DEFINIZIONE:
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Termine derivato dal greco cosmogonia, da cosmoz, universo, e gonia,
generazione. Mito o dottrina che forniscono una interpretazione dell’origine e
della formazione dell’universo. Presso le culture primitive l’Essere Supremo
assume perlopiù il carattere di facitore, o quanto meno di demiurgo foggiatore
dell’universo: per le popolazioni oceaniche delle isole Marshall è un dio ad
evocare le creature e le cose, nominandole mentre emergono dalle acque del mare
(l’oceano primigenio). Per i Nahuru (indigeni della Micronesia)è la lumaca a
penetrare nella conchiglia primigenia (altrove un uovo) ed a schiuderne le
valve; per una metamorfosi cosmica la lumaca div4enta la luna, e le due valve
(superiore ed inferiore) il cielo e la terra. Nelle Caroline un albero, nato dal
cielo, con in alto le radici ed in basso i rami, genera dai rami gli esseri
umani. Secondo i Polinesiani, dal caos originario (Po) si libera un’entità
indeterminata, dotata di movimento, dalla quale si generano, attraverso un
processo di differenziazione e di frazionamento, luce, calore ed umidità, e da
questi terra e cielo, da cui, a loro volta, derivano tutti gli esseri e le cose.
Molte tribù indiane del Nord America hanno elaborato C. particolarmente evolute:
gli eroi scendono dal cielo e ricostruiscono la terra distrutta dal diluvio,
valendosi dell’aiuto di animali (castoro, biscia, scimmia, ecc.) che diventano
poi i totem (v.) delle varie tribù. Queste C. aprono ampie prospettive sulla
possibile ed ipotizzata origine extraterrestre della vita. Quindi generalmente i
miti cosmogonici primitivi si differenziano tra loro nelle tre diverse
concezioni di evoluzione, emanazione e creazione vera e propria. Nelle teorie
cosmogoniche egiziane, specie nella forma eliopolitana, come anche presso i
Fenici, prevale il concetto di separazione fra cielo e terra, tratti dal dio
fuori dalla materia primordiale. Per i Sumeri la divinità forma l’universo con
materia preesistente, assegnando a dei e creature un posto nell’universo stesso.
Il primo mito cosmogonico pervenutoci sotto forma di poema, l’Enuma elish
babilonese, parla di Marduk che, annientata l’orrenda Tiamat, il caos, la taglia
poi in due parti: nell’abisso (aps), in alto, sta il cielo, con la sede della
dea delle acque Ea; in basso la terra (Esharra), con gli dei del cielo e della
terra Anu ed Enlil. La C. iranica è rigidamente dualistica; Ahura Mazdah (od
Ormazd), il dio buono, eterno, onnisciente; Ahriman, il dio malvagio, anch’esso
eterno, ma di conoscenza limitata. Il primo crea, oltre agli esseri angelici, il
mondo materiale: acqua, terra, piante, animali, il primo uomo Gaymarth. A
questa creazione si oppone Ahriman con i suoi demoni: ma soltanto Ormazd sa,
nella sua prescienza, che a lui spetterà la vittoria finale. La C. cinese non
parla di creazione, facendo nascere da due elementi naturali maschile e
femminile il primo uomo P’an-ku, che considera come ordinatore del caos e
creatore dell’universo: il suo soffio si trasforma in vento, la sua voce in
tuono, i parassiti del suo corpo diventano il genere umano. Il poema indiano
Rg-Veda (v.) considera un principio maschile ed uno femminile; gli dei,
sacrificando Purusa (maschile), detto anche Prajapati o Brahmanapati, creano
l’universo differenziato; dalle varie parti del corpo di Purusa nascono le
quattro caste (Brahman, Ksatriya, Vaisya e Sudra), il sole, la luna, i grandi
dei (Indra, Agni, ecc.). Un’altra versione di questo mito fa uscire Purusa
direttamente da un uovo d’oro. Anche per l’orfismo greco, "nel grembo infinito
di Erebo la Notte dalle nere ali partorì l’uovo senza germe", da cui nacque
Eros, e poi dei e uomini. Nelle Upanisad vengono ulteriormente sviluppate, con
contributi logico-filosofici, le stesse concezioni cosmogoniche: dal "non
essere" si genera l’"essere", da cui nasce un uovo che genera la terra, il
cielo, ecc.; l’"io" (brahman o atman) si divide in due parti (maschio e
femmina), da cui nascono poi tutti gli uomini. La C. ebraica, contenuta nel
primo libro dell’Antico Testamento, si riallaccia ai miti assiro-babilonesi
(anche nella leggenda dell’arca di Noé), insistendo tuttavia sulla creazione dal
nulla e per diretto intervento divino (Genesi), in una scansione di sei giorni
(il settimo Dio si riposò). L’antropomorfismo della divinità è particolarmente
evidente nei primi capitoli biblici. Presso i Greci una razza gigantesca di
Titani semidei popola la terra; l’uomo nasce dalle pietre (mito di Deucalione e
Pirra). I principali momenti teocosmogonici (v. anche teogonia), secondo la
tradizione esiodea (VII secolo a.C.), si scandiscono essenzialmente così:
l’origine del mondo (cosmoz) fuori dal caos (caoz), lo spazio cosmogonico vuoto
ed informe, la creazione della terra operata con un atto di libera volontà da un
dio demiurgo (dhmiourgoz), la nascita di Zeus, la lotta con i Titani
(Titanomachia) precipitati poi nel Tartaro, le storie di Giapeto, Prometeo ed
Epimeteo, la genealogia degli eroi che fanno da tramite agli "uomini mortali"
(dnhtoi brota).
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