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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00556»

TERMINE: COSMOGONIA
DEFINIZIONE:

Termine derivato dal greco cosmogonia, da cosmoz, universo, e gonia, generazione. Mito o dottrina che forniscono una interpretazione dell’origine e della formazione dell’universo. Presso le culture primitive l’Essere Supremo assume perlopiù il carattere di facitore, o quanto meno di demiurgo foggiatore dell’universo: per le popolazioni oceaniche delle isole Marshall è un dio ad evocare le creature e le cose, nominandole mentre emergono dalle acque del mare (l’oceano primigenio). Per i Nahuru (indigeni della Micronesia)è la lumaca a penetrare nella conchiglia primigenia (altrove un uovo) ed a schiuderne le valve; per una metamorfosi cosmica la lumaca div4enta la luna, e le due valve (superiore ed inferiore) il cielo e la terra. Nelle Caroline un albero, nato dal cielo, con in alto le radici ed in basso i rami, genera dai rami gli esseri umani. Secondo i Polinesiani, dal caos originario (Po) si libera un’entità indeterminata, dotata di movimento, dalla quale si generano, attraverso un processo di differenziazione e di frazionamento, luce, calore ed umidità, e da questi terra e cielo, da cui, a loro volta, derivano tutti gli esseri e le cose. Molte tribù indiane del Nord America hanno elaborato C. particolarmente evolute: gli eroi scendono dal cielo e ricostruiscono la terra distrutta dal diluvio, valendosi dell’aiuto di animali (castoro, biscia, scimmia, ecc.) che diventano poi i totem (v.) delle varie tribù. Queste C. aprono ampie prospettive sulla possibile ed ipotizzata origine extraterrestre della vita. Quindi generalmente i miti cosmogonici primitivi si differenziano tra loro nelle tre diverse concezioni di evoluzione, emanazione e creazione vera e propria. Nelle teorie cosmogoniche egiziane, specie nella forma eliopolitana, come anche presso i Fenici, prevale il concetto di separazione fra cielo e terra, tratti dal dio fuori dalla materia primordiale. Per i Sumeri la divinità forma l’universo con materia preesistente, assegnando a dei e creature un posto nell’universo stesso. Il primo mito cosmogonico pervenutoci sotto forma di poema, l’Enuma elish babilonese, parla di Marduk che, annientata l’orrenda Tiamat, il caos, la taglia poi in due parti: nell’abisso (aps), in alto, sta il cielo, con la sede della dea delle acque Ea; in basso la terra (Esharra), con gli dei del cielo e della terra Anu ed Enlil. La C. iranica è rigidamente dualistica; Ahura Mazdah (od Ormazd), il dio buono, eterno, onnisciente; Ahriman, il dio malvagio, anch’esso eterno, ma di conoscenza limitata. Il primo crea, oltre agli esseri angelici, il mondo materiale: acqua, terra, piante, animali, il primo uomo Gaymarth. A questa creazione si oppone Ahriman con i suoi demoni: ma soltanto Ormazd sa, nella sua prescienza, che a lui spetterà la vittoria finale. La C. cinese non parla di creazione, facendo nascere da due elementi naturali maschile e femminile il primo uomo P’an-ku, che considera come ordinatore del caos e creatore dell’universo: il suo soffio si trasforma in vento, la sua voce in tuono, i parassiti del suo corpo diventano il genere umano. Il poema indiano Rg-Veda (v.) considera un principio maschile ed uno femminile; gli dei, sacrificando Purusa (maschile), detto anche Prajapati o Brahmanapati, creano l’universo differenziato; dalle varie parti del corpo di Purusa nascono le quattro caste (Brahman, Ksatriya, Vaisya e Sudra), il sole, la luna, i grandi dei (Indra, Agni, ecc.). Un’altra versione di questo mito fa uscire Purusa direttamente da un uovo d’oro. Anche per l’orfismo greco, "nel grembo infinito di Erebo la Notte dalle nere ali partorì l’uovo senza germe", da cui nacque Eros, e poi dei e uomini. Nelle Upanisad vengono ulteriormente sviluppate, con contributi logico-filosofici, le stesse concezioni cosmogoniche: dal "non essere" si genera l’"essere", da cui nasce un uovo che genera la terra, il cielo, ecc.; l’"io" (brahman o atman) si divide in due parti (maschio e femmina), da cui nascono poi tutti gli uomini. La C. ebraica, contenuta nel primo libro dell’Antico Testamento, si riallaccia ai miti assiro-babilonesi (anche nella leggenda dell’arca di Noé), insistendo tuttavia sulla creazione dal nulla e per diretto intervento divino (Genesi), in una scansione di sei giorni (il settimo Dio si riposò). L’antropomorfismo della divinità è particolarmente evidente nei primi capitoli biblici. Presso i Greci una razza gigantesca di Titani semidei popola la terra; l’uomo nasce dalle pietre (mito di Deucalione e Pirra). I principali momenti teocosmogonici (v. anche teogonia), secondo la tradizione esiodea (VII secolo a.C.), si scandiscono essenzialmente così: l’origine del mondo (cosmoz) fuori dal caos (caoz), lo spazio cosmogonico vuoto ed informe, la creazione della terra operata con un atto di libera volontà da un dio demiurgo (dhmiourgoz), la nascita di Zeus, la lotta con i Titani (Titanomachia) precipitati poi nel Tartaro, le storie di Giapeto, Prometeo ed Epimeteo, la genealogia degli eroi che fanno da tramite agli "uomini mortali" (dnhtoi brota).

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