
diffusamente nella Historia Regnum Britanniae di Geoffrey di Monmouth (1135). La
saga di A. e dei suoi cavalieri è stata trasferita nel mondo moderno (come ne La
terra desolata di Thomas Stearns Eliot) o in quello futuribile della
fantascienza e della phantasy (da Paul Anderson e Roger Zelasney); è stata
interpretata in chiave esoterica, religiosa, psicanalitica, politica, satirica.
Insomma, come testimoniano i numerosi rimandi ad altri argomenti che compaiono
alla voce Re A., è al centro di un vastissimo e variegato universo, e,
millequattrocento anni dopo la sua nascita, continua a essere, come è scritto su
una lapide ad Avalon, "Rex Quondam, Rexque Futurus" Re una volta, Re per il
futuro. Per alcuni studiosi, A. è un personaggio ispirato a Cu Chulainn,
protagonista di poemi epici irlandesi; per altri un dio del pantheon celtico,
forse il simbolo della terra stessa (Art = roccia, da cui Earth ), poi
trasformato dalla leggenda in un essere umano. C'è invece chi ritiene che sia
esistito veramente: nel VI secolo d.C. fu forse il Re o il capo di una tribù
Britannica impegnata nella resistenza contro gli invasori Sassoni. Purtroppo
dell'A. storico, se mai c'è stato, si conosce ben poco: lo stesso nome "Arthur"
(così si chiama in Inglese) non fornisce indicazioni sulla sua origine. Potrebbe
derivare dal latino Artorius (in tal caso A. era forse un Comes Britanniarum,
ovvero un rappresentante locale dell'Impero Romano), dal celtico Artos Viros o
dal corrispondente gaelico Arth Gwyr (uomo orso), od ancora dal già citato Art
(Roccia in irlandese). Un principe britanno chiamato Arturius, figlio di Aedàn
mac Gabrain Re di Dalriada, è citato dall'agiografo Adomnan da Iona nella Vita
di San Colombano (VIII secolo); nella Historia Brittonum (IX secolo) lo storico
Nennio racconta che il dux bellorum Artorius uccise personalmente
novecentosessanta Sassoni durante la battaglia di Mons Badonis (Bath); gli
Annales Cambriae (X secolo) descrivono la sua morte e quella del traditore
Medraut (Mordred) nella battaglia di Camlann nell'Anno 93 (539 d.C.); ma altri
storici dell'epoca, tra cui Gildas e il Venerabile Beda, non fanno alcun cenno a
un condottiero chiamato A.. All'A. storico sono stati attribuiti
convenzionalmente una data di nascita e di morte (475-542 d.C.), ma c'è chi lo
identifica con personaggi più antichi: secondo Geoffrey Ashe poteva essere
Riothamus, Re britannico del V secolo; per B. Le Poer Trench si trattava del
ribelle Arviragus, che combattè contro i Romani nel I secolo; questi avrebbe
dato inizio a una stirpe di differenti A., Sacerdoti del Culto della Grande
Madre. Tra i molti eroici guerrieri che si alternarono alla Tavola Rotonda (poi
il loro numero venne fissato a ventiquattro o a dodici) solo Drustan (Tristano)
è esistito veramente: era figlio di Re Cynfawr, ed i resti del suo castello si
possono ancora ammirare sulla collina di Castle Dore, in Cornovaglia. La ricerca
delle prove storiche dell'esistenza di A. continua, appassionata ed
ininterrotta, fin dal 1190, quando i monaci di Glastonbury identificarono la
sede della loro Abbazia con la mitica Avalon, ove il sovrano era stato
trasportato dopo essere stato mortalmente ferito a Camlann. I luoghi e i tempi
delle imprese di A. variano di narrazione in narrazione, e spaziano dal Galles,
alla Cornovaglia, all'estremo nord dell'Inghilterra, rendendo le indagini
particolarmente complesse. Il volume The Quest for Arthur's Britain di Geoffrey
Ashe propende a identificare Avalon con Glastonbury, e Camelot, il mitico
castello dei Cavalieri della Tavola Rotonda, con la fortezza neolitica di
Cadbury, ai confini tra il Somerset e il Dorset. Esistono tuttavia molte altre
collocazioni diverse: Sir John Rhis elenca dieci possibili isole di Avalon
(Glastonbury, Gower, Aberistwyth, Gresholm, Shilly, Bardsey, Puffin, Man, Tory,
Anglesey), ma il leggendario luogo di sepoltura di A. è stato identificato anche
con una Avallon in Burgundia, e persino con la Sicilia (da Gervase di Tilbury e
dall'anonimo autore del romanzo Floriant et Florete, 1250). In King Arthur - Il
mito della Tavola Rotonda, (1986), la ricercatrice Norma Lorre Goodrich rifiuta
recisamente la tesi di Glastonbury, e sostiene che Avalon è il castello di Peel
nell'Isola di Man; Camelot sarebbe invece il castello di Greenan, a nord di
Glasgow. L'edificio è da tempo di proprietà dei Kennedy, cosicché, per un certo
periodo, la stampa ha diffuso la notizia che il defunto presidente fosse
discendente di Re A.. Arthur diventa protagonista o comprimario di narrazioni
gallesi intorno al 600 d.C.; in un poema del ciclo Gododdin attribuito al bardo
Aneirin è descritto come un guerriero invincibile, una sorta di Conan ante
litteram. Preiddeu Annwn (Il sacco dell'Inferno), The Black Book of Carmanthren
e Culhwch ut Olwen sono racconti tratti dai lai (cantate) dei Bardi, messi per
iscritto soltanto intorno al XII secolo, ma che riferiscono narrazioni celtiche
del VII-VIII secolo; nel Preiddu Annwn, attribuito al bardo Taliesin, A.
discende agli inferi per recuperare un magico calderone; in The Black Book of
Carmanthren si afferma per la prima volta che nessuno sa dove si trovi la sua
tomba; in Culhwch ut Olwen, uno degli undici racconti in lingua gaelica che
compongono la raccolta Mabinogeon, aiuta il nipote Culhwch a superare quaranta
prove per garantirsi la mano della figlia del gigante Ysbaddadenvi. Qui A. è già
circondato dalla sua corte, composta da Gwenhwyfar (Ginevra), Myrddin (Merlino),
Keu (Kay), Bedwyr (Bedivere o Beduero), Gwalchmai (Gawain), Owein (Ivano) e
Medrawt (Mordred). Tradizioni orali a proposito dell'A. celtico si sono
sviluppate in un'epoca imprecisata, probabilmente posteriore a quella dei miti
gallesi, anche in Bretagna, dove i Cavalieri giungevano dall'Inghilterra
camminando su un ponte di isole (?). Un famoso luogo arturiano, la foresta di
Broceliande, è stato localizzato con una certa sicurezza presso Paimpont, nel
Pays de Rennes; qui si trova anche una chiesa nota popolarmente come l'Eglise du
Saint Graal . I Cavalieri della tradizione bretone sono Ban de Benoic, Bonhor de
Gannes, Hector des Mares e Guivret de Lamballe. Nell'XI secolo A. era
considerato dagli inglesi un eroe nazionale, e le sue imprese, diffuse dalle
cantate dei Bardi, erano note non solo in Gran Bretagna, Irlanda, nord della
Francia, ma anche nella lontana Italia: lo dimostra un bassorilievo sulla Porta
della Pescheria del Duomo di Modena, realizzato intorno al 1120 (e cioè con
almeno dieci anni di anticipo sul ciclo di narrazioni scritte) in cui sono
raffigurati Artus de Bretania, Calvagin (Gawain), Galvarium (Galeron) ed altri
cavalieri. Ma l'A. celtico-britannico era un personaggio che i romani avrebbero
definito un barbaro: un Re robusto e coraggioso quanto rozzo ed incolto. La sua
notorietà internazionale impose, come diremmo oggi, un'operazione di
rinnovamento dell'immagine, allo scopo di nobilitare la sua figura. Fu l'inglese
Geoffrey di Monmouth a dare il via al processo che avrebbe trasformato Re A. da
monarca barbaro a simbolo messianico di Re-Sacerdote e unificatore globale, ed i
suoi cavalieri in un perfetto modello per le istituzioni cavalleresche
medioevali. Tra il 1130 e il 1150, nell' Historia Regum Britanniae, nelle
Prophetiae Merlini e nella Vita Merlini, Geoffrey tracciò una precisa quanto
fantasiosa genealogia del sovrano, recuperò e interpretò in chiave cristiana (e
non più celtica) Merlino (v.) e gli altri comprimari, e pose alcuni capisaldi
del futuro ciclo, battezzando con il nome Avalon il sepolcro da cui A. sarebbe
risorto quando l'Inghilterra avrebbe avuto ancora bisogno di lui. Più che nella
nativa Inghilterra, la cosiddetta Materia di Bretagna conobbe il massimo
sviluppo oltre Manica, presso la corte anglo-normanna dei Plantageneti. Le
ragioni dell'attrazione esercitata sui francesi nei confronti di un mito
"estraneo" sono state a lungo discusse, senza mai arrivare a una spiegazione
univoca; non è impossibile che certi autori abbiano voluto entrare in
contrapposizione con la popolare Materia di Francia, dedicata a Carlo Magno ed
al paladino Orlando. Nel 1155 Robert Wace terminò il primo poema del ciclo, Le
Roman de Brut: si trattava di una traduzione in normanno dell'Historia Regum
Britanniae, ripulita dai particolari più crudi. Per esempio non vi si dice che
durante la guerra contro gli Scoti e i Pitti, A. li assediò per quindici giorni
facendoli morire di fame a migliaia, e poi si abbandonò a indicibili violenze
senza risparmiare quelli che cadevano nelle sue mani. Lo integrò inoltre con
altri elementi, menzionando per la prima volta la Tavola Rotonda. Verso il 1190
Chretien de Troyes, nel poema (incompiuto) Perceval le Gallois ou le Conte du
Graal, introdusse nella materia il tema della Ricerca del Santo Graal. Egli
battezzò Camelot la reggia di A., e inventò alcuni grandi protagonisti del
ciclo, tra cui il già citato Percival e Lancillotto, eroe del Lancelot, ou Le
Chevalier de la Charrete. Le opere del cosiddetto Ciclo della Vulgata (la Queste
del Saint Grail e la Mort Artu, attribuite a Walter Map, il Joseph d'Arimathie
ou Estoire del Sant Graal e l' Estoire de Merlin attribuite a Robert de Boron e
altre narrazioni in versi o in prosa), scritte tra il 1200 e il 1215,
arricchirono ulteriormente la saga. Nello stesso periodo nuove avventure del Re
e dei suoi cavalieri cominciarono a venir prodotte autonomamente in vari paesi
d'Europa. Proprio un poema straniero, il Parzival, scritto intorno al 1210 dal
tedesco Wolfram Von Eschenbach, privilegiò per primo gli elementi esoterici e
simbolici del ciclo nei confronti di quelli avventurosi. L'epopea arturiana
venne definitivamente messa a punto verso il 1450, ne Le Morte Darthur di Sir
Thomas Malory. Qui si trovano tutti gli ingredienti alla base di centinaia di
opere successive (tra cui il bel film Excalibur di John Boorman): la nascita di
A. da Ygerne e Re Uther Pendragon; la tutela da parte di Merlino, l'ascesa al
trono dopo aver estratto la spada dalla roccia; la vicenda dell'Excalibur, la
più famosa delle spade incantate; l'istituzione della Tavola Rotonda a Camelot,
l'amore proibito tra Lancillotto e Ginevra, la nascita di Mordred, concepito da
un rapporto incestuoso tra A. e la sorellastra Morgana; l'avvento del Wasteland
o terra desolata, ed infine la ricerca del Santo Graal (v.) da parte di Percival
e Galahad, che lo ritroverà, e la morte di A. nella battaglia contro Mordred,
con il trasferimento della sua salma ad Avalon.
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