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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00205»

TERMINE: ASCESI
DEFINIZIONE:

Termine derivato dal greco aschsiz, da ascew, esercitare, praticare. In origine era riferito all’allenamento ginnico ed atletico (Tucidide, Senofonte); in seguito esso indicò lo sforzo morale e spirituale per raggiungere la sapienza e la virtù (Platone, Demostene, gli stoici), ed infine la pratica religiosa (Isocrate, Filone). Queste due ultime accezioni furono accolte nella spiritualità cristiana fin dall’epoca di Clemente Alessandrino (A. gnostica). L’A. cristiana parte dal presupposto di una situazione di conflitto naturale ed insanabile fra il piano fisico ed il piano spirituale dell’uomo, per cui la mortificazione (castigatio) del corpo diventa il presupposto necessario ed indispensabile per la liberazione dello spirito. Si distingue comunemente a seconda della loro finalità, fra A. mortificatoria ed A. estatica: la prima, di carattere negativo, tende a reprimere gli istinti organici per liberare da ogni impaccio corporeo le forze spirituali; la seconda mira a sfruttare elementi positivi (piacere sessuale, droghe, alimenti) per provocare un contatto estatico con il mondo divino. La distinzione però è meramente formale, e talvolta aleatoria. Nell’Antico Testamento, oltre le numerose prescrizioni circa l’astinenza (v.), erano imposti digiuni pubblici (Levitico 23, 27-33; Numeri 29, 7-12), e in occasione di pubbliche calamità erano praticati digiuni d’iniziativa privata (Giuditta, Esther). Nel Nuovo Testamento l’A. è raccomandata da Gesù non sotto forma imperativa assoluta, ma piuttosto esortativa (rinnegamento di sé stessi, assumendo la propria "croce": Matteo 15, 24). Caratteristica dell’A. evangelica è il suo fondamento in una religiosità interiore, senza la quale gli atti esterni non hanno valore alcuno (Matteo 6, 1-33). Nella concezione dell’A. vi è una fondamentale distinzione fra A. sistematica ed A. occasionale: la prima investe la totalità della vita, ed ha come modello classico il monachesimo (v.) e la pratica dei voti religiosi (povertà, castità ed obbedienza); la seconda è rappresentata da taluni comportamenti occasionali (digiuni, astinenze, mortificazioni corporali) che possono derivare dall’obbedienza ad un precetto collettivo (p. es. i digiuni e le astinenze precettate dalla Chiesa) o da una libera scelta individuale. Fra i protestanti Lutero (v.), conseguentemente alla teoria dell’inutilità delle opere buone, si dichiarò inizialmente contrario all’A.; Calvino (v.) invece impose a tutti un’A. quasi monastica. Dal XIX secolo sono sorti, anche fra i protestanti, esperimenti di vita religiosa in comune, pur senza voti irrevocabili. Il Concilio vaticano II, proseguendo nella sua via di adattamento della pratica cristiana alle esigenze della vita moderna, ha ridotto notevolmente gli impegni esterni dell’A. (digiuni, astinenze) sottolineandone invece l’aspetto intimo e spirituale.

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