DEFINIZIONE:
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Denominazione della biblica torre, dall’ebraico Balbel, derivazione del
verbo balal, creare confusione. Secondo la Bibbia, gli uomini parlavano una sola
lingua, e vollero costruire nel paese di Shinear una città dotata di una torre
altissima "per non essere dispersi sulla superficie della terra". Ma Jahvè,
giudicando offensiva tale costruzione confuse le loro lingue, e "di là si
dispersero sulla superficie di tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la
città" (Genesi 11, 1-9). I critici vedono nel racconto biblico un tipico esempio
di antropomorfismo allegorico, assai comune nella sacra Scrittura, ed una
leggenda di carattere etiologico. Anzitutto è leggendaria la tesi che i
costruttori fossero mossi dal progetto titanico di scalare il cielo: la frase
"la cui cima sia in cielo" (Genesi 11, 4) indica semplicemente il progetto di
altezza con un’espressione comune nel gergo semitico. Inoltre il racconto può
significare il contrasto naturale creatosi tra tendenze sedentarie ed i nomadi
dei popoli primitivi. Poiché il testo biblico parla dell’uso di mattoni,
l’evento deve collocarsi nel periodo calcolitico, nel quale gli idiomi semitici
erano già differenziati. Secondo J. Chaine (La tour de Babel, Lione 1945) il
testo sarebbe "una risposta del folklore ebraico alla questione dell’origine
delle lingue". La tradizione biblica della torre di B. è stata probabilmente
ispirata dalla grande ziqqurat di babilonia (Babel) detta Etemen-an-ki (casa del
fondamento del cielo e della terra), alta cinque piani a grandi terrazzi, che
già esisteva nel secondo millennio a.C. Di questa torre, descritta da Erodoto,
si hanno le misure esatte ricavate dalla tavoletta di Anu-bel-sunu del III
secolo a.C.: la sua base quadrata aveva 95 m. di lato, mentre l’altezza era di
circa 100 metri.
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