DEFINIZIONE:
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Termine derivato dal greco aschsiz, da ascew, esercitare, praticare. In
origine era riferito all’allenamento ginnico ed atletico (Tucidide, Senofonte);
in seguito esso indicò lo sforzo morale e spirituale per raggiungere la sapienza
e la virtù (Platone, Demostene, gli stoici), ed infine la pratica religiosa
(Isocrate, Filone). Queste due ultime accezioni furono accolte nella
spiritualità cristiana fin dall’epoca di Clemente Alessandrino (A. gnostica).
L’A. cristiana parte dal presupposto di una situazione di conflitto naturale ed
insanabile fra il piano fisico ed il piano spirituale dell’uomo, per cui la
mortificazione (castigatio) del corpo diventa il presupposto necessario ed
indispensabile per la liberazione dello spirito. Si distingue comunemente a
seconda della loro finalità, fra A. mortificatoria ed A. estatica: la prima, di
carattere negativo, tende a reprimere gli istinti organici per liberare da ogni
impaccio corporeo le forze spirituali; la seconda mira a sfruttare elementi
positivi (piacere sessuale, droghe, alimenti) per provocare un contatto estatico
con il mondo divino. La distinzione però è meramente formale, e talvolta
aleatoria. Nell’Antico Testamento, oltre le numerose prescrizioni circa
l’astinenza (v.), erano imposti digiuni pubblici (Levitico 23, 27-33; Numeri 29,
7-12), e in occasione di pubbliche calamità erano praticati digiuni d’iniziativa
privata (Giuditta, Esther). Nel Nuovo Testamento l’A. è raccomandata da Gesù non
sotto forma imperativa assoluta, ma piuttosto esortativa (rinnegamento di sé
stessi, assumendo la propria "croce": Matteo 15, 24). Caratteristica dell’A.
evangelica è il suo fondamento in una religiosità interiore, senza la quale gli
atti esterni non hanno valore alcuno (Matteo 6, 1-33). Nella concezione dell’A.
vi è una fondamentale distinzione fra A. sistematica ed A. occasionale: la prima
investe la totalità della vita, ed ha come modello classico il monachesimo (v.)
e la pratica dei voti religiosi (povertà, castità ed obbedienza); la seconda è
rappresentata da taluni comportamenti occasionali (digiuni, astinenze,
mortificazioni corporali) che possono derivare dall’obbedienza ad un precetto
collettivo (p. es. i digiuni e le astinenze precettate dalla Chiesa) o da una
libera scelta individuale. Fra i protestanti Lutero (v.), conseguentemente alla
teoria dell’inutilità delle opere buone, si dichiarò inizialmente contrario
all’A.; Calvino (v.) invece impose a tutti un’A. quasi monastica. Dal XIX secolo
sono sorti, anche fra i protestanti, esperimenti di vita religiosa in comune,
pur senza voti irrevocabili. Il Concilio vaticano II, proseguendo nella sua via
di adattamento della pratica cristiana alle esigenze della vita moderna, ha
ridotto notevolmente gli impegni esterni dell’A. (digiuni, astinenze)
sottolineandone invece l’aspetto intimo e spirituale.
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